Storia dell'anarchismo in Spagna

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L'immagine massonica "livella in un cerchio" usata per prima dal Consiglio Federale di Spagna e dall'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Da notare l'inclusione del Piombino, simbolo di rettitudine nella condotta.

In Spagna l'anarchismo ha una lunga tradizione e si è sempre distinto per le sue peculiarità specifiche: l'anarchismo rurale dei contadini della Andalusia, l'anarco-sindacalismo urbano della Catalogna (storicamente diffuso a Barcellona) e quello presente in città come Saragozza, talvolta definito come "anarchismo puro". Ovviamente tutti questi movimenti avevano ed hanno il medesimo fine: la costruzione di una società egualitaria non gerarchica.

In un primo momento (seconda metà dell'800), gli anarchici spagnoli organizzarono scioperi e lotte contro il padronato senza avvalersi di gruppi particolarmente strutturati sul territorio, spesso dovendo fare i conti con la repressione istituzionale che frequentemente da una parte riduceva il numero dei militanti e dall'altra ne incrementava la radicalizzazione. All'inizio del '900 ci fu un'esplosione di violenza repressiva: agli spari dei gruppi paramilitari (pistoleros), al servizio del padronato, contro i sindacalisti, gli anarchici risposero con gruppi di autodifesa armati come Los Solidarios.

Lentamente, a partire dal '900, cominciarono a svilupparsi gruppi organizzati come la CNT, impegnata in ambito anarco-sindacalista, e la FAI, nata come associazione puramente anarchica ma in strettissimi rapporti con la CNT. La rivoluzione spagnola fu lo zenit del movimento spagnolo ma durò poco. A partire dal 1937, l'atteggiamento politico autoritario del Partito Comunista di Spagna (PCE), direttamente "ispirato" dal Ministero degli Esteri dell'Unione Sovietica stalinista, che mal sopportava anarchici e poumisti,determinò la repressione dei non allineati e l'emarginazione graduale degli anarchici. Fu prima la fine della rivoluzione e poi la vittoria del franchismo.

Durante la dittatura di Francisco Franco gli anarchici svolsero un ruolo di primo piano nella resistenza armata contro il regime, parteciparono ad azioni di sabotaggio e ad altre azioni dirette (es. alcuni progetti di attentato alla vita del caudillo [1].).

La storia dell'anarchismo spagnolo è molto importante ancora oggi per tutto il movimento anarchico, perché rappresenta una dimostrazione pratica di come sia possibile attuare un processo rivoluzionario (sfociato nella rivoluzione spagnola) organizzandolo dal basso attraverso l'azione diretta e l'autogestione.

Il XIX° secolo

Alle origini dell'anarchismo spagnolo (metà ‘800)

A metà del diciannovesimo secolo le idee rivoluzionarie anarchiche in Spagna erano quasi del tutto sconosciute. Le più prossime erano quelle facenti riferimento al federalismo di Proudhon, ed erano sostenute soprattutto dallo scrittore e filosofo Francisco Pi y Margall [2], definito da Ricardo Mella: «Il più saggio dei federalisti, quasi un anarchico».

Un Congresso del 1870.
Gruppo dei fondatori della I Internazionale, a Madrid (ottobre 1868). Fanelli è al centro con la lunga barba

Vi erano però in tutta la Spagna idee e azioni che erano condivise dall'anarchismo, come per esempio l'anticlericalismo e la critica radicale ai governi. Molti malesseri vigevano nelle campagne e anche se i contadini non appartenevano ad alcun movimento politico specifico, essi facevano frequentemente sentire la propria voce. Gli stessi malumori vi erano anche nelle città e già molto prima che gli operai cominciassero ad abbracciare le idee anarco-sindacaliste erano stati messi in atto diversi scioperi e rivolte contro il padronato. Questa predisposizione verso l'antiautoritarismo degli spagnoli è dimostrata dal primo giornale di tendenza libertaria, «El Porvenir», edito da Ramón de la Sagra Peris e Antolín Faraldo nel 1845. Comparve a Santiago de Compostela e fu poi soppresso dal generale Narváez.

Il primo vero tentativo, riuscito, di introduzione dell'anarchismo in Spagna, fu realizzato nel 1868 dall'italiano Giuseppe Fanelli. Egli si era recato nella penisola iberica su espresso “ordine” di Michail Bakunin, che intendeva reclutare nuovi membri per la Prima Internazionale, un'organizzazione nella quale gli anarchici internazionalisti ponevano al tempo molte speranze (gli anarchici nel 1872 saranno espulsi dalla maggioranza marxista).

Fanelli parlava francese e italiano, così le persone che accorsero ad ascoltarlo potevano capire ben poco di quello che diceva, se si esclude Tomás González Morago, che invece parlava francese. L'effetto sugli spagnoli, tuttavia, fu ugualmente importante, giacché Anselmo Lorenzo così descrisse il discorso dell'anarchico italiano:

«La sua voce aveva un tono metallico ed era suscettibile a tutte le inflessioni appropriate per quello che stava dicendo, passando rapidamente da intonazioni di rabbia e di minaccia contro i tiranni e gli sfruttatori fino a divenire pietosa e confortante ...noi potevamo comprendere la sua mimica e seguire il suo discorso.»

I lavoratori più radicali abbracciarono immediatamente, e con entusiasmo, l'idea anarchica, divenendo il nucleo del movimento anarchico spagnolo e contribuendo alla rapida diffusione dell'"idea" in tutta la penisola. Le classi oppresse ed emarginate rimasero estremamente affascinate dalla forza con cui gli anarchici denunciavano l'istituzione responsabile dei loro problemi e delle disuguaglianze sociali: lo Stato.

Una sezione della Prima Internazionale fu fondata a Madrid da Giuseppe Fanelli e compagni. Nel 1870 la sezione raggiunse i 2.000 membri. L'anarchismo si diffuse rapidamente anche a Barcellona, storica roccaforte della ribellione proletaria, del luddismo e del sindacalismo, dove la prima sezione dell'AIT si costituì nel 1869. L'anarchismo era stato introdotto nelle due più importanti città spagnole negli anni '60, di conseguenza bastarono pochi anni per fare così tanti proseliti. Quasi improvvisamene sorsero in molte città gruppi più o meno grandi ed un ruolo decisivo nella diffusione lo ebbero anche giornali propagandistici come «La Solidaridad».

Un evento molto importante fu il Congresso del 1870 di Barcellona, dove i delegati di 150 organizzazioni del lavoro si riunirono insieme a migliaia di lavoratori comuni, «occupando ciascuna sedia, riempiendo i corridoi e debordando oltre l'ingresso» (Murray Bookchin). La sezione spagnola dell'Internazionale prese il nome di Federación Regional Española (o anche più semplicemente Federación Española). I presenti non erano tutti anarchici ma la tendenza era quella e ciò suscitò le preoccupazioni della stampa e dei partiti politici ufficiali. Per il congresso fu invece un grande segnale, in quanto quel congresso pose le basi per la costruzione di futuri sindacati anarco-sindacalisti (la CNT nacque nel 1910).

I socialisti e i liberali, presenti all'interno della federazione spagnola, tentarono di costituire dei gruppi autonomi, ma furono espulsi nel 1872 perché non in linea con i principi dell'organizzazione libertaria. Nello stesso anno, Michail Bakunin fu espulso dalla Prima Internazionale, oramai totalmente controllata dai marxisti. Gli anarchici spagnoli, consapevoli dell'ostilità di molti partiti e movimenti della sinistra, svilupparono organizzazioni strutturate antiteticamente a quelle marxiste, favorendo così la decentralizzazione, l'autonomia delle sezioni e mettendo al bando ogni forma di burocrazia e centralismo gerarchico.

Quando Giuseppe Fanelli ritornò in Italia, Bakunin criticò duramente il suo operato poiché, del tutto involontariamente, egli aveva fondato le sezioni dell'AIT col programma dell'Alleanza Internazionale dei Socialisti Democratici, ponendo le basi ideologiche dell'anarco-sindacalismo, cui tanto Bakunin quanto Malatesta si opponevano tenacemente [3] poiché ritenevano che le due organizzazioni (operaia-sindacalista e politico-anarchica) andassero separate senza equivoci (dualismo organizzativo) [4].

Tumulti e repressioni di fine secolo (1873-1900)

Simbolo del cantone federale di Valencia.

Nella regione di Alcoy (Comunità Valenzana), nel 1873, i lavoratori portarono avanti una dura protesta in favore delle otto ore lavorative. Con il sostegno del movimento anarchico, gli operai si scontrarono ripetutamente con la polizia, che peraltro non si faceva scrupoli a sparare sulla folla. Furono assaltati numerosi municipi della zona e decine di persone persero la vita. Del tutto prive di fondamento invece le macabre leggende messe in giro ad arte con l'obiettivo di terrorizzare le masse: di presunti sacerdoti crocifissi, uomini bruciati vivi ecc. non fu mai data prova concreta.

Nelle regioni di Valencia, Cartagena, Andalucía (specialmente Granada) e nelle province di Salamanca e Ávila si ebbe la anche la cosiddetta Rivoluzione Cantonalista, che mirava a dividere la Spagna, sulla base di principi federalisti, in cantoni sostanzialmente indipendenti. L'idea autonomista è ancora oggi molte forte tra gli spagnoli.

A questo punto, in tutte le zone rivoltose, si scatenò la reazione repressiva del governo: la Federazione spagnola fu dichiarata fuorilegge, molti altri gruppi seguirono la stessa sorte e in tanti finirono in carcere. L'anarchismo era stato praticamente debellato nelle città. Resistevano nelle zone rurali i contadini senza terra, persone senza più nulla da perdere che periodicamente portavano avanti lotte sociali in favore del comunismo libertario. Per questo l'anarchismo attecchì facilmente nell'Andalusia, una zona a forte vocazione agricola e con grandi tradizioni ribellistiche contadine (per lungo tempo in Andalusia gran parte delle persone lavoravano come braccianti mentre la maggior parte delle terre erano di proprietà di pochi latifondisti); a Cordoba era stata invece fondata una sezione nel 1870, creando un legame necessario tra movimenti urbani e rurali.

La Revista Blanca, storica rivista anarchica fondata nel 1898.

La repressione però colpì anche le campagne, tuttavia gli anarchici seppero reagire con grande maturità rivoluzionaria dando vita a organizzazioni di massa come il Pacto de Unión y Solidaridad (Patto di unione e solidarietà), che portò però solo alcuni effimeri successi. Le difficoltà del movimento esacerbarono gli animi degli anarchici sfuggiti alla repressione, molti di loro compirono azioni dirette violente o parteciparono a disordini, come a Jerez de la Frontera. A tutto questo il governo spagnolo reagì con una violenza inaudita: ci furono arresti di massa e molti anarchici furono incarcerati e processati nella fortezza di Montjuich (Barcellona) in seguito all'attentato anticlericale del 7 giugno 1896. A tanti di loro furono inferte torture inaudite: ci sono prove documentate che almeno 400 persone subirono atroci torture (bruciature dei genitali, strappo delle unghie ecc.).

Man mano che la violenza calava, da entrambe le parti, proporzionalmente il movimento anarchico organizzava la sua ripresa, conscio che il lavoro fatto negli anni precedenti aveva comunque sviluppato una forte coscienza libertaria. I più importanti anarchici dell'epoca furono i medici Soriano, García Viñas e Gaspar Sentiñon, i tipografi Anselmo Lorenzo e Rafael Farga Pellicer, passando anche per i contadini come Francisco Rubio. Anarchici come Federico Urales e Soledad Gustavo, futuri genitori di Federica Montseny, fondarono sul finire del secolo La Revista Blanca», una rivista anarco-individualista pubblicata a Barcellona in una prima fase dal 1898 al 1905 ed in seguito dal 1° giugno 1923 al 15 agosto 1936.

Sul finire del secolo, gli anarchici spagnoli fecero tesoro delle rivolte precedenti e cominciarono a vedere nell'anarco-sindacalismo un mezzo per rovesciare Stato e capitalismo. Una nuova organizzazione, la Federación de Sociedades de Resistencia de la Región Española (Federazione delle Società di Resistenza della Regione Spagnola), si costituì nel 1900 avendo come proprio principio fondante il sindacalismo libertario. Immediatamente, nello stesso anno, fu proclamato uno sciopero generale in tutta la Spagna. Pur mancando di chiarezza nei fini, l'organizzazione ebbe sempre atteggiamenti radicali, rifiutando riformismo e compromessi. Pur essendo stata dichiarata illegale dalle autorità spagnole, la Federacion de Sociedades trasmise molto entusiasmo tra le masse e la volontà di proseguire nelle lotte, nonostante le intimidazioni governative, non mancò mai tra i lavoratori e le lavoratrici spagnole.

Il XX° secolo

La Semana Tragica

Exquisite-kfind.png Vedi Semana Trágica (Spagna).
Francisco Ferrer y Guardia, anarchico condannato a morte da innocente

Nella Barcellona del 1909, ben due eventi scaldarono l'atmosfera rivoluzionaria e portarono alla proclamazione di un nuovo sciopero generale: il primo fu la chiusura di una fabbrica tessile ed il conseguente licenziamento di 800 lavoratori, che portò altri lavoratori, anche non del settore tessile, ad aderire alla rivolta in segno di solidarietà; il secondo fatto fu il contemporaneo annuncio del governo dell'invio di riservisti militari in Marocco allo scopo di sedare le rivolte dei gruppi tribali anti-spagnoli (sino ad allora oltre 2000 militari spagnoli erano morti nella guerra in Marocco). I riservisti, in maggior parte lavoratori, si rifiutarono di avallare queste politiche militari e misero in atto nuove proteste. Uno sciopero, iniziato a Barcellona il 26 luglio, poche settimane dopo la chiamata ai riservisti, ben presto scatenò una rivolta diffusa in tutta la Spagna. Anselmo Lorenzo scrisse in una lettera:

«... Una rivoluzione sociale è scoppiata a Barcellona ed è stata avviata dal popolo. Nessuno la dirige. Né i liberali né i nazionalisti catalani, né repubblicani, né i socialisti e né gli anarchici».
Barcellona in fiamme durante la Semana Trágica.

Furono attaccate stazioni di polizia, mezzi di trasporto e un pò ovunque si innalzarono barricate. Ottanta chiese e monasteri vennero dati alle fiamme dai membri del Partito Radicale (comunque meno radicali degli anarchici o socialisti) e sei persone rimasero uccise negli scontri. Terminata la rivolta circa 1.700 persone ricevettero l'incriminazione per vari reati. La maggior parte furono rilasciate, ma ben 450 subirono diverse e pesanti condanne, tra cui dodici all'ergastolo e cinque a morte. La più eclatante condanna a morte fu quella ai danni di Francisco Ferrer y Guardia, un pedagogista libertario e pacifista nemmeno presente a Barcellona durante gli scontri. Ferrer fu arrestato il 31 agosto con l'accusa di essere il fomentatore della rivolta. Sottoposto ad un processo farsa da parte del tribunale militare, venne condannato a morte con prove artefatte e fucilato a Barcellona, nella Fortezza di Montjuich, il 12 ottobre di quell'anno. Nello stesso anno della sua esecuzione Ferrer aveva fondato a Madrid e Bruxelles la Lega Internazionale per l'Educazione Razionale, essendo egli un fautore della pedagogia libertaria e il fondatore della cosiddetta Escuela moderna.

Dopo la Settimana Tragica, il governo usò la mano pesante con i dissidenti. Sindacati, giornali e scuole libertarie furono dichiarati illegali e sull'intera Catalogna gravò la legge marziale fino a novembre. Ma piuttosto che arrendersi, la classe lavoratrice spagnola assunse toni ancor più radicali e rivoluzionari abbracciando in toto le idee sindacaliste della Confederación Nacional del Trabajo.

Nascita della CNT

Exquisite-kfind.png Vedi Confederación Nacional del Trabajo.

Il movimento anarchico spagnolo, nei primi anni del nuovo secolo, non si era ancora dotato di alcuna stabile organizzazione nazionale. Terminata l'esperienza della Federación de Trabajadores de la Región Española (FRE), per un breve periodo la sua eredità fu raccolta dalla Organización Anarquista de la Región Española, la quale si evolse poi, nel 1890, nel Pacto de Unión y Solidaridad.

Bandiera della CNT-AIT.

Una legislazione repressiva del 1896 portò allo scioglimento del Pacto che diede vita ad una miriade di diversi gruppi. Il più importante nacque il 3 agosto 1907 a Barcellona, quando alcuni anarchici fondarono Solidaridad Obrera. Durante il suo secondo congresso di Barcellona di (30, 31 ottobre e 1° novembre 1910) i militanti del nuovo gruppo diedero vita alla CNT: un'organizzazione non gerarchica che si poneva in antitesi rispetto all'Union General de Trabajadores (UGT), un sindacato burocratico d'ispirazione socialista legato al PSOE.

Dopo cinque giorni dalla sua fondazione, la Confederación Nacional del Trabajo proclamò lo sciopero generale. In tante città della Spagna i lavoratori e gli anarchici presero possesso di svariati municipi, scatenando la reazione istituzionale che non si fece scrupoli a schiacciare la protesta con la forza. Dopo il suo primo congresso, nel 1911 (8 settembre), il sindacato fu dichiarato illegale ma senza che questo gli impedisse di organizzare il clamoroso sciopero del 1917.

Questo sciopero, organizzato dai socialisti, vide in prima linea anche gli anarchici, in particolare a Barcellona. Furono innalzate molte barricate, si cercò il blocco dei trasporti e dell'economia. A tutto ciò il governo rispose con la solita violenza e la militarizzazione della città. Almeno 70 attivisti di sinistra morirono negli scontri. La reazione fu ingiustificata in quanto le richieste degli scioperanti non erano affatto radicali ma alquanto moderate.

L'anarchismo spagnolo durante la Prima guerra mondiale

L'economia spagnola, prima e durante la prima guerra, subì un periodo di forte recessione: disoccupazione alta, fabbriche chiuse ecc. Per paura che si propagandasse l'idea della rivoluzione sociale, molti capitalisti iniziarono una dura guerra contro i sindacati e la CNT in particolare. Furono emesse liste nere in cui venivano inseriti i lavoratori ritenuti più prossimi all'anarchismo, per i quali diventava difficilissimo trovare lavoro. Spesso uomini armati al servizio del padronato spararono ed uccisero molti sindacalisti. A questa violenza gli anarchici risposero con altrettanta violenza: è stato a loro imputato l'omicidio del Primo Ministro Eduardo Dato [5].

La CNT portava avanti le proprie idee attraverso l'azione diretta e il sindacalismo. Grazie a questa radicalità raggiunse più di un milione di iscritti, stando a significare che le correnti rivoluzionarie in Spagna non erano più ai margini della vita politica. La CNT aveva anche iscritti non anarchici, tuttavia ogni rappresentante del Comitato Nazionale era anarchico e la maggior parte dei militanti comunque era quanto meno un simpatizzante. In effetti, quasi tutta la Spagna sembrava travolta da un radioso fervore rivoluzionario, che si manifestava con travolgenti ondate di scioperi, grandi e piccoli. Non era raro, inoltre, vedere in giro opuscoli anarchici o lavoratori ordinari discutere apertamente di rivoluzione.

Mentre l'anarchismo in Spagna fu quindi inizialmente un movimento effimero, nel '900 anche piccole città ebbero i loro gruppi e lo sciopero in una città ne richiamava di nuovi in altri luoghi in segno di solidarietà, a dimostrazione di una efficiente e capillare organizzazione non burocratica e di un senso di mutuo appoggio che gli anarchici erano riusciti a propagandare in tutto il paese.

Lo sciopero generale del 1919

Nel 1919 i proprietari di una centrale idroelettrica di Barcellona ridussero gli stipendi agli operai, provocando la loro immediata rabbiosa reazione. Il 5 febbraio fu attuato uno sciopero generale (Huelga de La Canadiense) che durò ben 44 giorni e a cui aderirono almeno 100 mila persone. Il padronato provò a rispondere militarmente ma lo sciopero si era oramai diffuso talmente rapidamente che coinvolse anche molti altri impianti e lavoratori. Quasi una settimana dopo, tutti i lavoratori del settore tessile scesero in piazza. Ben presto, anche quasi tutti gli occupati nell'industria elettrica aderirono allo sciopero.

Salvador Segui (al centro) partecipò allo sciopero del 1919

Barcellona fu posta sotto legge marziale, ma questo non impedì agli scioperanti di proseguire nella loro lotta. I tipografi si rifiutarono di stampare giornali di critica ai rivoltosi; il governo, sentendosi accerchiato, provò a stroncare la protesta ricorrendo alla chiamata alle armi dei lavoratori. Fu comunque tutto vano, a Barcellona in risposta alle minacce governative fu proclamato un altro sciopero da parte dei sindacati ferroviari e dei trasporti.

Le autorità di Barcellona alla fine dovettero cedere, l'economia catalana era stata infatti seriamente compromessa e non poteva subire altri danni. Furono accettate le richieste degli scioperanti: le 8 ore lavorative, il riconoscimento dei sindacati e la reintegrazione dei lavoratori licenziati. Anche la liberazione di tutti i prigionieri politici (tra questi c'era per esempio Salvador Segui) fu accolta, esclusi però quelli che già si trovavano sotto processo. I lavoratori risposero allora con il grido: «Libertà per tutti!» e minacciarono la prosecuzione della rivolta. Questa volta il governo intervenne immediatamente, arrestò molto leader sindacali e così la protesta fu temporaneamente bloccata. Il governo, sapendo che comunque la rabbia covava sotto la cenere, provò a prevenire possibili nuove rivolte facendo entrare in vigore il decreto che prevedeva l'introduzione unificale delle 8 ore lavorative.

Dopo lo sciopero generale del 1919, alcuni militanti carlisti [6] nello stesso anno diedero vita ai Sindicatos libres (Sindacati liberi). I membri di questo "sindacato", sostenuto economicamente dalle più alte sfere dello Stato spagnolo (capitalisti, Chiesa, nazionalisti e partiti di estrema destra), furono dei veri e propri pistoleros, cioè sicari dediti a sparare e assassinare sindacalisti e anarchici. Due delle loro più celebri vittime saranno l'anarchico Salvador Segui e l'avvocato Francesc Layret.

Alla violenza padronale gli anarchici risponderanno con altrettanta violenza.

L'azione diretta, la FAI e la dittatura Primo de Rivera

Exquisite-kfind.png Vedi Federazione Anarchica Iberica, Francisco Ascaso e Buenaventura Durruti.

Contro le minacce fisiche rivolte dai pistoleros ai lavoratori, ai sindacalisti e agli anarchici, alcuni militanti diedero vita a gruppi di difesa armati. I più attivi furono Los Justicieros (I giustizieri) di Saragozza e i Los Solidarios (I solidali) di Barcellona, fondato da Buenaventura Durruti, Francisco Ascaso, Antonio Ortiz, Juan Garcia Oliver e Gregorio Jover; i Solidarios possono essere considerati come i successori de Los Justicieros, giacchè gra parte dei membri fondatori erano gli stessi.

In una di queste azioni di difesa, il 4 giugno 1923, Francisco Ascaso e Rafael Torres Escartín, con l'aiuto di Juliana Lopez ed Esteban Salamelo, uccisero il cardinal Soldevila di Saragozza, uno dei principali finanziatori dei Pistoleros. Ricercati dalla polizia spagnola, molti militanti del gruppo scelsero l'esilio, prima in Francia e poi in Sud America.

Intanto, in Spagna, nel settembre 1923 salì al potere il militare Miguel Primo de Rivera. Sostenuto dal padronato e dalla monarchia, il dittatore istituì la legge marziale, impose una rigida censura e bandì tutti i partiti politici (alcuni sopravvissero in clandestinità). De Rivera non riuscì però ad impedire la nascita, nel 1927, della Federazione Anarchica Iberica (FAI), un'organizzazione estremamente radicale che si oppose al moderatismo (Treintismo) che si stava diffondendo nella CNT.

La loro organizzazione si basò su piccoli gruppi di attivisti autonomi. Operò in clandestinità e in segretezza, per questo è difficile stimare il numero dei militanti ma si presume che oscillassero tra 5.000 e 30.000. Il numero dei membri aumentò considerevolmente durante i primi mesi della guerra civile.

La caduta di Primo de Rivera e la Seconda Repubblica

La dittatura di Primo de Rivera terminò nel 1930 e fu sostituita dalla cosiddetta seconda repubblica, proclamata ufficialmente il 14 aprile 1931 (il re Alfonso XIII fuggì in esilio). Inizialmente la CNT accolse con favore la fine del regime, preferendo la Repubblica alla dittatura, pur mantenendo il principio che ogni Stato è di per sé è da abolire. In breve tempo però i rivoluzionari accusarono la repubblica di portare avanti solo deboli riforme ma di non intaccare il potere del capitalismo spagnolo (peraltro, dall'altra parte, anche la Chiesa e il padronato criticarono la Repubblica per alcune concessioni fatte alle classi meno agiate). In particolare, uno sciopero a Barcellona dei lavoratori del settore telefonico scatenò una sparatoria tra militanti della CNT e forze di polizia. Uno sciopero simile, un paio di settimane più tardi a Siviglia, portò all'assassinio di ventina di anarchici (100 risultarono feriti); ad Alto Llobregat i minatori presero il controllo della città le bandiere rosse e nere furono innalzate un pò ovunque.

Tutte questi azioni scatenarono la solita violenta repressione istituzionale; alcuni militanti, tra cui Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso, furono deportati in Nord-Africa ma senza riuscire ad impedire la prosecuzione delle proteste. Un'altra insurrezione si ebbe nel 1933, gruppi anarchici assaltarono diverse caserme militari con la speranza di trovare un sostegno che accendesse la rivoluzione. La speranza fu vana perché il governo intervenne sufficientemente in tempo a bloccare la sommossa. Migliaia di anarchici finirono in carcere. In questo periodo si venne anche ad accentuare la divisione tra le fazioni moderate (posibilistas o treintistas) e quelle più radicali (faistas) della CNT.

Preludio alla rivoluzione

Eccidio di Casas Viejas. Accanto ai cadaveri si nota la capanna di Seisdedos data alle fiamme dai militari

Il riformismo della repubblica fu denunciato dagli anarchici attraverso lo slogan «Prima delle urne, la rivoluzione sociale!.». In questo senso rivolte ci furono nell'Alto Llobregat (1932), gennaio 1933 e dicembre 1933, poi l'anno seguente a Barcellona e a Saragozza (rivoluzione spagnola del 1934). Oltre ad una fuga di prigionieri dal carcere di Barcellona, la polizia dovette faticare non poco per domare una rivolta iniziata in Catalogna. A Saragozza, altra roccaforte dell'anarchismo, ci fu una ribellione di breve durata che si sfociò in violenti combattimenti per le strade e con le occupazioni di alcuni edifici.

L'eccidio di Casas Viejas

Exquisite-kfind.png Vedi Casas Viejas.

Nel 1933 a Casas Viejas, vicino a Cadice (Andalusìa), i militanti della CNT, sostenuti da tutta la popolazione, organizzarono uno sciopero generale: fu dichiarata la destituzione del sindaco, distribuito cibo a tutti e abolita la proprietà privata. Durante le sommosse morirono due soldati e ciò fu usato come pretesto dal governo repubblicano, guidato da Manuel Azaña, per inviare nuove truppe con il compito di stroncare la rivolta e riportare l'ordine nel paese. E così fu: i soldati spararono indiscriminatamente sulla folla, incendiarono le case, catturarono uomini e donne, torturarono e fucilarono molti cittadini. Alla fine il bilancio fu di 22 contadini uccisi, tra cui il leader della rivolta, l'anarchico Francisco Cruz Gutiérrez detto Seisdedos, morto bruciato vivo insieme ad alcuni compagni e familiari nella sua casa, dove si era rifugiato perché non aveva accettato di arrendersi.

L'orrore suscitato nel paese dal massacro provocò reazioni sdegnate anche tra i militanti dei partiti conservatori. Il governo Azaña, pesantemente criticato da destra e da sinistra, dovette dimettersi.

La Rivolta delle Asturie

Exquisite-kfind.png Vedi Rivolta delle Asturie.

Nel 1934, nelle Asturie [7], si concretizzò una delle più importanti rivolte della storia di Spagna, segnale inequivocabile che il processo rivoluzionario era stato avviato.

L'insurrezione vide in prima fila tutte le differenti forze della sinistra anarchica e comunista asturiana. Entrambe auspicavano l'abolizione della Costituzione Repubblicana del 1931 e l'instaurazione di un regime socialista. La rivolta delle Asturie va comunque inserita in un processo assai più ampio, che coinvolse diverse città spagnole ed è conosciuto come la "Rivoluzione del 1934".

Motore principale della ribellione furono i minatori, altamente sindacalizzati nelle Asturie, che il 5 ottobre del 1934 si impossessarono delle armi della Guardia Civil e in pochi giorni presero il controllo di tutta la regione asturiana. Ad Oviedo proclamarono la nascita della Repubblica Socialista Asturiana.

Anche questa volta il governo chiese ai militari la repressione della rivolta. I generali Goded e Franco, posti a capo della reazione, sconfissero i minatori dopo una dura serie di scontri il 18 ottobre. Alla fine morirono tra i cinquecento e i 3 000 rivoltosi. Gli arresti furono oltre 30.000.

Il biennio nero (1934-1935)

Il biennio 1934-1935 è passato alla storia come bienio negro, il biennio nero, ovvero quel periodo in cui i reazionari spagnoli assestarono duri colpi alle richieste dei proletari di Spagna. Tutte le misure prese dalla repubblica precedentemente contro la chiesa e i proprietari fondiari furono abrogate: la riforma agraria fu abbandonata nelle maggior parte delle zone, le terre occupate temporaneamente dovettero essere evacuate.

L'estrema destra si faceva sempre più prepotente e violenta; monarchici, nazionalisti e fascisti della Falange sfilavano sempre più frequentemente per le strade. Fu quest'arroganza della destra spagnola a far nascere il Fonte Popolare.

Il Fronte Popolare

Con la nascita dei partiti politici di destra (l'ultraconservatore Gil-Robles a capo del partito cattolico CEDA o la Falange di ispirazione fascista, per esempio), i partiti di sinistra sentirono il bisogno di costruire un "Fronte Popolare" (Frente Popular) in prossimità delle elezioni. Venivano inclusi repubblicani, socialisti, comunisti e altri partiti di sinistra. Gli anarchici non ne fecero parte ma non proclamarono il loro solito invito all'astensionismo, indirizzando, di fatto, il voto dei libertari verso il Fronte. Agli anarchici era stato promesso in caso di vittoria la liberazione dei prigionieri politici detenuti nelle famigerate carceri spagnole.

I più radicali della CNT-FAI non erano certo soddisfatti della politica elettorale e, infatti, dopo la vittoria del Fronte alle elezioni del 16 febbraio 1936 (decisivo fu il voto degli anarchici) gli scioperi si susseguirono in tutta la Spagna. I contadini occuparono molti latifondi e il Fronte Popolare temette di non riuscire a controllore il ribellismo rivoluzionario degli anarchici.

Il congresso nazionale della CNT del maggio 1936 si dichiarò espressamente in favore dell'immediata rivoluzione; si discusse anche di libertà sessuale, della costruzione di comuni agricole, l'eliminazione della gerarchia in ogni aspetto della vita ecc.

La Rivoluzione spagnola (1936-1939)

Exquisite-kfind.png Vedi rivoluzione spagnola.

Scoppio della rivoluzione

Buenaventura Durruti, figura di spicco dell'anarchismo spagnolo, ebbe un ruolo fondamentale tanto nel periodo pre-rivoluzionario quanto in quello rivoluzionario vero e proprio. Morì assassinato in battaglia nel novembre 1936

Tra il 16 e il 17 luglio 1936, con l'ammutinamento della guarnigione militare del Marocco, Francisco Franco, mettendosi alla guida delle forze reazionarie, iniziò il colpo di Stato militare (i franchisti conquistarono subito le Canarie, il Marocco, buona parte dell'Andalusia, la Castiglia–León, e quasi tutta la Galizia e a Saragozza). La debolezza del governo convinse gli anarchici e i rivoluzionari della “sinistra” spagnola (es. POUM). ad intervenire e a fermare con la forza la reazione fascista. Ne scaturì quindi una Guerra Civile tra i nazionalisti, guidati dal "Caudillo" Francisco Franco (comprendevano i fascisti della Falange, i monarchici, i nazionalisti spagnoli e la maggior parte dei conservatori clericali (i cattolici baschi si schierarono con le forze progressiste I cattolici del partito rosso nella guerra civile), e i Repubblicani (i Liberali, i nazionalisti Baschi e Catalani, i socialisti, i comunisti Stalinisti e Trotzkyisti, e gli anarchici di varia tendenza).

La CNT e l'UGT convocarono uno sciopero generale dal 19 al 23 luglio quale risposta unitaria tanto al sollevamento militare quanto all'apatia dello Stato. Durante questo sciopero molti sindacalisti e rivoluzionari assaltarono le caserme delle forze dell'ordine, s'impadronirono delle armi e le distribuirono alla popolazione.

In queste prime settimane si consolidarono tra i repubblicani due correnti di pensiero: il gruppo radicale della CNT (oltre ad altri gruppi minoritari), vincolato alla Federazione Anarchica Iberica (di tendenza rivoluzionaria), e il gruppo “possibilista” (moderato) formato da altri settori della CNT che ambivano alla partecipazione ad un fronte ampio, successivamente chiamato Fronte Popolare Antifascista (ottenuto dall'aggiunta dei sindacati alla coalizione elettorale del Fronte Popolare).

Contemporaneamente alla guerra i libertari svilupparono strutture amministrative a carattere popolare e libere dall'influenza dello Stato. Tra gli anarchici morti nei primissimi giorni di combattimento vanno citati Francisco Ascaso (20 luglio 1936) e Agostino Sette (31 luglio 1936), primo italiano rivoluzionario morto in Spagna.

Gli anarchici nel secondo governo Caballero (novembre 1936 - gennaio 1937)

Al secondo governo Caballero (4 novembre 1936) parteciparono, in nome delle circostanze belliche, anche quattro membri della CNT (Juan Garcia Oliver, Juan Lopez, Federica Montseny e Juan Peirò), pagandone però un elevato prezzo in termini di identità e coerenza.

Il 20 novembre 1936 morì a Madrid il carismatico anarchico Buenaventura Durruti. Una colonna anarchica, da lui organizzata, fu, anche dopo la sua morte, uno dei punti di forza dei rivoluzionari anarchici nella lotta contro i nazionalisti. La lotta anarchica si basava sulle milizie anarchiche e antifasciste, organizzate diversamente da come lo erano quelle di un normale esercito: es. erano bandite le divise e l'appartenenza all'una o all'altra formazione era indicata dal colore dei fazzoletti. Solitamente il modello organizzativo utilizzato fu il seguente: l'unità più piccola era il "gruppo" formato da 10 miliziani, che aveva per rappresentante un delegato democraticamente eletto; dieci gruppi formavano una "Centuria", un numero di centurie non prefissato, ma dipendente dalle esigenze belliche delle diverse zone, costituiva una "Colonna". La Colonna era comandata da un comitato di guerra, potenzialmente rimovibile, eletto dai miliziani, che potevano contare anche su un certo numero di aggregati ex ufficiali dell'esercito, esperti di artiglieria e nell'uso degli esplosivi.

Le principali divergenze tra gli anarchici-POUM e il Partito Comunista Spagnolo (PCE) - fortemente condizionato dalle direttive del Partito Comunista Sovietico - riguardavano il fatto che mentre i primi volevano contemporaneamente combattere il franchismo e portare avanti la rivoluzione sociale (furono portate avanti con molto successo politiche di collettivizzazione, d'autogestione e di emancipazione femminile), i secondi erano interessati solo a fermare Franco ma non a portare avanti la rivoluzione. Queste differenze ideologiche sfoceranno poi nella repressione di tutti i non allineati alle direttive di Mosca.

Repressione stalinista contro anarchici e POUM (maggio 1937)

Camillo Berneri, anarchico italiano assassinato dagli stalinisti il 5 maggio 1937
Exquisite-kfind.png Vedi Barcellona, maggio 1937: la controrivoluzione stalinista.

Dal 3 all'8 maggio 1937, a Barcellona, si verificarono degli scontri "fratricidi" che videro da una parte il POUM (partito comunista antistalinista), la CNT (sindacato anarchico), Los Amigos de Durruti (forte di circa 5000 miliziani) e tutta una serie di combattenti anarchici (Liberto Callejas, Gregorio Jover, Abel Paz, Ada Martí e Maximo Franco, comandante della Columna Roja y Negra), dall'altra, il PSUC (Partito Comunista stalinista catalano) [8] e la Guardia de Asalto (polizia). Gli scontri furono ingenerati dai decreti governativi che imponevano lo scioglimento delle milizie non staliniste e alla “presa” della Telefónica (sede del servizio telefonico di Barcellona autogestito dai lavoratori stessi) da parte delle forze governative. Durante questi scontri numerosi esponenti di spicco del POUM e del movimento anarchico vennero arrestati (tra questi il trotzkysta George Orwell, che poi riuscì a sfuggire alla repressione.) e uccisi (circa 500: tra questi Camillo Berneri, Francesco Barbieri e il segretario dell'UGT [9])

Fine della rivoluzione

Manifesto della CNT-FAI durante la Rivoluzione spagnola.

Con la repressione stalinista di tutti i partiti e i movimenti non allineati, la Rivoluzione sociale e popolare ormai era stata quasi del tutto seppellita, rimaneva quindi da combattere la guerra contro il franchismo che ormai stava drammaticamente prevalendo anche per l'aiuto dato loro dal nazismo e dal fascismo italiano.

Il Presidente del Consiglio Juan Negrín, cercando di salvare il salvabile, negoziò la pace con Francisco Franco ma nel frattempo continuavano le violenze tra anarchici e stalinisti. Dopo la caduta di Barcellona e Madrid, la vittoria franchista fu definitiva (aprile 1939). Iniziò a questo punto la drammatica Retirada e la resistenza antifranchista in patria.

Alla fine della guerra si contarono circa 600.000 morti, più di un milione di mutilati, quasi un milione di profughi e la devastazione dell'economia e della cultura.

Il periodo franchista (1939-1975)

Exquisite-kfind.png Vedi Franchismo e La Guerriglia antifranchista.

Nel 1939, immediatamente dopo la vittoria dei nazionalisti, l'immediata promulgazione della legge sulle responsabilità politiche mise fuorilegge tantissime organizzazioni di sinistra e si appropriò dei loro beni materiali (edifici, attrezzature, veicoli, conti bancari, attività commerciali, collettivi e la documentazione). I danni subiti dalla CNT furono incalcolabili, visto che contava su un milione di iscritti e le infrastrutture in sua dotazione erano assai ampie.

La CNT agì clandestinamente in Spagna ma si dotò di sezioni operanti all'estero, in esilio, specialmente in Francia. In città come Barcellona e Valencia continuò ad operare come sindacato clandestino radicalmente opposto alle politiche di Francisco Franco. Posizioni divergenti interne indebolirono l'organizzazione e solo nel 1961 si rivitalizzò, consolidandosi ancora tra gli anni '60 e ‘70 grazie all'ingresso di organizzazioni cattoliche antifranchiste come Hermandad Obrera de Acción Católica (HOAC) e Juventud Obrera Católica (JOC).

Durante questi anni organizzò congressi della CNT in esilio e partecipò come sezione spagnola ai dibattiti dell'AIT.

Furono inoltre attive organizzazioni come la Movimiento Ibérico de Liberación, in cui militavano anche molti anarchici. Tra questi Salvador Puig Antich e Oriol Solé Sugranyes. Altri antifranchisti molto conosciuti furono gli Francisco Sabaté Llopart (la sua morte - 5 gennaio 1960 - segnò, di fatto, quasi la fine della resistenza armata antifranchista), Antonio Téllez Sola, Gogliardo Fiaschi, Ramon Vila Capdevila e tanti altri.

Gli anarchici, anche in piena dittatura franchista, riproposero la necessità di farla finita con l'esercito e portarono avanti coraggiose battaglie antimilitariste. Questa posizione fu giudicata utopistica e troppo radicale anche dal Movimiento de Objeción de Conciencia, che invece accettava il militarismo e chiedeva solo il diritto di sostituire il servizio militare con il servizio civile. Nel 1971 Pepe Beunza fu il primo a dichiararsi obiettore di coscienza per la sua posizione non violenta, suscitando un ampio dibattito in Spagna (l'obiezione era considerata una sorta di attentato al paese) e a livello internazionale.

Attualità

Dopo la morte di Francisco Franco (1975), la conseguente fine della dittatura, il ritorno in patria del re e il ripristino della democrazia, l'anarchismo ha potuto ricominciare a svolgere la sua attività alla luce del sole.

Una casa occupata a Barcellona.

La CNT ha ridotto drasticamente la propria influenza sulla classe lavoratrice e, nel 1979, ha subito una scissione con conseguente nascita della CNT-U, che nel 1989 assumerà la denominazione di Confederación General del Trabajo (CGT). La CGT è stata promotrice anche dalla nascita della rete Solidarietà Internazionale Libertaria, costituitasi a Madrid nel 1991 ma attualmente non più attiva. Recentemente ha però ricevuto pesanti critiche dagli ambienti anarchici più intransigenti per la sua partecipazione alle elezioni sindacali e soprattutto per aver ricevuto sovvenzioni statali. [10]

Nel 1990 la CGT ha a sua volta subito una scissione interna che ha portato alla nascita del gruppo Solidaridad Obrera, inquadrabile nell'ambito dell'anarco-sindacalismo.

Oggi molti anarchici non simpatizzano più in maniera preponderante, come in passato, per la corrente anarco-sindacalista o per l'anarchismo classico; molto diffusa è la tendenza individualista, il movimento okupa, le biblioteche sociali e l'insurrezionalismo. Nel 1996 il "gruppo bonanniano" "Rivolta" organizzò in Spagna il convegno dell'Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista, a cui parteciparono molti gruppi spagnoli ma che vide la espressa disapprovazione di altrettante realtà anarchiche della penisola iberica (la FIJL, che era stata invitata all'evento, si rifiutò di partecipare) [11].

Nel 2006 alcuni giovani spagnoli hanno ridato linfa alla Federación Ibérica de Juventudes Libertarias con l'intento di proseguire nella tradizionale lotta anarco-sindacalista, ma anche di aprirsi alle idee associative e pluraliste dell'anarchismo contemporaneo. L'anno seguente, in dissenso con la FIJL, altri giovani hanno costituito la Federación Ibérica de Juventudes Anarquistas, autoproclamandosi i veri eredi della storica FIJL. A differenza del FIJL insurrezionalista, che si rifà ai gruppi d'affinità e all'anarchismo insurrezionalista classico, la "vera" FIJL si rapporta strettamente con la CNT e con la FAI.

Il 15 maggio 2011, cogliendo di sorpresa tutta la Spagna, il cosiddetto movimento de Los Indignados (Gli Indignati) occupa le principali piazze delle più importanti città spagnole. Il movimento esprime il suo malcontento per la forte disoccupazione e per l'arroganza del capitalismo e del sistema partitocratico. Pur essendo estremamente varigati al loro interno, tra gli indignados non mancano le posizioni radicali e rivoluzionarie, come quelle anarchiche. La CNT e la CGT, attraverso vari comunicati, hanno più volte espresso la loro vicinanza agli uomini e alle donne del movimento [12].

Note

  1. Caudillo è una parola spagnola (in italiano leader, capo) utilizzata per indicare un leader politico-militare a capo di un regime autoritario. Francisco Franco utilizzò dal 1936 il titolo Caudillo de España
  2. sarà il secondo Presidente della Prima repubblica spagnola dall'11 giugno al 18 luglio 1873.
  3. Si veda la posizione di Malatesta in merito alla questione anarco-sindacalista espressa nel Congresso di Amsterdam (1907)
  4. L'errore di Fanelli di Diego Camacho
  5. Eduardo Dato
  6. Carlismo
  7. Il Principato delle Asturie (in asturiano: Principáu d'Asturies), è una comunità autonoma della Spagna settentrionale composta da una sola provincia ed avente una popolazione di circa 1.100.000 abitanti. Fregiata del titolo di principato, ancora oggi, l'erede al trono spagnolo viene chiamato príncipe de Asturias. Bagnata dal Mar Cantabrico, tra la Galizia e la Cantabria, il principato è divisa in 78 concejos, figura che corrisponde al municipio. Il capoluogo delle Asturie è Oviedo (Uviéu), anche se è Gijón (Xixón) la città più abitata. Altri centri importanti sono Avilés, Mieres, Langreo, Cangas de Onís, Villaviciosa e Llanes.
  8. Il PSUC fu correlato al Partito Comunista di Spagna (PCE). Fondato il 23 luglio del 1936 dall'unione della Federazione Catalana del PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo) con il Partito Comunista di Catalogna, l'Unione Socialista della Catalogna e il Partito Catalano Proletario, è importante notare che "uno spezzone" del PSOE fu anche entro il partito stalinista del PSUC da cui si evince che all'interno del PSOE ci fu una lotta intestina che portò all'uccisione del segretario dell'UGT, che a livello nazionale era legata allo stesso PSOE
  9. L'Unión General de Trabajadores, fra i più importanti sindacati spagnoli, legato al Partito Socialista Operaio Spagnolo, fece azioni comuni con la CNT durante la Prima guerra mondiale. Durante la rivoluzione spagnola l'UGT spostò il suo asse a sinistra, rispetto alla sua posizione tradizionale, seguendo la linea politica del suo leader Francisco Largo Caballero e raggiungendo oltre un milione di iscritti. L'UGT rimase su questi numeri fino alla sostituzione di Caballero dalla carica di segretario generale (1937), per colpa di essersi rifiutato di sciogliere il POUM dopo i tragici fatti di Barcellona, con Juan Negrin, più ligio ai dettami dei comunisti filomoscoviti, che fece sciogliere immediatamente il POUM ed incarcerare i suoi massimi leaders
  10. Subvenciones a CGT por la memoria histórica. El estado sí paga traidores.
  11. Per una critica dell'ideologia insurrezionalista
  12. Comunicato della CNT in favore degli Indignados

Bibliografia

  • AA.VV., Chi c'era racconta, Ed. Zic, Milano, 1975
  • Bartolomé Bennassar, La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale, Einaudi, Torino, 2006
  • Camillo Berneri, Guerra di classe in Spagna, Ed. RI, Pistoia, 1971
  • Broué-Temine, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Ed. Sugar, Milano, 1962
  • H. Browne, La guerra civile spagnola, Il Mulino, Bologna, 2000
  • H.M. Enzensberger, La breve estate dell'anarchia. Vita e morte di B. Durruti, Feltrinelli, Milano, 1973
  • J. Gomez Casas, Storia dell'anarcosindacalismo spagnolo, Jaca Book, Milano, 1975
  • D. Ibarruri, Memoria di una rivoluzionaria, Roma, 1963
  • Gabriel Jackson, La repubblica spagnola e la guerra civile, Il Saggiatore, Milano, 1967
  • M. Nash, Mujeres libres - Donne libere Spagna 1936-1939, La Fiaccola, Ragusa, 1991
  • Nin Andres, Guerra e Rivoluzione in Spagna 1931/37, Ed. Feltrinelli, Milano 1974
  • G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, Mondadori, Milano, 1993
  • Abel Paz, Durruti. Cronaca della vita, La Salamandra, Milano, 1980

Voci correlate

Collegamenti esterni