Scuola

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La sala studio della scuola La Ruche fodata da Sébastien Faure.

La scuola è un'istituzione che ha per obiettivo l'educazione e la formazione degli "studenti" o "scolari", compito spettante al personale appositamente addestrato e formato (insegnanti).

La parola scuola deriva dal latino schola, la cui origine a sua volta è radicata nel greco antico σχολεῖον (scholèion), da σχολή (scholḗ). Il termine greco inizialmente significava «tempo libero», ma poi assunse quello di descrizione del «luogo in cui veniva speso il tempo libero», ovvero il luogo in cui si tenevano discussioni filosofiche o scientifiche durante il tempo libero; infine il suo significato fu quello di «luogo di lettura». Nell'accezione "moderna" il termine scuola indica il luogo d'istruzione per eccellenza.

L'istituzione scolastica

La scuola è un'istituzione (pubblica e privata) fondata sull'obbligatorietà in oramai quasi tutto il mondo. In Italia essa fu resa obbligatoria dal governo di centro-sinistra guidato da Agostino Depretis: il 15 luglio 1877 fu promulgata la cosiddetta Legge Coppino, che rendeva gratuita l'istruzione elementare e introduceva le sanzioni per chi disattendeva l'obbligo. [1]

«L'istruzione di massa è nata e si è sviluppata dalla seconda metà dell'800 in funzione delle esigenze militari degli eserciti di massa. Non a caso il Paese che elaborò il moderno modello di istruzione pubblica fu la Germania del Cancelliere Otto Von Bismarck. Non sarebbe stato possibile il macello della Prima guerra mondiale, se la scuola pubblica non avesse preparato centinaia di migliaia di diplomati per coprire i ruoli degli ufficiali. Tra l'800 ed il '900, la Scuola è stata anche il principale veicolo della propaganda nazionalistica e colonialistica.
La Scuola ed il militarismo non possono quindi essere presentati in alternativa, e ciò non vale solo per il passato, ma anche per il presente. La Scuola attuale non sembrerebbe più militarizzata nei comportamenti e nei contenuti, ma ciò riguarda soltanto l'abbandono di vecchi modelli di educazione nazionale, che sono stati sostituiti dai miti della superiorità occidentale, veicolati attraverso le formule della "Educazione alla Legalità " e della "Educazione ai Diritti Umani". La "Scuola democratica" è ancora un veicolo di propaganda bellica, poiché se da un lato predica l'accoglienza verso immigrati e "diversi", dall'altro lato criminalizza tutto ciò che esula dal recinto del Sacro Occidente. La Scuola pubblica riesce comunque ad imporre un atteggiamento acritico verso la "democrazia", cioè verso l'alibi "occidentale" ("Occidente" sta per NATO) per nuove avventure coloniali.» [2]
Gli studenti del liceo artistico "Gentileschi" di Carrara parlano di anarchia e Anarcopedia durante la settimana di autogestione del 2013.

La scuola si fonda su un sistema strettamente gerarchico, sia per quanto riguarda gli studenti che per il personale impegnato a vario titolo nella didattica e nella sua organizzazione. Gli studenti passano da un ordine scolastico inferiore ad uno via via superiore (scuola dell'infanzia, elementare, medie inferiori e medie superiori...relativamente all'Italia), ma per fare questo devono essere "promossi" da una classe inferiore ad una superiore; l'ammissione è possibile previo giudizio positivo degli insegnanti e/o il superamento di relativi esami. Le punizioni, i premi e l'educazione al rispetto dell'autorità sono gli elementi caratterizzanti il percorso scolastico degli studenti. Relativamente all'Italia, gli insegnanti fino al 2001 erano sottomessi nella propria scuola all'autorità del Capo d'Istituto, chiamato Preside se preposto a dirigere scuole secondarie di primo o secondo grado e Direttore didattico se adibito alla direzione delle scuole primarie; a seguito della legge sull'Autonomia Scolastica, e dell'attribuzione della qualifica dirigenziale, le due figure sono state accorpate in quella unica di Dirigente Scolastico. Il Dirigente Scolastico è membro di diritto nel Consiglio d'Istituto ed è il Presidente della Giunta Esecutiva del Consiglio d'Istituto, del Collegio dei Docenti, dei Consigli di Classe, del comitato per la valutazione del servizio dei docenti. Inoltre esso si è trasformato "Preside-Burocrate" a "Preside-Manager", con poteri sempre più ampi concessogli dall'autonomia scolastica. I Dirigenti Scolastici vengono normalmente reclutati dal Ministero della Pubblica Istruzione tramite concorso pubblico.

Bollettino della Escuela Moderna (1905)

Negli altri paesi, al di là delle specificità di ognuno, sostanzialmente si ripete lo schema gerarchico: insegnante, preside/direttore, dirigenti a più alto livello, ministero della pubblica istruzione. Sempre e comunque, al vertice del sistema scolastico vi è quindi lo Stato, che supervisiona e governa l'attività della scuola, pubblica e privata, diventando il garante e il controllare finale della sua funzione educativa, che ovviamente è indirizzata a difendere i suoi stessi interessi. Tale potere lo Stato lo esercita attraverso:

  • Legislazione, per la creazione di norme giuridiche vincolanti.
  • Esecuzione, in attuazione delle norme giuridiche che la società dispone.
  • Giurisdizione o Giustizia, che consiste nell'applicazione delle pene di chi non rispetta tali norme giuridiche.

Lo Stato italiano, ma non solo questo, concede ai privati (principalmente alla Chiesa) la possibilità di gestire ed organizzare scuole appunto private. In Italia, in base alla legge 62/2000, emanata in attuazione dell'articolo 33 della Costituzione, lo Stato concede alle scuole private (come detto in gran parte in mano alla Chiesa) dell'infanzia, primarie e secondarie la possibilità di chiedere la parità ed entrare a far parte del sistema di istruzione nazionale. Sottraendo fondi alla scuola pubblica e ad altri servizi collettivi, attualmente le scuole private italiane ricevono soldi pubblici sotto forma di:

  • sussidi diretti per la gestione di scuole dell'infanzia e primarie (ex parificate);
  • finanziamenti di progetti aventi l'obiettivo di elevare la qualità e l'efficacia delle offerte formative delle scuole medie e superiori;
  • contributi alle famiglie "buoni scuola", dell'importo massimo di € 300,00, e disponibili solo per la scuola dell'obbligo.

In Nord America la scuola privata copre l'intero campo delle attività educative, con rette annuali variabili. Negli Stati Uniti i finanziamenti sono generalmente forniti dalle rette degli studenti, dalle donazioni e dalle sovvenzioni da parte di enti religiosi, fondazioni o privati; [3] nel Regno Unito, lo Stato concepisce l'esistenza della cosiddette scuole indipendenti (indipendent schools), fornendo loro la libertà di operare al di fuori dei regolamenti governativi; in Belgio le scuole indipendenti sono rare e sono pagate dai genitori soli senza sussidio; in Australia, la scuola privata (indipendente o cattolica) è meta ambita dalle famiglie che ritengono queste scuole in grado di fornire maggior prestigio ed educazione per i propri figli. Molte scuole private australiane sono finanziate in buona parte dal Governo, mentre non tutte le scuole pubbliche sono accessibili gratuitamente.

Critiche libertarie all'istituzione scolastica

«Il carattere autoritario della scuola è implicito nella sua funzione istituzionale, essendo strumento in mano a una minoranza che tramite l'uso dell'autorità cerca di rafforzare e di estendere i suoi privilegi» (L'autoritarismo scolastico).

Dal punto di vista libertario la scuola è un'istituzione statale o privata in cui avviene la trasmissione del rispetto dell'ordine costituito attraverso l'educazione quotidiana alla sottomissione volontaria e il condizionamento in favore dell'ideologia capitalistica e gerarchica oggi dominante (vantaggiosa per i ricchi e i potenti). Gli studenti - che imparano a rispettare l'autorità stando in silenzio, non facendo domande inopportune, accettando le imposizioni degli insegnanti, presidi ecc., attraverso punizioni e ricompense - vengono costantemente valutati per la competitività, la produttività e il nozionismo, tutti aspetti che generano ansia nello studente. A proposito dell'educazione al rispetto dell'autorità, emblematica è la canzone di Luigi Tenco intitolata Cara maestra, in cui viene raccontato l'atteggiamento classista di una maestra:

«Cara maestra,
un giorno m'insegnavi
che a questo mondo noi
noi siamo tutti uguali.
Ma quando entrava in classe il direttore
tu ci facevi alzare tutti in piedi,
e quando entrava in classe il bidello
ci permettevi di restar seduti».

Gli studenti e le studentesse vengono "allevati" affinché diventino docili e remissivi lavoratori al servizio dello Stato o, nel caso di una ristretta minoranza, la nuova e fedele classe dirigente del paese. D'altronde, emblematicamente, nel 1894 il ministro della pubblica istruzione Baccelli così si espresse a proposito della Riforma della Scuola:

«Bisogna insegnare solo leggere e scrivere, bisogna istruire il popolo quanto basta, insegnare la storia con una sana impostazione nazionalistica, e ridurre tutte le scienze sotto una...unica materia di "nozioni varie", senza nessuna precisa indicazione programmatica o di testi, lasciando spazio all'iniziativa del maestro e rivalutando il più nobile e antico insegnamento, quello dell'educazione domestica; e mettere da parte infine l'antidogmatismo, l'educazione al dubbio e alla critica, insomma far solo leggere e scrivere. Non devono pensare, altrimenti sono guai!»

Premesso che da quest'affermazione è passato oltre un secolo, e che la situazione storica è ovviamente differente, determinati principi basici della gestione della scuola rimangono comunque sempre "validi" (voti, punizioni, premi, voto di condotta, nozionismo ecc.) ed è per questo che, oggi come ieri, gli anarchici sono stati tra i principali acerrimi contestatori del sistema scolastico.

Nei prossimi paragrafi saranno riportate alcuni testi critici, opera di anarchici, rispetto a mezzi e fini adoperati dall'istituzione scolastica.

Francisco Ferrer y Guardia, pedagogista anarchico spagnolo

Ferrer

«L'educazione razionale è principalmente un metodo di difesa contro l'errore e l'ignoranza. Ignorare verità e credere alle assurdità è prevalente nella nostra società, ed a questo si devono le differenze di classe e l'antagonismo degli interessi con la sua persistenza e continuità. [...] Gli esami classici, quelli che siamo abituati a vedere al termine dell'anno scolastico [...] non danno alcun risultato, e se lo fanno è in un senso negativo. Questi atti, che sono rivestiti di una ridicola solennità, sembrano essere istituiti solo per soddisfare l'orgoglio morboso dei genitori, la vanità supina e l'interesse egoista di numerosi maestri e per causare ansia ai bambini prima dell'esame e, in seguito, il conseguente sviluppo di malattie più o meno premature. Ogni genitore desidera che il proprio bambino sia presentato pubblicamente come una delle tante attrattive della scuola, vantandolo come fosse un saggio in miniatura. Non si interessa che per questo suo figlio, per quindici giorni o un mese, ia vittima di particolari tormenti. Come si giudica dall'esterno, si pensa che questi tormenti non siano tali, perché nessun segno come il più piccolo graffio nè la più insignificante cicatrice viene lasciato sulla pelle... » (La Scuola Moderna). [4]

Bakunin

«I preti di tutte le chiese, lungi dal sacrificarsi al gregge confidato alle loro cure, lo hanno sempre sacrificato, sfruttato e mantenuto al livello di mandria, in parte per soddisfare le loro passioni personali, ed in parte per servire l'onnipotenza della Chiesa. Le stesse condizioni, le stesse cause producono sempre gli stessi effetti. Lo stesso accadrà dunque per i professori della Scuola moderna, divinamente ispirati e patentati dallo Stato. Diverranno necessariamente, alcuni senza saperlo, altri con piena conoscenza di causa, gli insegnanti della dottrina del sacrificio popolare alla potenza dello Stato e a profitto delle classi privilegiate» (leggi tutto). [5]

Bookchin

«La fabbrica è una scuola gerarchica, di obbedienza e di comando, non è rivoluzionaria e liberatoria. Riproduce in ogni momento, in ogni ora, il servilismo del proletariato, e non il suo slancio rivoluzionario di portata storica. Non impedisce certo che venga ridotto ad oggetto, ma anzi attenta alla sua individualità, alla sua capacità di trascendere i bisogni. Di conseguenza, visto che l'autodeterminazione, l'iniziativa autonoma e l'individualità sono l'essenza stessa della "dimensione della libertà", esse devono essere negate alla "base materiale" della società, per trovare presumibilmente un'affermazione solo nelle sue "sovrastrutture" - almeno fino a quando la fabbrica e le tecniche della produzione capitalista saranno concepite esclusivamente dal punto di vista tecnico, come elementi connaturali alla produzione» (leggi tutto). [6]

Illich

«Molti studenti, specie se poveri, sanno per istinto che cosa fa per loro la scuola: gli insegna a confondere processo e sostanza. Una volta confusi questi due momenti, acquista validità una nuova logica: quanto maggiore è l'applicazione, tanto migliori sono i risultati; in altre parole, l'escalation porta al successo. In questo modo si «scolarizza» l'allievo a confondere insegnamento e apprendimento, promozione e istruzione, diploma e competenza, facilità di parola e capacità di dire qualcosa di nuovo. Si «scolarizza» la sua immaginazione ad accettare il servizio al posto del valore [...]La scuola raggruppa le persone in base alla loro età. È un raggruppamento che parte da tre premesse indiscusse: il posto dei bambini è la scuola; i bambini imparano a scuola; ai bambini si può insegnare soltanto a scuola. lo credo che queste premesse, mai poste in dubbio, debbano essere invece riesaminate con molta attenzione» (leggi tutto). [7]

Papini

Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali.[...] Ma cosa hanno mai fatto i ragazzi, gli adolescenti, i giovanotti che dai sei fino ai dieci, ai quindici, ai venti, ai ventiquattro anni chiudete tante ore del giorno nelle vostre bianche galere per far patire il loro corpo e magagnare il loro cervello? [...] Le scuole, dunque, non son altro che reclusori per minorenni istruiti per soddisfare a bisogni pratici e prettamente borghesi (leggi tutto). [8]

Pedagogia libertaria

Exquisite-kfind.png Vedi Pedagogia libertaria.
Elizabeth Ferm, pedagogista statunitense

La pedagogia è una delle tematiche ritenute più importanti in ambito libertario e spesso fonte di discussione. Non di rado, la parola pedagogia è stata utilizzata per giustificare sistemi educativi autoritari e repressivi, che impediscono al fanciullo di strutturare le proprie conoscenze in funzione dei propri bisogni, desideri e delle proprie capacità fisiche ed intellettive.

I libertari, al contrario, attribuiscono alla pedagogia una valenza positiva, soprattutto perché i bambini, con le loro domande, tendono a mettere tutto in discussione (cosa c'è di più libertario che respingere verità preconfezionate e porsi in continuazione domande, proprio come fanno i bambini?). I fini della pedagogia libertaria sono quelli di conseguire un metodo d'apprendimento che consenta alle persone di sviluppare liberamente le proprie attitudini, senza l'intervento di alcuna autorità. La pedagogia libertaria, facendo proprie le considerazioni di Lev Tolstoj, tende a separare il concetto di "educazione" da quello di "cultura", ossia, in pratica, a distinguere gli «uomini educati», ma sottomessi, dagli «uomini liberi».

L'esponente più importante della pedagogia libertaria è stato lo spagnolo Francisco Ferrer y Guardia, fondatore nel 1901 della "Scuola Moderna" di Barcellona. Questa scuola si avvaleva di collaboratori eccellenti del tempo: il geografo anarchico Élisée Reclus, l'astronomo Camille Flammarion, lo scrittore e premio nobel Anatole France, il filosofo Herbert Spencer, il biologo Ernst Haeckel, gli anarchici Pëtr Kropotkin e Lev Tolstoj (Tolstoj già nel 1859 aveva fondato una scuola libertaria per fanciulli e adulti a Jàsnaja Poljàna).

Altre critiche al sistema scolastico

Le critiche al sistema scolastico non sono state prerogativa esclusiva dei libertari: marxisti, socialisti, rivoluzionari e contestatori anti-sistema in genere l'hanno frequentemente criticato, proponendo in sua vece alternative meno autoritarie e più funzionali alla libertà e autonomia dello studente.

Pur essendo finalizzata alla formazione e all'educazione di individui e lavoratori docili, remissivi e sottoessi all'autorità, la scuola è anche un'istituzione contraddittoria giacché produce naturalmente al suo interno elementi d'antagonismo, specialmente tra gli studenti di sinistra. Questi, riunendosi nell'ambito di vari collettivi o gruppi genericamente chiamati "Movimento Studentesco", hanno da sempre portato avanti critiche al sistema di cui in quel momento facevano parte. La fine degli anni '60 fu uno dei momenti più caldi delle critiche contestatarie; nel 1967, per esempio, gli studenti pisani pubblicarono le Tesi della Sapienza, di chiara matrice marxista-leninista:

«[la scuola] è il luogo di produzione di forza-lavoro qualificata e rientra come costo sociale nel ciclo della produzione allargata al capitale».

Sempre nello stesso anno, Don Lorenzo Milani scrisse insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana Lettera a una professoressa, in cui denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico classista che favoriva i più ricchi lasciando intatta la piaga dell'analfabetismo. Nel 1951, sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet, alcuni maestri quali G. Tamagnini, A. Fantini, A. Pettini, E. Codignola e più tardi B. Ciari, M. Lodi e Gianni Milano, avevano costituito a Torino il Movimento di Cooperazione Educativa, un'Associazione della Pedagogia Popolare Italiana.

Seppur con un carattere meno rivoluzionario e più riformistico, ancor oggi esistono pensatori, insegnanti e studenti che contestano l'organizzazione scolastica. La contestazione alla scuola ovviamente non è prerogativa italiana ma è comune a tutto il mondo, specialmente quello occidentale. Sostanzialmente la critica moderna alla scuola può avere tre matrici socio-politiche differenti: conservatrici, umaniste e progressiste.

Note

  1. Attualmente, sempre in Italia, l'obbligo scolastico sussiste sino ai 16 anni.
  2. La guerra psicologica di Profumo in funzione della pedagogia finanziaria
  3. «La Scuola Pubblica istruisce sempre meno, perché la vera istruzione deve essere a pagamento; oppure a credito, come negli USA, dove gli studenti escono dal sistema dell'istruzione con decine di migliaia di dollari di debiti. Negli Usa già le High School annoverano la carta di credito tra le materie di insegnamento, perciò si può supporre che lo standard di istruzione media debba adeguarsi al livello necessario per potersi indebitare elettronicamente» (La guerra psicologica di Profumo in funzione della pedagogia finanziaria).
  4. Tratto da Escuela Moderna. Per saperne di più sulla pedagogia libertaria e Francisco Ferrer vedasi i relatiiv capitoli.
  5. Tratto da Sulla scuola, di Michail Bakunin
  6. Tratto da Fabbrica, scuola di potere, di Murray Bookchin
  7. Tratto da Descolarizzare la società di Ivan Illich
  8. Tratto da Chiudiamo le scuole, di Giovanni Papini. Il testo è del 1914, quando lo scrittore ed intellettuale Papini faceva parte del movimento anarchico. In seguito lo abbandonò ed abbracciò il fascismo.

Bibliografia

  • Francesco Codello, La Buona Educazione. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill, Ed. Franco Angeli 2005
  • Joel Spring, L'educazione Libertaria, Ed. Eleutera 1992
  • Autori Vari, Francisco Ferrer, Un Rivoluzionario Da Non Dimenticare, Ed. Vulcano 1993
  • Emilia Rensi, Scuola E Libero Pensiero, Ed. Ipazia 1984
  • Maria Dolores Angelicola, Un'Utopia rivisitata: Alexander Neill e la scuola di Summerhill, Armando 1979
  • Joel Spring, L'educazione Libertaria, Ed. Antistato 1975
  • Ivan Illich, Descolarizzare la società, Mondadori 1971
  • Alexander S. Neill, Summerhill, una proposta contro la società repressiva, Forum, 1969
  • Gianni Milano, Il Maestro e le Margherite, millelire, Stampa Alternativa, Roma 1996
  • Aldo Capitini, Educazione aperta, La Nuova Italia, 1968
  • Ferrer E Wintsch, La Scuola Moderna E Lo Sciopero Generale, Ed. Baronata
  • Giuseppe Rensi, La Religione Nella Scuola, Scuola e Libero Pensiero

Voci correlate

Collegamenti esterni

Articoli e testi

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