Carlo Tresca

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Carlo Tresca

Carlo Tresca (Sulmona, L'Aquila, 9 marzo 1879 - New York, 11 gennaio 1943), è stato un anarchico, sindacalista, scrittore ed editore italiano.

Biografia

Nato a Sulmona (l'Aquila) il 9 marzo 1879 in una modesta famiglia abruzzese, Carlo Tresca termina gli studi dopo il conseguimento del diploma ad un Istituto tecnico.

Formazione politica

Entrato in contatto con il mondo sindacale in seguito all'incontro con alcuni sindacalisti ferrovieri trasferiti a Sulmona per punizione, ben presto si converte al socialismo e al sindacalismo, prestando al propria collaborazione con il periodico socialista «Il Germe» (fondato nell'ottobre 1901). Distintosi per il suo radicale anticlericalismo e naturale ribellismo verso qualsivoglia ingiustizia, nel 1904 viene condannato ad un anno di carcere e 6 mesi di domicilio coatto. Per sfuggire alla condanna decide di emigrare prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti.

Negli Stati Uniti

A Filadelfia assume la direzione de «Il Proletario», organo della Federazione Socialista Italiana, fondato nel 1902. Si impegna per impedire la frattura interna alla FSI, successivamente, con la nascita dell'IWW, inizia la sua attività propagandistica nel sindacalismo industriale. Lentamente però assume posizioni sempre più libertarie, oramai convinto che solo l'azione diretta potesse essere effettivamente efficace. Nel giugno 1906 Carlo Tresca dà le dimissioni da direttore de «Il Proletario», passando prima a «La voce del popolo» e poi fondando egli stesso, a Pittsburgh, nel 1908, un proprio settimanale, «La Plebe».

Carlo Tresca con alcuni leader dello sciopero del 1913 di Paterson: Patrick L. Quinlan, Elizabeth Flynn, Adolph Lessig e Bill Haywood.

Viene condannato due volte per diffamazione delle autorità religiose e statali. Nel 1909, dopo la soppressione de «La Plebe», si trasferisce a New Kensington, in Pennsylvania, dove assume la direzione de «L'Avvenire». Partecipa a svariati scioperi e manifestazioni organizzati dall'IWW (es. scioperi del 1912 di Lawrence e Mesata Iron Range), anche se non ne entrerà mai ufficialmente a far parte della storica organizzazione. È proprio in una di queste occasioni che incontra Elisabeth Gurley Flynn, The rebel girl, che diviene la sua compagna fino 1925. L'attivismo sindacale gli costa però la solita attenzione delle forze poliziesche che gli rendono ben difficile la vita.

In seguito, le forti polemiche con Big Bill Haywood, lo portano a rompere ogni rapporto con l'IWW anche se ciò non gli impedisce nel settembre del 1917, nel quadro di una grossa operazione contro l'IWW a Chicago, di essere arrestato insieme alla sua compagna e ad altri 166 militanti sindacalisti. Per questa vicenda, tuttavia, non verrà mai condannato.

Nel frattempo «L'Avvenire» viene soppresso, ma alla fine del 1917 Tresca acquista «Il Martello», «giornale politico letterario artistico», e lo trasforma in un quindicinale per l'«educazione e l'elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani». Portatore di una linea organizzatrice (in antitesi a quella antiorganizzatrice de «L'Adunata dei Refrattari»), dalle pagine del suo giornale, - che nel tempo vanterà illustri collaboratori: Ezio Taddei, Virgilio Gozzoli, Upton Sinclair, Paolo Valera, Ignazio Silone, Mario Mariani, Ernesto Valentini ecc. - porta avanti una linea possibilista al compromesso dell'anarchismo con altri movimenti (in totale antitesi al "galleanismo").

Il primo dopoguerra è caratterizzato dagli echi della rivoluzione russa che giungono fin negli USA: inizialmente, in contrasto con i vari Malatesta, Emma Goldman e Kropotkin, si schiera con i bolscevichi, avvicinandosi, pur senza abbandonare il suo orientamento libertario, al movimento comunista statunitense. In seguito, pur mantenendo rapporti trasversali al movimento libertario, Tresca critica la repressione bolscevica del dissenso, in particolare quella messa in atto a Kronstadt.

Attraverso le pagine del suo giornale, Tresca porta avanti un forte impegno a sostegno della liberazione di Sacco e Vanzetti, contro i fascisti italiani emigrati negli USA (molti anni più avanti, il 4 luglio 1932, parteciperà agli scontri nella cosiddetta "Battaglia di Staten Island" in cui un fascista perderà la vita) e contro i nemici del sindacalismo. Oltre a quella in favore di Sacco e Vanzetti, Tresca organizza campagne di stampa a favore di alcuni anarchici italo-americani accusati ingiustamente di alcuni omicidi di stampo politico, grazie alle quali saranno assolti: Donato Carillo e Calogero Greco nel 1927, Clemente Lista nel 1932 e Athos Terzani nel 1933.

Sono però soprattutto i suoi duri attacchi al fascismo e al padronato ad infastidire le istituzioni, per questo nell'agosto 1923, viene arrestato, sulla base del pretesto fornito dalla Federal Obscenity Law, ovverosia per aver pubblicato sul suo giornale alcuni articoli favorevoli al controllo delle nascite. Tresca viene condannato ad un anno di carcere, pena poi ridotta a quattro mesi grazie ad una serie di mobilitazioni che vedono coinvolte anche numerose personalità non anarchiche.

L'antifascismo negli USA

Nel 1924 fonda con il comunista Vittorio Vidali l'AFANA (Alleanza Antifascista Nord Americana), in cui permane sino allo scioglimento della stessa avvenuto nel 1931, nonostante fosse controllata da una maggioranza schiacciante dei comunisti. Dopo l'AFANA entra nei Comitati d'Azione Antifascista, ma la preponderanza comunista questa volta lo induce ad allontanarsene a causa dell'acuirsi dei conflitti con gli stessi e in particolare con Vittorio Vidali.

Nella rivoluzione spagnola si mostra possibilista all'entrata degli anarchici al governo, successivamente si schiera apertamente contro gli stalinisti spagnoli, primi responsabili della repressione esercitata contro gli anarchici e i militanti del POUM. Nel 1936, aderisce all'American Committee for the Defense of Leon Trotsky (ACDLT), fondato dal filosofo John Dewey allo scopo di riabilitare Lev Trotzkij dalle accuse mossegli contro dagli stalinisti. Dopo la morte di Trotzky, Tresca dalle pagine de «Il Martello» accusa Vittorio Vidali di essere l'esecutore materiale dell'assassinio. Nel 1939 è tra gli aderenti alla Mazzini Society fondata da Gaetano Salvemini.

Durante la Seconda guerra mondiale, Tresca collabora attivamente con l'Office of War Information per l'organizzazione dell'Italian-American Victory Council (Comitati della Vittoria), un organizzazione nata in funzione di delineare la politica degli USA verso l'Italia liberata dal fascismo, ed è anche membro dell'organizzazione antifascista di stampo democratico-borghese Mazzini Society. Si schiera apertamente contro i fascisti dell'"ultima" ora e anche contro la malavita mafiosa di New York, la quale spesso e volentieri si relazionava proprio con gli ambienti fascisti. [1]

Questa intransigenza radicale porta qualcuno a decidere di assassinarlo, e così è. L'11 gennaio 1943 viene ucciso a New York, senza che ad oggi si sappia chi siano stati i suoi sicari anche se presumibilmente si trattò di un complotto mafioso-fascista.

Rapporti con i comunisti

I rapporti di Tresca con i comunisti furono sempre assai alterni: inizialmente verso la metà degli anni venti riteneva potessero essere validissimi alleati in chiave antifascista, per questo strinse rapporti di collaborazione con lo stalinista italiano Vittorio Vidali, con cui collaborò alla costituzione dell'AFANA (Alleanza Antifascista Nord Americana). Quando però Vidali, che divenne un collaboratore legato ai servizi segreti sovietici, fu espulso dagli USA, Tresca prese a denunciare la sua attività cospirativa e poi in seguito il suo tentativo di entrare nella Mazzini Society e “impossessarsene”.

Testata dello storico giornale di Carlo Tresca

Per breve tempo si ritrovò nuovamente a fianco dei comunisti all'interno dei Comitati d'Azione Antifascista, ma orami la crisi era a quel momento insanabile e scelse di allontanarsene. Allorché i comunisti statunitensi sabotarono lo sciopero dei lavoratori alberghieri di New York del 1934, quando i sovietici diedero vita ai grandi processi di Mosca del 1936-38 e gli stalinisti presero a reprimere con grande violenza gli anarchici durante la rivoluzione spagnola, Tresca ruppe definitivamente con lo stalinismo.

Nel 1936 Tresca aderì all'American Committee for the Defense of Leon Trotsky (ACDLT), costituito dal filosofo John Dewey e allo scopo di riabilitare Lev Trotzkij dalle accuse rivoltegli da Stalin. Per un certo periodo Tresca e Trotzkij ebbero rapporti epistolari ma mai si incontrarono di persona. Quando Trotkij fu ucciso su mandato di Stalin, Tresca da «Il Martello» accusò Vittorio Vidali di essere lui l'assassino, definendolo «capo di spie, ladri e assassini» e denunciando il fatto che «dove c'è lui aleggia l'odore della morte».

Nel tempo il suo anticomunismo si radicalizzò, tant'è che quando Salvemini fondò la Mazzini Society, Tresca vi entrò accettando la pregiudiziale antifascista e anticomunista, da lui rispettata anche durante la fase iniziale di costituzione dei “Comitati della Vittoria” [1]. Verso la fine del 1942, improvvisamente, i suoi rapporti con i comunisti migliorarono e si mostrò favorevole anche al loro ingresso nei comitati antifascisti interni alla Mazzini Society. Questa apertura gli costò però la vita.

Ipotesi sulla sua morte

Exquisite-kfind.png Vedi Indagine sul caso dell'anarchico Tresca e sviluppi relativi.

Ezio Taddei, bersagliere decorato nella Prima guerra mondiale [2] ed anarchico, divenuto poi noto scrittore, nel libro dedicato all'assassinio di Tresca afferma senza esitazioni che «i responsabili del delitto, secondo le ammissioni di un agente dell'Ufficio Narcotici, erano due boss della mafia, Frank Garofalo [3] e Carmine Galante [4], latitanti da anni [5]». Piero Calamandrei inoltre stigmatizza l'omicidio di Carlo Tresca con queste parole: «Tra i quali, del tutto nuovo, ci pare quello dell'assassinio negli Stati Uniti del giornalista antifascista Carlo Tresca: assassinio operato dalla mafia...» [6].

Il mandante sarebbe stato il noto boss Vito Genovese per favorire l'ingresso nella Mazzini Society, organizzazione antifascista nata negli USA nel 1943, di un gruppo di ex sostenitori del fascismo fra i quali Generoso Pope, che sarebbe stato colui al quale Vito Genovese fece il "favore", ma non è solo qui il problema: Vito Genovese doveva un favore a Benito Mussolini che lo aveva ospitato negli anni '30 quando dovette fuggire dagli USA perché ricercato per omicidio e si era già in parte "sdebitato" facendo costruire la casa del fascio di Nola. Il punto era di spaccare il fronte antifascista, infatti se Tresca era del tutto avverso ai fascisti riciclati era favorevole ad un accordo coi comunisti, anche se stalinisti. Non per niente si tentò di scaricare la colpa su Vittorio Vidali, che conosceva bene Tresca dalla gioventù, con il quale durante i primi anni dell'espatrio si erano forniti reciproco aiuto in nome del comune antifascismo. Vittorio Vidali era stato un miliziano degli Arditi del Popolo, divenuto acerrimo nemico degli anarchici in Spagna ed era stato uno degli organizzatori del reggimento d'élite dell'esercito repubblicano spagnolo, ovvero il Quinto Reggimiento, in cui militavano anche antifascisti non stalinisti, attirati dalla sua grande preparazione militare. Tale strategia di spaccare il movimento antifascista e di inquinarlo con fascisti opportunamente riciclati, era congruente con la strategia, antipopolare ed antioperaio, applicata dalla mafia dopo lo sbarco in Sicilia, basterebbe ricordare Portella della Ginestra. Proprio Genovese in divisa da alto ufficiale dell'esercito americano [7] è stato fotografato con Salvatore Giuliano che fu uno degli artefici dell'eccidio di Portelle della Ginestra dove fu sparato anche con mitragliatori pesanti sulla massa proletaria che festeggiava il Primo Maggio.

Uno dei principali artefici della strategia di potere mafioso fu Lucky Luciano, notissimo boss detenuto nelle carceri americane che fornì agli alleati anglo-americani i nomi di 850 persone su cui “contare". Gli ufficiali dell'OSS (in seguito si trasformerà in CIA), che dirigeranno sul campo "l'operazione sbarco", saranno Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, quest'ultimo anche legale dei sindacati controllati da Cosa Nostra. In Sicilia, prima dello sbarco, le missioni degli agenti di Scamporino si avvalevano di una fitta rete di protezione mafiosa che, oltre a dare riparo e assistenza, forniva loro ogni genere d'informazione di valore militare [8]. Il loro gruppo sarà conosciuto come il "cerchio della mafia". Tra gli americani, in divisa dell'esercito, c'erano Albert Anastasia (ucciso nel dopoguerra in un negozio di barbiere) e don Vito Genovese, di cui abbiamo già detto che altro non è che il don Vito Corleone del film "Il padrino", saranno stretti collaboratori di Charles Poletti, il generale plenipotenziario inviato dagli USA per la "questione meridionale".

Scrivono Roberto Faenza e Marco Fini in Gli americani in Italia: «È così che quando nel 1943 gli americani sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'OSS sarà...restituire la libertà ai mafiosi imprigionati dal regime fascista, o perlomeno quelli che erano ancora in galera visto le collusioni di cui abbiamo detto fra fascismo ed alcuni boss molto importanti come Vito Genovese» [9].

Infatti c'é da rimarcare che persino il sito fascista "duce.net" spiega, con un clamoro auting e una rara capacità di sintesi, il rapporto che vi fu fra fascismo e mafia e l'inefficienza dell'azione di Mori:

«In effetti il fascismo, dopo la grande retata di "pesci piccoli" realizzata da Cesare Mori, viene a patti con l'"alta mafia", nel 1929 richiama a Roma il "Prefetto di Ferro" (verrà nominato senatore) e, in un certo senso, "restituisce" la Sicilia ai capi mafiosi ormai fascistizzati... » [10].

Note

  1. 1,0 1,1 La Mazzini Society e la questione comunista
  2. Taddei salvò eroicamente dal fuoco nemico un commilitone ferito e per questo ricevette una decorazione al merito. In realtà Ezio Taddei era poco incline alla vita militare, non a caso era stato arruolato con la forza, e poco gli importava delle decorazioni, tant'è che la sorella nella biografia di Taddei, da lei curata, scrive: «Ma Ezio non amava tenere cianfrusaglie e quindi non conservò nulla».
  3. Sicilia, il ritorno degli “americani” di Gianni Barbacetto
  4. wikipedia inglese Carmine Galante
  5. Recensione del libro di Taddei Ezio sul caso Tresca
  6. Da Piero Calamandrei Il Ponte 1945 La Nuova Italia
  7. Vito Genovese è stato uno dei capi più importanti Cosa Nostra in USA, indagato per 51 omicidi e per molti condannato in diverse misure. Sbarca con le truppe alleate in Sicilia in divisa americana e viene fotografato in atteggiamento molto amichevole con Salvatore Giuliano. Vito Genovese è il fiduciario dell'americano colonnello Poletti in quel momento plenipotenziario per quanto riguarda il meridione. È da rimarcare che successivamente i capi mafiosi vengono inseriti nei gangli amministrativi siciliani ed oltre ovviamente a esser punto focale per la repressione antisindacale ed anti proletaria eliminano i mafiosi e/o delinquenti di poco conto che potevano far perdere loro la faccia con gli americani ma Salvatore Giuliano non si tocca è protetto dal "padrino". Poi si capirà il motivo: Portella della Ginestra
  8. Da "Italia Sociale"
  9. Da digilander.libero.it/lacorsainfinita
  10. Da il ilduce.net

Opere teatrali

  • L'attentato a Mussolini, scritta da Carlo Tresca e messa in opera la prima volta il 30 gennaio 1926 a New Haven
  • Il vendicatore. Dramma sociale antifascista in quattro atti, scritta da Carlo Tresca e messa in opera la prima volta il 7 aprile 1934 a New York

Bibliografia

  • Edoardo Puglielli, Dizionario degli anarchici abruzzesi, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti, 2010
  • Edoardo Puglielli, Il movimento anarchico abruzzese 1907-1957, Textus, L'Aquila, 2010
  • Ezio Taddei, Il "caso" Tresca, 2006
  • Mauro Canali, Tutta la verità sul caso Tresca, «Fondazione liberal», 2001
  • Italia Gualtieri e Carlo Tresca, Vita e morte di un anarchico italiano in America, 1999
  • Piero Calamandrei, Il Ponte, La Nuova Italia, 1945

Voci correlate

Collegamenti esterni