Libertà

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Antica illustrazione anarchica che rappresenta la "libertà" in lotta contro l'"autorità.

"La parola "libertà" compare scritta per la prima volta su una tavola sumera cuneiforme col termine amargi, che vuol dire "ritorno alla madre" (metafora che sta a rappresentare un "ritorno alle origini"), mentre si narra della rivolta del popolo contro il re tiranno. [1] La libertà indica in generale, la facoltà di vivere, di muoversi, di agire in modo autonomo, secondo la propria volontà e la propria natura, senza essere sottoposti a limitazioni e costrizioni di alcun tipo. Se la società nasce dalla costrizione, è pur vero che da un minimo di iniziativa individuale può nascere la libertà.

Diritto

Nell'ambito costituzionale, si dicono diritti di libertà civile alcuni diritti pubblici soggettivi fondamentali, come i diritti di libertà personale, di libertà della corrispondenza, di libertà religiosa, di stampa, di riunione, di associazione, di libertà sindacale, che costituiscono altrettanti diritti dell'individuo all'indipendenza dalla potestà di un soggetto superiore, in particolare dello Stato, nell'esercizio di attività garantite come lecite dall'ordinamento.

Nell'ambito civile si parla di libertà contrattuale per indicare il principio in base al quale le parti possono liberamente determinare il contenuto di un contratto nei limiti di legge, e inoltre possono concludere contratti non specificamente disciplinati, purché diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela giuridica.

Nell'ambito processuale penale l'istituto della libertà provvisoria definisce lo stato in cui viene a trovarsi un imputato sottoposto a custodia preventiva ma scarcerato, a condizione che si tenga a disposizione dell'autorità giudiziaria; il codice di procedura penale entrato in vigore nel 1989 la ridefinisce rimessione in libertà. La libertà per decorrenza dei termini è il diritto dell'imputato detenuto in attesa di giudizio di essere scarcerato entro un certo periodo di tempo, variabile secondo la gravità del reato di cui è accusato, qualora non venga pronunciata ordinanza di rinvio a giudizio o sentenza di condanna di primo grado o definitiva. La libertà vigilata è infine una misura di sicurezza non detentiva, che non può avere durata inferiore a un anno e consiste nella sorveglianza alla persona sottoposta, esercitata in modo da agevolarne il riadattamento alla vita sociale. =)

Filosofia

Immanuel Kant

La libertà è stata definita nell'antichità come autodeterminazione in assenza di condizioni e di limiti interni (passioni) ed esterni (Stato, fato). Nel cristianesimo la libertà è definita in opposizione alla corruzione originaria data dal peccato originale e in relazione ai concetti di provvidenza e di grazia divina.

  • La libertà come manifestazione non repressa della vitalità. Definita come l'assenza di costrizione, la libertà ha come sua condizione primaria la salute dell'organismo; a uno stadio più elevato, caratterizzato dalla ulteriore dimensione della coscienza, la libertà si identifica con la spontaneità delle tendenze. L'uomo è libero quando può realizzare i suoi desideri, che secondo le teorie edonistiche sono incarnati nel piacere.
  • Il libero arbitrio o la libertà di scelta. La libertà indica una scelta consapevole. Perché ci sia scelta, devono coesistere molteplici motivazioni ad agire e molteplici possibilità di azione. La scelta razionale diventa impossibile quando i motivi si equivalgono: ogni decisione, in un caso del genere, non può essere che contingente. L'asino di Buridano, posto tra due fasci di fieno identici, muore di fame perché non ha nessuno stimolo che lo spinga a muoversi da una parte piùttosto che da un'altra. Bisogna dunque concludere che la libertà consiste propio nell'indifferenza alle motivazioni, nella possibilità di sottrarsi sempre alla spinta dei determinanti (libertà di indifferenza). Al posto dell'asino, l'uomo non morirebbe, perché la sua volontà sceglierebbe immotivatamente un sacco o l'altro. Tuttavia questa riduzione della libertà all'arbitrio gratuito, caratteristica di alcuni filosofi della tarda scolastica, finisce per identificare paradossalmente la libertà con la pura, bruta casualità. Come osservava Cartesio, la libertà di indifferenza è il più basso gradino della libertà.
  • La libertà come realizzazione dela razionalità. La scelta positiva muove da una motivazione razionale e mette capo necessariamente alla realizzazione di un fine razionale e diventa, con Kant, postulato della Ragion Pratica ed è riferibile alla volontà morale in quanto questa è ragione che impone la legge a se stessa.
  • L'interpretazione spiritualistica di Fichte. Fichte diede un significato diverso a questa autonomia, definendola come realizzazione della vocazione individuale, non si tratta di realizzare la ragione universale, ma la legge singola e irripetibile del proprio individualismo, costruita con uno sforzo creativo personale, testimonianza della libertà interiore.
  • La libertà individuale. È manifesto della democrazia diretta di Platone o Anarchia, idea opposta allo statalismo manifesto nelle società totalitarie.

La libertà per gli anarchici

Michail Bakunin

Solitamente si dice che «la libertà di un individuo finisce dove inizia quella dell'altro». Michail Bakunin capovolge questo “principio”, sostenendo che, al contrario, la libertà individuale è confermata da quella altrui, cioè, maggiore è il numero delle persone libere, maggiore sarà la libertà individuale. È quindi un interesse personale dell'individuo ampliare le libertà altrui poiché in questo modo si ampliano anche le proprie.

In qualunque forma l'anarchismo si manifesti (anarco-individualismo, anarco-comunismo ecc.), la libertà è il caposaldo del pensiero anarchico ed è legata al principio dell'autogestione: libertà di autogestirsi e autogestire i problemi e le risorse della collettività.

I comunisti anarchici ritengono che essa, per esser effettivamente tale, debba essere indissolubilmente legata all'eguaglianza ("non c'è libertà senza eguaglianza e non c'è eguaglianza senza libertà").

Gli individualisti, Max Stirner in testa, ritengono invece che tutto ciò che è esterno (superiore) all'individuo sia una limitazione della libertà e che questa non possa essere limitata da nessuno, se non l'individuo stesso (da sottolineare che queste divisioni tra comunisti e individualisti sono spesso più formali che sostanziali).

Il sistema borghese dominante ha invece banalizzato e ridicolizzato il concetto di libertà:

«Ci si crede liberi, ad esempio, di avere quante auto si voglia, quante case, quanti cellulari; liberi di scegliere cosa comprare nei negozi alla moda, che programma vedere alla TV, dove recarsi in vacanza, che libro o CD acquistare; liberi di andare alla messa domenicale, di leggere i giornali, di votare chi si voglia, di sposarsi e divorziare... Questa è in buona sostanza la nostra libertà, e ciò è quanto viene sancito dall'esistenza della democrazia a sostegno delle forme giuridiche statali nelle quali viviamo... Sì, noi siamo liberi: di poterci (doverci) assoggettare ai meccanismi costruiti e imposti dalla nostra società (e da chi essa governa e comanda), i quali regalano il dono artificioso di far sentire libero chi vi partecipa! Si provi a pronunciare un concetto serio, ben fondato, ben motivato, contro la forma di Stato sulla quale i poteri di una società nazionale prosperano: l'accusa di vilipendio alle istituzioni nazionali scatterà immediata, con relative conseguenze; si provi, anche fuori dal panorama politico, a portare una teoria totalmente comprovata da prove inoppugnabili – ad esempio – che colpisca il potere religioso e la sua dominanza di massa: altrettanto rapidamente scatterà l'accusa di blasfemìa, la vergogna popolare, l'ignominia dichiarata. Il nostro mondo non si regge su verità effettive, ma imposte, comandate, rese indiscutibili per norma di legge» (Luca Rota, Utopia).

In Fuga dalla libertà, lo psicologo e sociologo Erich Fromm sostiene che l'uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società preindividualistica (medioevo), che sicuramente gli forniva una certa sicurezza (es. con le corporazioni), ma al contempo lo limitava, non è riuscito a raggiungere una libertà positiva, cioè quella libertà che permette all'individuo di realizzare sé stesso e di non essere un automa. La libertà (dal Rinascimento in poi) ha dato all'uomo razionalità e indipendenza, che di fatto lo hanno reso ansioso, debole ed impaurito. Quest'isolamento, funzionale economicamente al sistema capitalistico, fornisce all'uomo due alternative: o fuggire dal peso di questa libertà, e rifuggiarsi verso nuove dipendenze (ecco l'origine psicologica del fascismo e del nazionalismo, che fanno presa sulla paura dell'atomizzazione sociale), o progredire verso la piena realizzazione della libertà positiva, che si fonda sulla piena realizzazione della libertà positiva, la quale si fonda sull'individualità e sull'unicità di ogni individuo. la libertà positiva per fromm si può realizzare solo ed esclusivamente quando l'essere umano smette di essere sottomesso ad una qualsiasi autorità irrazionale, sia essa un altro essere umano oppure un concetto più o meno astratto (Stato, patria, razza ecc.)

Per tutti questi motivi gli anarchici ritengono che non possa esistere libertà entro lo Stato e le istituzioni in genere.

Anarchici, libertari, liberali, liberisti

Bandiera nera anarchica

I termini «anarchico», «libertario», «liberale» e «liberista», benché siano talvolta utilizzati come sinonimi, specie dai sostenitori di un improbabile "anarchismo liberale" (l'anarchismo, dagli anarco-individualisti agli anarco-comunisti, è, infatti, sempre socialista, benché mai sostenitore del socialismo di Stato), hanno un significato molto diverso ed indicano, in particolare, uomini dalle idee diverse e talvolta divergenti.

  • «Anarchico» è «colui che professa i principi dell'anarchia». [2]
  • «Libertario» è colui «che afferma (e, più ancora, istintivamente sente) la libertà quale valore umano fondamentale e preminente, concependola come un'energia esistenziale (intellettuale, morale e vitale), come una forza dirompente capace di riscattare l'uomo, di emanciparlo dai vincoli o dalle servitù che tradizionalmente lo limitano e lo opprimono - mediante strutture e istituzioni repressive - in tutti i campi della vita (in primo luogo, in quello politico-istituzionale e in quello economico-sociale, ma anche in quello culturale, dei costumi ecc.); e di conseguenza, rivendica appassionatamente la libertà così concepita e ne propugna urgentemente l'attuazione, assumendo atteggiamenti rivoluzionari, o comunque radicali e contestatori nei confronti delle istituzioni, delle forze, delle concezioni sociali che, a suo avviso, la negano, la reprimono o in qualsiasi forma la limitano (e non di rado è sinonimo di «anarchico»)». [2] Sebbene tutti gli anarchci siano libertari, non tutti i libertari sono anarchici. «Libertario» è un genus nel quale sono ricomprese più species: «anarchico», «radicale», «socialista utopista», «rivoluzionario», «democratico» e così via. Logicamente con l'espressione libertarismo può intendersi, genericamente, «un atteggiamento libertario» [2] oppure, con riferimento all'anarchismo, «l'amore della libertà spinto fino all'anarchia». [2]
  • «Liberale» è «il seguace, fautore del liberalismo o colui che ha un atteggiamento politico ispirato e improntato al liberalismo» [2] (complesso di concezioni e teorie etico-politiche che nulla hanno a che fare con le dottrine anarchiche).
  • «Liberista» è «il seguace, fautore del liberismo» [2] (dottrina di politica economica che nulla ha a che fare con le dottrine anarchiche).

Note

  1. Tratto dal libro I Sumeri di S. Noah Kramer, Newton, Roma, 1997
  2. 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 2,5 Definizione tratta dal Grande Dizionario della Lingua Italiana UTET

Bibliografia

Voci correlate


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