Anarchismo mistico

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Karelin (1863-1926), Solonovitch (1887-1937) e sua moglie Agnia (1888-1937) e Vassili Nalimov.

L'anarchismo mistico è un pensiero politico che unisce l'approccio spirituale e personalista del fatto religioso ai principi dell'anarchismo politico. L'anarchismo mistico s'è sviluppato essenzialmente nella Russia dell'inizio XX° secolo grazie allo scrittore Lev Tolstoj, al matematico Vassili Nalimov, al poeta Georges Tchoulkov, al professor Apollon Andrevitch Karelin e al filosofo e matematico Alexi Solonovitch.

L'anarchismo mistico russo

Comunemente l'anarchismo ottocentesco russo è rappresentato come un movimento violento, ateo e nichilista, in realtà esso fu assai variegato: si andava dalle comunità tolstoiane (neocristiane e pacifiste) ai sostenitori di Nestor Makhno, ai naturisti del gruppo "Amici della natura e del sole"ecc. Tutti gli anarchici ovviamente convergevano riguardo alla critica dell'autorità dello Stato e della Chiesa e si opponevano ad ogni forma di dominio dell'uomo sull'uomo.

In quest'humus culturale e politico nel 1906 giunse la pubblicazione, a Mosca, del primo manifesto dell'anarchismo mistico firmato dal poeta Georges Tchulkov. Maturato nel clima degli eventi rivoluzionari del 1905 duramente repressi dallo Zar Nicola II, fu anche influenzato dalle innumerevoli personalità intellettuali russe del periodo (Vladimir Soloviov, Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij ecc.), dal positivismo scientifico dell'epoca e anche dall'ortodossia cristiana tradizionale. In ogni caso il manifesto espresse un carattere allo stesso tempo artistico, spirituale ed etico, sottolineando quindi un approccio multidisciplinare rispetto alle problematiche politiche, sociali ed antropologiche. Tchulkov scrisse ad esempio:

«La lotta contro il dogmatismo nella religione, nella filosofia, la morale e la politica, ecco lo slogan dell'anarchia mistica. La lotta per l'ideale anarchico non ci conduce al caos indifferente ma al mondo trasfigurato, ad una condizione: che attraverso questa lotta per tutte le liberazioni, partecipiamo all'esperienza mistica, attraverso l'arte, l'amore religioso e le musiche. Chiamo musica non soltanto l'arte che ci apre all'armonia dei suoni, ma tutte le creatività fondate sui ritmi che ci fanno scoprire il lato noumenico (spirituale) del mondo» [1].

La corrente anarchico-mistica rivendicherà gli scopi libertari di autogestione ed emancipazione da ogni autorità collettiva, sia essa politica, giudiziaria, economica o religiosa. La difesa radicale della persona umana in nome della sua trascendenza, come proclamato da Gesù Cristo stesso, mira ad organizzare l'intero corpo sociale sull'imperativo della libertà integrale e in nome di una più alta spiritualità. Tchoulkov gettò le basi di un pensiero veramente rivoluzionario nella dimensione tanto politica che artistica, sviluppando una filosofia olistica applicata direttamente alla questione sociale e alle differenti problematiche (politiche, etiche, educative, culturali ecc.).

La pubblicazione del manifesto scandalizzò le avanguardie artistiche e politiche russe. Tchulkov subì durissimi attacchi ed ebbe non poche difficoltà a sostenere le critiche, tant'é che poco prima della sua morte chiese scusa per alcune posizioni espresse nel manifesto. Il movimento andò ben oltre i pentimenti di Tchulkov e soprattutto grazie al professore Apollon Andrevitch Karelin l'anarchia mistica entrò nella pratica sociale e politica russa.

Durante gli anni della repressione bolscevica, Karelin, che pure inizialmente seguì la rivoluzione con interesse e passione, si oppose strenuamente alla visione materialista marxista ed evocò una filosofia mistica e spirituale. I bolscevichi presero ad utilizzare la parola "mistico" come sinonimo di criminale reazionario, ma lo scopo concreto dell'anarchismo mistico non fu altro che quello di liberare l'animo umano dalle influenze partitiche e statali. Per questo gli anarchici mistici, dopo i primi anni venti di tolleranza bolscevica, dovettero operare nella clandestinità. Ebbero contatti con ogni genere di movimento culturale e spirituale non confessionale, scrissero articoli e soprattutto manifestarono le loro idee attraverso particolari opere teatrali fondate sul "Mistero".

Gli anarchici mistici si riunivano segretamente e narravano oralmente racconti e leggende, generalmente incentrati su Misteri medievali adattati al mondo moderno. Questi racconti non furono altro che metafore di nuove concezioni del mondo. Ognuno era libero di interpretare i testi e leggende a modo suo ed integrarli secondo la sua volontà: «Nessuna base scritta! Il pensiero anarchico deve restare libero e non lasciarsi incatenare in nessun dogma!» [1], fu il principio di queste riunioni clandestine.

L'alleanza dei due elementi, religioso-mistico da una parte e anarchico dall'altra, fuoriuscì dall'ambito strettamente cristiano. Infatti il cristianesimo di Lev Tolstoj influenzò in maniera decisiva il giovane Mohandas Karamchand Gandhi, il quale, volente o nolente, improntò la sua filosofia morale di alcuni principi dell'anarchismo, inquadrati questa volta nell'ambito della religione indù.

Il misticismo di Simone Weil

Simone Weil visse diverse esperienze mistiche, la prima fu proprio in Italia, in occasione di un viaggio che la portò a visitare Firenze, Roma e la basilica di S. Pietro. Ma ogni bellezza incontrata sino ad allora svanì di fronte al fascino dell'Umbria. Così racconto quell'esperienza ai suoi famigliari:

«Quando ho visto Perugia ed Assisi, tutto il resto dell'Italia si è cancellato per me. Mai avrei immaginato una simile campagna, una razza d'uomini. così splendida e degli oratorii così commoventi. Avete rischiato per poco di perdermi per sempre, perché sopra Assisi, a un ora e un quarto di strada, c'è un oratorio sulla montagna (parla dell'Eremo delle Carceri) antico eremitaggio di S. Francesco, dove un giovane francescano, raggiante di fede, fa da giuda... San Francesco sapeva scegliere i luoghi delle sue dimore. Non ho mai visto nulla di così dolce, sereno, felice, come la campagna umbra, vista da lassù» [2]

Quest'esperienza di vera e propria portò Simone a cercare sempre più il contatto con il trascendente:

«Nel 1938 ho passato dieci giorni nell'abbazia di Solemes, dalla domenica delle Palme al martedì di Pasqua, seguendo tutte le funzioni. Un giovane inglese cattolico mi fece conoscere quel poeta inglese del 600 che venivano detti metafisici, più tardi nel leggerli vi ho scoperto una poesia intitolata “Amore”, l'ho imparata a memoria e spesso, nei momenti culminanti delle violenti crisi di emicrania, mi sono esercitata a recitarla, ponendovi la massima attenzione e aderendo con tutta l'anima alla tenerezza che essa racchiude. Credevo di recitarla soltanto come una bella poesia, mentre a mia insaputa quella recitazione, aveva la virtù di una preghiera, fu proprio mentre la stavo recitando che Cristo è disceso e mi ha presa». [3]

Anarchia e misticismo nella religione indù

L'induismo non è una religione nel senso abramico del termine, può essere definito anche come un insieme di principi, per alcuni aspetti definibili libertari (non organizzati da alcun Stato o chiesa o potere centralizzato e burocratizzato), e di correnti filosofiche, riguardo ai quali non può essere inserito in alcuna Chiesa dogmatica: il sistema delle caste, poi degenerato durante i secoli dalla cristallizzazione generatasi di fronte alle invasioni islamiche e dell'impero mongolo, al colonialismo dei paesi tradizionalmente giudeo-cristiani, e con l'"intoccabilità " (di cui nessun testo sacro indù in realtà parla o autorizza simili discriminazioni), sarebbe in realtà, almeno secondo gli induisti, un modo per tendere verso un ideale d'uomo non-violento e libero; a proposito delle caste, che a ragione infastidisce tutti coloro che si oppongono ad ogni forma di discriminazione, scrive Guy Deleury:

«Il regime delle jâti (caste) ha fatto dell'India una terra d'asilo per tutte le minoranze perseguitate del mondo: questo, se si considera lo spettacolo sanguinario della storia religiosa [...] non è un merito da poco... il sistema delle casti fondato sulla diseguaglianza degli uomini generò infinitamente meno crudeltà ed odio che religioni o dottrine fondati sull'uguaglianza [...] Al prezzo dunque d'una libertà inferiore individuale, il modello indù è riuscito ad organizzare e fare vivere per più di due millenni una società più fraterna di tutte quelle che furono inventate altrove: perché fondata sul pluralismo delle classi. E se occorreva trovare una traduzione alla parola jâti, non è quella di casta che si dovrebbe scegliere, ma quella di Comunità o classe; questo semplice cambiamento di termine farebbe certamente cadere molte incomprensioni sulla natura vera del" sistema delle casti» (Le Modèle Hindou. Civilisation et société (edizioni Kailash, 1978).

Per esser più chiari, Dio è considerato dagli induisti come formante il Tutto, Brahman, – l'Assoluto (comprensione dello Stato in una concezione panteista ed enoteista [4], ma anche politeista, monoteista e agnostica\atea, molto lontana dalla concezione occidentale del politeismo o del monoteismo e agnosticismo\ateismo...), e ciascun essere umano, ciascun essere vivente deve essere considerato come un Dio possibile se diviene padrone di lui stesso e non degli altri o sottomettersi ad un altro, in quanto la divinità sarebbe insita nel profondo di ogni essere vivente. In questo senso la visione religiosa indù è assai affine a quella tolsojana, non a caso Gandhi fece uno studio intenso del celebre scrittore russo. Gandhi, dopo aver letto Lettera a un Indù, gli scrisse ben quattro volte, fra il 1909 e il 1910 [5], e ne resterà inevitabilmente influenzato:

«Gli elementi anarchici nel pensiero di Gandhi non sono pochi, né secondari: e non sorprende, se si pensa che tra i suoi ispiratori vi sono un Thoreau e un Tolstoj. Raggiungere l'indipendenza, lo Swaraj, non significa per Gandhi creare uno stato a imitazione di quelli occidentali. Mandati via gli inglesi, il potere non dovrà appartenere a una ristretta cerchia di politici, ma al popolo sparso nelle miriadi di villaggi. Dovrà essere un potere diviso, condiviso, diffuso, strumento di uguaglianza e non di sopraffazione. Per la critica della proprietà, Gandhi può essere considerato un socialista - non aveva alcuna difficoltà a definirsi tale egli stesso (in una occasione si definì anche comunista). Un socialista con “forti tendenze verso l'anarchia”, lo disse nel Nirmal Kumar Bose, ed è definizione che si può tener per buona - per quel che valgono le definizioni, ovviamente.» [6]

Note

  1. 1,0 1,1 Citato da Vladimir Bagrianski in « Les anarchistes mystiques russes », articolo pubblicato dalla rivista Nouvelles Clefs
  2. S. Pétrement, La vita di S. Weil, Adelphi, Milano, 1994, p. 403
  3. La fede libera di Simone Weil
  4. L'Enoteismo (dal greco antico εἷς "uno" e θεός "dio"), termine coniato da Max Müller, indica un tipo di religiosità che prevede la preminenza di un dio su tutti gli altri, tale da accentrare su di esso tutto il culto; è pertanto una forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo in cui viene venerata in particolar modo una singola divinità senza tuttavia negare l'esistenza di altri dèi accanto ad essa: non viene quindi negata l'esistenza di altre divinità, ma ne viene sottolineata l'inferiorità.
  5. Il magistero nonviolento di Tolstoj
  6. Antonio Vigilante, Vinoba e lo Swaraj anarchico

Voci correlate

Collegamenti esterni