Unione Sindacale Italiana

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Unione Sindacale Italiana
Nome ufficiale Unione Sindacale Italiana
Anno di fondazione 1912
Organo propagandistico Lotta di Classe
Corrente Anarco-sindacalismo
Membro di
Paese Italia
Sede centrale Milano, via Torricelli 19
Segretario generale -
Affiliati -
Sito Web ufficiale www.usi-cit.org

L'Unione Sindacale Italiana (USI) è una storica organizzazione sindacalista rivoluzionaria italiana nata nel 1912 in seguito alla scissione dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) della corrente sindacalista rivoluzionaria guidata da Alceste De Ambris. [1] Fra i suoi principali fondatori si possono citare: Filippo Corridoni, Amilcare De Ambris e Giuseppe Di Vittorio.

Storia dell'USI

Nascita dell'USI

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L'U.S.I. nacque a Modena nel 1912 durante un convegno tenutosi il 23, 24 e 25 novembre:

«(L'assemblea) Delibera quindi;
in omaggio a questi criteri di dar vita ad un nuovo organismo nel quale d'accordo con tutte le forze operaie organizzate - estranee alla Confederazione Generale del Lavoro - sia possibile realizzare seriamente la realizzazione dell'Unità Proletaria Italiana, sulle indicate basi dell'aconfessionalismo, dell'apoliticismo di partito e dell'autonomismo sindacale.
Il Congresso fa però invito alle organizzazioni che accettano quest'ordine di idee di aderire senz'altro al nuovo Istituto Unitario lasciandole libere di tenere verso gli organismi nazionali esistenti quell'atteggiamento che crederanno più conveniente ai fini della conservazione dell'unità locale".
Messe ai voti le due mozioni, Bitelli e De Ambris, risultarono a:
DE AMBRIS, voti: 42.114
BITELLI, voti: 28.856
Astenuti, voti: 6.253
Era così nata l'Unione Sindacale Italiana.» [2]

I congressisti, in gran parte sindacalisti rivoluzionari proveniente dalla CGL, ritenevano infatti che tale sindacato fosse ormai troppo asservito alla politica portata avanti in parlamento dal Partito Socialista. All'U.S.I. aderirono rapidamente tutte le camere del lavoro più di sinistra (tra cui, in Emilia, le Camere del Lavoro di Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Ferrara), rinsaldando le file organizzative del sindacalismo rivoluzionario nato e sviluppatosi subito dopo il primo sciopero nazionale in Italia del 1904.

Manifesto dell'USI del 1913

Durante i suoi primi anni di vita l'organizzazione fu impegnata in una serie di lotte tendenti a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei proletari, senza mai trascurare l'impegno antimilitarista che la caratterizzerà nel corso di tutta la sua storia. Immediatamente si contrappose alla Confederazione Generale del Lavoro per la sua politica rivoluzionaria ed intransigente, per il rifiuto di collaborazione con qualsiasi partito politico, per la sua volontà di organizzare anche i lavoratori non qualificati, per il suo rifutare qualsiasi collaborazione con lo Stato, per l'azione diretta e la non esclusione a prescindere della violenza.

Il II° Congresso dell'USI si tenne a Milano, dal 4 al 7 dicembre 1913.

La Prima guerra mondiale

Alla vigilia del primo conflitto mondiale fu attraversata, come le altre organizzazioni della sinistra, dal ciclone dell'interventismo. Durante un convegno tenutosi il 13-14 settembre 1914 tutti coloro (De Ambris, Corridoni e, in un primo tempo, Di Vittorio) che si erano schierati per l'intervento militare, appoggiando la mozione di De Ambris in favore dell'Italia contro l'Austria e la Germania, furono espulsi dall'organizzazione, mentre l'U.S.I. continuò, sotto l'impulso di militanti quali Armando Borghi, fondatore nel 1914 dell'organo propagandistico dell'USI «Guerra di Classe», e Alberto Meschi, a propagandare coerentemente l'antimilitarismo.

Secondo le testimonianze dell'ex-anarchica Maria Rygier, di Camillo Berneri e Armando Borghi, l'ondata di conversioni all'interventismo era legato all'attività cospiratrice della massoneria [3] [4], alla quale avevano aderito gran parte degli ex-antimilitaristi diventati improvvisamente interventisti.

A guerra conclusa, nel corso delle lotte che portarono il paese molto vicino alla rivoluzione sociale, l'organizzazione raggiunse la sua massima consistenza numerica (circa mezzo milione di iscritti). In quel periodo aderì all'A.I.T., cui è affiliata la maggior parte dei sindacati autogestionari esistenti a livello mondiale.

Poco prima dell'avvento del fascismo si tenne il 3° e il 4° congresso dell'organizzazione:

Durante il fascismo

A partire dal 1920, come molte organizzazioni di "sinistra", subì la repressione del regime fascista. In quegli anni si oppose al fascismo insieme agli Arditi del Popolo in una lotta che culminò nella Battaglia di Parma del 1922. [ Lentamente diminuì la sua attività e la sua efficacia, siano a quando il fascismo ne soppresse ogni attività nel 1925. Da quel momento l'U.S.I.-A.I.T continuò a vivere nell'esilio e nella clandestinità, partecipando alla rivoluzione spagnola del 1936 in appoggio al sindacato CNT-A.I.T. e, attraverso l'impegno dei suoi militanti, alla resistenza antifascista.

Il secondo dopoguerra

Nel secondo dopoguerra, con l'avvento della repubblica, coloro che avevano militato nell'U.S.I. rinunciarono, inizialmente, a ricostituirla, per collaborare invece alla costruzione del sindacato unitario C.G.I.L Solo nel 1950, con la rottura dell'unità sindacale, alcuni di loro ricostituirono l'U.S.I.-A.I.T. che però, fino alla fine degli anni sessanta, fu realmente attiva solo in poche regioni italiane.

Nel 1968 «Guerra di Classe» cambiò denominazione in «Lotta di Classe» [5], il cui primo numero fu editato in occasione del 1 maggio 1969. Dopo la strage di piazza Fontana e l'assassinio di Giuseppe Pinelli, membro dell'USI, l'organizzazione visse un duro momento repressivo che tenne l'organizzazione in una posizione di stallo per un certo periodo.

Lotta di classe, n° 125, giugno 2012

Gradualmente l'USI si riprese e nella "seconda metà degli anni 70" nacque la proposta in seno al movimento anarchico italiano di ricostruire l'Unione Sindacale Italiana in maniera più solida. Furono fatti due "Attivi di base dei lavoratori per l'USI", il primo nel 1978 a Roma ed il secondo, l'anno dopo, a Genova. Non si riuscì a trovare una sintesi tra le due posizioni che animavano il dibattito e che portarono, alla fine, portarono da una parte alla ricostituzione dell'USI e dall'altra alla nascita dei Comitati d'azione diretta (CAD).

In quel periodo la «struttura più forte, anche a livello numerico, era la Federazione Intercategoriale Romana, che aveva strutture organizzate e sezioni riconosciute nella sanità, nella ricerca, nella scuola... A questa sezione vennero anche affidati compiti di collegamento anche a livello internazionale.» [6]

Manifesto dell'USI-AIT in occasione del quarantennale della strage di piazza Fontana e dell'uccisione di Giuseppe Pinelli, anarchico e militante USI.

Congressi durante questa fase:

  • V Congresso - Livorno, 1953
  • VI Congresso - Modena, aprile 1955
  • VII Congresso - Piombino, maggio 1961
  • VIII Congresso - Carrara, 1967
  • IX Congresso - Ancona, dicembre 1983
  • X Congresso - Torino, 1986
  • XI Congresso - Roma, 1990
  • XII Congresso - Milano, maggio 1993
  • XIII Congresso - Ancona, dicembre 1993 (Congresso straordinario)

La scissione della sezione romana

Nel 1996 l'organizzazione vide una clamorosa scissione all'interno dell'USI rispetto alle posizioni della sezione romana, che durante il XX congresso internazionale venne dichiarata non più compatibile rispetto ai principi dell'AIT-IWA e dell'anarco-sindacalismo a causa del suo ricorso a metodi autoritari e orientati verso la delega del potere invece che all'autogestione. Come "capo d'accusa", fu citato l'appoggio dato a Rifondazione Comunista alle elezioni locali. [7] L'AIT-IWA riconobbe come sua unica sezione legittima solo l'USI che quello stesso anno aveva tenuto il proprio congresso a Prato Carnico, decidendo di espellere la sezione romana che però continuò a mantenere nome e acronimo della federazione internazionale nonostante i richiami ufficiali dell'AIT-IWA. [8] Da parte sua, l'USI Roma dichiarò di essere rimasta fedele ai principi fondanti dell'AIT, accusando al contrario l'AIT di essersene allontanata. [9]

Il congresso che sancì la scissione:

  • XIV Congresso - Prato Carnico, 1996

Ultimi congressi dell'USI:

Attualità

Dal 2018 l'USI-AIT è uscita dall'AIT dando vita alla CIT (Confederation International de los Trabajadores). [10]

Oggi l'USI-CIT si presenta come sindacato autogestionario, che si caratterizza per la struttura organizzativa libertaria e federalista (sindacato autogestito), per il suo impegno a favore dell'autorganizzazione dei lavoratori (alla quale, ogni qualvolta è possibile, non intende sostituirsi), per la prospettiva in cui si muove, che rimane quella della costruzione di una società socialista e libertaria.

Tra i suoi obiettivi principali figurano la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, un reddito minimo garantito per i disoccupati, la difesa della sanità, dell'istruzione e della previdenza pubblica, la smilitarizzazione del paese ecc.

L'U.S.I. non è un'organizzazione anarchica

Nei prinicpi statutari dell'U.S.I. si legge che essa «si ricollega alla tradizione storica del sindacalismo rivoluzionario ed autogestionario e si pone come alternativa di classe ed organizzazione di tutti gli sfruttati, gli emarginati, gli oppressi».

Lo statuto dell'U.S.I. si ispira ad alcuni concetti dell'anarchismo quali il federalismo, l'autogestione, l'azione diretta, l'«emancipazione dell'uomo da qualsiasi dominio economico, politico e morale», l'«eliminazione di ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell'uomo sull'uomo», l'«abolizione dello stato e dei dogmi». Scopo dell'U.S.I. è quello di «sostituire alla presente società autoritaria e capitalista, l'organizzazione federalista e razionale della produzione e della ripartizione, alla lotta fra gli uomini la solidarietà umana».

Ciò premesso e benché tanti anarchici siano stati il motore trainante dell'U.S.I. ed ancor oggi vi facciano parte, l'U.S.I. non è un'organizzazione anarchica: «l'U.S.I. non è tributaria di alcun partito politico, movimento specifico, filosofico e religioso (nemmeno quello anarchico)». [11]

Note

  1. Articolo estratto in gran parte da USI-AIT
  2. Ugo Fedeli, breve storia dell'USI
  3. Raccolta di articoli di Borghi e Berneri
  4. Un agente provocatore massonico: Maria Rygier, pag. 10-11
  5. Sito web
  6. Quando è stata rifondata l'USI?
  7. Ninety years ago: IWMA's founding congress twice interrupted by German police. A questo si può aggiungere che nel 2008 un membro dell'USI romana venne candidato a Sindaco di Roma nella Lista Civica Amici di Beppe Grillo.
  8. L'uso illegittimo della sigla AIT-IWA
  9. Sindacato Nazionale Autogestito U.S.I. Arti e Mestieri - A.I.T.
  10. Articolo di poco precedente al Congresso del 2018 in cui si auspica la creazione insieme alla CNT spagnola, alla FAU tedesca, alla FORA argentina, all'ESE greca, all'IP polacca e all'IWW nordamericana della nuova Confederazione Internazionale del Lavoro (CIT).
  11. Dallo Statuto dell'USI

Bibliografia

  • Antonioli M, Armando Borghi e l'Unione Sindacale Italiana, Lacaita, 1990
  • Antonioli M, Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell'Ottocento al fascismo, Lacaita, 1990
  • Bitelli G, Filippo Corridoni e il sindacalismo operaio d'anteguerra, Modernissima, 1925
  • Borghi A, Mezzo secolo d'anarchia, Anarchismo, 1978
  • Careri G, Un progetto autogestionario, l'USI dalle origini ad oggi, USI, 1991
  • Carocci R, Il sindacalismo d'azione diretta. La Lega Generale del Lavoro, Roma 1907-1910, “Giornale di Storia Contemporanea, n. 1, 2011
  • D'Alterio D, Vincenzo Cardarelli sindacalista rivoluzionario, Bulzoni, 2005
  • De Clementi A, Politica e società nel sindacalismo rivoluzionario (1900-1915), Bulzoni, 1987
  • De Felice R, Sindacalismo rivoluzionario e fiumanesimo, Morcelliana 1960
  • Furiozzi GB, Alceste De Ambris e il sindacalismo rivoluzionario, FrancoAngeli, 2000
  • Furiozzi GB, Il sindacalismo rivoluzionario italiano, Mursia, 1977
  • Furiozzi GB, Le interpretazioni del sindacalismo rivoluzionario italiano, 1985
  • Goddi F, Tullio Masotti. Biografia di un sindacalista rivoluzionario, “Giornale di Storia Contemporanea” n. 1, 2011
  • Landi G, Tra anarchismo e sindacalismo rivoluzionario: Armando Borghi, 1986
  • Marucco D, Arturo Labriola e il sindacalismo rivoluzionario, Einaudi 1970
  • Osti Guerrazzi A, De Ambris, l'Unione Sindacale Italiana e l'intervento, “Giornale di Storia Contemporanea”
  • Osti Guerrazzi A, L'utopia del sindacalismo rivoluzionario. I primi due congressi dell'Unione Sindacale Italiana (1912-1913), Bulzoni, 2001
  • Pistillo M, Giuseppe Di Vittorio dal sindacalismo rivoluzionario al comunismo (1907-1924), Editori riuniti, 1977
  • Riosa Alceo, Il sindacalismo rivoluzionario il Italia e la lotta politica nel PSI in età giolittiana, De Donato, 1976
  • Serventi Longhi E, De Ambris. L'utopia concreta di un rivoluzionario sindacalista, Franco Angeli, 2012
  • Vanzetti B, Scritti sul sindacalismo, Antistato, 1955

Voci correlate

Collegamenti esterni