Il Martello (New York)

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Il Martello è stato un giornale libertario fondato a New York da Carlo Tresca.

Storia e pensiero [1]

Il Martello, nato alla fine del 1916 come «giornale politico letterario artistico» diretto da Luigi Preziosi, divenne, con l'acquisto della testata da parte di Carlo Tresca nel 1917, uno dei giornali più vivaci del movimento operaio italo-americano e del movimento anarchico internazionale. [2]

Lo stesso Tresca ricordò come durante la Prima guerra mondiale il giornale servì «come un semplice mezzo per tenere insieme gli indirizzi dei bravi compagni, per fare quello che era possibile di fare [...] E malgrado parlassi a quell'epoca di luna, di miele, di astronomia e di botanica Il Martello subì molti sequestri che a contarli mi ci confonderei». [3]

Nel numero del 24 novembre 1917 si annunziava che a cominciare dal 1° dicembre il giornale si sarebbe trasformato in una rivista quindicinale di 24 pagine dedicata all'«educazione ed elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani» («rivista popolare di lettere scienze ed arte»). [4]

Testata de Il Martello, «settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca»

Il Martello nacque quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel 1918 (dal 23 marzo del 1919 fu «rivista popolare diretta da Carlo Tresca» e dal 15 gennaio 1921 fu «settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca»), quando la fine della guerra offrì la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal 1918 al 1932 fu infatti quello nel quale Il Martello fu più vivo, più inserito nelle problematiche che si presentavano all'interno del movimento operaio internazionale: dall'esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal capitalismo sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui disponeva in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.

Ma la situazione interna degli Stati Uniti nel dopoguerra era per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo XX vide gli anarchici e gli anarco-sindacalisti aderenti al sindacato rivoluzionario, l'Industrial Workers of the World, impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un capitalismo imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondavano lo sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario venne messo sulla difensiva. [5]

II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti all'American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia «spontanea» allo sciopero, l'accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromise ed emarginò ancor più i sindacati rivoluzionari e fece sì che questi ultimi rimanessero le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e i membri dell'IWW conducssero [6] una dura opposizione alla guerra, il che permise al capitalismo americano di mettere in atto una feroce repressione in nome degli interessi della nazione e di isolare queste organizzazioni dalla classe.

Il Martello del 27 agosto 1927, dedicato alla tragica e ingiusta fine di Sacco e Vanzetti.

Il rapporto di forza determinatosi alla fine della guerra dette la possibilità alle forze governative e padronali di completare l'opera eliminando «fisicamente» e «militarmente» le forze rivoluzionarie del movimento operaio e rendere così più tranquillo il fronte del movimento. È così che negli anni 1919-1920 centinaia di militanti dell'IWW e delle altre organizzazioni di sinistra furono processati, talvolta uccisi; migliaia di immigrati vennero rispediti alla loro nazione d'origine, perché considerati «sovversivi». In questo clima si inserì anche la montatura poliziesca contro Sacco e Vanzetti, che portò i due anarchici alla sedia elettrica, vicenda questa che Il Martello seguì con estrema attenzione e impegno fin dall'inizio. [7]

In un momento così difficile Il Martello sopravvisse, pur con difficoltà (subì vari sequestri: 4 nel 1919, 2 nel 1920, 5 nel 1921, 7 nel 1923, oltre a numerosi ritardi e mancati recapiti da parte delle autorità postali), e svolse attiva opera di controinformazione. Il giornale, il suo direttore e il gruppo redattore erano profondamente inseriti nell'ambiente degli immigrati di sinistra, non solo anarchici, degli Stati Uniti ed avevano contatti e collegamenti a livello internazionale col movimento anarchico (vedi la lettera di Errico Malatesta al giornale e ai suoi redattori, che elogia, fra l'altro «l'energica battaglia che sostiene contro il fascismo» [8]).

Ma all'interno del movimento anarchico italo-americano la propaganda individualista di stampo stirneriano o gallenista aveva lasciato impronte e seguaci. [9] Nel 1922 nacque, dichiarandosi continuatrice della Cronaca Sovversiva di Luigi Galleani, ma su posizioni individualiste e antiorganizzative molto più esasperate, L'Adunata dei Refrattari (fin dai primi numeri L'Adunata si definì nettamente antiorganizzatrice [10] e di un individualismo sfrenato che portava alla concezione dell'emergere dell'individuo «anarchico», senza distinzione quindi fra sfruttati e sfruttatori). [11]

L'Adunata dei Refrattari entrò in attrito con il gruppo e i redattori de Il Martello.

Per questa posizione concettuale, oltre che per la pretesa di rappresentare l'ideale puro dell'anarchia [12], L'Adunata dei Refrattari entrò in urto con numerosi altri gruppi anarchici (vedi, a partire dal 1924, i giornali «La Sferza», «Il Bohemien», «Lo Staffile», «All'Armi», oltre agli innumerevoli articoli e trafiletti che apparivano su ogni numero de L'Adunata) e particolarmente con il gruppo e i redattori de Il Martello. Questa polemica venne alimentata anche dall'arrivo negli Stati Uniti di Armando Borghi, che rinnegò la sua esperienza sindacalista e organizzatrice per spostarsi su posizioni antiorganizzative [13], in stretta aderenza con le posizioni de L'Adunata. Si arrivò così, nel 1928, al paradosso con la «scomunica» lanciata contro Carlo Tresca, individuato quale principale responsabile delle posizioni «eretiche» de Il Martello. [14] La base reale di questa accusa fu la stessa linea politica del gruppo redazionale de Il Martello che, in una visione dell'attività rivoluzionaria più aderente al mondo degli immigrati italo-americani, non si chiudeva nella «torre d'avorio», ma riteneva necessario, in un momento di involuzione politica a livello internazionale, un confronto continuo con le altre forze politiche e sindacali e quindi agiva all'interno di comitati ed associazioni antifasciste unitarie, collaborava con le frange estremiste all'interno dei sindacati e offriva loro l'appoggio del giornale. La concezione dell'anarchismo de Il Martello, infatti, in parallelo con la parte del movimento anarchico internazionale che vedeva ormai «l'anarchia come anarchismo» [15], si andava via via evolvendo e costruendo verso una concezione dell'anarchismo che superasse il momento della propaganda verbale o «col fatto» e tendesse all'organizzazione delle masse sfruttate rese coscienti dalle esperienze di lotta che compivano insieme sul posto di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni antifasciste.

Carlo Tresca, anima e direttore de Il Martello.

Il Martello in quegli anni combatté infatti il fascismo in Italia, che considerava espressione del bisogno «di assicurare il dominio della borghesia sulla classe operaia, sulla massa dei proletari» e «l'illimitato diritto della borghesia a trarre il massimo profitto dall'altrui fatica», chiarendo così come il fascismo non fosse che uno dei modi della gestione dello sfruttamento capitalista. [16]

Il giornale seguì attentamente anche la penetrazione fascista nelle organizzazioni italo-americane patriottiche e operaie, facendo opera di smascheramento di tale politica, e fu fra i più attivi promotori dell'Alleanza Antifascista, sorta nel 1923, come organizzazione di difesa e di propaganda antifascista delle forze sindacali e politiche italo-americane. Il Martello spiegò questa collaborazione all'Alleanza Antifascista come necessità del momento storico internazionale, di involuzione politica, che richiedeva l'unione di tutte le forze democratiche per l'abbattimento del fascismo, pur restando ogni gruppo politico sulla sua propria posizione ideologica e sui propri fini rivoluzionari. [17] Il gruppo anarchico de Il Martello, sia come gruppo specifico, che come aderente all'Alleanza svolse una propaganda efficace anche nei confronti degli italiani, inviando per posta in Italia copie del giornale e volantini incitanti alla ribellione. [18] L'attività antifascista de Il Martello si fece incisiva a tal punto che il giornale venne preso di mira non solo dagli organi ufficiali di stampa del fascismo in Italia, ma anche dalle autorità americane, su pressione dell'ambasciatore italiano. Tresca fu arrestato il 14 agosto 1923 con una scusa banale: quella di aver spedito per posta un numero de Il Martello contenente pubblicità a pubblicazioni favorevoli al controllo delle nascite. Tresca fu condannato a un anno di carcere. [19]

Allo stesso modo il giornale seguì tutte le vicende che riguardarono il movimento dei lavoratori italiani negli Stati Uniti, appoggiò ogni tentativo di organizzazione autonoma dei lavoratori in quei sindacati, come l'Amalgamated Clothing Workers of America e l'International Ladies Garment Workers Union, dove la presenza degli italiani era importante. [20] In questi sindacati, come in altri, ci si contrapponeva apertamente all'attività collaborazionista dei dirigenti, che avevano perso completamente di vista la necessità della lotta di classe e trascinavano i lavoratori nella collaborazione col sistema capitalistico. [21]

Interessante è poi la posizione de Il Martello di fronte alla crisi del 1929, una crisi che il giornale considerò insita nel sistema capitalistico e affliggente in prima persona i lavoratori, creando migliaia di disoccupati [22] Per il giornale, anche il prezzo della ristrutturazione messa in atto da Roosevelt col New Deal veniva pagato dai lavoratori, che venivano usati come uno degli elementi fondamentali e indispensabili al riequilibrio del sistema. La politica di Roosevelt mirava in sostanza, da una parte, a razionalizzare il sistema capitalistico attraverso un controllo più diretto dello Stato, che cura gli interessi generali del capitalismo in modo abbastanza omogeneo, dall'altra, ad assicurare, attraverso un'abile politica nei confronti delle organizzazioni operaie, un interlocutore che, ponendosi in maniera «dialettica» nei confronti del capitale, si preoccupasse di conservare gli equilibri del sistema, garantendo agli sfruttati quel «giusto» potere di acquisto atto ad assicurare una prosperità permanente al capitale. [23] Se da un lato questa politica ingabbiò nuovamente le spinte innovatrici del movimento operaio per qualche anno, dall'altro dette la possibilità ai lavoratori di difendere le loro organizzazioni e di rafforzarle, e lasciò dei margini di autonomia che, grazie anche alle esperienze accumulate nelle lotte dell'inizio del secolo dall'IWW, permisero poi la rinascita del movimento di classe con l'occupazione delle fabbriche automobilistiche nel 1936-1937. [24]

Testata de Il Martello, «published twice a month by the Martello Group»

Dal 27 gennaio 1934 il giornale fu sottotitolato «settimanale di battaglia a cura del Gruppo Il Martello», poi, dal 14 maggio dello stesso anno, «published twice a month by the Martello Group».

Testata de Il Martello, «published weekly by Martello Group»

Gli anni intorno al 1936-1939 furono anni di speranze per il gruppo anarchico de Il Martello (dal 14 febbraio 1938 sottotitolato «published weekly by Martello Group»), che vide nella rivoluzione spagnola una delle tappe fondamentali della lotta fra forze fasciste e forze rivoluzionarie a livello internazionale. Il Martello giudicò conveniente la formazione di un fronte unico che rafforzasse le fila degli antifascisti spagnoli, e per questo giustificò anche la partecipazione al governo di una parte degli anarchici [25], anche se appoggiò le posizioni di Durruti, che dal fronte rivolse dure parole alle forze che minavano con la loro azione il processo di socializzazione dell'economia in atto [26], e riportò con entusiasmo le posizioni degli «amici di Durruti», che protestavano spesso «contro gli sperperi, le manovre governative» e lottavano «per la rivoluzione sociale» [27] Questa posizione ambigua de Il Martello era dovuta all'entusiasmo suscitato dall'esperienza che gli anarchici e le forze rivoluzionarie stavano vivendo in Spagna, dalla considerazione che ciò che si stava realizzando fosse in fase sperimentale ed avesse quindi bisogno di aiuto e di comprensione. Ma queste giustificazioni caddero quando l'esperienza spagnola si concluse in maniera negativa, creando una frattura insanabile fra movimento libertario e comunisti stalinisti. [28] Ne derivò per Il Martello la riflessione più generale sulla posizione degli anarchici di fronte alle altre forze di sinistra in periodo pre e post-rivoluzionario. La permissività e la libera sperimentazione concessa a comunisti e socialisti autoritari in Spagna avevano portato allo sfaldamento delle possibilità rivoluzionarie. Per questo Il Martello concluse che fosse necessario porsi come organizzazione con obiettivi ben precisi e tattiche conseguenti. [29] L'esperienza spagnola influì anche sull'attività de Il Martello negli Stati Uniti. Il gruppo de Il Martello tolse l'appoggio dato al Comitato d'Azione Antifascista, che sotto l'influenza dei comunisti, stava trasformandosi da organismo antifascista di classe in strumento di collaborazione, di fronte unico. [30] In seguito approfondì il dissidio con i comunisti, riportando una copiosa documentazione della repressione contro gli anarchici e gli aderenti al POUM operata dagli stalinisti in Spagna. [31]

Nel frattempo Il Martello intensificò la sua azione all'interno del movimento anarchico e appoggiò l'iniziativa del «Gruppo Berneri» di New York di indire un convegno degli anarchici italiani negli Stati Uniti. Il Martello sospese anche le pubblicazioni dal gennaio 1939 al febbraio 1940 per dare spazio al giornale del movimento «L'Intesa Libertana». [32]

Nell'ambiente antifascista americano intanto si assisteva ad nuova ondata di adesioni «dell'ultim'ora» di fronte all'entrata in guerra degli Stati Uniti e alla sempre più certa sconfitta del fascismo in Italia. È in questo clima che la sera dell'11 gennaio 1943 Carlo Tresca venne assassinato da ignoti.

Testata de Il Martello, «quindicinale libertario fondato da Carlo Tresca»

Il Martello continuò ad uscire, dopo la morte di Tresca, come «quindicinale libertario fondato da Carlo Tresca» (dal 28 febbraio 1943) fino al 1° maggio del 1946, diretto prima dal «Gruppo Carlo Tresca» (composto da D. Carrillo, A. Casalini, D. Dominik, F. Guadagni, G. Grazzini, G. Mancini, A. Madrignano, V. Pasquandrea, G. Priore, L. Zagni, G. Zanelli, M. Zavarella, J. Mancini), poi dal «Gruppo Autonomo».

Il gruppo, anche se fluttuante, si richiamava agli anni migliori del giornale e della vita di Tresca, alla sua militanza nell'IWW, e si dichiarava estraneo a qualsiasi legame con la «recente immigrazione sedicente antifascista» (con chiaro riferimento agli antifascisti di recente data) che anche Tresca aveva combattuto. Comunque, il giornale ebbe meno incisività e mordente, anche se svolse un'attiva campagna per una risposta rivoluzionaria del popolo italiano alla caduta del fascismo. [33]

Note

  1. Fonte principale: Leonardo Bettini, Bibliografia dell'anarchismo
  2. Tresca ha dichiarato di aver comprato Il Martello nel 1917, anche se per un certo periodo non riuscì ad ottenere l'abbonamento postale intestato al suo nome, per cui usò il nome di Preziosi come publisher. Comunque il primo numero fu senz'altro diretto ufficiosamente da Carlo Tresca, come si può vedere dal motto («[...] diretto/fondato da Carlo Tresca») che il giornale porta in testata e che Tresca rivendicò (vedi Carlo Tresca, Un'ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori, VI, 21, 1 dicembre 1920, p. 12).
  3. Carlo Tresca, Un'ultima esauriente doverosa risposta ai miei accusatori, VI, 21, 1 dicembre 1920, p. 12.
  4. Infatti l'unico numero del 1918 rintracciato (16 agosto) da Leonardo Bettini ha queste caratteristiche.
  5. Cfr. Il fallito sciopero dei minatori dell'acciaio, IV, 14, 9 luglio 1919, pp. 13-14.
  6. Da Haymarket alle ultime retate di Chicago, VIII, 19, 3 giugno 1922, p. 1.
  7. Cfr. Un'altra possibile congiura: proletari all'erta!, VI, 11, 15 giugno 1920, p. 3.
  8. Il plauso di Malatesta, IX, 41, 10 novembre 1923, p. 1.
  9. Cfr. G. Cerrito, Sulla emigrazione anarchica italiana negli Stati Uniti d'America, «Volontà», a. XXII, n. 4, luglio-agosto 1969, pp. 269-76.
  10. Vedi R. Souvarine, Le due tattiche dell'anarchismo: ricostruire o distruggere, L'Adunata dei Refrattari, a. I, n. 18, 9 giu. 1922, pp. 1-2.
  11. Cfr. Valorizziamo l'individuo in rivolta, L'Adunata dei Refrattari, a. II, n. 9, 7 aprile 1923, p. 1.
  12. Vedi L'Adunata, articolo di fondo del n. 1, 15 aprile 1922, p. 1.
  13. Cfr. Armando Borghi, Gli anarchici e le alleanze, New York, 1927, opuscolo contro l'organizzazione unitaria antifascista, come era l'Alleanza Antifascista, alla quale collaborò per un certo periodo anche il gruppo de L'Adunata e alla quale collaborava attivamente il gruppo de Il Martello.
  14. Cfr. Carlo Tresca, Evviva il giudice Thayer e Il fattaccio, XIII, 20, 26 maggio 1928, p. 3; oltre alla copia del documento di «scomunica» in ACSR, C.P.C., busta 5618-9.
  15. Cfr. G. Cerrito, Il movimento anarchico internazionale nella sua struttura attuale, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi - Torino, 5-6-7 dicembre 1969, Torino, 1971, p. 131.
  16. Cfr. Carlo Tresca, Re fascista, VII, 38, 28 ottobre 1922, p. 1; Luigi Fabbri, La reazione europea e l'Italia, IX, 46, 22 dicembre 1923, p. 3.
  17. Cfr. In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie, XII, 4, 22 gennaio 1927, pp. 1-2.
  18. Vedi, oltre alle numerose copie del giornale sequestrate (in ACSR, P.S., 1923, b. 44a e in ACSR, C.P.C., b. 5618-9), il volantino a firma «Gli anarchici», Non date un soldo, un altro a firma «I fuorusciti», L'ultima rapina del governo fascista, entrambi riferentesi al prestito Morgan (in ACSR, P.S., 1926, b. 86).
  19. Sulla vicenda, cfr. Carlo Tresca arrestato e rilasciato dietro garanzia, IX, 31, 18 agisto 1923, p. 2; Storia di una persecuzione disonesta e indecente, IX, 46, 22 dicembre 1923, pp. 1-2; Carlo Tresca, «L'Impero» di Roma torna alla carica, X, 12, 29 dicembre 1924, p. 3. Sulle pressioni esercitate dall'ambasciatore italiano sulle autorità americane, vedi Consolato Generale d'Italia a New York a Ministero degli Interni, 20 giugno 1926 e 21 luglio 1926 (in ACSR, P.S., 1926, b. 86), oltre ai vari riferimenti contenuti nelle cartelle di Tresca e Vacirca del C.P.C.
  20. Cfr. alcuni dei numerosi articoli sull'argomento: P. Scipione, Lo sciopero dei sarti di Philadelphia, VIII, 35, 7 ottobre 1922, p. 2; Ego Sum (Carlo Tresca), Lo sciopero dei sarti, XI, 47, 20 novembre 1927, p. 1; Red, Reazione gialla, XI, 24, 12 giugno 1926, p. 1.
  21. Cfr. Open shop, VII, 5, 12 febbraio 1921, p. 3.
  22. Cfr. Disoccupazione e fame bussano alla porta di casa dei lavoratori d'America, XV, 6, 15 febbraio 1930, p. 1.
  23. Cfr. Roosevelt, l'uomo e la sua politica nella vita americana, XXIII, I, 14 febbraio 1938, p. 1; Carlo Tresca, Reazione e rivoluzione, XVIII, 10, 14 giugno 1934, p. 1.
  24. Cfr. Quo vadis?, XXII, II, 28 giugno 1937, p. 1.
  25. Cfr. L'atteggiamento degli anarchici spagnoli, XXII, 1, 14 gennaio 1937, p. 5.
  26. Cfr. Carlo Tresca, Durruti, XXI, 20, 28 novembre 1936, p. 1.
  27. Cfr. Voci di ammonimento della gioventù spagnola, XX, 17, 14 ottobre 1936, p. 4.
  28. È necessario notare che Il Martello, come la maggior parte dei giornali anarchici, aveva appoggiato in un primo momento la rivoluzione bolscevica sia per mancanza di notizie dettagliate che per l'entusiasmo destato dagli avvenimenti. Il primo articolo critico nei confronti del governo bolscevico apparve nell'agosto del 1921 (La fame in Russia, VII, 27, 13 agosto 1921, p. 2), ma l'opposizione si fece sempre più puntuale e serrata, fino ad arrivare alla netta presa di posizione antileninista (cfr., ad esempio, Carlo Tresca, Lenin, X, 5, 2 febbraio 1924, p. 3.
  29. Cfr. Brand (Ciriaco Arrigoni), L'ingenuità anarchica, XXII, 17, 14 ottobre 1937, p. 4; Carlo Tresca, La controrivoluzione in marcia, XXIII, 9, 28 maggio 1937, pp. 1-3.
  30. Cfr. Ego Sum (Carlo Tresca), L'antifascismo in berlina, XXI, 28, 25 luglio 1936, p. 4; La Commissione di Controllo, Precisando, XX, 5, 15 nov. 1936, p. 1.
  31. Cfr. Mosca invia al macello i libertari spagnoli, XXIII, 18, 11 luglio 1939, p. 3; Serenate staliniane, XXVI, 17, 14 ottobre 1941, pp. 2-6.
  32. Cfr. Pel Convegno, XXIV, 2, 28 gennaio 1939, p. 2; Le relazioni del Gruppo "Il Martello" e del giornale "L'Intesa Libertaria", XXIV, 9, 14 maggio 1939, p. 4.
  33. Cfr. Partigiani non consegnate le armi, XXX, 7, novembre 1945, p. 1.

Voci correlate

Collegamenti esterni