Insurrezione anarchica del dicembre 1933 (Spagna)

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Bandiera della CNT-FAI.

L'insurrezione anarchica del dicembre 1933, chiamata anche dagli storici della CNT la «rivoluzione del dicembre 1933», è stato uno sciopero generale rivoluzionario accompagnato da attività di milizie armate che ebbe il suo epicentro nella città di Saragozza, e più genericamente in Aragona e La Rioja, che si estese poi in Extremadura, Andalusia, Catalogna e nell'area mineraria di León. La protesta, che porterà alcuni insorti a proclamare il comunismo libertario, iniziò a Saragozza l'8 dicembre 1933, lo stesso giorno in cui si riunì il nuovo Parlamento repubblicano dopo la vittoria elettorale del Partito Repubblicano radicale di centro-destra guidato da Alejandro Lerroux. La protesta fu domata una settimana più tardi, il 15 dicembre, dopo un cospicuo uso della forza da parte delle forze militari. Il 18 dicembre, terminata l'insurrezione, si formava il primo governo del Partito Repubblicano Radicale presieduto da Alejandro Lerroux [1], durante il secondo biennio della Seconda Repubblica spagnola, sostenuto esternamente dal CEDA (Confederazione Spagnola delle Destre Autonome). [2]

Questa del dicembre 1933 fu la terza e ultima delle insurrezioni della CNT durante la Seconda Repubblica. La prima fu quella del gennaio 1932 in Alto Llobregat (Catalogna), la seconda quella del gennaio 1933, durante la quale si verificarono i drammatici eventi di Casas Viejas.

Inizio

Quando ancora non era stato formato il nuovo governo, si concretizzò lo scoppio della terza insurrezione anarchica nella storia della Repubblica, e come le due precedenti fu alla fine soppressa attraverso l'uso della violenza istituzionale. La decisione fu presa dopo aver conosciuto il risultato delle elezioni del novembre 1933 durante il Convegno Nazionale della CNT svoltosi a Saragozza il 26 novembre. Fu dato incarico ad un comitato rivoluzionario formato, tra gli altri, da Buenaventura Durruti, Cipriano Mera, Antonio Ejarque e Joaquin Ascaso, molti dei quali erano membri della FAI.

Lo stesso giorno in cui il nuovo parlamento si riuniva, l'8 dicembre, il governatore civile di Saragozza ordinò come misura preventiva la chiusura delle sedi della CNT e l'impiego in strada di numerose pattuglie delle forze dell'ordine, senza però riuscire ad evitare da lì ai sei giorni seguenti sparatorie e scontri tra polizia e rivoluzionari che procurarono la paralisi delle attività di molte città e la morte di dodici persone solo il primo giorno. Il 14 fu dichiarato lo stato di guerra e l'esercito intervenne in forze per domare l'insurrezione, mentre le guardie d'assalto conducevano i tram, scortati da soldati. Il 15 la CNT diede l'ordine di tornare a lavorare ed il giorno seguente la polizia arrestò tutti i membri del Comitato rivoluzionario (Durruti fu successivamente arrestato a Barcellona). [3]

Sviluppo della rivolta

Il movimento insurrezionale iniziato a Saragozza si estese ben presto in altre località aragonesi e di La Rioja; dopo la proclamazione del comunismo libertario si produssero gli scontri e gli avvenimenti più importanti che si ripeterono in ogni città seguendo lo stesso schema: tentativo di occupazione della caserma della guardia civil e di fermo delle autorità e dei cittadini più ricchi; distruzione degli archivi e dei documenti ufficiali sulle proprietà private, ribassamento del prezzo dei prodotti sulla base del principio del comunismo-anarchico. La risposta del governo non poté che essere una e solo una: repressione!

Ci furono insurrezioni di matrice anarchica in altri punti isolati dell'Extremadura, Andalusia, Catalogna e nella conca mineraria di León, che il 15 dicembre furono definitivamente sconfitti. [4]

Conseguenze

Il bilancio dei sette giorni di insurrezione fu di 75 morti e 101 feriti, tra gli insorti, 11 morti e 45 feriti tra le guardie civili e 3 morti e 18 feriti tra le guardie de asalto. Agli implicati nella “revolución de diciembre”, como la chiamarono alcuni anarchici, gli venne applicata la legge denominata "Ley de Orden Público de 1933" (Legge di Ordine Pubblico). La repressione causò una grave crisi nella CNT, che risultò disarticolata e senza più organi d'espressione. I dirigenti più moderati che erano stati espulsi dalla CNT, come Joan Peiró della Federación Sindicalista Libertaria, incolparono la fazione più radicale per il fallimento dell'insurrezione, la FAI, in cui erano inseriti i membri del comitato rivoluzionario. [5]

Durante la rivolta si verificarono gravi scontri con le forze dell'ordine, distruzione di treni, mezzi pubblici, archivi, incendi di chiese, sabotaggio di strade e linee telefoniche.

Note

  1. Alejandro Lerroux
  2. CEDA
  3. Casanova, Julián (2007). República y Guerra Civil. Vol. 8 de la Historia de España, scritta da Josep Fontana e Ramón Villares. Barcellona: Crítica/Marcial Pons., pag. 114-116
  4. Casanova, Julián (2007). República y Guerra Civil. Vol. 8 de la Historia de España, scritta da Josep Fontana e Ramón Villares. Barcellona: Crítica/Marcial Pons., pag. 116-117
  5. Casanova, Julián (2007). República y Guerra Civil. Vol. 8 de la Historia de España, scritta da Josep Fontana e Ramón Villares. Barcellona: Crítica/Marcial Pons., pag. 117

Voci correlate