Giovanni Forbicini

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Giovanni Forbicini

Giovanni Forbicini (Castel Bolognese, Ravenna, 25 marzo 1874 – Roma, 28 marzo 1955) è stato anarchico, sindacalista e antifascista italiano.

Biografia

Nato il 25 marzo 1874 a Castelbolognese [1], Giovanni Forbicini è figlio dell'imbianchino Francesco Forbicini e di Maria Barbieri. A causa delle difficoltà economiche, quando Giovanni è ancora bambino, la famiglia si trasferisce a Roma in cerca di maggiori fortune. È proprio nella capitale che si svilupperà tutta la sua intensa attività politica.

La vocazione anarchica

Noto con lo pseudonimo di "Forbice", a vent'anni è già conosciuto come uno dei fondatori dei circoli anarchici romani La Morte e Dinamite. Schedato dagli organi di repressione dello Stato come "sovversivo", è tratto in arresto nel febbraio 1894 e poi liberato per insufficienza di prove. Nel maggio seguente è di nuovo arrestato per associazione a delinquere: lo accusano di aver partecipato ad un attentato, ma non essendoci prove a suo carico viene nuovamente prosciolto. Il 31 agosto 1894, perseverando nelle intimidazioni, le autorità propongono per lui il regime di domicilio coatto, che però mai sarà messo in atto.

Congedato quasi immediatamente dopo la chiamata alle armi (dicembre 1894), Forbicini riprende con vigore l'attività anarchica insieme ai compagni a lui ideologicamente più affini: Ciro Corradini, Armando Acciarino, Giuseppe Del Bravo, Enrico Bartolini e Dante Lucchesi. Le persecuzioni politiche però non sono certo terminate, subito dopo l'attentato del 1898 alla Principessa d'Austria compiuto dall'anarchico Luigi Lucheni, viene tratto in arresto assieme ad un gruppo di anarchici con l'accusa di concorso morale con l'omicidio. Si tratta di chiare accuse prive di fondamento e per questo tutti gli imputati saranno in breve assolti. Arrestato ancora una volta il 7 agosto 1900 con la solita imputazione di associazione a delinquere, viene nuovamente rilasciato e posto in libertà il 24 ottobre.

L'elezione alla Camera del Lavoro

Il "lavoro" di Forbicini va inquadrato in una fase storica in cui il movimento anarchico italiano è in piena espansione in tutto il paese grazie all'influenza esercitata in vari ambiti, da quello artistico a quello politico-sociale e soprattutto sindacale. Nell'agosto del 1901 l'anarchico romano sceglie di candidarsi alla Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro di Roma, risultando eletto con 1519 voti insieme ad Aristide Ceccarelli e Varagnoli.

L'attività sindacale

L'idea organizzativa anarchica sta prendendo sempre più piede ed alcuni anarchici propongono un nuovo programma politico nazionale: il Programma socialista anarchico, elaborato dalla FSAL e da libertari come Luigi Fabbri e Aristide Ceccarelli. Forbicini, nell'ambito dell'evoluzione del movimento anarchico da una visione individualistica ad una maggiormente organizzativa ed organica, intende strutturare una sorta di partito socialista anarchico fondato sul pensiero di Errico Malatesta. Proprio in quest'ottica che va inquadrato il suo ruolo alla Camera del Lavoro di Roma: impegno sindacale, soprattutto nel settore degli edili, mediante propaganda e agitazione politica vera e propria. Bisogna sottolineare che il settore edile romano era strategicamente importantissimo dal punto di vista sindacale, perché formato da lavoratori non specializzati e immigrati dal meridione che vivevano in gravi ristrettezze economiche e sotto i continui attacchi padronali.

In questo contesto Forbicini si trova ad essere un importante riferimento per i lavoratori, molto spesso già di loro vicini al pensiero anarco-socialista e in ogni caso assai affini al movimento operaio legato al maggio 1881, quello passato alla storia per lo sviluppo di violenti scontri di piazza dopo un comizio di Amilcare Cipriani. A Roma, il 15 febbraio 1902, durante un comizio sindacale a cui assistono più di 10.000 operai, Forbicini illustra la linea d'azione intransigente ipotizzata dalla frangia libertaria, peraltro in antitesi a quella repubblicana e socialista, finalizzata allo sciopero generale ed al blocco di tutti i lavori pubblici in agenda nella capitale. La sua radicalità di pensiero è naturalmente osteggiata, principalmente attraverso l'uso di strumenti burocratici, formali e cavillosi, dalla parte più moderata del sindacato che non vede di buon occhio la sua attività tendente a relegare ai margini i sindacalisti burocrati e riformisti. Non a caso le agitazioni proposte dai libertari non sono dirette dalla CdL, ma da una commissione eletta dagli stessi disoccupati e formata principalmente da socialisti e anarchici (tra i quali Camerlengo e Diotallevi).

Il suo lavoro propagandistico, assai impetuoso e con continui richiami alla rivoluzione sociale, assume un tale peso dal portare le autorità atte alla repressione a segnalarlo ancora una volta come "sovversivo". Forbicini non è però persona che si intimorisce facilmente e nel 1903 partecipa a vari incontri e manifestazioni, come le conferenze di Forlì e Ravenna e la manifestazione del 1º maggio in cui veniva commemorato il compagno Pietro Calcagno. Circa tre anni dopo, nel 1906, scrive e pubblicizza Le Quattro Forche di Chicago, che gli costa una denuncia e una multa. Nel proseguo partecipa alle riuscite manifestazioni per festeggiare il ritorno dagli USA di Aristide Ceccarelli.

Forbicini contribuisce intensamente all'attività politica e propagandistica dell'epoca, la sua è un'azione volta alla denuncia della condizione di sfruttamento dei lavoratori, impoveriti dal "carovita", alla diffusione del pensiero antimilitarista e alla propaganda contro la guerra coloniale del 1911 in Libia. Queste sue posizioni lo avvicinano a quelle della FSAL, anche se non è chiaro se egli sia stato tra i fondatori.

Dopo aver partecipato nel 1913 a due manifestazioni di commemorazione a Pietro Gori (Roma: 8 gennaio; Piombino: 1° maggio), l'anarchico romano viene segnalato quale appartenente al gruppo dei massimi dirigenti del Fascio Comunista Anarchico [2] di Roma.

Prima guerra mondiale

Durante i burrascosi anni della Prima guerra mondiale, Forbicini non cessa la propria attività politico-sindacale. Nel luglio 1914, durante una conferenza, invita i compagni presenti a tenersi pronti per una possibile insurrezione rivoluzionaria, accostandosi in qualche modo ai discorsi di Lenin sulla trasformazione della guerra imperialista in guerra di classe rivoluzionaria.

A 44 anni, nel 1917, viene dichiarato abile allo svolgimento del servizio militare. Rimasto sotto le armi fino al gennaio del 1919, è sottoposto a stretta sorveglianza perché si ostina a manifestare pubblicamente le sue idee antimilitariste. Nel 1918 era infatti riuscito a partecipare ad un dibattito pubblico in cui aveva teorizzato l'intervento diretto delle classi subalterne per far cessare la guerra ed innescare il processo rivoluzionario tale da «sconvolgere l'attuale società».

Forbicini, l'antifascismo e gli Arditi del Popolo

Nel dopoguerra riprende il suo attivismo in favore della rinascita del movimento anarchico romano e per la ricostituzione della "Federazione anarchica laziale". Forbicini è anche tra i promotori del gruppo romano "Il Pensiero", che vorrebbe fungere da punto di riferimento organizzativo non appena sarebbero esplosi moti insurrezionali allora ritenuti inevitabili. Rappresentante degli anarchici romani (insieme a Temistocle Monticelli) al convegno nazionale fiorentino che porta alla nascita dell'Unione Comunista Anarchica Italiana (UCAI), si fa promotore di principi organizzativi ben saldi: l'UCAI, infatti, all'autonomia dei gruppi e delle unioni preferisce la creazione di un Comitato di Coordinamento affidato al gruppo di Ancona, cui partecipano vari rappresentanti locali. Forbicini e Temistocle Monticelli rappresenteranno gli anarchici romani.

Abbracciato definitivamente il pensiero comunista-anarchico, nel novembre 1920 è membro del Consiglio Generale dell'Unione Anarchica Italiana (UAI), che aveva sostituito l'Unione Comunista Anarchica Italiana, e della segreteria della Federazione Comunista Anarchica del Lazio. Quando gli squadristi fascisti iniziano a reprimere i movimenti di sinistra, Forbicini si impegna in un'intensa attività antifascista: insieme con Spartaco Stagnetti, Temistocle Monticelli e Ettore Sottovia partecipa alla sottoscrizione «mezzo milione a Umanità Nova» per sostenere la ripresa delle attività del giornale anarchico «Umanità Nova» (riprenderanno il 14 maggio 1921). Nel dicembre 1922 viene denunciato dalle autorità per il suo impegno antifascista. Con lui altri celebri anarchici come Errico Malatesta, Spartaco Stagnetti, Ettore Sottovia, Gigi Damiani, Ernesto Diotallevi, Luigi Fabbri e Cesare Ciciarelli.

Delegato degli anarco-comunisti laziali, Forbicini è presente al Comitato di Difesa Proletaria di Roma, un «organismo unitario costituito ad hoc con l'intento di fronteggiare – principalmente sul terreno politico – l'avanzata squadristica» e alla manifestazione antifascista che sostanzialmente sancisce la formazione degli Arditi del Popolo, in cui gli antifascisti sfilano con inquadramento militare ed organizzati in centurie. (È bene ricordare che gli Arditi del Popolo nascono da una scissione interna agli Arditi. Al loro interno vi militavano molti ex-combattenti della Prima guerra mondiale, tra cui tanti anarchica. Il fine degli Arditi del Popolo, la cui formalizzazione della nascita era stata messa in atto dall'anarchico Argo Secondari dopo la riunione all'orto botanico di Roma, era senza mezzi termini il contrasto sul piano militare dello squadrismo fascista.)

Sotto sorveglianza fascista

Durante l'epoca fascista Forbicini viene tenuto sotto stretto controllo dai servizi del regime (OVRA). Apparentemente avrebbe cessato l'attività politica, ma l'OVRA accerta alcuni incontri con Errico Malatesta. Essendo infatti riuscito ad eludere la stretta sorveglianza cui è sottoposto, è certo che sia riuscito a mantenere rapporti all'interno della rete di quel che era rimasto del movimento anarchico ed antifascista di Roma.

Nel secondo dopoguerra: la ricostituzione del movimento anarchico

Nel periodo seguente la Liberazione dal nazifascismo, Forbicini inaugura il circolo "P. Gori" di Piombino. Inoltre viene segnalato dalle autorità come "sovversivo" vista anche la collaborazione alla fondazione della Federazione Comunista Libertaria (FCL), costituitasi nella capitale già a partire del 1944, a conferma che la sorveglianza non gli aveva impedito di rimanere politicamente attivo insieme a tanti altri militanti romani [3]

A Civitavecchia, assieme ad Armando Borghi, partecipa in qualità di oratore alla commemorazione di Pietro Gori, durante la quale viene collocato un busto a ricordo del grande militante anarchico. Pur avanti negli anni continua imperterrito ad essere uno dei principali organizzatori nel campo del sindacalismo libertario, ponendosi in una posizione di severa critica nei confronti del Partito Comunista Italiano, della CGIL ed anche degli stessi principi della Costituzione.

L'ultimo suo intervento pubblico lo tiene in un comizio romano del 1° maggio 1947, indetto in contrapposizione alla contemporanea manifestazione della sinistra istituzionale. Quel giorno assieme a Forbicini gli oratori furono anche il suo compaesano Armando Borghi e Riccardo Sacconi.

Giovanni Forbicini muore a Roma il 28 marzo 1955.

Note

  1. Castel Bolognese è stato anche il paese natale di Armando Borghi, altro celebre anarchico italiano
  2. Class War, reaction & the italian anarchists
  3. Una Biografia di Forbicini rivela che «è delegato per il Lazio (con R. Sacconi) al congresso di Carrara che vede la nascita della FAI», tuttavia il documento storico della FAI non inserisce il suo nome tra i delegati laziali presenti allo storico convegno:
    «Lazio: Federazione Comunista Libertaria Laziale (Renato Gentilezza, Pietro Rossi); Federazione Comunista Libertaria Romana (Adolfo Pesce); Gruppo "Spartaco" di Roma (Carlo Andreoni, Bruno Valeri, Edoardo Ballarini); Gruppo Anarchico "Pietro Gori" di Civitavecchia (Ivan Aiati)».

Bibliografia

Opere di Forbicini

  • Abolite le carceri, Roma 1905;
  • Le 4 forche di Chicago, Roma 1906;
  • Memorie di uno sciagurato, Roma 1910 (prefazione di Pietro Gori).

Opere su Forbicini

  • FAI, Congressi e convegni 1944-1962, a cura di U. Fedeli, Genova 1963;
  • Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, vol. 1, t. 1, Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972;
  • Il Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979;
  • Movimento operaio e organizzazione sindacale a Roma (1860-1960). Documenti per la storia della Camera del Lavoro, Roma 1976;
  • Il movimento anarchico a Castelbolognese (1870-1945), Castel Bolognese 1984;
  • Paola Salvatori, Claudio Novelli, Non per oro ma per libertà. Lotte sociali a Roma. 1900-1926, Roma 1993;
  • Maurizio Antonioli, Pietro Gori. Il cavaliere errante dell'anarchia, Pisa 1995;
  • Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero, Pisa, 1996;
  • Maurizio Antonioli - Pier Carlo Masini, Il sol dell'avvenire. L'anarchismo in Italia dalle origini alla Prima guerra mondiale, Pisa 1999;
  • Eros Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Roma, Odradek Edizioni, 2000;
  • Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa 2001;
  • Maurizio Antonioli, Alla ricerca dello pseudonimo perduto, «Rivista storica dell'anarchismo», gen.-giu. 2002;
  • Giorgio Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell'Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell'Italia del Novecento, Ragusa, 2002;
  • P. Iuso, Giovanni Forbicini, in Dizionario biografico degli anarchici italiani, Tomo I, Pisa, BFS, 2003, pp. 620-622;
  • Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall'età giolittiana al fascismo (1900-1926), Odradek, Roma 2012.

Voci correlate