Fascismo

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Mussolini e Hitler, due dittatori: il primo fascista, l'altro nazista.

Il fascismo è un'ideologia politica totalitaria, nazionalista, tirannica e reazionaria fondata da Benito Mussolini. Il movimento raccolse le simpatie di molti reduci delusi dalle promesse non mantenute, dei nazionalisti che denunciavano la "vittoria mutilata", dei conservatori timorosi di un'avanzata bolscevica in Italia e degli agrari in lotta contro un sindacalismo schierato su posizioni utopistiche e anarcorivoluzionarie.

La parola fascismo deriva da fascio (lat.: fascis), fa riferimento ai fasci usati dagli antichi littori e simboleggia l'unione, mentre l'ascia presente nel fascio rappresenta il potere, in particolare quello giurisdizionale.

Origine e ideologia del fascismo

Il giovane Benito Mussolini è socialista ed anti-interventista nei primi mesi della Prima guerra mondiale, ma dopo qualche settimana dall'inizio di questa egli cambia improvvisamente e bruscamente rotta assumendo posizioni radicalmente interventiste. Questo comporta il suo immediato dimissionamento dalla direzione dell'organo ufficiale del PSI, «L'Avanti!», ma anche un notevole sostegno economico che gli permette di fondare un nuovo giornale, «Il Popolo d'Italia».

Il fascismo si forma in un ambito post-bellico in cui i soldati appena rientrati dal fronte si trovano nuovamente a dover fronteggiare i soliti problemi della normale quotidianità. Alcuni reduci dell'ala più nazionalista, sono delusi da quanto la diplomazia ha concesso ad una potenza vincitrice come l'Italia, altri lo sono perché si aspettavano dalla guerra l'"input" per dar via a dei radicali cambiamenti sociali o addirittura per la rivoluzione sociale. Ed è in questo clima che il fascismo si costituisce formalmente a Milano il 23 marzo 1919, giorno in cui Benito Mussolini crea il primo fascio di combattimento.

Il programma dei Fasci di Combattimento presenta tratti socialisti: cospicuo prelievo sui capitali, imposta dell'80% sui profitti di guerra, la partecipazione degli operai al governo delle industrie, annessione della Dalmazia e confisca dei beni ecclesiastici.

D'annunzio fra i legionari di Fiume.

Dopo l'impresa fiumana di Gabriele D'Annunzio (1919), uomo da cui Mussolini attingerà a piene mani per quanto riguarda la retorica fraseologica (se D'Annunzio non fu fascista a tutti gli effetti, si può dire che il fascismo fu dannunziano: sono di D'Annunzio gli slogan fatti propri dal fascismo come «Eja, Eja, Eja, Alalà!», [«Hip, Hip, Hurrà»], «Memento audere semper» [«Ricorda di osare sempre»]), alle elezioni dello stesso anno non un fascista riesce a farsi eleggere (4.000 voti a Milano). Mussolini, vista la difficoltà di muoversi sul piano legalitario, comincia a dare spazio allo squadrismo fascista: squadre formate da giovani figli dei ricchi agrari e industriali, ex combattenti, disoccupati, nazionalisti ecc. che colpiscono con violenza "case del popolo", "case del lavoro", cooperative, circoli comunisti e anarchici ecc. Ma quali sono gli elementi caratterizzanti l'ideologia fascista? Premesso che il fascismo trova nel filosofo Giovanni Gentile il suo supremo ideologo, si può senz'altro partire da una concezione hegeliana dello Stato, lo "Stato etico", posto al di sopra di tutto e di tutti, e a cui ogni individuo deve necessariamente sottomettersi. Di qui si può ben capire il senso del termine "fascismo", ovvero la propugnazione di una società intesa come fascio di componenti che cooperano insieme al medesimo fine sociale. In questo modo il fascismo si pone come ideologia reazionaria proprio perché interclassista, che ben spiega anche il perché del compromesso col capitale e con la Chiesa, ovvero il rovesciamento ed il superamento della teoria comunista, e per certi versi anche anarchica, della lotta di classe. Da ciò scaturirà il corporativismo, cioè la "giusta" composizione dei vari interessi di classe per il supremo interesse della patria (che però coincideva con quello dei capitalisti), ed il nazionalismo, che si pone in antitesi all'internazionalismo anarchico e comunista. Alla lotta interna fra classi veniva sostituita la lotta verso l'estero e verso altre nazioni. Questa concezione ideologica sviluppa anche l'idea del fascismo come terza via tra comunismo e capitalismo, ma la storia dimostrerà l'ipocrisia che si nasconde dietro quest'astrazione: il fascismo infatti non sarà mai conciliatore bensì repressore, entro e fuori la nazione: squadrismo, esasperato militarismo, demagogia, repressione legale e illegale degli oppositori, colonialismo, razzismo ecc.

Altri aspetti rilevanti del fascismo sono stati:

  • Il culto dell'antica Roma: il fascismo si propone come ideale prosecutore e rinnovatore dell'Impero Romano, da ciò scaturisce l'esaltazione della tradizione, dell'identitàecc.
  • Il culto della giovinezza: il fascismo esalta la giovinezza in quanto strumento per far grande la nazione (nazionalismo) attraverso la guerra e il lavoro.
  • Il culto della violenza: il fascismo, a partire da una degenerazione del pensiero di Sorel e ancor più Nietzsche, esalta la violenza come mezzo di risoluzione dei conflitti e come arma politica (squadrismo).
  • Il culto del capo e dell'autorità: il fascismo ha una concezione gerarchica della società, da ciò l'esaltazione della cieca, inutile, irrazionale e totale obbedienza alla patria (sostanzialmente identificato nello Stato).

Il fascismo in Parlamento

Giovanni Giolitti votò a favore del primo governo Mussolini, nel 1922.
Bandiera degli Arditi del Popolo, oppositori sin da subito del regime.

Mentre le violenze fasciste andavano avanti i Fasci di Combattimento si costituivano nel 1921 in Partito nazionale fascista (PNF). La XXVI legislatura, con Bonomi Primo Ministro, è inaugurata l'11 giugno 1921. A causa della scellerata alleanza di Giolitti con il PNF (il cosiddetto Blocco Nazionale), ben 35 fascisti e 10 nazionalisti riescono ad entrare in parlamento. Il primo atto del gruppo parlamentare fascista è l'espulsione violenta, pistola alla mano, del comunista Francesco Misiano, colpevole di essere un disertore della Prima guerra mondiale. Il governo Bonomi, direttamente o indirettamente, non fa altro che continuare nello sdoganamento dei fascisti sino a quando gli succedono i "due governi Facta".

Luigi Facta insieme all'inerzia, al favoreggiamento della corona e all'incoerenza da una parte, e alla tardiva azione delle forze democratiche dall'altra, aprono la strada al fascismo in Italia quando il 28 ottobre 1922 Mussolini ordina ai suoi seguaci la "marcia su Roma" (durante la quale fu distrutta, per esempio, la sede di Umanità Nova e di altre sedi di partiti che osteggiavano i fascisti). Vittorio Emanuele III non solo non autorizza le misure militari proposte dal "governo Facta" per fronteggiare le squadre fasciste ma affida l'incarico di formare un nuovo governo proprio a Mussolini.

Parallelamente all'azione parlamentare autoritaria prende piede anche la violenza fascista contro gli oppositori del regime. Caso emblematico è la strage del 18-19 dicembre 1922, in cui a Torino trova la morte l'anarchico Pietro Ferrero.

Il governo Mussolini

«A coronamento di una lunga serie di delitti, il fascismo si è infine insediato al governo. E Mussolini, il duce, tanto per distinguersi, ha cominciato col trattare i deputati al parlamento come un padrone insolente tratterebbe dei servi stupidi e pigri. Il parlamento, quello che doveva essere “il palladio della libertà”, ha dato la sua misura. Questo ci lascia perfettamente indifferenti. Tra un gradasso che vitupera e minaccia, perché si sente al sicuro, ed una accolita di vili che pare si delizi nella sua abiezione, noi non abbiamo da scegliere. Constatiamo soltanto – e non senza vergogna – quale specie di gente è quella che ci domina ed al cui giogo non riusciamo a sottrarci. [...] In quanto a noi, non abbiamo che da continuare la nostra battaglia, sempre pieni di fede, pieni di entusiasmo[...]
L'anarchico Renzo Novatore, fu uno dei primi italiani ad opporsi al fascismo
Piuttosto l'avvento del fascismo deve servire di lezione ai socialisti legalitari, i quali credevano, e ahimè! credono ancora, che si possa abbattere la borghesia mediante i voti della metà più uno degli elettori, e non vollero crederci quando dicemmo loro che se mai raggiungessero la maggioranza in parlamento e volessero – tanto per fare delle ipotesi assurde – attuare il socialismo dal parlamento, ne sarebbero cacciati a calci nel sedere!» (Errico Malatesta, L'analisi di Malatesta sul fascismo)

Il primo governo Mussolini è necessariamente un governo di coalizione, in quanto i fascisti non hanno i numeri per governare da soli. Il primo provvedimento, alla faccia del presunto carattere antiborghese del fascismo, preso durante il Consiglio dei Ministri del 31 ottobre 1922, è una serie di leggi che comporta l'abolizione delle imposte sui sovraprofitti di guerra, l'abolizione della nominatività dei titoli azionari (leggi varate dal governo Giolitti nel 1920 per colpire la speculazione finanziaria, che era stata molto contrastata da ambienti vicini alla Chiesa), l'abolizione del monopolio statale delle assicurazioni sulla vita (promulgata dal governo Giolitti all'inizio degli anni '10) e la riduzione dell'imposta di successione. [1]Le riforme annunciate vengono invece procrastinate nel tempo, il frazionamento del latifondo e la distribuzione delle terre ritornano ben presto nel dimenticatoio.

Grazie alla legge elettorale ("Legge Acerbo") [2], ai brogli, alla debolezza del fronte antifascista e alle violenze squadriste, le elezioni del 1924 vedono i fascisti uscire vincitori e legittimati a governare. [3]Il socialista Giacomo Matteotti denuncia in parlamento le violenze fasciste, pagando il suo coraggio con la morte per mano di una squadraccia fascista.

A questo punto i socialisti, i radicali, i popolari e una parte dei liberali abbandonano Montecitorio (la cosiddetta “secessione dell'Aventino”) nella speranza di scuotere il paese e convincere la casa monarchica a riappropriarsi delle redini del paese.

La dittatura fascista

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Corporativismo fascista e Censura fascista.
Piero Gobetti, morto in seguito alle aggressioni fasciste
Pietro Ferrero, anarchico, assassinato dai fascisti il 18 dicembre 1922

Rimasto nell'ambito della legalità sino alle elezioni del 1924, dal 1925 il fascismo si radicalizza progressivamente in un regime totalitario.

Il 3 gennaio 1925 Mussolini annuncia alla Camera, di fatto, l'inizio della dittatura. Viene soppressa la libertà di stampa, sono dichiarati decaduti i deputati “aventiniani”, i partiti e le organizzazioni politiche gli altri vengono dichiarati fuori legge (tra questi anche Unione Sindacale Italiana e l'Unione Anarchica Italiana), riprendono le persecuzioni contro gli antifascisti (molti antifascisti furono spediti al confino, tra questi, tanto per citarne alcuni, Antonio Gramsci e l'anarchico Errico Malatesta), sono accresciuti i poteri del governo, è ripristinata la pena di morte, infine il giurista di regime Arturo Rocco fascistizza i codici sancendo la preminenza dello Stato sui cittadini.

Ancora, viene modificato l'apparato istituzionale italiano (trasformazione del Gran consiglio del fascismo in organo dello Stato; istituzione del Tribunale speciale e dell'OVRA; esautoramento del parlamento e creazione della Camera dei fasci e delle corporazioni). In pratica con la dittatura trionfa la concezione assolutistica dello Stato, che il filosofo fascista Giovanni Gentile, vero e proprio ideologo del regime, mobilizza con l'etichetta di “Stato etico”. Questa concezione assolutistica dello Stato ha le sue origine nell'Idea Assoluta, a cui si giunge seguendo il percorso della dialettica hegeliana, in cui gli interessi del cittadino vengono assolutamente subordinati a quelli della totalità, rappresentata dallo Stato.

Gli anarchici sono in prima linea nella lotta contro il totalitarismo fascista sin dall'inizio, con gli Arditi del Popolo (Antonio Cieri, Argo Secondari ecc.), le azioni individuali di Gino Lucetti, Michele Schirru, Angelo Sbardellotto (si possono citare anche gli atti individuali dei non anarchici, come Domenico Bovone, Zaniboni, Anteo Zamboni e Violet Gibson), oltre a tante individualità, come per esempio Renzo Novatore, che giornalmente combattevano il regime pagandone prezzi altissimi (questi esempi dimostrano che per molti antifascisti la resistenza ha avuto inizio ben prima dell'8 settembre 1943, ovvero nel momento stesso in cui il fascismo è nato).

La politica sociale fascista porta ad un'opera sistematica di fascistizzazione della nazione attraverso la scuola e le organizzazioni di massa: Opera nazionale dopolavoro; Opera nazionale Balilla, poi GIL; Opera nazionale maternità e infanzia, nonché un accorto uso dei mezzi di comunicazione e della propaganda.

L'organizzazione del lavoro e dell'economia viene rivoluzionata da alcuni importanti provvedimenti (creazione dell'IMI - Istituto Mobiliare Italiano - nel 1931 [4], dell'IRI - Istituto per la Ricostruzione Industriale - nel 1933 [5]; furono costituite anche l'AGIP e l'ANIC, Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti; nel 1934 nasce la politica autarchica, un programma con il quale si rendeva obbligatorio utilizzare esclusivamente prodotti nazionali, che portò anche questo a sostegni alle industrie italiane da parte dello stato, nella speranza che l'Italia diventasse autosufficiente.), ma è la stesura della Carta del lavoro, nel 1927, a segnare un momento cruciale della storia del fascismo.

Lojze Bratuž, italianizzato in Luigi Bertossi, è stato un compositore italiano di lingua slovena. Fu assassinato dai fascisti il 16 febbraio 1937 in quanto di lingua slovena e antifascista.
Il concordato del 1929 tra Chiesa Cattolica e fascismo.

La Carta del Lavoro sancisce la nascita dello Stato corporativista: le corporazioni sono state l'emblema reazionario del fascismo (le corporazioni, per voce dello stesso Mussolini, furono il cuore, l'essenza, del regime fascista), poiché, celandosi dietro un ipocrita tentativo di pacificare il classico conflitto capitale-lavoro, non fanno altro che agevolare il clero, la nobiltà e la borghesia (non a caso tutti forti sostenitori del fascismo) a scapito del proletariato, relegato, in cambio di qualche piccola concessione, al ruolo di subordinato alle classi dominanti.

In politica estera, dopo una prima fase in cui il fascismo si propone quale elemento stabilizzatore degli equilibri europei (Patti di Locarno, 1925) e in cui inoltre regola i rapporti con la Chiesa (Patti Lateranensi, 1929) [6], l'elemento nazionalista ha modo di esprimersi nella conquista dell'Etiopia [7] del 1936 (durante questa vergognosa campagna vengono utilizzati micidiali gas e ogni più forma barbara utilizzabile per terrorizzare il popolo etiope) e nell'occupazione violenta dell'Albania (1939). L'elemento ideologico ispira anche l'infame partecipazione alla guerra civile spagnola contro le forze repubblicane (1936-1939) e l'alleanza con la Germania nazista (Patto d'acciaio, 1939). Nel frattempo il fascismo scrive una delle pagine più infami e vili della storia italiana e non solo: le leggi razziali (1938) (discriminazione degli ebrei e di tutte le razze ritenuti inferiori: rom e sinti su tutti).

La guerra

Il 10 giugno 1940 Mussolini dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna alleandosi con il regime nazista hitleriano. Mussolini pensava che l'alleato nazista potesse ottenere una rapida vittoria e l'entrata in guerra fosse necessaria (Mussolini ebbe a dire che gli occorrevano solo «un migliaio di morti da buttare sul tavolo della pace») per non lasciarsi sfuggire i conseguenti vantaggi ottenuti dalla vittoria.

L'Italia in breve tempo perde l'Etiopia e viene pesantemente ricacciata indietro dai greci. È necessario quindi l'intervento dell'alleato nazista per rimettere le cose a posto: nazisti e fascisti occupano la Grecia e la Jugoslavia, dando vita a barbari rastrellamenti contro la popolazione civile. La disfatta del nazifascismo (l'Italia era presente in Russia con i 220.000 uomini dell'ARMIR) e l'entrata in guerra degli USA determina il capovolgimento delle sorti della guerra e l'inizio della fine della dittatura fascista.

La politica coloniale e la nascita dei campi di concentramento fascisti

Deportazioni di massa, bombardamenti con bombe di iprite, campi di concentramento, rappresaglie indiscriminate, stragi di civili, confisca di beni e terreni sono le pagine nere dei crimini commessi dalle truppe italiane in Eritrea, Somalia e Libia da una politica coloniale all'insegna del mito sugli «italiani, brava gente».

L'Italia repubblicana non ha ancora fatto i conti con l'«avventura coloniale» del fascismo, favorendo una storiografia moderata o revanscista. I paesi europei che hanno partecipato alla spartizione dell'Africa, si sono macchiati, tutti, indistintamente, dei peggiori crimini.

I campi di concentramento nacquero grazie all'Italia fascista con l'occupazione in Africa negli "anni '30", prima che in Germania. Lunga la lista delle dimensioni di crimini commessi dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero, in nome della «superiore civiltà italica» e della sua "missione civilizzatrice", in Africa (Libia, Etiopia, Somalia). Attraverso i commenti di testimoni e storici possiamo risalire ai massacri di civili, alla distruzione di interi villaggi, allo sterminio delle élite intellettuali e politiche, all'uso sistematico di armi chimiche, alla distruzione delle colture e del bestiame per ridurre alla fame la popolazione, alle deportazioni e ai campi di concentramento con una mortalità che arrivò sino al 50% degli internati. Una serie di orrori, incontestabilmente provati da documenti ufficiali e testimonianze di sopravvissuti, con un bilancio, arrotondato per difetto, di circa 300.000 etiopi, 100.000 libici uccisi.

Crimini di guerra e campi di sterminio nella Jugoslavia occupata

Un graduato italiano malmena uno degli ostaggi jugoslavi condotti alla fucilazione
Ostaggi jugoslavi in attesa della scarica del plotone di esecuzione ...
Arrivano i primi proiettili ...
Il massacro è compiuto.
Particolare...
«Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500 mila slavi barbari a 50.000 italiani» [8] (Benito Mussolini, 1920)

Su ordini precisi, dati direttamente da Mussolini sono stati commessi anche in Slovenia, crimini di guerra, stragi e distruzioni; le Disposizioni dell'Alto Commissario Grazioli, le disumane direttive del fanatico fascista comandante della II Armata, generale Mario Roatta e dal comandante del'XI Armata, generale Mario Robotti, le cui forze sono dislocate in Slovenia e in parte del litorale adriatico. Successivamente, Roatta sarà sostituito dal generale Antonio Gambara.

L'odio fascista nei confronti degli slavi è evidenziata dalla testimonianza dell'ebreo Raffello Camerini, ed è probabile che furono i fascisti stessi ad inventare gli infoibamenti a danno degli slavi:

«Nel luglio del 1940, ottenuta la licenza scientifica, dopo neanche un mese, sono stato chiamato al lavoro "coatto", in quanto ebreo, e sono stato destinato alle cave di bauxite, la cui sede principale era a S. Domenica d'Albona. Quello che ho veduto in quel periodo, sino al 1941 - poi sono stato trasferito a Verteneglio - ha dell'incredibile. La crudeltà dei fascisti italiani contro chi parlava il croato, invece che l'italiano, o chi si opponeva a cambiare il proprio cognome croato o sloveno, con altro italiano, era tale che di notte prendevano di forza dalle loro abitazioni gli uomini, giovani e vecchi, e con sistemi incredibili li trascinavano sino a Vignes, Chersano e altre località limitrofe, ove c'erano delle foibe e dopo un colpo di pistola alla nuca, li gettavano nel baratro. Quando queste cavità erano riempite, ho veduto diversi camion, di giorno e di sera, con del calcestruzzo prelevato da un deposito di materiali da costruzione sito alla base di Albona, che si dirigevano verso quei siti e dopo poco tempo ritornavano vuoti.» [9]

Il 6 aprile 1941 invasione nazifascista della Jugoslavia, con annessione all'Italia di parte dei territori della Slovenia e la capitale Lubiana, diventata dopo l'occupazione "Provincia di Lubiana". Nel mese di giugno erano presenti 71.159 militari italiani. Con l'invasione iniziano le aperture dei campi di concentramento per slavi, sia in territorio italiano che in quello jugoslavo, adibiti al lavoro coatto o utilizzati come campi di smistamento. In questi lager, oltre agli slavi, troveranno posto anche svariati antifascisti italiani e stranieri di varie nazionalità.

Le prime formazioni partigiane slovene iniziarono la loro azione nel luglio 1941, con effettivi molto limitati (vengono successivamente indicate in 8-10 mila). Il primo tentativo di annientamento del movimento di liberazione jugoslavo, con un'azione congiunta italo-tedesca, viene realizzato nell'ottobre 1941. Esso termina con un totale fallimento, malgrado l'uso sistematico del terrorismo verso le popolazioni civili, le stragi e la distruzione, le rappresaglie feroci verso i partigiani e le loro famiglie (solo a Kragulevac, furono fucilate 2300 persone).

Con l'inasprimento della lotta, i nazifascisti tentano una seconda grande offensiva, con 36.000 uomini. Scarsi risultati, moltissime vittime. I partigiani riescono a sfuggire al tentativo di accerchiamento. Terza grande offensiva dal 12 aprile al 15 giugno 1942, sotto la direzione del generale Roatta. Ancora una volta grandi perdite, stragi e distruzioni: non viene raggiunto l'obiettivo di annientamento.

Intensificazione delle azioni contro guerriglia in Slovenia da parte delle forze del XI^ Corpo d'Armata (quattro Divisioni italiane, con l'aggiunta dei fascisti sloveni della "Bela Garda" - Guardia Bianca). Sempre feroci le azioni di terrorismo contro i civili e la deportazione delle popolazioni di intere zone, senza distinzioni di sesso e di età.

Bilancio delle vittime slovene in 29 mesi di terrore fascista, nei 4.550 Km quadrati di questo territorio:

Ostaggi civili fucilati: 1.500

Fucilati sul posto: 2.500

Deceduti per sevizie: 84

Torturati e arsi vivi: 103

Uomini, donne e bambini morti nei campi di concentramento: 7.000

Totale: 11.187

I criminali di guerra che ordinarono ed eseguirono questa sanguinolenta carneficina non furono neppure deferiti ad un tribunale del nostro paese, anzi riuscirono a tornare in patria e ad accecare le masse creando il mito delle foibe anti-italiane.

La caduta del regime

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Gli anarchici e la resistenza antifascista e Antifascismo.

Sull'onda delle vicende belliche, di cui il fascismo è uno dei principali responsabili e che provocano un incalcolabile numero di morti, il regime fascista cade nel luglio del 1943, quando tra la notte del 24 e del 25 il Gran Consiglio del Fascismo si ribella a Benito Mussolini, determinando il suo arresto (trattenuto in stato d'arresto sul Gran Sasso) e il passaggio del governo al generale Badoglio.

Caricature di Hitler, Franco e Mussolini

Dapprima Badoglio continua la guerra a fianco dei nazisti, istituendo una sorta di fascismo senza Mussolini, poi il 3 settembre è firmato l'armistizio con gli anglo-americani, ma reso noto agli italiani da Badoglio solo l'8 settembre 1943. Tra l'8 e il 9 settembre i Savoia scappano vigliaccamente a Pescara e poi a Brindisi.

L'Italia è quindi divisa in due: al Sud c'è il cosiddetto Regno del Sud, nel Nord l'Italia è controllata dai tedeschi e dai fascisti che costituiscono la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nota informalmente come Repubblica di Salò (la cittadina lombarda sulle rive del Garda non era né la capitale de facto, né la città sede del Capo di Stato e del governo. Diviene una cittadino simbolo della repubblica in quanto ivi avvenivano gli incontri di relazione estera, essendo anche sede del Ministero della Cultura Popolare e degli Esteri e la maggior parte dei dispacci ufficiali recavano l'intestazione «Salò comunica...». ). La repubblica fascista viene fondata dallo stesso Benito Mussolini per espressa volontà di Adolf Hitler il 23 settembre col nome di Stato Nazionale Repubblicano e cinque giorni dopo viene tenuto il suo primo consiglio dei ministri alla Rocca delle Caminate, presso Forlì, per nominare i responsabili del nuovo governo repubblicano fascista. Nella RSI riecheggia il velleitarismo socialisteggiante e radicalizzante. I fascisti cercano di mettere d'accordo i capisaldi del vecchio fascismo (Partito unico, Stato onnipotente, gerarchia rigorosa) con alcune esigenze di libertà (libertà personale, diritto di critica, cariche elettive, socializzazione delle imprese pubbliche e private), senza tralasciare la xenofobia e il nazionalismo (anglofobia e antisemitismo).

Il velleitarismo socio-economico è presente anche in campo militare, la scarsa organizzazione è "compensata" dal feroce attivismo di alcune formazioni: la famigerata Xª MAS, le Brigate Nere, i paracadutisti e il battaglione Mussolini. Le difficoltà della guerra e la resistenza antifascista, in cui gli anarchici (anarcorivoluzionari, anarcolibertari e anarcosocialisti) assumono un ruolo comunque non marginale (vedi gli anarchici e la resistenza antifascista), che si organizza via via capillarmente entro i CLN, Comitati di Liberazione Nazionale (dal 13 ottobre quando Badoglio dichiara guerra alla Germania, l'Italia, rappresentata dai "Comitati di Liberazione Nazionale Alta Italia", è associata alle Nazioni Unite), determinano la liberazione delle città italiane (Roma il 4 giugno e Firenze il 22 agosto. Nella liberazione di Milano, avvenuta il 25 aprile 1945, è decisivo il ruolo dalle Brigate Bruzzi e Malatesta) segnano il definitivo crollo del fascismo.

Sorpreso mentre cercava di mettersi in salvo in un ridotto in Valtellina, dove lo squadrista Pavolini voleva organizzare l'ultima folle resistenza ai partigiani, Mussolini viene catturato e fucilato a Dongo (Como) il 28 aprile 1945.

Il fascismo dopo il 1945

Exquisite-kfind.png Vedi Neofascismo e Il secondo dopoguerra in Italia: corpi di polizia e repressione della lotta antifascista.

Nonostante la costituzione repubblicana vieti la ricostituzione del partito fascista e preveda sanzioni penali per chi ne esalti principi, metodi ed esponenti, questi hanno costituito il riferimento di movimenti neofascisti sorti sin dalla caduta del fascismo mussoliniano (per non parlare dei neofascisti riciclati in ambito pseudo-democratico o quelli che hanno lavorato come agenti provocatori al servizio di svariati paesi e delle varie classi dominanti. A tal proposito si legga corpi di polizia e repressione della lotta antifascista):

Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, accolto a suon di uova dalle milizie antifasciste (Milano, 5 luglio 2007)

Interpretazioni del fascismo

L'interpretazione marxista

Secondo i marxisti il fascismo è un prodotto della società capitalista e della reazione della borghesia contro il proletariato attraverso la mobilitazione di masse piccolo-borghesi e sottoproletarie. I comunisti italiani in esilio definivano il fascismo come un «regime reazionario di massa» (Palmiro Togliatti) e nel 1925 Antonio Gramsci scrisse: «Noi abbiamo una spiegazione di classe del fenomeno fascista».

Il fascismo quindi sarebbe la reazione preventiva della borghesia contro la possibile rivoluzione sociale del proletariato in epoca di crisi economica.

L'interpretazione psicologica di Wilhelm Reich

Secondo Wilhelm Reich, il fascismo è l'espressione della struttura caratteriale umana media. Egli riteneva infatti insufficiente l'interpretazione che ne davano i marxisti, ovvero secondo cui esso rappresenterebbe la reazione di classe del capitalismo contro l'ascesa rivoluzionaria del proletariato. Perché si domandava Reich, in un'epoca in vi erano i presupposti (vista la crisi del capitalismo del '29) per l'instaurazione della rivoluzione sociale? Egli riteneva che la psicanalisi spiegasse benissimo le ragioni dell'avvento del fascismo, grazie all'analisi del carattere e allo studio della famiglia patriarcale è possibile comprendere perché le masse abbiano interiorizzato il rispetto e l'accettazione del capo.

«Poiché il fascismo si manifesta sempre e ovunque come un movimento sorretto dalle masse umane, tradisce tutti i tratti e tutte le contraddizioni della struttura caratteriale delle masse umane: non è, come si crede generalmente, un movimento puramente reazionario, ma costituisce un amalgama tra emozioni ribelli e idee sociali reazionarie...La mentalità fascista è la mentalità dell'"uomo della strada" mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un'autorità e allo stesso tempo ribelle. Non è casuale che tutti i dittatori fascisti escano dalla sfera sociale del piccolo uomo della strada reazionario. Il grande industriale e il militarista feudale approfittano di questa circostanza sociale per i propri scopi, dopo che questi si sono sviluppati nell'ambito della generale repressione vitale. La civiltà meccanicistica ed autoritaria raccoglie, sotto la forma di fascismo, solo dal piccolo borghese represso ciò che da secoli ha seminato, come mistica mentalità del caporale di giornata e automatismo fra le masse degli uomini mediocri e repressi. Questo piccolo borghese ha copiato fin troppo bene il comportamento del grande e lo riproduce in modo deformato e ingigantito. Il fascista è il sergente del gigantesco esercito della nostra civiltà profondamente malata e altamente industrializzata...Si può battere il fascismo soltanto se lo si affronta obiettivamente e praticamente con una approfondita conoscenza dei processi vitali. Nessuno è capace di imitarlo in fatto di manovre politiche, abilità nel destreggiarsi nei rapporti diplomatici, e organizzazione delle parate. Ma non sa rispondere a questioni vitali pratiche, perché vede tutto nell'immagine riflessa dell'ideologia e sotto forma della divisa dello stato...il fascismo internazionale non potrà mai essere battuto con manovre politiche. Soccomberà alla naturale organizzazione del lavoro, dell'amore e del sapere su scala internazionale.» (Psicologia di massa del fascismo, Prefazione alla III edizione del 1932)

L'interpretazione anarchica

L'anarchismo è un pensiero che contiene al suo interno diverse correnti e tendenze, per questo la posizione degli anarchici rispetto al fascismo è varia. Si va da posizioni similari al marxismo (il fascismo come reazione anti-rivoluzionaria e anti-proletaria della borghesia) a quelle che vedono nel fascismo la radicalizzazione dell'autoritarismo. In generale tutti gli anarchici concordano nel bollare il fascismo come la ruota di scorta di Stato e capitale.

L'interpretazione di Piero Gobetti

Secondo l'intellettuale antifascista Piero Gobetti, che cadde vittima della violenza squadrista, il fascismo è stato «l'autobiografia della nazione. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco» [11] Egli pensava che la nascita del fenomeno totalitario fosse legata al fallimento del Risorgimento, che non aveva saputo tenere uniti popolo e governo; dal Risorgimento era nato uno Stato «a cui il popolo non crede, perché non l'ha creato col proprio sangue».

Note

  1. I fascisti corrono a Roma
  2. La Legge Acerbo attribuiva i due terzi dei seggi parlamentari alla lista che otteneva il maggior numero di voti e divideva il restante terzo tra le altre liste.
  3. Alle elezioni del 6 aprile 1924 la maggior parte dei liberali appoggiarono il "listone" fascista, Giovanni Giolitti invece presentò una propria lista. La frammentazione dei partiti antifascisti favorì l'affermazione del listone, che ottenne circa il 65% dei suffragi. Tra gli oppositori il PPI ottenne il 9%, i socialisti il 6%, la lista giolittiana il 3,3%.
  4. Con l'IMI lo stato si sostituiva al sistema bancario per il finanziamento a medio e lungo termine
  5. Con l'IRI lo stato acquistava quote azionarie nelle imprese private per risanarle
  6. Nonostante il fascismo sia nato come movimento anticlericale, il Duce volle il Concordato per ottenere consensi in un popolo italiano ancora legato alla religione cattolica. L'accordo della Conciliazione (Patti Lateranensi) venne firmato l'11 febbraio 1929 tra Mussolini ed il cardinale Gasparri. Tale provvedimento stabilì: il ruolo del cattolicesimo come religione di Stato e materia obbligatoria nelle scuole; una indennità di un miliardo e settecentocinquanta milioni; esenzioni fiscali ai beni e investimenti della Santa Sede; istituzione della Città del Vaticano; l'equiparazione tra reato di vilipendio al re e reato di vilipendio al Papa. Inoltre, la Chiesa riconobbe il Regno d'Italia
  7. Terrore in Etiopia
  8. La verità sulle foibe.Di Marco Ottanelli
  9. L'orrore delle foibe
  10. Alcuni di questi partiti, come per esempio Alternativa Sociale si sono poi sciolti e sono entrati a far parte del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi.
  11. Da l'Elogio della ghigliottina

Bibliografia

  • Camillo Berneri, Mussolini grande attore. Scritti su razzismo, dittatura e psicologia delle masse, Spartaco editore, 2007
  • Luigi Fabbri, La controrivoluzione preventiva. Riflessioni sul fascismo, Zero in condotta, 2009
  • Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo, Einaudi, 2002

Voci correlate

Collegamenti esterni

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