Mass Media

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Silvio Berlusconi, ex-premier italiano (1994-1995, 2001-2006 e 2008-2011) e padrone di buona parte dei media italiani.

La locuzione mass media viene utilizzato per indicare gli strumenti informativi (stampa, radio e TV) di diffusione di massa. Il termine nasce nella lingua inglese nei primi anni venti con il significato di «mezzi di diffusione o di comunicazione di massa», riferito a radio, televisione e giornali.

Mass Media viene spesso abbreviato in "media" (molto più raro è l'uso del termine al singolare, mass medium, cioé mezzo di comunicazione di massa).

Generalità

Mass-media è sostanzialmente un sinonimo di mezzi di comunicazione di massa e fa quindi un riferimento esplicito a stampa, cinema, radio, televisione ed Internet. La funzione, quanto meno quella teorica, sarebbe quella di formare (o educare) ed informare le masse. In realtà molto spesso chi detiene il potere strumentalizza i mass-media per ottenere l'obiettivo contrario: disinformare e falsificare storia passata, recente ed attuale.

In Italia, il termine mass-media, sarebbe apparso per la prima volta sul quotidiano «La Nazione» del 2 giugno 1968:« Non concedersi alla suggestione ambigua dei mass-media, quali la televisione». [1]

Critica dei mass-media

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Libertà di stampa.
Regis Debray (1970), inventore della disciplina chiamata mediologia

Il termine mass media compare per la prima volta intorno al 1920. Il sociologo Marshall McLuhan è stato uno dei primi e più importanti studiosi di questo campo.

I mezzi di comunicazione di massa sono i seguenti: stampe popolari, giornali, libri, fumetti, fotografia, manifesti murali, pubblicità, cinema, radio, telefono e televisione.

Il più potente mezzo di comunicazione di massa è oggi la televisione; questa può essere controllata dallo Stato (la RAI in Italia, la BBC in Gran Bretagna, la CBC in Canada ecc.), da imprenditori capitalisti (Silvio Berlusconi, Rupert Murdoch ecc.) o da entrambi (Silvio Berlusconi, da capo del governo italiano e imprenditore, ha controllato sia la RAI che le TV di Mediaset). Nonostante tra questi due gruppi di potere non manchino i conflitti, entrambi si sostengono vicendevolmente in maniera più o meno palese: senza il sostegno delle autorità (che concedono le "licenze") la TV sparirebbe; senza le TV commerciali i governi avrebbero maggiori difficoltà a controllare l'informazione e a mantenere così la propria legittimità di dominio.

Nel 1991 il discusso filosofo francese Regis Debray, con il suo Cours de médiologie générale, ha introdotto nel mondo accademico una nuova disciplina: la médiologie (mediologia). Con questa disciplina egli intenderebbe «comprendere le dinamiche con cui vengono tramandate le tradizioni dei diversi gruppi sociali, alla luce dei condizionamenti a esse imposte da parte dei principali dispositivi impiegati: la scrittura, la stampa, la televisione e attualmente Internet». [2]

La denuncia sociale di Noam Chomsky

« I media fanno parte di un sistema di propaganda ben congegnato. Il modo più abile per mantenere la gente passiva e obbediente è limitare rigorosamente lo spettro delle opinioni accettabili, ma permettere dibattiti molto vivaci all'interno di questo spettro incoraggiando perfino le posizioni più critiche e dissenzienti. »

~ Noam Chomsky

Noam Chomsky ha duramente denunciato la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi da parte delle potenti lobby economiche esistenti in USA, ma detta strumentalizzazione è presente anche nel resto del mondo.

Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di documenti, Chomsky è riuscito a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad evidenziare la piattezza conformistica dei media.

Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento è costituito dalla "fissazione delle priorità": esiste un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i media minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità sono grandi società commerciali a redditività molto alta, nella grande maggioranza collegate a gruppi economici ancora più grandi. L'obiettivo è quello che Chomsky definisce come la "fabbrica del consenso", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica: l'industria delle pubbliche relazioni cura le campagne elettorali, i social, il bombardamento e la manipolazione di informazioni, fabbricano consumatori della politica che compiranno azioni irrazionali e contro i loro stessi interessi, facendo gli interessi delle classi dominanti (Manufacturing consent: the political economy of the mass media 1988, Understanding power: the indispensabile 2002, Le dieci leggi del potere 2017).

La pubblicità

I media sono organizzati secondo una rigida gerarchia che permette solo a pochissimi di gestire questo potere. Gli "utenti-cittadini" vengono relegati ai margini di questo sistema, essi possono solo assistere e consumare la notizia (al massimo possono spedire le "Lettere al Direttore") ma non hanno alcuna possibilità di partecipare alla gestione dei media.

La pubblicità esercita una grande influenza sia sui media commerciali che su quelli istituzionali. I funzionari della pubblicità possiedono l'enorme potere di indicare quali storie raccontare e quali censurare, contribuendo direttamente all'elaborazione di una realtà fittizia e illusoria. La pubblicità è particolarmente efficace nelle televisioni poiché è scientificamente dimostrato che essa riduce nello spettatore il numero di onde cerebrali veloci, caratteristica del pensiero attivo, incrementando quello delle onde corte, caratteristica degli stati di rilassamento. Questo spiega perché la televisione è così efficace nel comunicare i messaggi commerciali e nel fabbricare nuovi bisogni ("bisogni indotti").

La TV spazzatura

Jean Baudrillard, sociologo francese studioso dei mass-media, scrisse feroci critiche contro di essi.

La TV attualmente è strutturata su due livelli: la TV a pagamento, che fornisce spesso “prodotti” di buona qualità (film, documentari, informazione ecc.), anche se comunque finalizzati al consumo della cultura e all'accettazione della gerarchia, della sottomissione all'autorità e della passività; la TV generalista, che produce generalmente programmi di scarsissima qualità (la cosidetta «TV spazzatura») il cui scopo è distrarre, istupidire, disinformare, creare allarmismi (allarme immigrati, allarme criminalità ecc.).

La TV spazzatura costruisce irrealtà ad uso e consumo dei sistemi di potere, che incoraggiano l'insicurezza (e quindi la sottomissione alle autorità) e il consumismo.

In Italia, lo "stile" della TV spazzatura è stato lanciato dalle TV commerciali ed in particolare da Mediaset, a cui la RAI ha saputo velocemente adeguarsi.

Esempi di TV spazzatura sulle TV italiane

  • L'Italia sul 2: è stato un talk-show pomeridiano di RAI 2, vera e propria rappresentazione del luogo comune della realtà italiana. Nello studio vi era il pubblico che assisteva alle miserevoli discussioni sui fatti quotidiani, fatte da ospiti di turno che ben incarnano tale realtà.
  • Porta a Porta: è una rubrica televisiva di RAI 1 che affronta in maniera approssimativa e volutamente confusa tematiche politiche, di cronaca e di attualità. È un programma che dal 1996 va in onda in seconda serata, condotto da Bruno Vespa, diffondendo disinformazione, allarmismo e propaganda politica volta a celare verità scomode.
  • Pomeriggio 5 e Live - Non è la D'Urso: sono programmi di CANALE 5, che, se possibile, hanno superato il trash, addentrandosi, da una parte, nella pura follia (storie di casi umani e di gossip oltre i confini della realtà) [3] e, dall'altra, nell'offerta al politico di turno di un palco su cui mostrarsi vincente. [4]

Cultura di massa e omologazione

Pier Paolo Pasolini aveva intuito in anticipo le conseguenze sociali e culturali prodotte dalla massificazione televisiva [5]. Egli iniziò ad accorgersi che quasi tutti i giovani proletari avevano cominciato a vestirsi e comportarsi in modo analogo ai modelli proposti dalle TV. Prima dell'avvento delle TV, sosteneva Pasolini, era possibile distinguere un proletario da un borghese, oppure un comunista da un fascista, ma già agli inizi degli anni '70 ciò era molto più difficile perché la TV aveva innescato un processo di omologazione. Pasolini chiama questi fenomeni mutazione antropologica, nel senso che, grazie ai media e alle TV, le mode e i desideri della collettività sono decise nei consigli d'amministrazione delle reti televisive e trasmesse ai telespettatori principalmente tramite la pubblicità, i film e tutti vari programmi televisivi che fanno più tendenza.

Karl Popper ha definito la televisione una "cattiva maestra", arrivando a questa conclusione dopo un'accurata analisi dei programmi e degli effetti sui telespettatori. Egli pensava che il piccolo schermo fosse diventato un potere incontrollato, capace di immettere nella società massicce dosi di violenza.

Media alternativi

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Controinformazione.
Bradley Roland Will, mediaattivista anarchico di Indymedia, assassinato il 27 ottobre 2006 ad Oaxaca mentre svolgeva opera di controinformazione.

Gli scopi principali dei media alternativi sono quelli di fornire un mezzo di comunicazione a singole individualità e/o gruppi autogestiti, in modo che possano svolgere un ruolo di controinformazione, favorire il dialogo e il confronto tra persone distanti fisicamente e funzionare da archivio per materiali che altrimenti scomparirebbero in breve tempo.

Già nel 1973 Ivan Illich propone il concetto di «strumenti conviviali» (cioè di "media partecipativi"). Questi comprendono quelle tecnologie che incentivano le interazioni anonime e creative tra gli individui, permettendo e favorendo la partecipazione delle persone alla gestione degli stessi. Undici anni dopo, David Andrews diffonde l'idea di information routing groups (IRG), ovvero «gruppi di spedizione delle informazioni», costituiti da decine o centinaia di persone, ognuna delle quali può proporre e diffondere notizie e/o commenti su argomenti che maggiormente gli aggradono. Andrews non fa altro che anticipare ciò che poi si sarebbe realizzato con Internet, ovvero proporre una rete di individui capaci di diffondere notizie e/o pareri personali in grado di scavalcare i media ufficiali.

La diffusione della rete Internet, a partire da metà degli anni '90, ha favorito la nascita e lo sviluppo di siti, forum, chat e network aperti al pubblico senza restrizioni rilevanti, dove ognuno è più o meno libero di postare e diffondere commenti e notizie attinenti al progetto del sito in questione. Il più importante di questi progetti autogestiti è sicuramente quello di Indymedia (Indy è una rete di collettivi che si autogestiscono e fanno controinformazione dal basso, senza alcuna speculazione economica e in maniera indipendente dai media istituzionali e commerciali), ma ve ne sono tantissimi più o meno simili.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni