Rivolta di Casas Viejas
Si conosce come Rivolta di Casas Viejas o Rivoluzione di Casas Viejas quella sommossa popolare anarchica che ha avuto luogo tra il 10 e il 12 gennaio 1933 a Casas Viejas, nella provincia di Cadice, e che vide protagonisti i contadini della CNT-FAI. La rivolta va inserita nell'ambito della vasta insurrezione spagnola di quel periodo e segnò uno dei più tragici eventi della Seconda Repubblica spagnola perché si concluse con la barbara uccisione di numerosi contadini. Essa aprì una enorme crisi politica nei primi due anni della Repubblica e fu l'inizio della perdita di sostegno politico e sociale che pochi mesi dopo porterà alla caduta del governo repubblicano-socialista di Manuel Azaña.
Fatti precedenti
All'inizio della II Repubblica in Spagna nel 1931, il nuovo governo mise in atto una riforma agraria per distribuire la terra ai contadini senza proprietà terriera (braccianti o affittuari), tuttavia, la mancanza di fondi per compensare i proprietari terrieri, rese la legge del 1932 sostanzialmente quasi inattuabile. Disordini sociali e di protesta a causa del ritardo nella sua applicazione determinò l'esplosione della rivolta anarchica che terminerà con la sanguinosa repressione della rivolta.
Inizio della rivoluzione
Per approfondire, vedi Insurrezione anarchica del gennaio 1933. |
L'8 gennaio 1933, insurrezioni anarchiche cominciarono a Barcellona, Madrid e Valencia. Esse furono domate facilmente, ma tre giorni dopo, l'11 gennaio, la lotta scoppiò inaspettatamente nel piccolo villaggio andaluso di Casas Viejas.
La mattina dell'11 gennaio 1933, gli operai del villaggio tagliarono le linee telefoniche e telegrafiche; altri rivoltosi scavarono dei fossati in numerose zone del villaggio preparandosi alla rivolta. Concentratisi nella piazza principale, gli insorti imposero la destituzione del sindaco di affiliazione repubblicano-radicale, imponendogli di ordinare alla polizia locale di non organizzare alcuna repressione, ma il sergente della guardia civile disse che avrebbe preferito «piuttosto morire difendendo la Repubblica che arrendersi.». Poco dopo si udirono i primi colpi contro la caserma, mentre i contadini attaccarono e bruciarono il municipio e diversi altri edifici istituzionali. Diversi insorti sfilarono per le strade annunciando l'instaurazione del comunismo libertario.
Nel pomeriggio arrivarono arrivano rinforzi militari da San Fernando e fu occupato l'intero villaggio. Durante gli scontri un contadino disarmato fu assassinato ed altri due rimasero feriti. Quasi tutti i membri del sindacato anarchico fuggirono verso la campagna o si chiusero in casa. Le truppe al comando del tenente Gregorio Fernández Artal cercarono casa per casa i responsabili dell'assalto alla caserma e individuarono uno dei presunti responsabili, Francisco Cruz Gutiérrez detto ”Seisdedos, un anarchico di settantadue anni che di tanto in tanto partecipava alle iniziative della CNT locale.
Seisdedos si rinchiuse nella sua capanna insieme ad altri conoscenti e famigliari, rifiutando la resa e sparando sulle guardie che tentavano di irrompere in casa sua. Dopo la mezzanotte arrivarono nuovi rinforzi sotto il comando del capitano Manuel Rojas, il quale aveva ricevuto l'ordine di reprimere la rivolta a qualsiasi prezzo: prima spararono con fucili e mitragliatrici contro l'abitazione dell'uomo e immediatamente dopo lo diedero alle fiamme. Due degli occupanti, un uomo e una donna, furono uccisi mentre scappavano via dal fuoco. Sei persone morirono bruciate dentro la capanna (non è dato sapere se la morte giunse a causa dei proiettili o del fuoco), tra cui "Seisdedos" i suoi due figli, il genero e la nuora. L'unico sopravvissuta fu la nipote di "Seisdedos" Maria Silva Cruz, nota come "la libertaria", che salvò la propria vita venendo fuori con una bambina in braccio.
Il bilancio di tutta la sanguinosa operazione fu la morte di diciannove uomini, due donne e un bambino. Tre guardie ebbero lo stesso destino.
Azaña si giustificherà in seguito sostenendo che l'azione delle forze di sicurezza era stata necessaria perché anche anche se i ribelli anarchici erano non molto numerosi si doveva scongiurare la possibile contaminazione dell'insurrezione ad altre località.
Conseguenze
I fatti di Casas Viejas simboleggiano storicamente la rabbia e il martirio subito dai contadini senza terra della regione andalusa. La cittadina fu devastata dal massacro e dagli arresti arbitrari che seguirono all'insurrezione. Quasi ogni famiglia fu in qualche modo coinvolta, inoltre si ingenerarono alcune faide tra diversi cittadini che si accusavano vicendevolmente di quanto accaduto.
La tragedia ebbe una vasta eco in tutta la Spagna. Il movimento anarco-sindacalista subì gravi ripercussioni e momenti di confusione interna, con aspri conflitti tra le varie anime del movimento. A livello governativo, dopo il tentativo di insabbiare il massacro («A Casas Viejas non è successo niente, a nostra conoscenza, ad eccezione di quanto doveva accadere.», fu la prima dichiarazione ufficiale del capo del governo), il Primo Ministro Azaña fu costretto a dimettersi. Allo stesso tempo, il generale Francisco Franco, facendosi portavoce degli ambienti reazionari, giunse alla conclusione che la democrazia portava solo caos e violenza, mettendo in preparazione il colpo di Stato che sarà attuato nel luglio del 1936. La rivolta Casas Viejas fu uno dei momenti più importanti che precedettero la rivoluzione spagnola del 1936.
Durante la guerra civile, lo scrittore Gerald Brenan, che pure anarchico non era, scrisse che le condizioni di vita dei contadini dell'Andalusia erano effettivamente intollerabili e che un programma di cessione delle terre pubbliche era l'unica soluzione fattibile:
- «L'unica soluzione ragionevole per le vaste terre di Spagna è una soluzione collettiva... In molti distretti, i contadini si oppongono, ma l'ideologia anarchica in Andalusia ha lì la soluzione preferita e questo è un fattore che qualsiasi governo sensato avrebbe dovuto sfruttare. (... )»
La drammatica storia dei fatti di Casas Viejas rivelò il contrasto tra due grandi ideali, la democrazia e l'anarchismo. L'opposizione anarchica in una società democratica è sempre moralmente complessa, poiché la democrazia parlamentare è dai più considerata come l'unica forma di organizzazione sociale accettabile. Per questo, il responsabile del massacro, il capitano Rojas, disse in seguito all'indagine parlamentare successiva:
- «Scendendo verso la casa di Seisdedos, dissi ai prigionieri che quanto successo era colpa loro, della canagliata che avevano fatto; di come la situazione fosse molto grave, perché non era la fine solo di Casas Viejas ma di tutta la provincia che s'era ribellata, se non si dava una lezione molto forte, a chi s'era esposto proclamando l'anarchia».
Durante la Repubblica spagnola il movimento anarchico portò avanti istanze rivoluzionarie che il governo riformista sembrò non essere in grado di portare avanti celermente, per cui insorsero conflitti insanabili tra le due ideologie. Militanti anarchici ritenevano, infatti, che la democrazia e le riforme moderate andavano contro gli ideali anarchici, e il conflitto sociale derivante si dimostrò mortale per la repubblica.