Aleksandr Berkman

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Aleksandr Berkman

Aleksandr Berkman, in lituano Aleksandras Berkmanas (Vilnius, 21 novembre 1870 - Nizza, 28 giugno 1936), è stato un anarchico lituano che visse a lungo negli Stati Uniti. Berkman fu amico e compagno di Emma Goldman.  

Biografia

Nato a Vilnius (Lituania), che allora si chiamava Vilna e faceva parte dell'Impero Russo, con il nome di Ovsei Osipovich Berkman, cambierà il suo nome in Aleksandr solo in seguito, quando la famiglia si trasferirà a Pietrogrado, dove tutti lo conosceranno con il diminutivo "Sasha".

Primi anni

Alexandr è il più giovane dei quattro figli nati in una benestante famiglia ebrea. Il padre, Osip Berkman, era un commerciante di cuoio e sua madre, Yetta Natanson, proveniva ugualmente da una famiglia benestante. Frequenta il ginnasio, dove riceve una formazione classica con i giovani della élite di San Pietroburgo. Berkman si trova immediatamente immerso in un ambiente molto effervescente dal punto di vista rivoluzionario, simpatizzando immediatamente per le idee più radicali, anche grazie all'influenza esercitata dallo zio Mark Natanson, esiliato poi in Siberia per attività rivoluzionaria.

Dopo la morte del padre, all'età di 12 anni, Berkman si trasferisce a Kovno con la sua famiglia, dove comincia ad interessarsi alle letture politiche di stampo populista e nichilista (Nikolay Cernysevskij, Ivan Turgenev ecc.). Trovato in possesso di materiale nichilista, allora proibito dallo zarismo, è espulso dalla scuola.

Emigrazione negli USA

Alexandre Berkman e Emma Goldman (1917).

Berkman decide di emigrare negli USA, dove prende parte attivamente al movimento anarchico. Frequenta il gruppo anarchico ebreo Pioneers of Liberty e collabora a Freiheit (Libertà) di Johann Most, giornale anarchico tedesco pubblicato negli USA, grazie al quale incontra Emma Goldman. Immediatamente i due si innamorano e diventano praticamente inseparabili. Nonostante i loro disaccordi e le frequenti separazioni, Emma e Alexandr condivideranno la loro vita per decenni, uniti da una parte per dai loro principi anarchici e dall'altra dall'amore.

Berkman abbraccia l'idea anarchica individualista ed intransigente, opponendosi alla corrente organizzatrice. Ammiratore di Kropotkin e di Johann Most, sostenitori della propaganda col fatto, Berkman si fa portavoce tra gli anarchici dell'idea che l'azione diretta possa assumere anche toni molto violenti.

L'attentato a Frick

Copertina Mother Earth (aprile 1906).

Via via che il movimento anarchico statunitense diviene più influente, proporzionalmente aumenta la repressione contro gli anarchici. Nel 1892, quando ha appena ventidue anni, Berkman parte per Pittsburgh per uccidere Henry Frick, il direttore della compagnia Carnegie, produttrice di acciaio, colpevole non solo di aver licenziato tutti gli operai che chiedevano con scioperi e rivolte il rinnovo dei contratti, ma anche di aver ingaggiato delle guardie armate private che il 6 luglio avevano ucciso undici di questi lavoratori.

Il 22 luglio prova a mettere in atto il suo piano, entrando nell'ufficio dell'industriale e sparando contro Frick prima tre rivoltellate (l'ultima fa cilecca) e poi pugnalandolo ben due volte. Malgrado ciò, Frick sopravviverà, mentre Berkman verrà processato e condannato a 22 anni di carcere.

Il suo gesto genera reazioni contrastanti all'interno del movimento anarchico statunitense, addirittura Johann Most gli rifiuta la solidarietà politica (Emma Goldman da questo momento troncherà ogni rapporto con Most e il suo gruppo). Berkman è rilasciato dopo 14 anni, il 18 maggio 1906.

L'esperienza vissuta in carcere è da lui raccontata nel suo celebre saggio Memorie carcerarie di un anarchico, ma quell'esperienza lascia altri notevoli strascichi, come un lungo periodo di depressione. Tuttavia, superato il momento, prosegue nella sua attività propagandistica, redigendo dal 1910 al 1911 il bollettino Mother Earth (Madre Terra) e collaborando al giornale anarchico The Blast a partire dal 1915. Berkman è anche uno dei fondatori della scuola Ferrer di New York e sostenitore di diversi grandi scioperi negli USA, come quello di Ludlow.

Durante gli anni della Prima guerra mondiale, è uno strenuo attivista dell'antimilitarismo ed oppositore alla guerra (insieme alla stessa Emma Goldman, Joseph Spivak ecc.): per questo è nuovamente arrestato ed incarcerato per altri 2 anni.

In Russia

Ritratto di Clifford Harper.

Il 21 dicembre 1919 viene deportato, insieme ad Emma Goldman e ad altri rivoluzionari, in Russia, ai sensi dell'Anarchist Exclusion Act. La reazione iniziale di Berkman alla rivoluzione russa è entusiasta ed esclama: «Questo è il momento più felice della mia vita [...] [i bolscevichi sono] espressione del desiderio più fondamentale dell'anima umana». Ma ben presto si renderà conto del carattere tirannico che aveva assunto la rivoluzione bolscevica. Infatti, dopo aver intrapreso un viaggio attraverso la Russia insieme ad Emma per raccogliere materiale da destinare al progetto di un Museo della Rivoluzione, si accorge che la repressione, la cattiva gestione e la corruzione hanno preso il posto dell'uguaglianza e dell'emancipazione dei lavoratori che tanto essi avevano sognato. 

Berkman e Goldman appoggiano prima gli scioperanti di Pietrogrado ed in seguito gli insorti di Kronstadt, attirandosi le ire dei bolscevichi, che li bolleranno come controrivoluzionari. Il giorno della caduta di Kronstadt i bolscevichi festeggiano per le strade il 50° anniversario della nascita della Comune di Parigi e ciò sarà denunciato da Berkman nei suoi diari come una colossale ipocrisia da parte dei comunisti:

«I vincitori celebrano l'anniversario della Comune del 1871. Trotzky e Zinoviev denunciano Thiers e Gallifet per la strage dei ribelli parigini».

Sulla scia di tutti questi eventi, in particolare dopo la repressione di Kronstadt, Berkman e Goldman decidono che non c'è più alcun futuro per loro nel paese.

L'ultimo periodo

Berkman e Goldman si trasferiscono prima in Svezia e poi Germania, dove pubblica Il mito bolscevico, ed infine, nel 1925, in Francia. Qui, pur essendo ormai non più giovanissimo, organizza insieme ad altri anarchici, tra cui Sébastien Faure, Errico Malatesta e Max Nettlau, un fondo di sostegno per gli anarchici più anziani in difficoltà. Inoltre, prosegue a lottare a favore dei prigionieri anarchici in Unione Sovietica, denunciando la loro condizione nel saggio Lettere dalle prigioni russe.

Quando pubblica ABC of anarchism (L'ABC dell'anarchismo), nel 1929, è già debole, povero e fiaccato dalle persecuzioni delle autorità. Berkman trascorre i suoi ultimi anni guadagnandosi da vivere come editore e traduttore. Nel 1930 la sua salute si deteriora ancor più e dopo due operazioni alla prostata non riuscite, nei primi mesi del 1936 le sue condizioni si fanno quasi disperate.

Alexandr Berkman muore suicida a Nizza il 28 giugno 1936.

Bibliografia

  • Emma Goldman, Autobiografia. Vivendo la mia vita, vol. IV (1917-1928), Zero in Condotta, Milano, 1993
  • Alexander Berkman, Che cosè l'Anarco-Comunismo, La Salamandra, Milano, 1977 (versione italiana di ABC of anarchism)
  • Alexander Berkman, L'ABC del comunismo anarchico, Nova Delphi, Roma, 2015

Voci correlate

Collegamenti esterni