Max Stirner

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Max Stirner

Max Stirner è lo pseudonimo di Johann Kaspar Schmidt (Bayreuth, Germania, 25 ottobre 1806 - Berlino, Germania, 26 giugno 1856), filosofo tedesco sostenitore radicale di posizioni antistataliste che risaltano l'ateismo e l'egoismo. Il suo nom de plume prende spunto da un soprannome che gli era stato dato dai compagni di scuola a motivo della sua alta fronte (Stirn).

«Vale di più l'uomo libero o la libertà?»
«Io ho riposto la mia causa nel nulla»
«Io troverò sempre dei compagni che si uniranno a me senza prestare giuramento alla mia bandiera»

Biografia

Ritratto di Clifford Harper.
La firma di Stirner (Johan Caspar Schmidt)

Max Stirner (vero nome Johan Caspar Schmidt) nasce a Bayreuth, città cara a Richard Wagner, in Baviera il 25 ottobre 1806. Figlio di un fabbricante di flauti (che muore sei mesi dopo la nascita di Stirner), frequenta il liceo classico locale seguendo corsi su Hegel, Schleiermacher, Michelet. Nel 1832 riesce a superare l'esame di abilitazione che gli consente di insegnare nei Licei Prussiani. Insegna per un anno e mezzo alla Koenigliche Realschule (una scuola frequentata da ragazze provenienti da famiglie agiate) di Berlino in tirocinio, senza ricevere compenso, ma il governo Prussiano gli rifiuta una cattedra pagata. Nel 1837 sposa la figlia della sua padrona di casa, ma ella muore di parto poco tempo dopo. È poi costretto a dedicarsi alla madre, malata di mente e infine riesce a trovare lavoro come insegnante.

Successivamente incomincia a frequentare l'ambiente dei "Liberi", un piccolo gruppo di intellettuali e filosofi, ai quali fa visita qualche volta anche Karl Marx. Di quel gruppo d'intellettuali fa parte anche Friedrich Engels, che si diverte a disegnare delle scene di alcuni rappresentanti che frequentano il gruppo dei Liberi; le uniche immagini che ci sono pervenute oggi del volto Stirner sono rappresentate proprio dagli schizzi di Engels.

In questo periodo conosce Maria Dahnhardt, e nel 1843 la sposa. Sempre in quell'anno Stirner dà alle stampe il suo libro più famoso Der Einzige und sein Eigentum ("L'unico e la sua proprietà "), che dedicherà alla seconda moglie. Il libro non viene sequestrato perché ritenuto incomprensibile dalle autorità di polizia, ma comunque porta al licenziamento dell'Autore dal lavoro di insegnante. Presto abbandonato dalla moglie, Stirner si spegne all'età di 49 anni, nel 1856. In una nota dello stato civile si legge:

«Non madre, non moglie, non figli».

Muore in una squallida solitudine. La causa della sua morte è imputabile ad una puntura di insetto velenoso ed all'errata cura del medico che non riesce a cogliere la natura del suo male. Poche sono le persone che accompagnano il suo feretro: tra queste, Bruno Bauer, il più affezionato tra i suoi amici.

Il Pensiero

Viene considerato come uno degli antesignani di movimenti quali nichilismo, esistenzialismo, anarchismo e soprattutto anarchismo individualista. Egli nega esplicitamente di sostenere una posizione filosofica assoluta, aggiungendo che dovendosi assegnare a un qualche -ismo sceglie che sia l'egoismo. Stirner chiaramente aderisce sia all'egoismo psicologico sia all'egoismo etico, le antitesi di tutte le ideologie più tradizionali e di tutti gli atteggiamenti sociali come lui li concepiva.

Stirner proclama che le religioni e le ideologie si fondano primariamente sopra delle superstizioni e di conseguenza denuncia come superstizioni il nazionalismo, lo statalismo, il liberalismo, il socialismo, il comunismo e l'umanesimo.

La filosofia di Stirner ha suscitato accesi dibattiti che hanno coinvolto personalità come Karl Marx, Søren Kierkegaard, Benjamin Tucker, Carl Schmitt, Benito Mussolini, Dora Marsden, Robert Anton Wilson e i situazionisti. Friedrich Nietzsche invece non riconobbe esplicitamente i suoi debiti nei confronti di Stirner, e anzi confidò ad alcuni suoi allievi il timore di essere accusato di plagio nei confronti di Stirner.

Stirner rimane ancor oggi al centro di un dibattito diffuso e animato: un'ampia letteratura secondaria compare in tedesco, italiano, francese e spagnolo, mentre in inglese vi sono solo interventi che sottolineano le interpretazioni anarchica ed esistenzialista del suo pensiero.

Pensiero politico

Due delle tante "firme" di Max Stirner. Da notare l'uso creativo che fa Stirner del proprio monogramma, fondendo M ed S in un geroglifico simile al simbolo zodiacale del segno dello Scorpione, cioè il suo segno, essendo egli nato il 25 ottobre.

Stirner pone l'individuo al centro del mondo in quanto è già dotato di per sé di una sua assolutezza: anche la libertà deve essere assoluta in sé e per sé, se non lo fosse non sarebbe più libertà, non dobbiamo cercare di limitarla. Va da sé, però, che un siffatto modello di libertà non è praticabile, perché la libertà di un individuo non può coincidere con quella di un altro individuo. Sta, comunque, di fatto che la libertà può essere esclusivamente assoluta.

Il problema risiede nel trovare un compromesso tra libertà assoluta (impraticabile) e libertà determinata (che non è autentica libertà). Stirner sceglie la libertà individuale: «si può perdere la libertà, ma la libertà spetta solo a noi», è una scelta momentanea che si presenta all'individuo in ogni momento della sua vita. L'individuo deve avere la proprietà della libertà, non basta dirsi liberi, '«io devo poter fare o non fare ciò che desidero»; a S. non interessa realizzare l'ideale della libertà, quello a cui punta è di avere la libertà, l'uomo diventa libero se riesce a sottoporre la libertà al proprio volere (non basta l'ideale).

La libertà deve liberare l'unicità quale dimensione autentica dell'individuo, la libertà così posta è teoricamente infinita e senza confini, io individuo e solo io posso sottoporla a dei limiti. La libertà così intesa si esplica al di fuori di ogni codificazione; è possibilità di essere, di avere, etc. Per sfruttare la mia libertà posso usare ogni mezzo, addirittura l'ipocrisia e l'inganno.

Dal punto di vista delle istituzioni politiche non vi può essere alcun rapporto tra istituzioni e libertà dell'individuo, il diritto, solo per il fatto di esserlo, si pone al di fuori della mia individualità (in quanto è stato elaborato con strumenti che esulano, appunto, dalla mia individualità). I diritti mi sono stati concessi e non sono atto della mia libertà: basta ciò per considerarli un qualcosa che imbriglia la libertà; non sono io che mi approprio dei diritti, sono un qualcosa che gli altri mi concedono, importa poco se questa concessione avvenga ad opera di pochi, uno o molti. Si tagliano, così, i ponti anche con una concezione politica ultrademocratica: è sempre un qualcosa di collettivo, a Stirner interessa invece l'individualità.

Associazione degli egoisti

Spesso si ritiene Stirner un asociale, un cantore dell'individuo in lotta contro tutto e tutti (vedi ad esempio George Woodcock). In realtà Stirner riconosce la socialità innata nell'uomo ed il bisogno dell'uomo di vivere con gli altri: «la condizione originaria dell'uomo non è l'isolamento o la solitudine, ma la vita sociale». Stirner considera positivo l'associarsi per libera scelta, mentre considera in modo negativo quelle società basate sulla costrizione, l'abitudine: società rigide e sacrali. Per Stirner è normale e legittimo che nell'atto di associarsi si rinunci ad alcune libertà, ciò che Stirner non accetta è la limitazione della propria individualità cosa che si ritrova nello Stato e nella società rigida. La differenza tra Stato ed Associazione non sta quindi nella limitazione della libertà, ma nel differente rapporto che si instaura tra l'individuo e le suddette forme sociali. «L'una è una astrazione che esige la nostra adorazione in spirito e in verità, l'altra è una mia opera e una mia creazione». «Lo Stato soffoca l'individuo e lo possiede, mentre in una Associazione è lui a possederla, In breve la società è sacra, l'Associazione ti appartiene, la società si serve di te, mentre sei tu che ti servi dell'Associazione». Rispondendo ai suoi critici Stirner ha risposto anche a coloro che, in tempi successivi, hanno frainteso il suo pensiero: l'Egoismo" Stirneriano ha poco o nulla a che vedere con le attuali teorie "neo-liberiste" o dei fautori del cosiddetto "anarco-capitalismo.

«Nella concorrenza certamente ciascuno è solo. Ma quando forse un giorno la concorrenza scomparirà, perché si riconoscerà che l'azione comune è più profittevole dell'isolamento, non accadrà allora che ognuno sarà ugualmente egoista e alla ricerca del proprio utile?»

Secondo Stirner colui che non pensa ad altro che a sé è «un uomo che non conosce e non sa apprezzare nessuna delle gioie provenienti dall'interesse e dalla stima che si ha per gli altri». Stirner ha poi precisato che la sua polemica non è verso l'amore o l'altruismo ma verso «l'amore santo, non al pensiero, ma al pensiero santo, non è contro i socialisti, ma verso i socialisti santi». Esclude poi categoricamente ogni forma di dipendenza e schiavitù che nulla hanno a che vedere con la sua associazione degli egoisti.

L'egoismo di Stirner stesso, inteso in senso cristiano, e quindi in senso negativo, può tranquillamente essere messo in discussione dal momento che egli, nei suoi testi, pare avere come primario intento quello di sobillare le individualità alle quali si rivolge, affinché esse dispongano di una strumentazione linguistica che consenta loro di emanciparsi e di divenire altrettanto "egoiste". Evidenziando inoltre quell'aspetto dell'uguaglianza nella diversità in un pensiero (in questo, paradossalmente, democratico) che il filosofo rivolge a "tutti".

«Sono forse realmente degli egoisti coloro che sono associati in un organismo in cui uno è schiavo o servo di un altro? [...] Gli schiavi non hanno ricercato questa società per egoismo, ma essi sono nel loro cuore egoista contro queste belle associazioni. Queste non sono "associazioni di egoisti", ma società religiose, comunità tenute in sano rispetto del diritto e della legge».

Opera principale: L'Unico e la sua proprietà

L'Unico e la sua proprietà (in originale Der Einzige und sein Eigentum) è l'opera principale di Max Stirner, pubblicata per la prima volta a Lipsia nel 1844.

L'opera principale di Stirner è Der Einzige und sein Eigentum, L'ego e la sua proprietà (o L'Unico e la sua proprietà), pubblicata per la prima volta a Lipsia nel 1844 (anche se porta la data del 1845) e comparsa in numerose successive edizioni e traduzioni. Dopo la prima edizione appare nel 1882, sempre edita da Wigand, una ristampa dell'Unico che non sembra essere stata notata. Il libro irrompe invece tra le letture d'obbligo con l'edizione del 1893 a 80 Pfennig nella Universal-Bibliotek della Reclam, preceduta da un'introduzione di Paul Lasuterbach. Da allora l'Unico viene continuamente ristampato. L'edizione oggi corrente in Germania (al 1979) è sempre nella stessa collana della Reclam. Dal 1972 appare con l'annotazione e un saggio di Alrich Mayer.

Il primo paese dove l'Unico viene tradotto è la Francia. E il testo fa breccia nella zona culturale e politica più vivace di quegli anni, fra il simbolismo e l'anarchia. I primi estratti appaiono sul Mercure de France (Mercurio di Francia), tradotti da Henri Albert, che era anche traduttore di Friedrich Nietzsche. Poi, nel 1900, vengono pubblicate due traduzioni: una, di Reclaire, edita da Stock; l'altra, di Lasvignes, presso Edition de la Revue Blanche (Edizioni della Rivista Bianca), altro centro presso cui si raccoglieva il meglio della letteratura di quegli anni. Uno dei primi a scrivere in Francia su Stirner sarebbe stato Gustave Kahn. E Gide avrebbe sospirato sulle differenze tra Stirner e Nietzsche, inclinando per quest'ultimo.

Ben diverso il clima italiano, dove anche si avranno due traduzioni: una del 1902, edita da Bocca, ampiamente tagliata e preceduta da un'introduzione di Ettore Zoccoli, che è anche il traduttore. Preoccupato dalla dilagante fortuna che "l'individualismo criminale" di Stirner stava incontrando, Zoccoli traccia un profilo piuttosto dettagliato delle vicende dell'Unico e soprattutto, come voleva la tendenza di allora, mette a confronto le idee di Stirner con quelle di altri maestri dell'anarchismo. L'altra traduzione italiana, senza menzione del traduttore, sarebbe apparsa nel 1911, presso la Libreria Editrice Sociale. La seconda edizione del 1920 e la terza, del 1922, avrebbero avuto anche uno studio introduttivo sulla vita e l'opera di Stirner a firma di V. Roudine. Nel frattempo Zoccoli, che aveva già pubblicato un breve libro su Stirner e l'anarchismo americano, I gruppi anarchici degli Stati Uniti e l'opera di Max Stirner, gli dedicava il primo capitolo della sua opera più ambiziosa, "L'anarchia", Torino, 1907. Questo libro, subito tradotto in russo e tedesco, fu uno dei canali principali attraverso cui il nome di Stirner si diffuse in Italia.

La "Casa Editrice Vulcano", della provincia di Bergamo, stampò un'edizione del libro nel 1977, dalla cui traduzione la "Demetra" di Verona ne fece una ulteriore per la Collana Anarchici nel 1996.

L'"Adelphi Edizioni", nella sua "Biblioteca Adelphi", ha pubblicato un'altra stampa del libro di Stirner, nel 1979, con al fondo del libro un «Accompagnamento alla lettura di Stirner» a firma di Roberto Calasso. Questa edizione ha avuto una grossa fortuna editoriale e una costante ristampa, e può essere considerata la consacrazione dell'opera di Stirner in una collana prestigiosa.

Ruolo di Stirner nel panorama culturale e politico dell'800 e del '900 e contributo alla causa libertaria

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Molteplici sono i coinvolgimenti che il pensiero stirneriano avrà nella storia successiva alla pubblicazione del celeberrimo "Unico". Indipendentemente dalle controverse opinioni, e dalla fama di "filosofo piccolo borghese", affibbiatagli da Marx, quella di Stirner risulta, infatti, essere una figura fondamentale per quello che sarà, dopo di lui, il movimento anarchico e forse, paradossalmente, proprio per quello di stampo materialista. Il "materialismo storico" stesso, o "socialismo scientifico", nasce come necessaria risposta contrapponentesi al "socialismo utopistico", ritenuto sia da Marx che dal filosofo bavarese una "dottrina rozza", in quanto fondata su presupposti metafisici, non materiali e quindi illusori (borghesi per il primo, cristiani per il secondo), ponedondo così, in questa ottica, il secondo nel ruolo di precursore del primo.

Basilari, inoltre, saranno il suo nichilismo e il suo "individualismo assoluto" nel dar luogo, come si è già detto, alla nascita di un indirizzo di pensiero filosofico quale l'esistenzialismo, oltre che nello scandire quella differenza sostanziale tra il movimento libertario e altri approcci rivoluzionari di tipo autoritario. Coinvolse profondamente personaggi, tra i più diversi, quali S. Kierkegaard, M. Bakunin, F. Nietzsche, P. Kropotkin, Zo d'Axa, S. G. Nečaev e R. Novatore. Altrettanto coinvolgente nonché fonte d'ispirazione fu il suo libro nei confronti di molti di quei ribelli interiori, autori di atti d'insurrezione contro le istituzioni, divenuti cronaca ed entrati a far parte della storia e dell'immaginario collettivo che va dalla fine dell'Ottocento sino ai giorni nostri. Le sua influenza la possiamo trovare inoltre, nella letteratura (I. Turgenev, F. Dostoevskij, A. Camus, G. Orwell) o in quei filoni cinematografici che vedono protagoniste le storie di giustizieri solitari (contraddittori) situati ai margini di una qualche società. Taluni gli attribuiscono inoltre, un ruolo di primo piano nell'avere favorito la nascita di alcuni fenomeni culturali e subculturali della seconda metà del Novecento come, ad esempio, il Punk77 o gli Indiani Metropolitani.

«Il borghese (...) disdegna ogni tipo di vita vagabonda. E ci sono anche i vagabondi dello spirito, ai quali la dimora degli avi appare troppo angusta e opprimente per potersene restare tranquilli in quello spazio ristretto: invece di mantenersi entro i limiti di un modo di pensare moderato e di prendere per verità intoccabile ciò che a tanti dà conforto e sicurezza, essi oltrepassano tutti i confini della tradizione e vagabondano in strane regioni del pensiero, sollevando critiche irriverenti e dubitando impudentemente di tutto, questi vagabondi stravaganti. Essi formano la classe degli instabili, degli irrequieti, dei mutevoli, cioè dei proletari, e vengono detti, quando manifestano la loro natura randagia, “teste inquiete”... Tutti questi tipi non hanno né una residenza stabile, né solidi interessi, né una vita tranquilla e rispettabile, né un reddito fisso ecc..; insomma la loro esistenza non poggia su alcuna base sicura ed essi appartengono perciò alla pericolosa categoria dei “singoli” e degli “isolati”, al pericoloso proletariato: sono “individui scalmanati”, che non offrono alcuna “garanzia” e “non hanno niente da perdere” e quindi niente da arrischiare.» (Max Stirner)

Sebbene marxista-leninista e quindi non libertario, Mao Tse-Tung, in un un suo appunto riportato nel Libretto Rosso, asserisce che: «Sia il dogmatismo che il revisionismo si oppongono al marxismo. Il marxismo deve necessariamente avanzare, svilupparsi parallelamente allo sviluppo della pratica, non può essere statico. Se rimanesse stagnante e stereotipato non avrebbe più vita. Tuttavia non si possono violare i principi fondamentali del marxismo senza cadere nell'errore. Considerare il marxismo da un punto di vista metafisico e come qualcosa di rigido, è dogmatismo. Negare i principi fondamentali e la verità universale del marxismo è revisionismo, cioè una forma d'ideologia borghese. I revisionisti cancellano la differenza tra il socialismo e il capitalismo, tra la dittatura del proletariato e quella della borghesia. Ciò che sostengono di fatto non è la linea socialista, ma la linea capitalista. Nella attuali circostanze, il revisionismo è ancora più nocivo del dogmatismo. Uno dei nostri compiti importanti sul fronte ideologico è attualmente quello di criticare il revisionismo».

Nonostante vi sia un accento più marcato (volto a preservare l'ideologia da influenze borghesi) contro il revisionismo, letto ciò da una prospettiva marxista-libertaria e anti ideologica, può ritenersi congeniale all'esplicazione e al discernimento di una concezione materialista-anarchica e al consolidamento dell'indispensabile connubio fra i due termini (comunismo-anarchismo) necessari alla rivoluzione, nonché di quel «comunismo individualista», prospettato da Marx proprio ne' L'ideologia tedesca e accennato da Stirner ne' L'unico, in quanto irrinunciabile metodo in grado di distruggere la frapposizione tra interessi individuali da parte delle imprese e di ogni forma di accumulazione capitalistica che, in qualità di entità astratte, soffocano e travisano il significato di opinione pubblica, divulgando il mito di un' indistruttibile dicotomia tra sfera personale e politica.

Considerando il panorama storico in cui Stirner scrive è facile immaginare quanto a lui premesse, al contrario, porre in evidenza il problema del dogmatismo religioso e l'esigenza di distruggere una dialettica, inevitabilmente cristiana e inadatta a esprimere la realtà individuale, quale la lingua tedesca gli forniva. Premura che fece si che egli si convincesse a diffidare anche di un termine quale "rivoluzione" e a preferire ad esso quello di "insurrezione" (rivolta) pur, egoisticamente, ritenendo opportuno schierarsi contro lo Stato e i feudi del liberalismo economico e in difesa di una società (associazione) delimitata più da confini reali, o per così dire tangibili, che metafisici.

È importante tuttavia far notare quanto egli abbia anche proposto una visione atomistica che è in qualche modo in antitesi con la sua stessa esposizione storiografica olistica. L'unico nasce dal nulla e nel nulla muore. Il percorso della storia perciò da lui dipinto, ed il metodo interpretativo scelto per tracciarne gli sviluppi, sono in qualche modo ancora legati ad una concezione platonica o hegeliana che si distacca fortemente, da un punto di vista razionale, dal nichilismo "radicale" di cui Stirner stesso è il fautore. La rivolta individuale non può abbracciare nulla che le sia estraneo e, conseguentemente, non c'è prova scientifica alcuna del fatto che essa debba necessariamente condurre verso una direzione ben precisa da un punto di vista sociale. La profezia "liberassociazionista" cara agli utopisti libertari e ai materialisti marxisti è un qualcosa che ancora pone il nichilismo e l'individualismo assoluti al di fuori di una concezione rivoluzionaria che miri a plasmare la società sino a distruggerla. Il solipsismo tende piuttosto a far coincidere la materia stessa con le esigenze materiali di cui l'individuo necessita, senza che gli si richieda o imponga di intraprendere alcun percorso prestabilito.

Fintanto che una visione scientista della politica non sarà stata sostituita da una metodo scientifico in grado, non tanto di predire il futuro e quindi di fornire ad ogni individualità la possibilità di essere spontaneamente incentivata a direzionarsi nel modo più pratico e privo di pregiudizi, ma di adottare un metodo epistemologico di indagine a spizzico (K. Popper), più onesto sul piano sociologico, basato su presupposti prescientifici, forniti dall'esperienza empirica, "l'unico" sarà destinato ad essere il creatore sprovveduto, in balia di un deserto esistenziale che reca tanta gioia quanto dolore poiché, idealmente orientato e pessimisticamente disorientato, a seconda degli sviluppi dati dalle evoluzioni in campo sociale a cui egli prenderà parte. Da un lato la libertà totale sul piano individuale si rivelerà chimerica, dall'altro il suo coincidere o esser parallela a quella altrui potrebbe rivelarsi, altrettanto, un malinteso utopistico che potrebbe condurre a ottenere risultati inaspettati e in antitesi con la sfrenata libertà esistenziale, di cui il nomade spirituale in questione non rimarrebbe che un triste apologeta. Sebbene l'onestà intellettuale di Stirner lo porti a non rivendicare alcuna pretesa di validità assoluta per quanto riguarda la sua tesi sull'evoluzione umana, è altrettanto vero che ciò non può comunque non influenzare il lettore e al contempo non essere scaturita da un'influenza alla quale Stirner stesso è soggetto. Liberarsi della coscienza morale, è un fine che si rivela inarrivabile in quanto essa scaturirebbe o, comunque, sarebbe contingente al nostro grado sociale e quindi relativa, ma mai distruttibile. Il compromesso è quindi da ricercare proprio appellandosi all'innegabile unicità del modulo sociale che è l'individuo stesso, modulo spogliato di qualsiasi legame che lo vincoli a un'unità famigliare che costituisca il mattone con cui è strutturata materialmente la società (sala) nella quale viviamo. Amare, per Stirner, significa amare le proprie voglie e saper distinguere queste dai desideri e da ogni forma di volontà. L'unico è pronto a tutto pur di manifestarsi e non ha amore che per il presente godimento di sé stesso. La distinzione che vien fatta fra voglia e volontà è un primo passo verso quella direzione che porterà alla nascita della psicoanalisi. Iter speculativo in cui Nietzsche rappresenta un anello di congiunzione fra Stirner e Freud.

Bibliografia

Opere di Max Stirner

  • Der Einzige und sein Eigentum (L'Unico e la sua proprietà), Reclam, Lipsia, 1844-1845 (prima edizione)
  • Recensenten Stirners in Wigands Vierteljahrsschrift, Wigand, Lipsia, 1845 (replica a Feuerbach, Bauer, Szeliga, Hess)
  • Die National-Oekonomen der Franzosen und Engländer (a cura di Max Stirner), 8 volumi, Wigand, Lipsia, 1845-1847
  • Geschichte der Reaktion (Storia della reazione), 2 volumi, DVA, Berlino, 1852
  • Kleinere Schriften und seine Entgegnungen auf die Kritik seines Werkes: "Der Einzige und sein Eigentum". Aus den Jahren 1842-1847 (a cura di John Henry Mackay), Schuster & Loeffler, Berlino, 1898
  • Das unwahre Prinzip unserer Erziehung oder der Humanismus und Realismus (I falsi principi della nostra educazione ovvero umanesimo e realismo (a cura di John Henry Mackay), Stampa Privata, Berlin - Charlottenburg, 1911
  • Parerga, Kritiken, Repliken (a cura di Bernd A. Laska), LSR, Norimberga, 1986

Traduzioni in italiano

  • L'Unico, versione dal tedesco con introduzione di E. Zoccoli, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1902, 1909, 1921, 1944
  • L'Unico e la sua proprietà, Casa Editrice Vulcano, Bergamo, 1977
  • L'Unico e la sua proprietà, Adelphi, Milano, 1979
  • L'Unico e la sua proprietà, Casa Editrice Patròn, Bologna, 1981
  • Il falso principio della nostra educazione. Le leggi della scuola (con introduzioni di J. Barrué e una bibliografia di A. M. Bonanno), Edizioni Anarchismo, Catania, 1982
  • Scritti minori e risposte alle critiche mosse alla sua opera "L'Unico e la sua proprietà" degli anni 1842-1847 (a cura di G. Penzo, traduzione di G. Riva), 2 volumi, Patron Editore, Bologna, 1983
  • L'Unico e la sua proprietà, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2007
  • La società degli straccioni. Critica del Liberalismo, del Comunismo, dello Stato e di Dio (traduzione, saggio introduttivo e cura di Fabio Bazzani), Clinamen, Firenze, 2008
  • Scritti minori con l'aggiunta degli ultimi ritrovamenti, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2012

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