Chiesa cattolica: differenze tra le versioni

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L'interesse dei media nei confronti del fenomeno della pedofilia all'interno della Chiesa cattolica prende avvio negli [[Stati Uniti]], a Boston, a partire da gennaio del [[2002]], con l'inchiesta avviata dal quotidiano ''The Boston Globe'', il cui primo caso riguardava la condanna a dieci anni di carcere comminata a John J. Geoghan, un prete che aveva violentato un bimbo di dieci anni. Il giornale iniziò a pubblicare resoconti di denunce, condanne, dimissioni e insabbiamenti di casi di pedofilia da parte di esponenti del clero cattolico. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e rimossi dall'incarico più di 55 preti: fu proprio l'estensione del fenomeno, oltre alla sua gravità, a sconvolgere l'opinione pubblica. <ref>John Cornwell, ''Un papa d'inverno'', Garzanti, Milano 2005, p. 271.</ref>
L'interesse dei media nei confronti del fenomeno della pedofilia all'interno della Chiesa cattolica prende avvio negli [[Stati Uniti]], a Boston, a partire da gennaio del [[2002]], con l'inchiesta avviata dal quotidiano ''The Boston Globe'', il cui primo caso riguardava la condanna a dieci anni di carcere comminata a John J. Geoghan, un prete che aveva violentato un bimbo di dieci anni. Il giornale iniziò a pubblicare resoconti di denunce, condanne, dimissioni e insabbiamenti di casi di pedofilia da parte di esponenti del clero cattolico. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e rimossi dall'incarico più di 55 preti: fu proprio l'estensione del fenomeno, oltre alla sua gravità, a sconvolgere l'opinione pubblica. <ref>John Cornwell, ''Un papa d'inverno'', Garzanti, Milano 2005, p. 271.</ref>


Si giunse sino al coinvolgimento dell'allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law. L'arcivescovo, accusato di aver permesso a diversi preti – già accusati di abusi sessuali su minori – di continuare ad esercitare la propria opera in parrocchie non informate delle denunce pendenti sugli stessi sacerdoti, fu costretto a rassegnare le dimissioni nelle mani di Giovanni Paolo II il [[13 dicembre]] [[2002]] (in un primo tempo respinte dallo stesso pontefice <ref>J. Berry - G. Renner, ''I legionari di Cristo'', Fazi, Roma 2006, p. 272; Manlio Graziano, ''Il secolo cattolico'', Laterza, Roma-Bari 2010, p. 99; Charles Lippy, ''Faith in America'', Praeger, Westport 2006, p. 37.</ref>), dopo essersi scusato pubblicamente e aver fornito all'autorità giudiziaria i nomi di 90 sacerdoti responsabili di molestie a danno di minori. Il tribunale ordinò la consegna di migliaia di documenti della Chiesa di Boston che rivelavano decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti. A seguito delle richieste di risarcimento, tre diocesi avviarono in pochi mesi la procedura di bancarotta: l'arcidiocesi di Portland, la diocesi di Tucson e la diocesi di Spokane. <ref>Fabrizio Mastrofini, ''Geopolitica del Vaticano'', Laterza, Roma-Bari 2006, p. 52.</ref>. I numerosi casi di pedofilia, riguardanti abusi compiuti durante vari decenni precedenti, ottennero presto attenzione da parte dei maggiori mezzi di informazione statunitensi, sino a raggiungere un notevole rilievo anche internazionale.
Si giunse sino al coinvolgimento dell'allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law. L'arcivescovo, accusato di aver permesso a diversi preti – già accusati di abusi sessuali su minori – di continuare ad esercitare la propria opera in parrocchie non informate delle denunce pendenti sugli stessi sacerdoti, fu costretto a rassegnare le dimissioni nelle mani di Giovanni Paolo II il [[13 dicembre]] [[2002]] (in un primo tempo respinte dallo stesso pontefice <ref>J. Berry - G. Renner, ''I legionari di Cristo'', Fazi, Roma 2006, p. 272; Manlio Graziano, ''Il secolo cattolico'', Laterza, Roma-Bari 2010, p. 99; Charles Lippy, ''Faith in America'', Praeger, Westport 2006, p. 37.</ref>), dopo essersi scusato pubblicamente e aver fornito all'autorità giudiziaria i nomi di 90 sacerdoti responsabili di molestie a danno di minori. Il tribunale ordinò la consegna di migliaia di documenti della Chiesa di Boston che rivelavano decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti. A seguito delle richieste di risarcimento, tre diocesi avviarono in pochi mesi la procedura di bancarotta: l'arcidiocesi di Portland, la diocesi di Tucson e la diocesi di Spokane. <ref>Fabrizio Mastrofini, ''Geopolitica del Vaticano'', Laterza, Roma-Bari 2006, p. 52.</ref> I numerosi casi di pedofilia, riguardanti abusi compiuti durante vari decenni precedenti, ottennero presto attenzione da parte dei maggiori mezzi di informazione statunitensi, sino a raggiungere un notevole rilievo anche internazionale.


In seguito, una successiva crisi che interessò anche l'Europa acquistò un più intenso rilievo mondiale nel biennio [[2009]]-[[2010]], coinvolgendo anche paesi come [[Irlanda]], [[Austria]], [[Italia]], [[Belgio]], [[Paesi Bassi]], [[Germania]], [[Svizzera]], [[Spagna]], [[Regno Unito]], [[Francia]] e [[Malta]]. In particolare il caso irlandese fu oggetto di due inchieste governative sugli abusi sessuali: dopo aver ricevuto i vescovi nel febbraio [[2010]] a Roma, Benedetto XVI rese pubblica una lettera ai cattolici d'Irlanda <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2010/documents/hf_ben-xvi_let_20100319_church-ireland_it.html Lettera pastorale ai Cattolici d'Irlanda</ref> che costituiva una novità rilevante, come osservò il quotidiano francese ''Le Monde'', soprattutto in relazione alla richiesta di collaborazione con le autorità civili e alla denuncia della cultura del segreto che ha permesso la moltiplicazione delle violenze sessuali. Lettera che provocò una serie di dimissioni: dal vescovo John Magee a monsignor James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin. <ref>Massimo Franco, ''C'era una volta un Vaticano. Perché la Chiesa sta perdendo peso in Occidente'', Mondadori, Milano 2010, p. 108.</ref>
In seguito, una successiva crisi che interessò anche l'Europa acquistò un più intenso rilievo mondiale nel biennio [[2009]]-[[2010]], coinvolgendo anche paesi come [[Irlanda]], [[Austria]], [[Italia]], [[Belgio]], [[Paesi Bassi]], [[Germania]], [[Svizzera]], [[Spagna]], [[Regno Unito]], [[Francia]] e [[Malta]]. In particolare il caso irlandese fu oggetto di due inchieste governative sugli abusi sessuali: dopo aver ricevuto i vescovi nel febbraio [[2010]] a Roma, Benedetto XVI rese pubblica una lettera ai cattolici d'Irlanda <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2010/documents/hf_ben-xvi_let_20100319_church-ireland_it.html Lettera pastorale ai Cattolici d'Irlanda</ref> che costituiva una novità rilevante, come osservò il quotidiano francese ''Le Monde'', soprattutto in relazione alla richiesta di collaborazione con le autorità civili e alla denuncia della cultura del segreto che ha permesso la moltiplicazione delle violenze sessuali. Lettera che provocò una serie di dimissioni: dal vescovo John Magee a monsignor James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin. <ref>Massimo Franco, ''C'era una volta un Vaticano. Perché la Chiesa sta perdendo peso in Occidente'', Mondadori, Milano 2010, p. 108.</ref>
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