Anarchismo proudhoniano

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Con anarchismo proudhoniano si intende definire il pensiero del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi inserito impropriamente nell'ambito di quello che Marx definì socialismo utopistico (Saint-Simon, Charles Fourier, Blanc e Robert Owen).

L'anarchismo proudhoniano

L'anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati.

Per questi motivi Proudhon maturò il progetto della "Banca del popolo", che avrebbe dovuto favorire lo scambio mutualistico fra i lavoratori, basato su “buoni di lavoro”, e fornire credito a basso tasso d'interesse. L'idea era quella di favorire lo sviluppo di una rete associativa di lavoratori liberi e tra loro federati, che eliminasse la figura parassitaria del finanziere (che guadagna denaro prestando altro denaro), in modo che tutti potessero avere a disposizione i capitali necessari a realizzarsi (il progetto però fallì dopo che Proudhon fu arrestato da Luigi Napoleone che temeva le sue idee “troppo libertarie e egualitarie").

Per il pensiero proudhoniano l'individuo è il punto di partenza e la meta finale, in quanto è nella società che esso deve trovare una funzione e realizzarla ("individualismo sociale"). L'individuo può realizzarsi solo all'interno di "libere associazioni" che si sostituiscono all'idea di governo per dar spazio a quella del libero contratto. È proprio il libero contratto alla base dei due elementi caratterizzanti l'anarchismo proudhoniano: il mutualismo e il federalismo (argomenti meglio trattati nei successivi paragrafi).

Il socialismo proudhoniano è quindi intriso di una forte matrice individualistica che lo contrappone nettamente al comunismo. La differenza sostanziale tra i due pensieri è essenzialmente nel concetto di proprietà e possesso: per i “proudhoniani” la proprietà è illegittima, ma non il possesso (ritenuto un fatto naturale); il comunismo è invece favorevole alla collettivizzazione e quindi contrario sia alla proprietà privata che al possesso dei mezzi di produzione.

Tutti questi elementi dell'anarchismo proudhoniano sono realizzabili esclusivamente con la rivoluzione, ritenuta da Proudhon un fatto inevitabile e naturale, il cui fine della medesima dovesse essere quella di abolire il governo e lo stato, ovvero il dominio di un uomo su un'altro uomo (questo pensiero influenzò non poco il successivo pensiero di Pëtr Kropotkin sulla società come parte integrante del mondo della natura).

Riassumendo:

Gli elementi basilari dell'anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all'apprendistato ecc.

Mutualismo e federalismo proudhoniano

Il mutualismo

È nell'anarchismo proudhoniano che il mutualismo diventa elemento cardine del pensiero libertario e egualitario, trasponendo poi il mutualismo economico in campo politico si viene a realizzare il federalismo.

Nell'opera del 1864, La capacità politica delle classi operaie, Pierre Joseph Proudhon spiega approfonditamente il concetto mutualistico:

«Il sistema del Lussemburgo - lo stesso in sostanza di quello di Cabet, di Owen, di Campanella, delle sette cristiane, di Platone ecc. - sistema comunista, dittatoriale, autoritario parte dal principio che l'individuo è essenzialmente subordinato alla collettività... e allo Stato... egli deve in tutto obbedienza e sottomissione. In forza di questo principio fondamentale della sovranità collettiva e della subordinazione individuale... tutto va allo Stato per essere poi ripartito e distribuito a ciascun cittadino membro della grande famiglia, in base alle sue attitudini e ai suoi bisogni, in nome della comunità o dello Stato. Abbiamo visto precedentemente come la scuola del Lussemburgo concepisse i rapporti dell'uomo con la società, del cittadino con lo Stato: secondo essa, si tratta di rapporti di subordinazione, e ne deriva una organizzazione autoritaria e comunista. A questa concezione statale viene ad opporsi quella dei partigiani della libertà individuale, secondo i quali la società deve essere considerata non come una gerarchia di funzioni e di facoltà, ma come un sistema di equilibri tra forme libere, in cui ognuno ha la garanzia di conseguire i medesimi diritti purché sottostia agli stessi doveri, di ottenere gli stessi vantaggi in compenso dei medesimi servizi; sistema questo essenzialmente egualitario e liberale. [...] Da queste premesse, nettamente contrarie a quelle del Lussemburgo, essi deducono una organizzazione basata sull'applicazione larghissima del principio mutualista. Servizio per servizio - affermano - prodotto per prodotto, prestito per prestito, credito per credito ecc.: tale è la legge. In questo ordinamento il lavoratore non è un servo dello Stato, inghiottito dall'oceano comunista; è invece l'uomo libero, realmente sovrano, che agisce sotto la sua responsabilità personale, e di sua iniziativa, con la certezza di ricavare dal suo lavoro un compenso adeguato e di trovare presso i concittadini, per tutto il suo consumo, la lealtà e le garanzie più complete.»

Il federalismo

«FEDERAZIONE dal latino foedus, genitivo foederis, vale a dire fatto, contratto, trattato, convenzione, alleanza ecc., è una convenzione in virtù della quale uno o più capi di famiglia, uno o più comuni, uno o più gruppi di comuni e Stati si obbligano reciprocamente e su un piede d'uguaglianza gli uni verso gli altri; per uno o più scopi particolari, che diventano da quel momento particolare ed esclusiva incombenza dei delegati della Federazione.» (P. J. Proudhon - "Il principio federativo", 1863).

Il federalismo proudhoniano è tendente a scardinare i due principi su cui si impernia il potere autoritario e gerarchico dello Stato: accentramento politico e unificazione del territorio. Il pensiero libertario e federativo di Proudhon affascinò e condizionò il pensiero di uomini profondamente diversi tra loro, da Pëtr Kropotkin a Michail Bakunin per finire a Lev Tolstoj (il pensiero proudhoniano e tolstojano si differenziano profondamente riguardo al rapporto uomo-Dio: Proudhon fu avverso a qualsiasi idea divina, mentre Tolstoj, pur nella sua visione antidogmatica e anticlericale, diede vita a quella corrente molto particolare dell'anarchismo definita come "anarchismo cristiano").

In sostanza il federalismo è la strutturazione orizzontale della società in cui il "Potere" è esercitato dal basso verso l'alto. L'unità fondamentale di tale struttura sono i comuni (o l'associazione) legati gli uni agli altri mediante patti associativi in cui vige il principio di reciprocità e uguaglianza.

Altri elementi del pensiero proudhoniano

Critica del principio di governo

Pierre-Joseph Proudhon e i suoi figli

Proudhon analizza il governo non attraverso l'origine del potere e nemmeno attraverso la forma e l'organizzazione che esso assume, bensì egli punta la sua attenzione e la critica verso l'idea stessa del governo e nei confronti del "principio di autorità" necessario affinché esso persista nella sua azione, per quanto questo venga del tutto o in parte tenuto sotto silenzio dalle tradizioni politiche e giuridiche. Proudhon nei suoi studi evidenzia come i concetti di legge, democrazia, Stato ecc., sono stati costruiti e come emersero, per lo più in maniera autoritaria, nel corso della storia.

Critica della proprietà privata

La critica proudhoniana alla proprietà privata si esplica a partire dall'appropriazione da parte del proprietario del surplus collettivo, ovvero la differenza tra la produttività del lavoro collettivo e la sommatoria delle forze individuali impegnate nel lavoro. La proprietà privata non trova alcuna giustificazione in alcuna teoria: non in quella secondo cui sarebbe legittima la proprietà su cui ciò la collettività non ha preso ancora possesso e non quella secondo cui sarebbe il lavoro a legittimarla (come giustificare altrimenti l'appropriazione del lavoro altrui da parte del proprietario? Come giustificare l'affitto? E il possesso di un bene pur senza usufruirne?).

La proprietà è per sua natura contraddittoria:

«La proprietà è il diritto di occupazione; e nel tempo stesso il diritto di esclusione. La proprietà è il premio del lavoro; e la negazione del lavoro. La proprietà è il prodotto spontaneo della società; e la dissoluzione della società. La proprietà è un'istituzione di giustizia; e la proprietà è un furto» (da Sistema delle contraddizioni economiche, ed. Anarchismo, Catania, 1975).

La proprietà privata necessita quindi dello Stato e delle sue istituzioni legislative, giudiziarie e poliziesche per legittimare l'uso e l'abuso di un bene, lo sfruttamento del lavoro altrui, l'imposizione di una forza dispostica legata a questa proprietà ecc.

Tutte queste critiche non fanno però di Proudhon un comunista o un collettivista, al contrario egli pensa che la collettivizzazione non faccia sparire l'ingiustizia alla base di questo concetto, per questo auspica il possesso (usufrutto) dei beni e la riorganizzazione dell'economia, in modo che i lavoratori possano diventare proprietari dei mezzi di produzione e possano così autogestire il processo produttivo, che si costituirebbe come una pluralità di centri, gruppi o produttori in equilibrio vicendevolmente.

Critica dello Stato e del comunismo

Secondo Proudhon lo Stato è la condizione prima per il mantenimento delle disuguaglianze sociali, così come anche le disuguaglianze sociali sono la condizione imprescindibile per l'esistenza dello stesso Stato. Per questi motivi esso, per farsi accettare dal popolo non può che fondarsi su una serie di astrazioni a carattere mistico-religisoso. Proudhon pensa quindi che lo Stato non possa essere riformato ma debba essere necessariamente abbattuto:

«Al di sopra di questo sistema di governo, del tutto misterioso, aleggia un sistema religioso, del quale ogni cosa, il dogma, il rito, lo scopo, sulla terra e in cielo,rimangono altrettanto misteriosi [...] dovrà lo Stato continuare a esistere una volta risolto il problema del lavoro e del capitale? Noi rispondiamo di no. Sosteniamo che, una volta identificati il capitale e il lavoro, la società sussiste da sola e non ha più bisogno del governo. Noi siamo, di conseguenza, e l'abbiamo proclamato più di una volta, anarchici» (da Les confessions d'un révolutionnaire).

La critica al comunismo si sviluppa su due piani: da un lato è un'illusione ideologica pensare di poter eliminare la proprietà privata e dall'altro Proudhon intende evidenziare la natura proprietaria dei comunisti che intendono diventare padroni (servendosi dello Stato) di ciò che prima era privato, nascondendo questa volontà dispotica dietro l'ideologia collettivista.

La questione della pena

Exquisite-kfind.png Vedi La sanzione penale e il conflitto sociale (di Pio Marconi).

Diffusione dell'anarchismo proudhoniano

Inizialmente, nella seconda metà dell'ottocento, il pensiero proudhoniano fu fortemente osteggiato dal marxismo. In particolare fu la Prima Internazionale ad esser lacerata, fin dall'inizio, da forti dissensi interni tra i seguaci di Proudhon e quelli di Marx.

In quel periodo, nel nascente movimento operaio, primeggiava il pensiero di Proudhon: in Francia il movimento subì a lungo le impostazioni anarchiche del filosofo francese, mentre il marxismo stava in parte relegato ai margini; in Italia il pensiero di Proudhon trovò terreno fertile prima, durante e dopo i moti risorgimentali. Non a caso le forti influenze proudhoniane si ritrovano nel pensiero di quello che fu il primo anarchico italiano: Carlo Pisacane; in Spagna la dottrina proudhoniana si diffuse grazie a Piy Margail che tradusse numerose opere, diventando egli stesso un assertore del federalismo.

Attualmente tra le innumerevoli correnti e tendenze dell'anarchismo, il socialismo libertario è forse la più diretta emanazione del pensiero di Proudhon, fermo restando che nessuno che si definisca anarchico può dire di non aver subito la sua influenza.

Voci correlate

Colegamenti esterni