Attilio Sassi: differenze tra le versioni

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Nel [[1895]] parte per il [[Brasile]], dove lavorerà  prima a Belo Horizonte e poi nelle miniere di manganese del Minais Girais. Proprio in questa terra svolge il suo apprendistato teorico e pratico, divenendo un noto e apprezzato [[:Categoria:Sindacalisti|sindacalista]] formatosi dalle letture di [[Arturo Labriola]] e [[Georges Sorel]]. Durante i suoi 9 anni di permanenza in Sud America maturerà  le sue idee libertarie, in contemporanea all'esplosione dell'[[anarchismo]] in quella che era una divenuta una meta di molti emigranti italiani.
Nel [[1895]] parte per il [[Brasile]], dove lavorerà  prima a Belo Horizonte e poi nelle miniere di manganese del Minais Girais. Proprio in questa terra svolge il suo apprendistato teorico e pratico, divenendo un noto e apprezzato [[:Categoria:Sindacalisti|sindacalista]] formatosi dalle letture di [[Arturo Labriola]] e [[Georges Sorel]]. Durante i suoi 9 anni di permanenza in Sud America maturerà  le sue idee libertarie, in contemporanea all'esplosione dell'[[anarchismo]] in quella che era una divenuta una meta di molti emigranti italiani.


Tornato in [[Italia]] è in prima fila in tutte le agitazioni fra Castel Guelfo e Imola, schedato dalla prefettura come «ribelle, maleducato, molto intelligente e di discreta cultura». Sposatosi nel [[1905]] con Maria Lucia Coraluci, da cui avrà  cinque figli (tre moriranno in giovanissima età ), tra il [[1906]] e il [[1907]] emigra in [[Svizzera]], lavorando come muratore e guidandone il locale sindacato.  
Tornato in [[Italia]] è in prima fila in tutte le agitazioni fra Castel Guelfo e Imola, schedato dalla prefettura come «ribelle, maleducato, molto intelligente e di discreta cultura». Sposatosi nel [[1905]] con Maria Lucia Coraluci, da cui avrà  cinque figli (tre moriranno in giovanissima età), tra il [[1906]] e il [[1907]] emigra in [[Svizzera]], lavorando come muratore e guidandone il locale sindacato.  


Tornato in [[Italia]], ha relazioni dirette con [[Luigi Fabbri]] ed [[Errico Malatesta]], militando inoltre nel gruppo "Amilcare Cipriani" di Imola; collaboratore alle [[stampa anarchica|riviste]] «Il Pungolo», «La Voce Proletaria» e «Agitatore», è denunziato e poi assolto per propaganda anticlericale. Partecipa al [[Comitato Nazionale dell'Azione Diretta]] e alla fondazione dell'[[Unione Sindacale Italiana]] nel [[1912]]. È conosciuto e stimato a livello nazionale, prosegue l'attività  sindacale: è attivo a Imola, Crevalcore e Piacenza, dove partecipa attivamente alla [[settimana rossa]] e al sostegno degli anarchici [[antimilitarismo|antimilitaristi]] [[Augusto Masetti]] e [[Attilio Moroni]].  
Tornato in [[Italia]], ha relazioni dirette con [[Luigi Fabbri]] ed [[Errico Malatesta]], militando inoltre nel gruppo "Amilcare Cipriani" di Imola; collaboratore alle [[stampa anarchica|riviste]] «Il Pungolo», «La Voce Proletaria» e «Agitatore», è denunziato e poi assolto per propaganda anticlericale. Partecipa al [[Comitato Nazionale dell'Azione Diretta]] e alla fondazione dell'[[Unione Sindacale Italiana]] nel [[1912]]. È conosciuto e stimato a livello nazionale, prosegue l'attività  sindacale: è attivo a Imola, Crevalcore e Piacenza, dove partecipa attivamente alla [[settimana rossa]] e al sostegno degli anarchici [[antimilitarismo|antimilitaristi]] [[Augusto Masetti]] e [[Attilio Moroni]].  
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È costretto a scontare la pena in condizioni di [[carcere]] duro e subendo continui trasferimenti (Perugia, Spoleto e Portolongone). Nel [[1925]] è scarcerato per indulto, ma tre anni più tardi viene mandato al confino a Ponza, pena poi commutata in ammonizione. Rimane vigilato fino alla caduta del [[fascismo]] ma secondo le [[autorità]] continuerebbe ad avere contatti con elementi dell'[[antifascismo]] francese.
È costretto a scontare la pena in condizioni di [[carcere]] duro e subendo continui trasferimenti (Perugia, Spoleto e Portolongone). Nel [[1925]] è scarcerato per indulto, ma tre anni più tardi viene mandato al confino a Ponza, pena poi commutata in ammonizione. Rimane vigilato fino alla caduta del [[fascismo]] ma secondo le [[autorità]] continuerebbe ad avere contatti con elementi dell'[[antifascismo]] francese.


Nel [[1945]] contribuisce alla ricostruzione della [[CGIL]] e da segretario della [[Federazione Italiana Minatori e Cavatori]] (FIMEC) difende la pratica del [[anarco-sindacalismo|sindacalismo libertario]] e dell'[[azione diretta]], prodigandosi in favore dell'indipendenza dai meccanismi e dai partiti politici. Con [[Mario Mari]] promuove il comitato provvisorio delle Camere del Lavoro riunite di Arezzo e del Valdarno e nel dicembre del [[1945]] fa votare alla FIMEC una mozione per le 6 ore giornaliere per i minatori e il pensionamento dopo 25 anni di lavoro (comunque non oltre il 60° anno di età ). Chiamato a Roma nel [[1947]] da [[Giuseppe Di Vittorio]] che lo vuole al suo fianco, lancia un appello ai minatori: «Cercate di consolidare la Repubblica anche se non è quella che voi sognavate, per migliorarla e volgerla verso la [[libertà]] e la [[giustizia sociale]]. Difendetela! Voi che sfidate la morte continuamente, entro le viscere della terra; voi che nel lavoro rappresentate l'aristocrazia del sacrificio, le vittime del dovere; difendetela dalla reazione da qualunque parte venga.»
Nel [[1945]] contribuisce alla ricostruzione della [[CGIL]] e da segretario della [[Federazione Italiana Minatori e Cavatori]] (FIMEC) difende la pratica del [[anarco-sindacalismo|sindacalismo libertario]] e dell'[[azione diretta]], prodigandosi in favore dell'indipendenza dai meccanismi e dai partiti politici. Con [[Mario Mari]] promuove il comitato provvisorio delle Camere del Lavoro riunite di Arezzo e del Valdarno e nel dicembre del [[1945]] fa votare alla FIMEC una mozione per le 6 ore giornaliere per i minatori e il pensionamento dopo 25 anni di lavoro (comunque non oltre il 60° anno di età). Chiamato a Roma nel [[1947]] da [[Giuseppe Di Vittorio]] che lo vuole al suo fianco, lancia un appello ai minatori: «Cercate di consolidare la Repubblica anche se non è quella che voi sognavate, per migliorarla e volgerla verso la [[libertà]] e la [[giustizia sociale]]. Difendetela! Voi che sfidate la morte continuamente, entro le viscere della terra; voi che nel lavoro rappresentate l'aristocrazia del sacrificio, le vittime del dovere; difendetela dalla reazione da qualunque parte venga.»


Nonostante le sue idee considerate "eretiche", Sassi è stimato e rispettato in seno alla CGIL ed oramai uno storico sindacalista dei minatori i cui interventi più importanti sono volti al «controllo dei lavoratori sulla produzione nel campo tecnico-amminsitrativo». Nell'ottobre [[1949]] a Genova al II Congresso della CGIL denuncia il vezzo di promuovere la formazione di commissioni tecniche e di studio con l'apporto di elementi vicini al padronato o al governo, esprimendosi per l'unità  dei [[sindacalismo|sindacati]] liberi dai vincoli dei partiti e per maggior potere decisionale degli operai\ie rispetto ai tentativi di influenza dei politici. Intanto, nel [[1950]], nel Valdarno esplodono gravi conflitti tra i minatori e il padronato e sassi dalle pagine di [[Umanità  Nova]] incita alla resistenza ad oltranza: «...i minatori lotteranno sino all'estremo delle loro forze e, se sarà  necessario, interverranno altre forze in aiuto per far sì che anche in questa lotta i minatori possano raggiungere la vittoria». Vittoria che arriverà  dopo 52 giorni di lotta nell'aprile [[1952]] e che affida la coltivazione delle miniere alla gestione operaia. Continua strenuamente a battersi contro l'idea del cottimo e gli “incentivi” volti a far aumentare il carico di lavoro sui proletari e al II congresso della CGIL ([[26 novembre]]-[[3 dicembre]] [[1952]]) la frazione [[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] interviene per criticare le interferenze dei partiti nei [[sindacalismo|sindacati]]. Amico intimo di Giuseppe Di Vittorio, nella CGIL dominata dai comunisti Sassi è molto rispettato nonostante la sua avversione all'URSS. A 80 anni fa il suo ultimo intervento al congresso della CGIL del febbraio-marzo [[1956]] e si scaglia contro la miseria della scala mobile, il regolamento per le commissioni interne, in favore di una radicalizzazione delle lotte e avanzando riserve su alcune nazionalizzazioni.  
Nonostante le sue idee considerate "eretiche", Sassi è stimato e rispettato in seno alla CGIL ed oramai uno storico sindacalista dei minatori i cui interventi più importanti sono volti al «controllo dei lavoratori sulla produzione nel campo tecnico-amminsitrativo». Nell'ottobre [[1949]] a Genova al II Congresso della CGIL denuncia il vezzo di promuovere la formazione di commissioni tecniche e di studio con l'apporto di elementi vicini al padronato o al governo, esprimendosi per l'unità  dei [[sindacalismo|sindacati]] liberi dai vincoli dei partiti e per maggior potere decisionale degli operai\ie rispetto ai tentativi di influenza dei politici. Intanto, nel [[1950]], nel Valdarno esplodono gravi conflitti tra i minatori e il padronato e sassi dalle pagine di [[Umanità  Nova]] incita alla resistenza ad oltranza: «...i minatori lotteranno sino all'estremo delle loro forze e, se sarà  necessario, interverranno altre forze in aiuto per far sì che anche in questa lotta i minatori possano raggiungere la vittoria». Vittoria che arriverà  dopo 52 giorni di lotta nell'aprile [[1952]] e che affida la coltivazione delle miniere alla gestione operaia. Continua strenuamente a battersi contro l'idea del cottimo e gli “incentivi” volti a far aumentare il carico di lavoro sui proletari e al II congresso della CGIL ([[26 novembre]]-[[3 dicembre]] [[1952]]) la frazione [[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] interviene per criticare le interferenze dei partiti nei [[sindacalismo|sindacati]]. Amico intimo di Giuseppe Di Vittorio, nella CGIL dominata dai comunisti Sassi è molto rispettato nonostante la sua avversione all'URSS. A 80 anni fa il suo ultimo intervento al congresso della CGIL del febbraio-marzo [[1956]] e si scaglia contro la miseria della scala mobile, il regolamento per le commissioni interne, in favore di una radicalizzazione delle lotte e avanzando riserve su alcune nazionalizzazioni.  
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