Rivoluzione russa

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Durante la Rivoluzione si formarono battaglioni formati da sole donne; nella foto il "Battaglione della morte" guidato da Maria Bochkareva, fedele al governo provvisorio di Kerenskij; vestita di bianco si riconosce Emmeline Pankhurst, esponente del movimento suffragista femminile inglese.

La Rivoluzione russa, che ebbe il suo culmine negli eventi dell'ottobre 1917, fu la conseguenza finale di una serie di eventi (la rivoluzione del 1905, la rivoluzione democratica-borghese del 1917, la destituzione dello zar, il ritorno di Lenin in patria ecc.) – di natura sociale, economica e politica – di cui seppero approfittare i bolscevichi. La rivoluzione si concretizzò contro le previsioni di Marx ed Engels, i quali sostenevano che la rivoluzione sarebbe potuta “scoppiare” solo nei paesi a capitalismo avanzato.

La rivoluzione del 1905

Il 22 gennaio 1905 si svolse a Pietroburgo una grandiosa manifestazione popolare per chiedere maggiori libertà allo zar Nicola II. Le truppe militari si scatenarono in una spietata repressione che provocò centinaia di vittime. Nel giugno dello stesso anno l'incrociatore Potemkin si ammutinò e cercò di unirsi alla lotta operaia. Gli anarchici russi fecero sentire la loro voce, partecipando ai tumulti rivoluzionari ed incoraggiando l'occupazione delle fabbriche e l'autogestione. Nonostante molti militari rifiutarono di sparare sulla popolazione, l'insurrezione popolare fu duramente repressa. Gli scioperi andarono avanti e nell'ottobre seguente lo Zar fu costretto a concedere ampie libertà e un Parlamento con poteri legislativi (Duma).

La fase prerivoluzionaria

La riforma agraria

«Non sarà superfluo ricordare la ripartizione attuale della terra nella Russia europea...Dai dati risulta che 30.000 proprietari fondiari possiedono ognuno più di 500 dessiatine [1]; la terra da loro posseduta ammonta perciò a circa 70 milioni di dessiatine. Quasi 10 milioni di famiglie di contadini poveri possiedono, insieme, un'eguale uqantità di terra» (Lenin) [2].
Pëtr Kropotkin, anarchico russo, si schierò a favore della Prima guerra mondiale

Subito dopo gli eventi del 1905 il ministro Stolypin avviò una debolissima riforma agraria che consentì ad un certo numero di contadini di diventare piccolissimi proprietari e ponendo fine alle antiche assemblee popolari, i cosiddetti Mir, e alla gestione collettiva della terra, l'obščina. Tuttavia a fronte di circa 300.000 famiglie più che benestanti (nobili, latifondisti e contadini ricchi) vi erano circa 13-15 milioni di contadini poverissimi, per non parlare dei braccianti che erano al limite della sopravvivenza umana.

Nascita della classe operaia

L'avviata industrializzazione della Russia comportò l'incremento del numero degli operai (3 milioni nel 1914), tutti privi di qualsiasi tutela (sanitaria e igienica). Dalla fine dell'800 si susseguirono numerosi scioperi, più o meno violenti e di cui spesso gli anarchici furono gli organizzatori, che via via si radicalizzarono, in particolare tra il 1912 e il 1914.

Lo scoppio della Prima guerra mondiale

Karl Marx: la rivoluzione russa si concretizzò contro le sue previsioni

Nonostante l'esercito russo non fosse adeguatamente preparato, lo Zar portò la Russia in guerra schierandosi a fianco dell'"Intesa" (Francia e Gran Bretagna). Gli anarchici si opposero tenacemente alla guerra (con l'eccezione di una minoranza, guidata da Jean Grave e Kropotkin – quest'ultimo poi si pentì di quella scellerata decisione- e di altri anarchici, che però non erano russi), insieme ai contadini, agli operai e a tutta la sinistra rivoluzionaria in genere. Si dichiararono a favore della guerra: la borghesia e la nobiltà, con l'eccezione di quella filotedesca che mal sopportava l'idea di guerreggiare con i “fratelli” tedeschi.

La rivoluzione contro le previsioni di Marx

Alla vigilia della rivoluzione i partiti che si opponevano alla zar erano i seguenti: i populisti, gli anarchici (il gruppo anarchico "Narodnja Volja"- Partito della Volontà del Popolo- fu responsabile dell'uccisione, nel 1881, dello zar Alessandro II), i cadetti (fautori di una costituzione democratica sul modello occidentale), i socialisti rivoluzionari e i socialdemocratici - divisi al loro interno in menscevichi (propugnatori di un programma minimo, riassumibile con la formula del gradualismo rivoluzionario) e bolscevichi (fautori di un programma rivoluzionario: abbattimento capitalismo, dittatura proletariato ecc.). Nel 1912 i bolscevichi si separarono dai menscevinchi e fondarono un partito autonomo che successivamente assunse la denominazione di comunista.

Per Marx ed Engels la rivoluzione sarebbe scoppiata nei paesi a capitalismo avanzato, ovvero quando i salariati sarebbero stati la maggioranza della popolazione. Ciò invece non accadde, contraddicendo quindi alla scientificità del pensiero marxista, perché il precipitare degli avvenimenti convinse Lenin che era scoccata l'ora del proletariato.

La rivoluzione democratico-borghese (febbraio 1917)

Il soviet di Pietrogrado nel 1917

Il 23 gennaio 1917 (secondo il calendario giuliano, in uso nella Chiesa greco-ortodossa, che è in ritardo di 13 giorni rispetto a quello gregoriano, in uso in Occidente) la protesta si trasformò in rivolta. I socialisti rivoluzionari di Kerenski, i cadetti e alcuni borghesi formarono un governo provvisorio che costrinse Nicola II all'abdicazione. Si formò anche una sorta di “governo dal basso”, costituito dai Soviet (assemblee popolari), con ampi poteri di deliberazione che nel giugno 1917 si riunirono nel primo congresso panrusso dei soviet.

A questo punto si scatenò un duro conflitto sulle modalità di gestione del paese tra i soviet (il primo a formarsi fu quello di Pietroburgo; uno dei primi fu anche quello di Kronstadt - con forti presenze di anarchici e libertari in genere - che nel 1921 fu duramente represso dalle autorità) e quello provvisorio. Le divergenze riguardavano la guerra (i soviet volevano porre fine immediatamente alla guerra, il governo provvisorio invece era la prosecuzione) e la riforma agraria (risoluzione immediata per i soviet, attesa a tempi successivi per il governo provvisorio).

L'ora dei bolscevichi

Exquisite-kfind.png Vedi bolscevismo.

Ad aprile Lenin ritornò dall'esilio svizzero ed enunciò le famosi tesi di aprile: no al governo provvisorio («Tutto il potere ai soviet!») e alla guerra, confisca dei beni pubblici, nazionalizzazione delle terre e creazione dell'Internazionale Comunista (III Internazionale). Le difficoltà della guerra fecero avvicinare sempre più l'ora di Lenin, anche se i soviet erano in maggioranza in mano ai menscevichi e ai socialisti rivoluzionari.

I soldati di stanza a Pietrogrado, fiutata la deriva autoritaria del governo provvisorio di Kerenskij, insorsero contro il governo il 3 luglio recandosi in corteo alla sede del partito bolscevico chiedendo l'abbattimento del governo provvisorio. I bolscevichi tentarono l'insurrezione, che però fu repressa facilmente. Il governo mise fuorilegge i bolscevichi, Trotskij fu arrestato, Lenin fuggì in Finlandia, la «Pravda» (la "Verità ") fu costretta a sospendere le pubblicazioni e le sedi del partito furono occupate militarmente. Il 12 agosto, durante una conferenza di svariati partiti (escluso il bolscevico), il generale Kornilov chiese apertamente poteri dittatoriali per impedire qualsiasi sbocco rivoluzionario.

Il "colpo di Stato" fu però bloccato dai bolscevichi, che avevano tenuto segretamente il loro sesto congresso a Pietrogrado, con uno sciopero che portò in piazza ben quattrocentomila persone. Stava giungendo insesorabilmente l'ora dei bolscevichi...

Rivoluzione d'ottobre e conseguenze immediate (1917-1920)

L'insurrezione rivoluzionaria inizia la sera del 6 novembre (24 ottobre del calendario giuliano): la sera vennero occupate le tipografie; la notte del giorno dopo furono presi tutti i punti più importanti di Pietrogrado: poste, telegrafi, stazioni ferroviarie, banche, ministeri. Il governo provvisorio praticamente si arrese senza opporre resistenza. Kerenskij fuggì verso il fronte e gli altri ministri si rinchiusero nel Palazzo d'Inverno, che verrà attaccato alla sera e definitivamente espugnato alle 2 del mattino dopo 8 novembre (26 ottobre secondo il calendario giuliano).

A Mosca la presa del potere fu più drammatica che a Pietrogrado: il 2 Rjabzev si arrese e sul Cremlino fu issata per la prima volta la bandiera rossa. Nelle altre città russe i bolscevichi di Lenin presero il potere in circostanze analoghe. Fu costituito il “Consiglio dei Commissari del Popolo o Sovnarkom (formato, tra gli altri, da Lenin, Trotzkij, Stalin), primo governo sovietico organo che di fatto limitava il potere dei soviet; Lenin, consolidando la strada rivoluzionaria intrapresa emise i cosiddetti decreti di Novembre: distribuzione delle terre in usufrutto ai contadini (la collettivizzazione fu rimandata), nazionalizzazione delle banche, controllo da parte degli operai sulle fabbriche, eguaglianza dei popoli e diritto all'autodeterminazione. Alle elezioni del 12 novembre (parteciparono i bolscevichi, menscevichi, Partito cadetto e socialisti rivoluzionari di Kerenskij), già stabilite dal governo provvisorio, i bolscevichi non ottennero la maggioranza (prevalsero i socialisti rivoluzionari con un netto 58%, seguirono i bolscevichi con 25%, il Partito Cadetto a quota 14% ed infine i menscevichi con un misero 4%), ma Lenin non si pose alcuna remora di natura legalitaria ed in seguito farà sciogliere la neoletta "Assemblea Costituente", epurando i menscevichi (questi proponevano l'abolizione della Ceka e il ritorno alla democrazia) i socialisti rivoluzionari.

Per fronteggiare le difficoltà interne i bolscevichi vollero portare il paese fuori dalla guerra e il 3 marzo 1918 firmarono con i tedeschi il trattato di Brest-Litvosk, che comportò la perdita dell'Ucraina, regione in cui si stava sperimentando un'interessante esperienza libertaria, osteggiata tanto dai bolscevichi quanto dai reazionari borghesi, che durò 4 anni (1917-1921) [3].

Nonostante l'entusiasmo rivoluzionario le campagne, afflitte da una durissima carestia, smisero di rifornire le città con i loro prodotti agricoli e per questo ben presto si dovette ricorrere alle forze militari per requisire e distribuire gli alimenti alle città che cominciavano a soffrire la fame (vedi comunismo di guerra). Lentamente lo Stato bolscevico si insinuò nella vita dei cittadini; anche le fabbriche lentamente persero l'autonomia operaia per passare al controllo, più o meno rigido, dello Stato comunista.

Gli anarchici nelle prime fasi rivoluzionarie

Exquisite-kfind.png Vedi Storia dell'anarchismo in Russia.

Mentre i bolscevichi imperversavano, a Mosca e nelle principali città, molti anarchici parteciparono attivamente alle fasi rivoluzionarie, dividendosi in linee di tendenza pro-sovietiche, intermedie e antisovietiche. Alcuni anarchici auspicavano la federazione delle libere comuni russe; altri invece sperarono che gli eventi e le difficoltà sommergessero i bolscevichi e conseguentemente giungesse l'ora degli anarchici.

Funerali di Kropotkin (13 febbraio 1921), ultima pubblica manifestazione degli anarchici russi. Il cartello tenuto da due anarchici porta la seguente scritta: «Chiediamo la libertà di tutti gli anarchici incarcerati che stanno combattendo per le medesime idee per cui Kropotkin ha combattuto - "l'anarchia"»

Altri anarchici scelsero di non avere nessun rapporto con i bolscevichi e crearono unità di autodifesa chiamate Guardie Nere. Esse tennero lungamente testa alla Ceka, la polizia politica dei bolscevichi. Nell'aprile del 1918, quest'ultimi attaccarono gli anarchici delle Guardie Nere: ovunque rovine, distruzioni e corpi dilaniati. In questo modo gli anarchici furono fermati. Ma di fronte alle proteste popolari, segno del rispetto di cui godevano gli anarchici, Lenin e Lev Trotzkij dovettero liberare molti di loro, anche se tutte le organizzazioni furono sciolte ed essi dovettero agire in clandestinità. Un solo movimento conservava la sua libertà: quello di Nestor Makhno in Ucraina [4]. Nel dicembre del 1919 la Confederazione dell'Unione anarchica di Mosca annunciò: «Proclamiamo: La terra intera a tutti i popoli!» [5]. Nel novembre 1920, mentre gli anarchici si preparavano al loro congresso, dopo le vittorie ottenute in Ucraina, la Ceka irruppe nelle loro sedi e ne arrestò moltissimi.

Altrove in Russia, la situazione non era delle migliori: i bolscevichi arrestarono, torturarono e giustiziarono molti oppositori. Un ferroviere chiamato Kovalevich, responsabile sindacale a Mosca, perseguitato fuggì in Ucraina e non appena rientrò nella capitale riorganizzò una cellula clandestina che professava la violenza per la violenza: fecero saltare la sede del partito comunista il 25 settembre 1919 (15 morti) ma saranno uccisi dalla polizia o si faranno esplodere per non arrendersi. [4]

A tutto ciò si aggiunge il fatto che molti criminali si misero ad estorcere denaro ai cittadini comuni in nome delle federazioni anarchiche, gettando quindi una cattiva luce su di loro e contribuendo ad incrementare la paura della popolazione verso il movimento libertario. La federazione degli anarchici di Odessa decise allora di scrivere un comunicato indirizzato alla criminalità della città:

«Ai ladri e agli scassinatori! Il soviet della Federazione degli anarchici di Odessa si rivolge a voi con una richiesta e un avvertimento. Noi vi consideriamo come il prodotto delle maledette condizioni del regime di sfruttamento e di violenza, create dalla borghesia che sta per il momento unicamente con le bande pagate dagli ufficiali delle guardie bianche con le baionette straniere...il soviet della Federazione degli anarchici avverte coloro tra di voi, che non hanno più nulla da rispettare, che non reagiscono più agli appelli degli operai e dei rivoluzionari; che continueranno ad effettuare delle estorsioni a nome dell'anarchismo che essi non sono per noi nient'altro che dei parassiti, dei borghesi, che non si preoccupano che di una cosa: riempirsi le tasche ancora di più. Avvertiamo costoro per l'ultuma volta che la dimostrazione dell'abuso del nostro nome significherà per essi essere fucillati sul posto da noi.» [6]

L'evolvere della rivoluzione

Controrivoluzione e repressione degli anarchici

Exquisite-kfind.png Vedi Storia dell'anarchismo in Russia.

La controrivoluzione borghese non si fece certo attendere a lungo: es. secondo le testimonianze a Perm i "bianchi" (esercito filo borghese) uccisero 4000 operai, in Finlandia la reazione trucidò 15.000-17.000 persone. Le cosiddette “Armate bianche” furono fronteggiate in particolare dall'Armata Rossa guidata da Lev Trotzkij; molti anarchici furono in prima fila nella difesa di Pietrogrado, anzi furono essi a difendere la sede della «Prava», che pure odiavano, dall'assalto dei bianchi”.

L'iniziativa di formare un esercito bianco fu presa dal generale Mihail Vasilevic' Alekseev (1859-1918), ex capo di Stato maggiore di Nicola II, che, insieme ai cosacchi e ad altri reduci di guerra, costituì l'embrione dell'Esercito Volontario (i "bianchi"), il cui comando effettivo fu assunto il giorno di Natale del 1917 dal generale Kornilov. Dal marzo 1918 assunse il comando il generale Anton Ivanovic' Denikin (1872-1947), che, insieme all'atamano dei Cosacchi del Don, generale Petr Nikolaevic' Krasnov (1869-1947), sconfisse ripetutamente i bolscevichi, costituendo anche un governo di un'effimera Russia Libera (alcune zone della Russia meridionale). Gli antibolscevichi, l'8 settembre 1918, si riunirono in un unico Direttorio, posti sotto l'autorità dell'ammiraglio Aleksandr Vasilevic' Kolc'ak (1874-1920). Con l'arresto e la fucilazione dell'ammiraglio all'inizio del 1920, i bianchi furono definitivamente sconfitti. Terminò così la guerra civile (1917-1920).

Anarchici mistici perseguitati dai bolscevichi: Karelin, Solonovitch e sua moglie Agnia e Vassili Nalimov.
Bolscevichi massacrati dai "bianchi" a Vladivostok

Oltre all'"esercito bianco" e "rosso", nella guerra civile interna alla rivoluzione, si ebbe pure un esercito nero (anarchico) e uno verde (formato dai disertori che non volevano servire né gli uni né gli altri). Il principale ruolo repressivo della controrivoluzione fu assolto dalla Ceka, il servizio segreto russo che, da una parte riuscì effettivamente a scompaginare le attività dei reazionari (anche quelle all'estero) ma dall'altra colpirono con uguale ferocia anche coloro che, pur essendo rivoluzionari, dissentivano dalla strada intrapresa dai rivoluzionari.

L'accentramento del potere in mano ai gerarca del partito proseguì costantemente: nel marzo del 1921 gli ammutinati (socialisti, anarchici, rivoluzionari ecc.) di Kronstadt, che intendevano autogestire la propria isoletta sulla base dei dettami di Lenin: «Tutto il potere ai soviet!», furono repressi violentemente dall'Armata Rossa.

Per gli anarchici, il funerale di Kropotkin (13 febbraio 1921), organizzato da un apposito comitato di cui faceva parte il suo grande amico Alexander Atabekian, fu l'ultima pubblica e libera manifestazione degli anarchici, a cui poterono partecipare anche quelli incarcerati e liberati temporaneamente per l'occasione (Aaron Baron, Fanya Baron, Voline ecc.); moltissimi furono gli arrestati, i deportati e i condannati a morte tra i dissidenti o anche tra quelli che avevano la parvenza d'esserlo (moltissimi furono anche i suicidi tra i membri stessi del partito). Dopo il 1921, in tutta la Russia, di anarchico rimasero solo le librerie e le edizioni «Golos Truda» di Mosca e di Pietrogrado, la Croce Nera Anarchica ed il "museo Kropotkin". In provincia però non ci fu nessuna tolleranza: es. le opere di Kropotkin furono sequestrate a Jaroslav, così come alcuni di libri di «Golos Truda» a Kharkov. In seguito la Croce Nera Anarchica fu dissolta a partire dal 1925, le librerie di Mosca e di Leningrado chiuse nel giugno del 1929, il "museo Kropotkin" chiuso nel 1938, alla morte della sua vedova. Altri piccoli gruppi anarchici furono individuati e smantellati nella fabbrica Dynamo di Mosca (1924), in Ucraina, nel sud della Russia (1924), a Tcheliabinsk (1930). [7]

Deriva autoritaria della rivoluzione

«L'indiscutibile sottomissione della volontà del singolo è assolutamente necessaria per il successo dei processi lavorativi basati sui macchinari industriali di grandi dimensioni [...] la rivoluzione richiede, nell'interesse del socialismo, che le masse obbediscano incondizionatamente alla singola volontà del leader del processo lavorativo [...] È assolutamente essenziale che tutta l'autorità nelle fabbriche sia concentrata nelle mani di un apparato direttivo» (Lenin)

Nel marzo 1921 il congresso comunista impose un nuovo indirizzo di politica economica, chiamata NEP (Nuova Politica Economica), che soppresse il cosiddetto comunismo di guerra: in attesa dell'industrializzazione del paese si procrastinava nel tempo il problema della collettivizzazione, liberalizzando in parte una vendita dei prodotti e l'auto amministrazione delle piccole imprese. Lo stesso Lenin ammise che la NEP fu una moderata restaurazione del capitalismo borghese, senza che però ciò significasse la riammissione delle libertà politiche nel paese.

Victor Serge, anarco-bolscevico, subì pesanti repressioni da parte della Ceka

Il potere politico veniva via via accentrato nel Politburo o "Ufficio politico", costituito da Lenin, Trotzkij, Sverolov e Stalin.

Lev Trotskij si oppose al centralismo stalinista ma fu anche protagonista di azioni repressive contro gli anarchici

Il partito comunista incrementò il proprio potere, escludendo ogni dissenso interno ed esterno al partito bolscevico. Vennero inoltre a fronteggiarsi sempre più aspramente due diverse visioni del comunismo e della rivoluzione: quella che voleva il socialismo in un solo paese (Stalin) e quella che voleva l'estensione della rivoluzione in tutti i paesi (Lev Trotzkij). Prevalse la fazione staliniana (Trotzkij costretto a fuggire fu assassinato in Messico da alcuni sicari mandati da Stalin) che accentrò ancor di più il proprio potere, avviando una rapida industrializzazione del paese e la collettivizzazione forzata del sistema agricolo secondo una rigida pianificazione economica da cui non si poté transigere (secondo lo statistico Prokopovic fino al 1919 erano stati censiti circa 25.800.000 nuclei familiari, nel 1936, finita la collettivizzazione, ne restavano 20.600.000... ciò significa che “sparirono” circa 5 milioni di famiglie [8]).

Dal 1936, con l'inizio delle purghe staliniane [9], l'attività repressiva della ex-Ceka (ora NKVD) si fece più intensa. Durante quel periodo gli anarchici furono tra i più perseguitati dal servizio segreto:

«Nel 1937-38, Stalin stermina tutti coloro che hanno partecipato alla Rivoluzione, bolscevichi o altri. Migliaia di prigionieri vengono fucilati, milioni scompaiono nei campi in Siberia. Gli anarchici sopravvissuti alla Rivoluzione vengono duramente colpiti da questa ondata di arresti. Uomini conosciuti come Tartchouk e Arscinov vengono fucilati, altre migliaia di sconosciuti, che erano stati anarchici prima o durante la Rivoluzione, vengono uccisi o deportati nei campi. Queste purghe costituiscono lo sterminio della "vecchia guardia" anarchica [...] Ad esempio il sarto ebreo Aïzenberg: anarchico individualista e discepolo di Kropotkin, viene arrestato a Karkov nel 1937. Resiste alle botte [...] per fargli confessare di appartenere ad un'organizzazione e per fargli denunciare i suoi membri. Risponde che lui è anarchico individualista e quindi non riconosce alcuna organizzazione. Per 31 giorni e 31 notti subisce un interrogatorio interrotto soltanto due volte al giorno per il pasto [...] non cede. I suoi carnefici si arrenderanno per primi: viene inviato in un ospedale psichiatrico di Mosca. Sempre nel 1937, l'anarchico Dimitri Venediktov, confinato a Tobolsk, viene arrestato per «diffusione di notizie false a proposito dei prestiti»(erano prestiti di Stato obbligatori) e «malcontento verso il potere sovietico». Viene condannato a morte e giustiziato.» [10]

È da rilevare come le fazioni trotzkiste e staliniste, nonostante fossero distanti riguardo ad alcuni punti, non lo erano riguardo alla gestione centralizzata dell'economia. Lev Trotzky difese nelle fabbriche il «modello di gestione delegata ad un solo uomo», poiché egli cinicamente pensava che «l'uomo cercherà sempre di sottrarsi al lavoro» visto che «l'uomo è un animale pigro» [11]. Questi assurdi principi gerarchici, comuni a quasi tutti i bolscevichi, andarono a grave discapito della libertà individuale, considerata un fatto "piccolo-borghese" e non il caposaldo di una società veramente egualitaria e giusta.

Note

  1. Ogni dessiatina corrispondeva a poco più di un ettaro
  2. La storia e i suoi problemi, Loescher editore, pag. 261
  3. Si legga Ucraina libertaria e Nestor Makhno
  4. 4,0 4,1 La Makhnovishina
  5. Episodio raccontato da Victor Serge in Memorie di un rivoluzionario
  6. Appello degli anarchici di Odessa al mondo della criminalità di questa città
  7. Resistenze anarchiche in Russia negli anni 20 e 30
  8. La storia e i suoi problemi, Loescher editore, pag. 267
  9. Le purghe staliane furono volute da Stalin in persona dopo l'omicidio di Sergej Mirovič Kirov, avvenuto a Leningrado, odierna San Pietroburgo, il 1° dicembre 1934.
  10. Destinazione Siberia
  11. Looking forward di Michael Albert e Robin Hahnel

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni