Pedagogia libertaria

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Francisco Ferrer y Guardia, pedagogista anarchico spagnolo

La pedagogia è una delle tematiche ritenute più importanti in ambito libertario e spesso fonte di discussione. Non di rado, la parola pedagogia è stata utilizzata per giustificare sistemi educativi autoritari e repressivi, che impediscono al fanciullo di strutturare le proprie conoscenze in funzione dei propri bisogni, desideri e delle proprie capacità fisiche ed intellettive.

I libertari, al contrario, attribuiscono alla pedagogia una valenza positiva, soprattutto perché i bambini, con le loro domande, tendono a mettere tutto in discussione (cosa c'è di più libertario che respingere verità preconfezionate e porsi in continuazione domande, proprio come fanno i bambini?).

I fini della pedagogia libertaria sono quelli di conseguire un metodo d'apprendimento e una scuola che consenta alle persone di sviluppare liberamente le proprie attitudini, senza l'intervento di alcuna autorità. La pedagogia libertaria, facendo proprie le considerazioni di Lev Tolstoj, tende a separare il concetto di "educazione" da quello di "cultura", ossia, in pratica, a distinguere gli «uomini educati», ma sottomessi, dagli «uomini liberi».

Cos'è la pedagogia libertaria

Gli studenti del liceo artistico "Gentileschi" di Carrara parlano di anarchia e Anarcopedia durante la settimana di autogestione del 2013.

L'educazione libertaria è senza dubbio educazione alla libertà, tuttavia questo non basta per definirla pienamente. Essa si orienta verso l'educazione integrale (ogni individuo deve avere la possibilità di sviluppare le proprie capacità fisiche ed intellettive), la motivazione che porti naturalmente all'apprendimento senza coercizione, l'autonomia del fanciullo e la critica all'educazione eterodiretta. Ma ancora evidentemente non basta: quali obiettivi si pone?

  • Maggiore libertà di scelta del lavoratore nel mercato del lavoro.
  • Indipendenza dell'individuo come lavoratore e come cittadino, ovvero capacità di ognuno di scegliersi i propri valori.

La pedagogia libertaria non deve essere confusa con quella progressista, ciò che distingue l'una dall'altra è la coerenza con cui i libertari mettono in pratica coerentemente tutti i diversi aspetti del processo educativo al principio della libertà. Il progressista concede maggiori libertà al fanciullo, ma collocandolo comunque all'interno delle strutture dominanti attuali. L'insegnante libertario è consapevole che l'istruzione di massa, elaborata dalla Germania del Cancelliere Otto Von Bismarck, è funzionale alla trasmissione dei valori propri di una società gerarchica divisa in classi. Non a caso Bismarck si vantò di aver creato, grazie alla scuola, un sistema capace di produrre «una razza di sottoufficiali».

Il libertario, di conseguenza, conformemente alle proprie idee, vuol disarticolare il sistema di dominio, costruendo un individuo nuovo, capace cioè di criticare, con la teoria e con la pratica, l'ordine costituito.

Breve storia della pedagogia libertaria

Lev Tolstoj, fondatore della scuola di Jàsnaja Poljàna.

Origini

Sin dall'800 furono moltissimi i libertari ad esprimersi criticamente nei confronti dell'istruzione repressiva, autoritaria e classista. Si pensi a Max Stirner e al suo Il falso principio della nostra educazione, a Kropotkin, che in Campi, fabbriche, officine [1] critica la divisione del lavoro in manuale e intellettuale, all'inglese William Godwin (di cui si parlerà ampiamente in seguito) o all'insegnante comunarda Louise Michel o al naturalista Élisée Reclus e allo stesso Bakunin, che pur non occupandosi specificamente di pedagogia ebbe a scrivere alcuni articoli sull'argomento.

I libertari non solo criticano da tempo l'istruzione ufficiale, ma auspicano anche la formazione di nuovi sistemi educativi in cui l'apprendimento degli scolari venga concepito in maniera non coercitiva e tenendo conto delle peculiarità specifiche di ogni fanciullo. Per questo essi hanno da sempre sviluppato il concetto di educazione integrale (integrazione tra teoria e pratica, lavoro manuale e intellettuale), di modo che dall'educazione il fanciullo possa aprire davanti a sé vasti orizzonte culturali e lavorativi che lo rendano effettivamente libero di scegliere la sua strada.

Uno dei primi a mettere in pratica le proprie idee fu Lev Tolstoj, che nel 1860, durante un viaggio in Europa (Italia, Francia, Germania... ), si accorse della svogliatezza degli studenti che frequentavano la scuola, giungendo alla conclusione che tale condizione fosse da imputare all'istituzione scolastica e non certo agli scolari. Lo scrittore russo denunciò i metodi educativi che castravano l'intelligenza dei bambini anziché stimolarla, auspicando la formazione di una diversa istituzione soclastica. Egli distinse l'educazione dalla cultura: mentre la seconda rappresenta tutto il libero fluire di quegli elementi che contribuiscono a formare un essere umano cosciente di sé e del suo suolo nel mondo, la prima ha a che vedere con la coercizione ed il tentativo di impedire il libero fluire della cultura. Di qui l'idea che l'apprendimento per il bambino non possa avvenire che attraverso un'educazione libertaria che lasci fluire liberamente la cultura. [2]

Le considerazioni tolstojane avevano notevoli punti in comune con quelle di un altro libertario assai critico dell'educazione statale: William Godwin. Egli riteneva che l'educazione istituzionale fosse un mezzo funzionale alla formazione di cittadini abituati ad essere governati e a sostenere menzogne quali il patriottismo (ossia a fiancheggiare il potere politico ed economico-capitalistico), perché «il governo dipende sempre dall'opinione dei governati». Il pensiero di Godwin si fondava su tre punti fondamentali, tutti assai affini con la visione di Tolstoj:

  • pedagogia non coercitiva;
  • apprendistato spontaneo basato sulla motivazione naturale;
  • autonomia del bambino (il bambino è un essere in grado di pensare, ragionare e prendere decisioni).

In Francia, il concetto di educazione integrale appartiene però a Proudhon, che propose una scuola politecnica in grado di far apprendere al bambino molte attività, ma senza imporgli nessuna specializzazione, che deve avvenire solo in una fase successiva. Proudhon fu ispirato a sua volta dalle teorie di Fourier, che propose il modello educativo collettivistico o societario del falansterio [3], quindi in antitesi all'idea individualistica di Jean-Jacques Rousseau.

Ferrer, Robin ed altri

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Escuela Moderna, La Ruche e L'Avenir Social.
La sala studio della scuola La Ruche.

L'esponente più conosciuto della pedagogia libertaria è stato lo spagnolo Francisco Ferrer y Guardia, fondatore nel 1901 della "Escuela Moderna" di Barcellona. Questa scuola si avvaleva di collaboratori eccellenti del tempo: il geografo anarchico Élisée Reclus, l'astronomo Camille Flammarion, lo scrittore e premio nobel Anatole France, il filosofo Herbert Spencer, il biologo Ernst Haeckel, gli anarchici Pëtr Kropotkin e Lev Tolstoj (Tolstoj già nel 1859 aveva fondato una scuola libertaria per fanciulli e adulti a Jàsnaja Poljàna).

Elizabeth Ferm, pedagogista statunitense

L'Escuela Moderna si prefiggeva l'obiettivo di sottrarre i fanciulli al meccanismo autoritario dell'istruzione pubblica. Ferrer inoltre, insieme ad altri libertari interessati a proporre modelli educativi non repressivi, fondò nel 1908 la Lega per l'educazione razionale del bambino. L'influenza di Ferrer permase lungamente in Spagna, tant'è che, soprattutto durante gli "anni '30" (XX secolo), nel periodo pre-rivoluzionario della Seconda Repubblica, venne rinvigorita la vasta tradizione educativa del movimento libertario mediante la diffusione degli atenei libertari, nei quali furono alfabetizzati numerosi operai.

L'influenza esercitata dai principi pedagogici libertari di Francisco Ferrer y Guardia fu notevole in tutto il mondo. Praticamente ovunque nacquero scuole a lui ispirate, come per esempio negli Stati Uniti e in Italia, dove nel 1910 Pietro Ferrero e Maurizio Garino fondarono, a Torino, una scuola moderna inizialmente denominata "Centro di Studi Sociali della Barriera di Milano". L'anarchico Luigi Molinari si fece invece portavoce dei principi di educazione razionale ed integrale, fondando alcune sedi di Università popolare.

Come detto, il più conosciuto pedagogo libertario è Ferrer, probabilmente a causa della sua tragica fine, ma egli fu ispirato dalle idee del francese Paul Robin, considerato il vero capostipite dell'educazione libertaria, dato che nel 1880, a Cempuis (nei pressi di Grandvilliers), fondò di una scuola in cui mise in pratica le sue idee pedagogiche: coeducazione dei sessi in classi dai 4 ai 16 anni, istruzione integrale, eguaglianza ed antiautoritarismo. Robin ebbe un ruolo importante anche nei lavori della Prima Internazionale, avendo preparato un documento sull'educazione integrale per il convegno di Bruxelles del 1867. A causa delle sue idee radicali, l'anarchico francese fu allontanato dalla scuola da lui fondata in conseguenza delle campagne anti-anarchiche sempre più diffuse in Francia, tuttavia continuò a pubblicare libri, articoli e a sviluppare progetti legati alle Università popolari in cui si insegnava anche agli adulti.

Robin, oltre a Ferrer, ispirò anche il francese Sébastien Faure, l'anarchico fondatore della scuola La Ruche di Rambouillet, un istituto in cui si cercò di educare anche attraverso i principi dell'autogestione, dal momento che gli alunni oltre a studiare prendevano contatto con la vita reale autoproducendo prodotti agricoli necessari per l'autofinanziamento della scuola. Sempre in Francia, notevole fu il lavoro svolto da Madeleine Vernet con la sua L'Avenir Social. Da segnalare, in quello che allora era l'impero austor-ungarico, il lavoro teorico-pratico dell'anarchico ungherese Ervin Batthany.

Maria Lacerda de Moura, pedagogista libertaria brasiliana

L'interesse per l'educazione integrale e libertaria portò alla nascita di numerosi opuscoli e giornali che trattavano specificamente l'argomento, come il Boletin de la Escuela Moderna e L'Ecole renovée di Francisco Ferrer, e alla pubblicazione di articoli sull'educazione che trovarono sempre più spazio in giornali anarchici come Les Temps Nouveaux di Jean Grave, in cui nel 1898 fu pubblicato un manifesto internazionale sull'educazione integrale che fu firmato, tra gli altri, da Kropotkin e Tolstoj. Tra la fine dell'800 e i primi del '900, l'azione sindacale della Federazione delle Borse del Lavoro allargò i propri orizzonti sino a sviluppare anche progetti educativi per gli adulti nelle cosiddette Università popolari. La prima di questa tipologia fu fondata a Parigi nel 1898 e quattro anni dopo ce n'erano ben 47 tra capitale e periferia. Nonostante spesso queste università consistessero in una o due stanze dove si svolgevano convegni e/o discussioni, inizialmente vennero coinvolte molte persone delle classi più povere, ma nel tempo esse persero di vista il loro obiettivo coinvolgendo sempre più la classe media e meno quella proletaria. Il tipografo anarchico Georges Deherme fu uno dei più propositivi ed attivi in quest'ambito.

Evoluzione del movimento: scuole libere e descolarizzazione

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Summerhill School.
Paul Goodman, anarchico e pedagogista libertario statunitense

Dopo un periodo di stasi, legato alle due guerre mondiali, a partire dagli "anni '50 e '60" (XX secolo) l'idea pedagogica libertaria si evolse grazie al proficuo lavoro di molti studiosi che svilupparono l'idea della descolarizzazione e delle free schools (scuole libere). Tra queste ultime la capostipite fu la britannica Summerhill School di Alexander Sutherland Neill, peraltro ancora attiva, che diede vita ad un vasto movimento, diffusosi soprattutto negli Stati Uniti, di cui ancora oggi permangono concrete esperienze. Il pensiero fondamentale del movimento delle scuole libere è l'esigenza di un impegno politico e voler fare scuola da sé per sottrarne il monopolio allo Stato.

Mentre in passato era stata l'Europa al centro della nuova idea pedagogica libertaria, nel dopoguerra furono soprattutto gli USA [4] e il mondo aglossassone al centro dell'evoluzione del movimento pedagogico libertario, grazie anche a intellettuali come Paul Goodman, strenuo oppositore del'obbligatorietà scolastica e da sempre in prima linea contro il sistema educativo coercitivo, in cui l'individuo viene «vistato, classificato, abilitato e poi restituito alla società». Per ovviare a queste problematiche, egli suggerisce che alle aule, talvolta, si sostituiscano i luoghi autentici della vita quotidiana (strade, negozi, musei, fabbriche ecc.) e che si possa fare a meno anche degli insegnanti, poiché una persona che svolge un determinato lavoro è sicuramente più preparata del maestro scolastico.

Quantunque il termine descolarizzazione fosse stato usato per la prima volta dall'austriaco-messicano Ivan Illich in Descolarizzare la società [5] - proponendo un'idea radicale contro ogni forma di scolarizzazione obbligatoria ed auspicando l'apprendimento diretto perché «la scuola ha alienato l'uomo da ciò che apprende» [6] - secondo Ian Lister il primo vero descolarizzatore fu proprio Paul Goodman con la sua volontà di de-istituzionalizzare la scuola e la proposta di un apprendimento fondato sulla decentralizzazione del sistema scolastico (piccole scuole dalle ridottissime dimensioni). Uno studioso interessante del sistema pedagogico libertario fu l'inglese Herbert Read, la cui critica dell'educazione è strettamente legata alla criitca della società. Egli attribuisce un ruolo centrale all'arte (secondo Read la percezione artistica è prerogativa umana universale e non strettamente legata a pochi individui, i cosiddetti artisti), attraverso la quale sostituire all'educazione della mente l'educazione dei sensi.

Un esponente moderno della pedagogia libertaria è stato il brasiliano Paulo Freire, vicino alla teologia della liberazione, secondo il quale l'educazione o è al servizio dell'oppressione oppure deve essere un processo di liberazione. Il suo saggio più famoso è La pedagogia degli oppressi. Un altro descolarizzatore fu lo statunitense John Holt, inizialmente propositore dell'istruzione domiciliare ed in seguito assai più vicino al movimento degli descolarizzatori. Ancor più radicale appare Raoul Vaneigem con il testo Avviso agli studenti (1995).

Esempi di scuole libertarie

Jàsnaja Poljàna (1859-1863)

Fondata da Lev Tolstoj nella tenuta di campagna ereditata dalla madre, questa scuola fu attiva dal 1859 alle prime settimane del 1863, ovvero nel periodo in cui in Russia più si diffuse l'adagio di «andare al popolo». La scuola era stata pensata da Lev Tolstoj dopo la guerra di Crimea (1853-1856), l'abbandono della vita militare e la decisione di vivere in maniera quanto più sobria possibile (tracce di questa idea si possono ritrovare soprattutto nei Diari e in Sull'importanza dell'istruzione popolare).

Il primo anno, in cui si insegnò secondo i principi pedagogici di Kant e Jean Jacques Rousseau, fu quasi di prova, per questo dall'anno successivo Tolstoj intraprese un viaggio per l'Europa (soprattutto visitò con attenzione la Francia) alla ricerca di metodi pedagogici più appropriati alla sua idee. Dal 1861 la sua scuola riprese pienamente l'attività, dando istruzione ed educazione soprattutto ai figli e alle figlie dei contadini che lavoravano nelle sue terre, attraverso metodi alternativi rispetto a quelli autoritari e gerarchici solitamente utilizzati.

Per Tolstoj, che assunse in prima persona il compito di insegnare, «l'unico metodo di istruzione è nell'esperimento e l'unico criterio pedagogico è la libertà», per questo lo studente era libero di scegliere o non scegliere di seguire la lezione, poiché l'apprendimento non poteva essere imposto coercitivamente.

L'Escuela Paideia di Merida (Spagna)

La Paideia è una scuola alternativa (nata nel 1978) a quella classica. Situata a Merida (Spagna), qui convivono, durante tutto il giorno, bambini tra i 18 mesi e i 16 anni d'età, educatori, collaboratori, e osservatori. Gli alunni organizzano il tempo e la convivenza in collaborazione con gli educatori, autogestendosi in forma assembleare e mediante commissioni composte da ragazzi/e di diversà età.

La scuola cerca inoltre di incentivare la cooperazione e la critica alla società in una prospettiva anarchica, attraverso il rispetto di alcuni principi: negazione dell'autorità, lotta contro la violenza, la competitività e il consumismo.

Le finalità della Escuela Paideia sono ben spiegate dalle parole di Josefa Martin Luego:

«Noi siamo inclini alla linea di Ferrer. Inizialmente fummo anche in accordo con Ricardo Mella, ma abbiamo visto che se non potenziamo il nostro pensiero, la società imporrà il suo; così scegliamo un'opzione socio-politica indirizzata al rispetto dei ragazzi/e. Pretendiamo che i bambini e le bambine si formino in modo che possano vivere con i valori dell'anarchia, possano autodeterminarsi e creare nuove forme di trasformazione della società».

La pedagogia libertaria in Italia

Exquisite-kfind.png Vedi Marcello Bernardi e Gianni Milano.
Gianni Milano

La pedagogia libertaria in Italia prese a svilupparsi in particolare per merito dall'influenza esercitata dall'anarchico spagnolo Francisco Ferrer y Guardia e dalle sue scuole moderne, che all'inizio del XX secolo presero a diffondersi in tutta Europa. Nella penisola, una delle scuole più attive fu il Circolo di Studi Sociali della Barriera di Milano [7], che successivamente, in ricordo di Ferrer (fucilato il 12-10-1909) assumerà la denominazione di «Scuola Moderna "F. Ferrer"», diretta da Maurizio Garino (nel 1911 verrà nominato segretario l'amico Pietro Ferrero). Da rilevare come già nel 1900, Luigi Molinari avesse fondato l'Università popolare [8] e un'omonima rivista, in cui si dibatteva intorno alla funzione e allo sviluppo della pedagogia libertaria. Notevole scalpore creò anche lo scritto di Giovanni Papini radicalmente ostile all'istituzione scolastica dal titolo Chiudiamo le scuole.

Nel 1951, sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet, alcuni maestri quali G. Tamagnini, A. Fantini, A. Pettini, E. Codignola e più tardi B. Ciari, M. Lodi e Gianni Milano, avevano costituito a Torino il Movimento di Cooperazione Educativa, un'Associazione della Pedagogia Popolare Italiana. Questo fu il periodo in cui maggiormente si sentì anche in Italia l'influenza di Ivan Illich, il cui massimo esponente nella penisola fu Marcello Bernardi.

Oggi, grazie a internet esistono blog come Scuola libertaria che diffondono e fanno conoscere la pedagogia libertaria, proponendo metodi pedagogici alternativi. Nel 2011 la Rete per l'educazione libertaria ha diffuso il Manifesto per l'educazione libertaria il cui incipit è:

«L'educazione libertaria è un insieme di principi ed esperienze unite ad una pratica organizzativa di tipo democratico che riconosce ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze la capacità di decidere individualmente e in gruppo come, quando, che cosa, dove e con chi imparare e la capacità di condividere in modo paritario le scelte che riguardano i loro ambiti organizzativi. L'educazione libertaria fonda la relazione educativa adulto-bambino sul riconoscimento di tali capacità quali mezzi per lo sviluppo dell'autonomia e della libertà di scelta dei bambini. Il contesto da noi privilegiato per la messa in opera di principi e pratiche democratiche così intesi è la scuola». [9]

Note

  1. Lavoro manuale e lavoro intellettuale
  2. Educazione e formazione culturale
  3. Struttura abitativa in cui si svolgeva la vita dei membri dell'unità sociale di base prevista nelle sue teorie e da lui denominata "falange".
  4. Negli USA esisteva comnque una buona tradizione pedagogica libertaria, infatti aveva ben attecchito non solo l'idea di Francisco Ferrer, da cui erano sorte numerose scuole omonime, ma ma anche quelle di altri studiosi da cui erano nate importanti esperienze come quella del 1920 a Stelton di Alexis e Elizabeth Ferm.
  5. Descolarizzare la società
  6. «Ad ogni latitudine, sotto ogni regime e comunque venga propinata, l'istruzione inculca nell'allievo l'idea che l'istruzione stessa non ha valore se non si acquista a scuola e che ciò che conta è avere "titoli" per riuscire nella vita e che è più importante apprendere cose sul mondo che non trarre il proprio sapere dal mondo».
  7. La Barriera di Milano è un quartiere popolare di Torino.
  8. Le Università popolari
  9. Manifesto

Bibliografia

  • Francesco Codello, Irene Stella, "Liberi di imparare" Ed. Terra Nuova 2011
  • Francesco Codello, La Buona Educazione. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill Ed. Franco Angeli 2005
  • Emilia Rensi, Scuola E Libero Pensiero Ed. Ipazia 1984
  • Giuseppe Rensi, La Religione Nella Scuola, Scuola e Libero Pensiero
  • Joel Spring, L'educazione Libertaria Ed. Antistato 1975
  • Joel Spring, L'educazione Libertaria Ed. Eleutera 1992
  • Autori Vari, Francisco Ferrer, Un Rivoluzionario Da Non Dimenticare Ed. Vulcano 1993
  • Marcello Bernardi, Discorso a un bambino, Librerie ragazzi 1978
  • Ferrer E Wintsch, La Scuola Moderna E Lo Sciopero Generale... Ed. Baronata

Voci correlate

Collegamenti esterni

Articoli e testi

Siti web