La Comune di Parigi (1871): differenze tra le versioni

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Lo Stato bonapartista non sta a guardare, anche se i principi economici dominanti, formalmente liberisti, vorrebbero che esso si astenesse dall'intervenire: invece, in presenza di uno sviluppo industriale senza precedenti « il II Impero dette inizio al saccheggio della Francia da parte di una banda di avventurieri della politica e della finanza [...] Luigi Bonaparte tolse ai capitalisti il potere politico con il pretesto di proteggerli dagli operai [...] ma in compenso il suo governo favorì la speculazione e l'attività  industriale, in altre parole favorì l'ascesa e l'arricchimento della borghesia nel suo insieme, in misura fino ad allora inaudita ». <ref>Friedrich Engels, Introduzione a Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 15.</ref>
Lo Stato bonapartista non sta a guardare, anche se i principi economici dominanti, formalmente liberisti, vorrebbero che esso si astenesse dall'intervenire: invece, in presenza di uno sviluppo industriale senza precedenti « il II Impero dette inizio al saccheggio della Francia da parte di una banda di avventurieri della politica e della finanza [...] Luigi Bonaparte tolse ai capitalisti il potere politico con il pretesto di proteggerli dagli operai [...] ma in compenso il suo governo favorì la speculazione e l'attività  industriale, in altre parole favorì l'ascesa e l'arricchimento della borghesia nel suo insieme, in misura fino ad allora inaudita ». <ref>Friedrich Engels, Introduzione a Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 15.</ref>


Allo stesso modo, da buon populista, Napoleone III ama presentarsi agli operai e, in generale, alle grandi masse popolari in qualità  di autore de ''L'Estinzione della miseria'',<ref>Da lui scritto nel 1844, durante la detenzione nella fortezza di Ham: un banale polpettone pieno di luoghi comuni.</ref> come colui che aveva a cuore i destini della povera gente, intanto che limitava i loro diritti politici, proibiva quelli sindacali ed esercitava sulle loro organizzazioni un continuo controllo poliziesco. Il suo gioco, come succede a tutti i demagoghi, se mai poté illudere qualcuno, non poté però durare a lungo.
Allo stesso modo, da buon populista, Napoleone III ama presentarsi agli operai e, in generale, alle grandi masse popolari in qualità  di autore de ''L'Estinzione della miseria'', <ref>Da lui scritto nel 1844, durante la detenzione nella fortezza di Ham: un banale polpettone pieno di luoghi comuni.</ref> come colui che aveva a cuore i destini della povera gente, intanto che limitava i loro diritti politici, proibiva quelli sindacali ed esercitava sulle loro organizzazioni un continuo controllo poliziesco. Il suo gioco, come succede a tutti i demagoghi, se mai poté illudere qualcuno, non poté però durare a lungo.


Infatti, della povertà  dei suoi sudditi l'imperatore non si preoccupò affatto, se non nella misura in cui essa poteva tramutarsi in rivolta e minacciare l'« ordine » sociale. Si creano così, secondo una logica paternalistica, società  di beneficenza, mentre le società  operaie di mutuo soccorso devono essere approvate dal governo, che nomina il loro presidente, e il prefetto ne nomina il segretario. Per i disoccupati non è prevista alcuna provvidenza, poiché, si sostiene, provocherebbe « ogni genere di sciopero e di contestazione ». Dal momento che sono vietate tutte le associazioni e gli operari sono soliti ritrovarsi nelle taverne e nei caffé, un decreto si preoccupa di individuare e all'occorrenza chiudere immediatamente i locali « pericolosi per l'ordine pubblico ».
Infatti, della povertà  dei suoi sudditi l'imperatore non si preoccupò affatto, se non nella misura in cui essa poteva tramutarsi in rivolta e minacciare l'« ordine » sociale. Si creano così, secondo una logica paternalistica, società  di beneficenza, mentre le società  operaie di mutuo soccorso devono essere approvate dal governo, che nomina il loro presidente, e il prefetto ne nomina il segretario. Per i disoccupati non è prevista alcuna provvidenza, poiché, si sostiene, provocherebbe « ogni genere di sciopero e di contestazione ». Dal momento che sono vietate tutte le associazioni e gli operari sono soliti ritrovarsi nelle taverne e nei caffé, un decreto si preoccupa di individuare e all'occorrenza chiudere immediatamente i locali « pericolosi per l'ordine pubblico ».
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:« Il suono della ''Marsigliese'' commosse tutti e quel grande inno, avvilito dal nostro torpore, ritrovò in un attimo il suo antico splendore. Improvvisamente tuona il cannone; il canto si ingigantisce e uno sciame di stendardi, di baionette e di képis va avanti e indietro, ondeggia e si raccoglie davanti al palco. Il cannone continua a tuonare, ma lo si può sentire soltanto nelle pause del canto. Ogni rumore si confonde poi in una sola acclamazione compatta, la voce di quell'innumerevole moltitudine. E quegli uomini avevano un solo cuore, così come avevano una voce sola ». <ref>Catulle Mendès, ''Les 73 journées de la Commune'', Paris, E. Lachaud, 1871.</ref>  
:« Il suono della ''Marsigliese'' commosse tutti e quel grande inno, avvilito dal nostro torpore, ritrovò in un attimo il suo antico splendore. Improvvisamente tuona il cannone; il canto si ingigantisce e uno sciame di stendardi, di baionette e di képis va avanti e indietro, ondeggia e si raccoglie davanti al palco. Il cannone continua a tuonare, ma lo si può sentire soltanto nelle pause del canto. Ogni rumore si confonde poi in una sola acclamazione compatta, la voce di quell'innumerevole moltitudine. E quegli uomini avevano un solo cuore, così come avevano una voce sola ». <ref>Catulle Mendès, ''Les 73 journées de la Commune'', Paris, E. Lachaud, 1871.</ref>  


Da quel momento Il Comitato centrale trasferisce le sue prerogative nelle mani degli eletti, che costituiscono il Consiglio della Comune, il solo potere riconosciuto, e torna a occuparsi dell'organizzazione della Guardia nazionale. Tra gli eletti al Consiglio vi erano naturalmente anche una ventina di borghesi benestanti e liberi professionisti, persone politicamente moderate - tra le quali coloro che avevano cercato la « conciliazione » con il governo di Versailles - e persino reazionarie: non accettando il prevalente indirizzo politico scaturito dalle elezioni, si dimisero tutti spontaneamente e furono rimpiazzati in una successiva elezione tenutasi il [[16 aprile]]. La grande maggioranza dei membri del Consiglio è così formata da piccoli borghesi, « impiegati contabili, medici, maestri di scuola, uomini di legge, pubblicisti »,<ref>Prosper Lissagaray, ''Histoire de la Commune de 1871'', cit., p. 190.</ref> mentre 25 sono operai e artigiani, una minoranza, ma pur sempre un numero impensabile in una elezione di un qualunque paese a democrazia borghese.  
Da quel momento Il Comitato centrale trasferisce le sue prerogative nelle mani degli eletti, che costituiscono il Consiglio della Comune, il solo potere riconosciuto, e torna a occuparsi dell'organizzazione della Guardia nazionale. Tra gli eletti al Consiglio vi erano naturalmente anche una ventina di borghesi benestanti e liberi professionisti, persone politicamente moderate - tra le quali coloro che avevano cercato la « conciliazione » con il governo di Versailles - e persino reazionarie: non accettando il prevalente indirizzo politico scaturito dalle elezioni, si dimisero tutti spontaneamente e furono rimpiazzati in una successiva elezione tenutasi il [[16 aprile]]. La grande maggioranza dei membri del Consiglio è così formata da piccoli borghesi, « impiegati contabili, medici, maestri di scuola, uomini di legge, pubblicisti », <ref>Prosper Lissagaray, ''Histoire de la Commune de 1871'', cit., p. 190.</ref> mentre 25 sono operai e artigiani, una minoranza, ma pur sempre un numero impensabile in una elezione di un qualunque paese a democrazia borghese.  


[[File:JulesVallès.jpg|thumb|right|130px|<center>Gustave Courbet</center><center>Jules Vallès</center>]]
[[File:JulesVallès.jpg|thumb|right|130px|<center>Gustave Courbet</center><center>Jules Vallès</center>]]
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Il problema del pagamento delle cambiali in scadenza, problema particolarmente sentito da artigiani e piccoli commercianti messi in difficoltà  dal crollo dei consumi verificatosi durante l'assedio, fu preso in considerazione dal [[19 marzo]] con l'emanazione di un decreto di rinvio delle scadenze, e il [[18 aprile]] fu stabilito che i pagamenti dovevano essere effettuati dal [[15 luglio]], in tre anni e senza interessi.   
Il problema del pagamento delle cambiali in scadenza, problema particolarmente sentito da artigiani e piccoli commercianti messi in difficoltà  dal crollo dei consumi verificatosi durante l'assedio, fu preso in considerazione dal [[19 marzo]] con l'emanazione di un decreto di rinvio delle scadenze, e il [[18 aprile]] fu stabilito che i pagamenti dovevano essere effettuati dal [[15 luglio]], in tre anni e senza interessi.   


Quello del pignoramento degli oggetti depositati al Monte di Pietà  era un altro problema che assillava gran parte della popolazione che, vivendo in generale povertà, era usa impegnare le poche cose di valore nei momenti di particolare difficoltà. Il direttore del Monte di Pietà  aveva annunciato, il [[20 marzo]], la vendita all'asta, a partire dal [[1° aprile]], degli oggetti pignorati. Sulla questione ci furono delle divisioni tra coloro che volevano abolire immediatamente i Monti di Pietà sia per l'immoralità del principio che li regge, sia per l'assoluta inefficacia del loro funzionamento economico »,<ref>''Journal officiel'', 1° maggio 1871.</ref> e chi, come il proudhoniano [[Francis Jourde]], rilevava come « distruggere il Monte di Pietà  sarebbe attentare alla proprietà, cosa che non abbiamo mai fatto ». Dopo un decreto di sospensione delle aste emanato il [[29 marzo]], fu deciso il [[7 maggio]] di concedere la restituzione gratuita degli oggetti impegnati di prima necessità  di un valore pari o inferiore ai 20 franchi: la Comune si assumeva l'onere di rimborsare il Monte, per una spesa che superava i 300.000 franchi.   
Quello del pignoramento degli oggetti depositati al Monte di Pietà  era un altro problema che assillava gran parte della popolazione che, vivendo in generale povertà, era usa impegnare le poche cose di valore nei momenti di particolare difficoltà. Il direttore del Monte di Pietà  aveva annunciato, il [[20 marzo]], la vendita all'asta, a partire dal [[1° aprile]], degli oggetti pignorati. Sulla questione ci furono delle divisioni tra coloro che volevano abolire immediatamente i Monti di Pietà sia per l'immoralità del principio che li regge, sia per l'assoluta inefficacia del loro funzionamento economico », <ref>''Journal officiel'', 1° maggio 1871.</ref> e chi, come il proudhoniano [[Francis Jourde]], rilevava come « distruggere il Monte di Pietà  sarebbe attentare alla proprietà, cosa che non abbiamo mai fatto ». Dopo un decreto di sospensione delle aste emanato il [[29 marzo]], fu deciso il [[7 maggio]] di concedere la restituzione gratuita degli oggetti impegnati di prima necessità  di un valore pari o inferiore ai 20 franchi: la Comune si assumeva l'onere di rimborsare il Monte, per una spesa che superava i 300.000 franchi.   


Per affrontare il problema della disoccupazione, aumentata a seguito della fuga da Parigi dei proprietari di aziende grandi e piccole, il [[16 aprile]] la commissione lavoro istituisce una commissione d'inchiesta, a cura delle camere sindacali, che faccia un elenco delle officine inattive, inventari i loro beni e provveda a costituire cooperative di lavoratori che ne prendano possesso. Un tribunale arbitrale avrebbe poi commisurato l'entità  degli indennizzi spettanti ai proprietari.   
Per affrontare il problema della disoccupazione, aumentata a seguito della fuga da Parigi dei proprietari di aziende grandi e piccole, il [[16 aprile]] la commissione lavoro istituisce una commissione d'inchiesta, a cura delle camere sindacali, che faccia un elenco delle officine inattive, inventari i loro beni e provveda a costituire cooperative di lavoratori che ne prendano possesso. Un tribunale arbitrale avrebbe poi commisurato l'entità  degli indennizzi spettanti ai proprietari.   
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Il governo ignorò la proposta, ma quel progetto fu ripreso dalla Comune che lo votò il [[12 aprile]] 1871, mettendolo in esecuzione l'[[8 maggio]]. Il governo pseudo-repubblicano succeduto alla repressione della Comune rimise in piedi la colonna imperiale addebitando spese e risarcimenti per 330.000 franchi al pittore, già  arrestato il [[7 giugno]], che peraltro morì prima di pagare la prima rata dell'assurda somma addebitatagli.
Il governo ignorò la proposta, ma quel progetto fu ripreso dalla Comune che lo votò il [[12 aprile]] 1871, mettendolo in esecuzione l'[[8 maggio]]. Il governo pseudo-repubblicano succeduto alla repressione della Comune rimise in piedi la colonna imperiale addebitando spese e risarcimenti per 330.000 franchi al pittore, già  arrestato il [[7 giugno]], che peraltro morì prima di pagare la prima rata dell'assurda somma addebitatagli.


La Comune si occupò anche della gestione dei teatri. Numerosi a Parigi, gli spettacoli teatrali rappresentavano la forma di svago più popolare,<ref>In una misura quasi impensabile, dopo che il teatro è stato quasi soppiantato dal cinema prima e dalla televisione poi.</ref> specialmente quelli « leggeri », come le riviste, le operette, la ''pochade'' e il ''grand-guignol''. Nella seduta del [[19 maggio]] il Consiglio della Comune si rifece alla legge del 17 germinale dell'anno II della I Repubblica - il 6 marzo 1793 - che aveva affidato il controllo dei teatri alla commissione della pubblica istruzione, sottraendolo alle iniziative private degli impresari.  
La Comune si occupò anche della gestione dei teatri. Numerosi a Parigi, gli spettacoli teatrali rappresentavano la forma di svago più popolare, <ref>In una misura quasi impensabile, dopo che il teatro è stato quasi soppiantato dal cinema prima e dalla televisione poi.</ref> specialmente quelli « leggeri », come le riviste, le operette, la ''pochade'' e il ''grand-guignol''. Nella seduta del [[19 maggio]] il Consiglio della Comune si rifece alla legge del 17 germinale dell'anno II della I Repubblica - il 6 marzo 1793 - che aveva affidato il controllo dei teatri alla commissione della pubblica istruzione, sottraendolo alle iniziative private degli impresari.  


Nel decreto, alla cui base vi è l'idea che il teatro sia un istituto di istruzione collettiva, il Consiglio stabilisce che « I teatri sono trasferiti sotto la competenza della delegazione all'insegnamento. Viene soppressa qualunque sovvenzione e monopolio dei teatri. La delegazione è incaricata di far cessare per i teatri il regime dello sfruttamento tramite un direttore e una società, e di sostituirvi al più presto il regime dell'associazione ». Il decreto fu pubblicato il [[21 maggio]], il giorno in cui le truppe di Thiers entravano in Parigi per la battaglia decisiva.
Nel decreto, alla cui base vi è l'idea che il teatro sia un istituto di istruzione collettiva, il Consiglio stabilisce che « I teatri sono trasferiti sotto la competenza della delegazione all'insegnamento. Viene soppressa qualunque sovvenzione e monopolio dei teatri. La delegazione è incaricata di far cessare per i teatri il regime dello sfruttamento tramite un direttore e una società, e di sostituirvi al più presto il regime dell'associazione ». Il decreto fu pubblicato il [[21 maggio]], il giorno in cui le truppe di Thiers entravano in Parigi per la battaglia decisiva.
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Martedì [[23 maggio]] i versagliesi superano le difese di Batignolles e attaccano da sud e da nord la collina di Montmartre, conquistandola nel primo pomeriggio. Festeggiano la vittoria fucilando 49 persone, tra cui tre donne e quattro bambini, nello stesso luogo dove il 18 marzo i comunardi avevano fucilato i generali Thomas e Lecomte. Si combatte ai piedi della collina, dove a place Pigalle si distinguono per valore le donne, mentre nella vicina barricata di rue Myrtha il miglior comandante della Comune, Dombrowski, viene ferito mortalmente.
Martedì [[23 maggio]] i versagliesi superano le difese di Batignolles e attaccano da sud e da nord la collina di Montmartre, conquistandola nel primo pomeriggio. Festeggiano la vittoria fucilando 49 persone, tra cui tre donne e quattro bambini, nello stesso luogo dove il 18 marzo i comunardi avevano fucilato i generali Thomas e Lecomte. Si combatte ai piedi della collina, dove a place Pigalle si distinguono per valore le donne, mentre nella vicina barricata di rue Myrtha il miglior comandante della Comune, Dombrowski, viene ferito mortalmente.


A sera scoppiano gli incendi che distruggono le Tuileries, la Corte dei Conti, il ministero delle Finanze, il Consiglio di Stato, il palazzo della Legion d'onore e molte case di abitazione. Nasce così la leggenda delle ''pétroleuses'', creata e alimentata dalla storiografia reazionaria, secondo la quale « orde di donne vagabondavano a caso con un secchio di petrolio in mano »,<ref>Colonel Rousset, ''Trente ans d'histoire (1871-1900)'', I, Paris, Jules Tallandier, 1912, p. 87.</ref> ad appiccare il fuoco. In realtà, fin dal tempo dell'assedio, il petrolio aveva sostituito a Parigi l'introvabile carbone, e alle donne serviva per tutti gli usi domestici: gli incendi furono pertanto provocati sia dai comunardi che dalle artiglierie versagliesi.
A sera scoppiano gli incendi che distruggono le Tuileries, la Corte dei Conti, il ministero delle Finanze, il Consiglio di Stato, il palazzo della Legion d'onore e molte case di abitazione. Nasce così la leggenda delle ''pétroleuses'', creata e alimentata dalla storiografia reazionaria, secondo la quale « orde di donne vagabondavano a caso con un secchio di petrolio in mano », <ref>Colonel Rousset, ''Trente ans d'histoire (1871-1900)'', I, Paris, Jules Tallandier, 1912, p. 87.</ref> ad appiccare il fuoco. In realtà, fin dal tempo dell'assedio, il petrolio aveva sostituito a Parigi l'introvabile carbone, e alle donne serviva per tutti gli usi domestici: gli incendi furono pertanto provocati sia dai comunardi che dalle artiglierie versagliesi.


[[File:Louis Charles Delescluze.jpg|right|thumb|140px|Charles Delescluze]]
[[File:Louis Charles Delescluze.jpg|right|thumb|140px|Charles Delescluze]]
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== La repressione ==
== La repressione ==
[[File:Til1 luce 001z.jpg|thumb|left|190px|<center>Maximilien Luce <ref>Maximilien Luce (1858-1941) fu un pittore parigino neo-impressionista, collaboratore del periodico anarchico ''Le Père Peinard''. Visse i giorni della Comune e rappresentò molte scene di vita operaia.</ref></center>Una strada di Parigi nel maggio 1871]]
[[File:Til1 luce 001z.jpg|thumb|left|190px|<center>Maximilien Luce <ref>Maximilien Luce (1858-1941) fu un pittore parigino neo-impressionista, collaboratore del periodico anarchico ''Le Père Peinard''. Visse i giorni della Comune e rappresentò molte scene di vita operaia.</ref></center>Una strada di Parigi nel maggio 1871]]
Gli scrittori alla moda sono tutti per la reazione, come Flaubert e Alexandre Dumas figlio, il quale fin da aprile si augurava « che si stermini una buona volta le canaglie e gli imbecilli »,<ref>''Correspondance'', XXII, p. 364.</ref> e in giugno questo cantore delle cortigiane esprime la sua ricetta per risolvere le questioni sociali, scrivendo che « bisogna che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano oppure li sterminino senza pietà  ». <ref>''Une lettre sur les choses du jour'', Paris, M. Lévy frères, 1871, p. 28.</ref> ricevendo le congratulazioni, dalla sua lussuosa villa di Nohant, della pseudo-progressista George Sand, per la quale i comunardi sono « stupidi banditi ».
Gli scrittori alla moda sono tutti per la reazione, come Flaubert e Alexandre Dumas figlio, il quale fin da aprile si augurava « che si stermini una buona volta le canaglie e gli imbecilli », <ref>''Correspondance'', XXII, p. 364.</ref> e in giugno questo cantore delle cortigiane esprime la sua ricetta per risolvere le questioni sociali, scrivendo che « bisogna che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano oppure li sterminino senza pietà  ». <ref>''Une lettre sur les choses du jour'', Paris, M. Lévy frères, 1871, p. 28.</ref> ricevendo le congratulazioni, dalla sua lussuosa villa di Nohant, della pseudo-progressista George Sand, per la quale i comunardi sono « stupidi banditi ».


Giudizio condiviso dall'« illustre » critico Paul de Saint-Victor, mentre per Théophile Gautier la Comune è « una galera e un manicomio », e Feydeau, che di mestiere fa ridere i bravi borghesi con le sue innocue ''pochades'', s'incattivisce improvvisamente: « quel che mi occorre e subito, è un buon bastone, una frusta solida e tagliente, maneggiata da una mano ferma, che faccia a brandelli, senza respiro e pietà, tutti i furfanti che pretendono, come i socialisti di ogni colore, di voler fare il bene dell'umanità  ». <ref>Ernest Feydeau, ''Consolation'', Paris, 1872.</ref> L'eccezione è Victor Hugo, che pur senza aver appoggiato esplicitamente la Comune, offre la sua casa di Bruxelles ai fuggiaschi, si attira l'odio dei reazionari e viene espulso dal Belgio.
Giudizio condiviso dall'« illustre » critico Paul de Saint-Victor, mentre per Théophile Gautier la Comune è « una galera e un manicomio », e Feydeau, che di mestiere fa ridere i bravi borghesi con le sue innocue ''pochades'', s'incattivisce improvvisamente: « quel che mi occorre e subito, è un buon bastone, una frusta solida e tagliente, maneggiata da una mano ferma, che faccia a brandelli, senza respiro e pietà, tutti i furfanti che pretendono, come i socialisti di ogni colore, di voler fare il bene dell'umanità  ». <ref>Ernest Feydeau, ''Consolation'', Paris, 1872.</ref> L'eccezione è Victor Hugo, che pur senza aver appoggiato esplicitamente la Comune, offre la sua casa di Bruxelles ai fuggiaschi, si attira l'odio dei reazionari e viene espulso dal Belgio.


Se questi sono i commenti degli « intellettuali », quelli dei gazzettieri non possono essere da meno. ''Le Figaro'' scrive a giugno che « i parigini devono subire le leggi di guerra, per quanto terribili possano essere. Oggi la clemenza sarebbe demenza», e poiché « i repubblicani sono belve », bisogna finirla « con questo putridume democratico internazionale ». Naturalmente Thiers e soci non avevano bisogno di consigli. I fucilieri di marina, ascoltati in place Voltaire il 28 maggio, riferivano di avere « l'ordine di non fare prigionieri »,<ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 444.</ref> e questi « erano ordini tassativi », conferma il marchese Victor de Grandpré, un noto esploratore arruolatosi nelle truppe di Versailles. <ref>Victor de Grandpré, ''Souvenirs d'un versaillais'', in « Le Correspondant », 10 agosto 1875, p. 617.</ref>  
Se questi sono i commenti degli « intellettuali », quelli dei gazzettieri non possono essere da meno. ''Le Figaro'' scrive a giugno che « i parigini devono subire le leggi di guerra, per quanto terribili possano essere. Oggi la clemenza sarebbe demenza», e poiché « i repubblicani sono belve », bisogna finirla « con questo putridume democratico internazionale ». Naturalmente Thiers e soci non avevano bisogno di consigli. I fucilieri di marina, ascoltati in place Voltaire il 28 maggio, riferivano di avere « l'ordine di non fare prigionieri », <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 444.</ref> e questi « erano ordini tassativi », conferma il marchese Victor de Grandpré, un noto esploratore arruolatosi nelle truppe di Versailles. <ref>Victor de Grandpré, ''Souvenirs d'un versaillais'', in « Le Correspondant », 10 agosto 1875, p. 617.</ref>  


[[File:Thiers Les Spectres.jpg|thumb|right|150px|<center>Gli spettri</center>« A Sua Eccellenza Thiers »]]
[[File:Thiers Les Spectres.jpg|thumb|right|150px|<center>Gli spettri</center>« A Sua Eccellenza Thiers »]]
Già  durante la settimana di sangue si istituiscono commissioni militari che in fretta, identificati e derubati i prigionieri, li mandano a morte ovunque ci sia uno spazio disponibile a contenerli: nelle caserme, nelle prigioni, nei cimiteri, nelle stazioni, nelle piazze e nei giardini, dove vengono poi « sotterrati sotto un leggero strato di terra, in trincee e, se c'era tempo, i cadaveri venivano riesumati e caricati su furgoni ». <ref>''Le Temps'', 28 maggio 1871.</ref> Anche la Senna può servire allo scopo: il 28 maggio « si poteva vedere una lunga scia di sangue che seguiva il filo dell'acqua [...] quella scia di sangue non s'interrompe mai ». <ref>''La Petite Presse'', 29 maggio 1871.</ref> Alle Buttes-Chaumont ci sono dei laghetti dove furono gettati 300 cadaveri, mentre i suoi boschetti, dove furono cremati centinaia di assassinati, « furono coperti per giorni da un fumo denso e nauseabondo ». <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 451.</ref> Persino i pozzi furono riempiti di cadaveri <ref>Come lamentò il consigliere comunale Dumas nel 1877, rilevando che 400 persone fucilate nella prigione di Mazas fossero state trovate in un pozzo del cimitero di Bercy.</ref> e le trincee scavate intorno a Parigi durante l'assedio costituirono delle comode fosse comuni.
Già  durante la settimana di sangue si istituiscono commissioni militari che in fretta, identificati e derubati i prigionieri, li mandano a morte ovunque ci sia uno spazio disponibile a contenerli: nelle caserme, nelle prigioni, nei cimiteri, nelle stazioni, nelle piazze e nei giardini, dove vengono poi « sotterrati sotto un leggero strato di terra, in trincee e, se c'era tempo, i cadaveri venivano riesumati e caricati su furgoni ». <ref>''Le Temps'', 28 maggio 1871.</ref> Anche la Senna può servire allo scopo: il 28 maggio « si poteva vedere una lunga scia di sangue che seguiva il filo dell'acqua [...] quella scia di sangue non s'interrompe mai ». <ref>''La Petite Presse'', 29 maggio 1871.</ref> Alle Buttes-Chaumont ci sono dei laghetti dove furono gettati 300 cadaveri, mentre i suoi boschetti, dove furono cremati centinaia di assassinati, « furono coperti per giorni da un fumo denso e nauseabondo ». <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 451.</ref> Persino i pozzi furono riempiti di cadaveri <ref>Come lamentò il consigliere comunale Dumas nel 1877, rilevando che 400 persone fucilate nella prigione di Mazas fossero state trovate in un pozzo del cimitero di Bercy.</ref> e le trincee scavate intorno a Parigi durante l'assedio costituirono delle comode fosse comuni.


In queste condizioni, un calcolo preciso dei crimini perpetrati dal governo e dall'esercito di Versailles non è possibile. Le cifre ufficiali del governo parlano di 17.000 morti, ma si riferiscono solo al numero di inumazioni pagate dal municipio di Parigi, e perciò rappresentano un minimo del totale. Lo storico conservatore Jacques Chastenet calcola 20.000 vittime,<ref>Jacques Chastenet, ''Histoire de la III République'', cit., p. 104.</ref> Georges Bourgin 25.000,<ref>Georges Bourgin, ''La guerre de 1870-1871 et la Commune'', Paris, Flammarion, 1971, p. 106.</ref>, Camille Pelletan 30.000,<ref>Camille Pelletan, ''La Semaine de mai'', Paris, Dreyfous, 1880.</ref> Alexandre Zévaès 35.000. <ref>Alexandre Zévaès, ''Histoire de la III République'', Paris, Editions de la Nouvelle Revue Critique, 1938, p. 42.</ref> Secondo Lissagaray <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 550.</ref>
In queste condizioni, un calcolo preciso dei crimini perpetrati dal governo e dall'esercito di Versailles non è possibile. Le cifre ufficiali del governo parlano di 17.000 morti, ma si riferiscono solo al numero di inumazioni pagate dal municipio di Parigi, e perciò rappresentano un minimo del totale. Lo storico conservatore Jacques Chastenet calcola 20.000 vittime, <ref>Jacques Chastenet, ''Histoire de la III République'', cit., p. 104.</ref> Georges Bourgin 25.000, <ref>Georges Bourgin, ''La guerre de 1870-1871 et la Commune'', Paris, Flammarion, 1971, p. 106.</ref>, Camille Pelletan 30.000, <ref>Camille Pelletan, ''La Semaine de mai'', Paris, Dreyfous, 1880.</ref> Alexandre Zévaès 35.000. <ref>Alexandre Zévaès, ''Histoire de la III République'', Paris, Editions de la Nouvelle Revue Critique, 1938, p. 42.</ref> Secondo Lissagaray <ref>Prosper Lissagaray, ''Storia della Comune'', cit., p. 550.</ref>


:« Ventimila uomini, donne e ragazzi uccisi durante la battaglia e dopo la resistenza a Parigi e in provincia; almeno tremila morti nelle carceri preventive, sui galleggianti, in fortezza, in prigione, nella Nuova Caledonia, in esilio o a seguito di malattie contratte in prigionia; tredicimilasettecento condannati a pene durate per molti di essi nove anni; settantamila donne, ragazzi, vecchi privati dei loro sostegni o buttati fuori dalla Francia; centosettemila vittime circa: ecco il bilancio della vendetta che si prese l'alta borghesia contro la rivoluzione di due mesi del 18 marzo ».
:« Ventimila uomini, donne e ragazzi uccisi durante la battaglia e dopo la resistenza a Parigi e in provincia; almeno tremila morti nelle carceri preventive, sui galleggianti, in fortezza, in prigione, nella Nuova Caledonia, in esilio o a seguito di malattie contratte in prigionia; tredicimilasettecento condannati a pene durate per molti di essi nove anni; settantamila donne, ragazzi, vecchi privati dei loro sostegni o buttati fuori dalla Francia; centosettemila vittime circa: ecco il bilancio della vendetta che si prese l'alta borghesia contro la rivoluzione di due mesi del 18 marzo ».
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Alla fine della settimana di sangue molti comunardi erano riusciti a fuggire da Parigi. Soprattutto Belgio, Inghilterra e Svizzera sono i luoghi del loro esilio e del loro lavoro. Il socialista belga Louis Bertrand <ref>''Histoire de la démocratie et du socialisme en Belgique depuis 1830'', II, Bruxelles, Dechenne et Cie; Paris, Édouard Cornély et Cie, 1907, p. 52.</ref> scrive dei rifugiati, « ottimi operai che sanno guadagnarsi da vivere e che hanno impiantato a Bruxelles un'infinità  di piccole industrie ». Tra le più note figure di emigrati in [[Belgio]], vi sono [[Prosper Lissagaray]], che vi inizia a scrivere la sua ''Histoire de la Commune''; [[Ernest Vaughan]], che vi fonda il settimanale ''La Bombe'' e successivamente il quotidiano ''L'Aurore'', protagonista della denuncia del complotto reazionario e antisemita contro Alfred Dreyfus; il blanquista [[Gustave Tridon]], il musicista [[Jean-Baptiste Clément]], lo scrittore [[Georges Cavalier]].
Alla fine della settimana di sangue molti comunardi erano riusciti a fuggire da Parigi. Soprattutto Belgio, Inghilterra e Svizzera sono i luoghi del loro esilio e del loro lavoro. Il socialista belga Louis Bertrand <ref>''Histoire de la démocratie et du socialisme en Belgique depuis 1830'', II, Bruxelles, Dechenne et Cie; Paris, Édouard Cornély et Cie, 1907, p. 52.</ref> scrive dei rifugiati, « ottimi operai che sanno guadagnarsi da vivere e che hanno impiantato a Bruxelles un'infinità  di piccole industrie ». Tra le più note figure di emigrati in [[Belgio]], vi sono [[Prosper Lissagaray]], che vi inizia a scrivere la sua ''Histoire de la Commune''; [[Ernest Vaughan]], che vi fonda il settimanale ''La Bombe'' e successivamente il quotidiano ''L'Aurore'', protagonista della denuncia del complotto reazionario e antisemita contro Alfred Dreyfus; il blanquista [[Gustave Tridon]], il musicista [[Jean-Baptiste Clément]], lo scrittore [[Georges Cavalier]].


Migliaia di comunardi raggiungono l'[[Inghilterra]] e si ritrovano nella « Società  dei rifugiati », mentre i blanquisti Eudes, Granger e Vaillant vi fondano il gruppo della « Comune rivoluzionaria ». [[Zéphirin Camélinat]] si mantiene facendo il commerciante, [[Camille Langevin]] fa il tornitore, [[Georges Labadie]], in arte Pilotell, disegnatore satirico, collabora alle riviste di moda,<ref>Pilotell, delegato alle Belle Arti e commissario di polizia sotto la Comune, pubblicò a Londra nel 1879 la raccolta dei suoi disegni satirici ''Prima, durante e dopo la Comune''.</ref> [[Albert Theisz]] lavora come cesellatore. Quest'ultimo, socialista [[proudhoniano]], entra in contatto con [[Marx]], che ha appena scritto, sugli avvenimenti della Comune, ''La guerra civile in Francia'', e ne viene profondamente influenzato.
Migliaia di comunardi raggiungono l'[[Inghilterra]] e si ritrovano nella « Società  dei rifugiati », mentre i blanquisti Eudes, Granger e Vaillant vi fondano il gruppo della « Comune rivoluzionaria ». [[Zéphirin Camélinat]] si mantiene facendo il commerciante, [[Camille Langevin]] fa il tornitore, [[Georges Labadie]], in arte Pilotell, disegnatore satirico, collabora alle riviste di moda, <ref>Pilotell, delegato alle Belle Arti e commissario di polizia sotto la Comune, pubblicò a Londra nel 1879 la raccolta dei suoi disegni satirici ''Prima, durante e dopo la Comune''.</ref> [[Albert Theisz]] lavora come cesellatore. Quest'ultimo, socialista [[proudhoniano]], entra in contatto con [[Marx]], che ha appena scritto, sugli avvenimenti della Comune, ''La guerra civile in Francia'', e ne viene profondamente influenzato.


''La guerra civile in Francia'' contiene il manifesto approvato dall'Internazionale in favore della Comune. Tale manifesto non fu però sottoscritto da due delegati inglesi, George Odger e Benjamin Lucraft, per i quali la Comune era stata un'esperienza « troppo » rivoluzionaria. Diedero così le dimissioni dal Consiglio dell'Internazionale e provocarono una scissione nella sezione inglese. Nell'Internazionale seguirà  poi, per diversi motivi, la scissione dei seguaci di [[Bakunin]].
''La guerra civile in Francia'' contiene il manifesto approvato dall'Internazionale in favore della Comune. Tale manifesto non fu però sottoscritto da due delegati inglesi, George Odger e Benjamin Lucraft, per i quali la Comune era stata un'esperienza « troppo » rivoluzionaria. Diedero così le dimissioni dal Consiglio dell'Internazionale e provocarono una scissione nella sezione inglese. Nell'Internazionale seguirà  poi, per diversi motivi, la scissione dei seguaci di [[Bakunin]].
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