Azione diretta

Da Anarcopedia.
Jump to navigation Jump to search
Le azioni dirette possono avere un carattere violento o non violento: esempio di azione diretta ad Atene (dicembre 2008).

L'azione diretta è la realizzazione autogestita di un'iniziativa individuale o collettiva, attuata come risposta puntuale a situazioni concrete di oppressione.

Coerentemente rispetto alla massima nata nella Prima Internazionale - «L'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi, o non sarà!» - è un metodo e una teoria di contrasto diretto, cioè senza delega, a pratiche intollerabili o per creare condizioni più favorevoli, usando immediatamente i mezzi disponibili. È un principio fondante dell'anarchismo e consiste anche nella presa di coscienza morale al di là delle leggi ufficiali.

L'azione diretta come principio anarchico

Logo del gruppo francese Action Directe

L'azione diretta è quell'azione che viene esercitata individualmente o collettivamente per la risoluzione di un problema politico-sociale oppure come mezzo di contestazione di un'autorità. Per esempio, è storicamente un'arma utilizzabile dai lavoratori, organizzati o meno sindacalmente, per contrastare la reazione della classe padronale o delle stesse istituzioni dello Stato.

L'azione diretta, in quanto in antitesi al meccanismo della delega, principio fondante della democrazia borghese, è una caratteristica che accomuna tutte le correnti dell'anarchismo: sindacalismo, comunismo, insurrezionalismo, ecologismo e pacifismo.

L'azione diretta è associata all'attivismo, ma non è solamente legata alla lotta simbolica o propagandistica contro il potere dello Stato e del capitalismo. Le azioni dirette possono avere un effetto concreto e reale sulle vite delle persone e sulla struttura stessa della società. Negli USA, il termine è stato legato alle proteste non-violente in generale, e particolarmente alla disobbedienza civile.

L'azione diretta ha ispirato la nascita di riviste e gruppi anarchici o comunque affini all'anarchismo: in Francia, Jean-Marc Rouillan nel 1979 costituì il gruppo Action Directe riunendo il Groupe d'Action Révolutionnaire Internationale (GARI) con il Noyaux Armés Pour l'Autonomie des Peuples (NAPAP); negli USA, intorno agli anni '80 del XX secolo, il gruppo di protesta californiano Livermore Action Group fondò un giornale dal titolo «Direct Action».

Mezzi e fini dell'azione diretta

«Non deporremo mai le armi prima che la Camera dei Comuni voti una legge per distruggere tutto il macchinario nocivo alla comunità ed abroghi quella per l'impiccagione dei Fracassatori dei telai. Ma noi, noi non presenteremo mai più nessuna petizione: non serve a nulla! Lotta deve essere» (Proclama di Ned Ludd [1]).
Simbolo squatter

I mezzi utilizzati possono andare dallo sciopero generale al sabotaggio, dalla resistenza non violenta a quella violenta, dall'occupazione dei luoghi di lavoro al boicottaggio, non disdegnando innovazioni moderne quali l'azione poetica, la creazione di cooperative, l'occupazione di edifici (es. squat) ecc. Queste pratiche possono assumere frequentemente anche una forma di disobbedienza civile ed avere carattere legale o illegale, difensivo o offensivo, senza venir meno al principio stesso del'azione diretta che sta nel non delegare ad altri le istanze della propria vita. Chi applica questo principio crede nell'azione immediata, senza attendere lo sviluppo di tattiche attendistiche o indirette, come l'elezione di rappresentanti che promettono la risoluzione dei problemi nei tempi futuri.

L'azione diretta va intesa come la volontà di praticare direttamente l'autodeterminazione e come opposizione all'azione autoritaria dello Stato, del capitalismo, del corporativismo, del patriarcato ecc.

Anarchismo e azione diretta [2]

Usando le parole di Rudolf Rocker, azione diretta è: «Ogni metodo di guerra immediata dei lavoratori (o altre persone nella società) contro i loro oppressori economici o politici».

Tra questi le più note sono: lo sciopero, in tutte le sue forme, dalla lotta per gli stipendi allo sciopero generale; il boicottaggio; il sabotaggio in tutte le sue forme; occupazioni; propaganda antimilitarista, e in casi particolarmente critici, resistenza armata della gente per proteggere la propria vita e libertà.

L'azione diretta non è applicabile soltanto sul luogo lavorativo, deve avvenire ovunque con mancati pagamenti di affitto e tasse, boicottaggio di certi prodotti, occupazioni, impedimento di costruzioni per motivi ecologici ecc. Semplicemente, azione diretta significa agire da solo senza aspettare che qualcuno lo faccia per te, poiché solo agendo direttamente le cose possono cambiare.

Quindi, rifiuto l'idea che la società sia statica, e che le coscienze delle persone, le loro idee ed ideali non possano essere cambiate. L'azione diretta provoca una trasformazione degli stessi che la fanno, perché agendo per sé stessi, oltre a soddisfare la propria voglia di libertà, dimostrano che ogni cosa è possibile, se esiste la volontà per farla. Liberandoci dalle catene mentali, ci rendiamo conto che tutto è possibile, collaborando ed agendo direttamente.

Grazie all'azione diretta ci siamo liberati dalla schiavitù dei secoli passati, e con questa forza diretta abbiamo anche ottenuto le cosiddette "libertà civili". Usata bene da un grosso numero di persone, permetterà di raggiungere qualunque meta prefissata. Azione diretta e movimenti come il sindacato, possono essere utilizzati per sviluppare l'intelligenza rivoluzionaria del lavoratore e cosi assicurare l'emancipazione tramite esercizio. Azione diretta è in contrapposizione al sistema di suffragio politico. Non solo è più utile del voto, ma oltretutto, il voto "democratico" attuale non cambierà mai nulla, perché lo Stato ed il capitalismo non possono essere riformati.

La storia è piena d'esempi di radicali che arrivano al potere, e diventano come i politici che hanno rimpiazzato, oppure più conservatori; qualunque governo è sotto la pressione di due potenze, la burocrazia statale ed il mondo dell'alta finanza. Questo assicura che qualunque tentativo di cambiamento sociale, sarà bloccato grazie agli investimenti mancati ed al lavoro della burocrazia.

Supponiamo che riesca ad andare al governo un gruppo abbastanza riformista, questo si troverebbe di fronte vari problemi e pressioni economiche. Il capitale non farebbe investimenti, ed il governo dovrebbe fare passi indietro per evitare il collasso economico, oppure se il governo bloccasse l'uscita di denaro dal paese, rimarrebbe presto isolato economicamente, rendendo la propria moneta molto debole. In tutti i modi, il fallimento è assicurato, perché come già sottolineato, qualunque governo dipende dal capitale, e quindi subisce la volontà di questo capitale. Quindi, qualunque governo con qualunque persona alla guida, deve prima accontentare il capitale e poi il popolo, perché il contrario non sarà mai permesso.

Il voto "democratico" attuale è la contrapposizione dell'azione diretta, perché votando deleghi qualcuno a pensare per te. Il voto toglie il potere alla gente, regalando la "leadership" a qualcun altro: proprio il contrario di quello che si dice comunemente. I partiti rispecchiano la divisione tra il lavoro manuale e mentale, e quindi sono necessari per il sistema capitalista. Osservando la situazione attuale delle "democrazie" moderne, trovo sorprendente che la gente continui a votare a legare le proprie speranze ai nuovi partiti che spuntano ogni giorno o ai vecchi partiti riformati. Il problema non sta nei politici o nei partiti, ma nel sistema che li forma a sua immagine, emarginando la gente e costringendo i politici a scelte non personali. Nemmeno un milione di partiti nuovi potranno cambiare questo. Quindi, il voto implica soltanto il mantenimento dello stato attuale delle cose, perché nessun partito, persona o ideale può riformare lo stato burocratico.

Ci insegnano da una giovane età che il voto è «un diritto ed un dovere», giustificando moralmente le elezioni con parole come «responsabilità civile». Ma questa è soltanto demagogia e paura che il popolo si svegli, obbligando questi "parassiti" a lavorare come il resto del gente. Chi è al potere, necessita dell'appoggio del popolo, e quindi ci bombarda con frasi tipo "diritto e dovere" di votare, cosi mantenendo i privilegi. Il voto è sempre stato la morte delle idee rivoluzionarie.

I partiti politici sono radicali soltanto quando non hanno la possibilità di essere eletti. Mi viene da ridere quando penso alla farsa leninista, di un partito radicale che si impadronisce del potere per poi smantellarlo. Questa retorica della "campagna elettorale" leninista, era una farsa a quei tempi, e spero che nel 2002, nessuno ci creda ancora (ma ne dubito!). Chiaramente, il non voto in sé, porterà soltanto apatia, e quindi il non voto va abbinato all'azione diretta, altrimenti ha pochissima utilità, tranne il dissociarsi dal sistema attuale. Bisogna ribellarsi contro qualsiasi forma di potere. Propagandare il nostro ideale di libertà. Incominciare a costruire luoghi di autogestione e di creatività.

Il sistema elettorale non può tutelare o rappresentare l'elettorato, indipendentemente da quale partito assuma il potere. Credo che il primo passo verso l'anarchia, sia rendersi conto che questa rappresentanza parlamentare non significa essere rappresentato. Quando il popolo inizierà a capire che con il voto attuale non si risolve nulla, cercherà altri sistemi per essere rappresentato. La voglia di cambiare, viene dalla consapevolezza dell'errore presente.

Note

  1. Tratto da La Rivoluzione industriale, di P. Mantoux
  2. Paragrafo tratto da: Contropotere

Bibliografia

  • Edward Abbey, I sabotatori, Meridiano Zero, Padova, 2001
  • Maurizio Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell'Ottocento e il fascismo, Lacaita edizioni, 1991
  • Emile Pouget, Il sabotaggio (1913)
  • Edward Abbey, La banda del sabotaggio

Voci correlate

Collegamenti esterni