Alfredo Maria Bonanno

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Alfredo Maria Bonanno

Alfredo Maria Bonanno (Catania, 4 marzo 1937 - Trieste, 6 dicembre 2023) è stato un anarchico italiano considerato tra i maggiori teorici dell'anarchismo insurrezionale.

Biografia

Alfredo Maria Bonanno è stato un anarchico catanese, nato nel 1937 e scomparso nel 2023, i cui scritti hanno avuto una grande influenza nella corrente anarchica insurrezionalista, sia nazionale che internazionale.

Dall'Antigruppo all'anarchismo

Dopo l'esame di maturità trova lavoro come impiegato di banca. Laureato in Economia con una tesi sul pensiero economico antico e Filosofia con una tesi sul rapporto tra Stirner e l'anarchismo [1], Bonanno comincia a lavorare come dirigente di una piccola industria: molla il lavoro sia per impossibilità di far coincidere l'antiautoritarismo col suo incarico sia per i continui contrasti con i padroni che lo accusano di essere "estremista" e filo-operaio. [2] L'avvicinamento al pensiero anarchico non tarda ad arrivare e già nel finire degli anni '60 comincia lo sviluppo della sua personale riflessione antiautoritaria, incentivata dall'esperienza intellettuale dell'Antigruppo.

Gli anni '70: la produzione teorica

Il 29 ottobre 1972 Bonanno viene arrestato e condannato a 2 anni di reclusione per aver contribuito alla pubblicazione del numero unico di "Sinistra Libertaria" con un articolo in cui si incita all'insurrezione popolare. [3] In realtà, "Sinistra Libertaria" è il «primo tentativo organico realizzato da alcuni compagni che si richiamavano alla prospettiva insurrezionale» [4] di costituire un movimento rivoluzionario dotato di un programma.

Continua a scrivere numerosi articoli e saggi, uno dei quali, La gioia armata [5] (1977), gli "costa" un anno e mezzo di prigione e la censura per lungo tempo:

«[...] devo ricordare che il libro è stato condannato in Italia alla distruzione. Una sentenza della suprema corte italiana lo ha destinato al rogo. In tutte le biblioteche dove si trovava un suo esemplare è arrivata una circolare del ministero degli Interni per ordinare l'incenerimento. Non sono stati pochi i bibliotecari che si sono rifiutati di distruggere il libro, ritenendo tale pratica degna dei nazisti e dell'Inquisizione, ma il volume non è consultabile per legge. Allo stesso modo il libro non può circolare in Italia e molti compagni ne hanno avuto sequestrate delle copie nel corso di innumerevoli perquisizioni domiciliari. Per avere scritto questo libro, sono stato condannato ad un anno e mezzo di prigione». [6]

A partire dal 1975, partecipa al progetto della rivista "Anarchismo", bimestrale che diventa strumento di dibattito dei gruppi anarchici d'azione. Oltre a pubblicare contributi dei gruppi e delle individualità italiane, "Anarchismo" lascia spazio alla traduzione di molti documenti politici di gruppi internazionali (First of May Group, Revolutionäre Zellen...), non solo anarchici (vengono pubblicate anche analisi sviluppate dal giornale "Theorie Communiste", vicino alla critica radicale [7]).

Nel 1978 traduce, con lo pseudonimo di Giuseppe Alvisi, un pamphlet intitolato "Il mio testamento politico" e lo diffonde attribuendone la paternità a Jean-Paul Sartre, filosofo famoso a livello mondiale e teorico dell'"esistenzialismo marxista". Il "falso d'autore", che è in realtà un testo dell'Ottocento di Joseph Déjacque, ha toni insurrezionalisti e delinea un dettagliato progetto politico anarchico. Di tutta risposta, il suscettibile Sartre minaccia di denuncia Bonanno. [8] Dopo gli "anni 80" è redattore responsabile delle Edizioni Anarchismo e di ProvocAzione. Grazie alla sua attività editoriale anarchica, pubblica suoi e altrui saggi su Stirner, Bakunin, Hegel, sul pensiero individualista, sull'insurrezionalismo e sul nichilismo.

L'attività editoriale e teorica di Bonanno prosegue nelle riviste e nelle pubblicazioni, tra le quali il settimanale "Canenero", pubblicato dal 1994 al 1997.

Questa intensa attività teorica e pratica gli costa molte denunce e arresti: nel 1989 viene arrestato, insieme a Pippo Stasi, con l'accusa di aver compiuto una rapina ad una gioielleria di Bergamo.

La montatura Marini

Il 16 novembre 1995 i procuratori Antonio Marini e Franco Ionta danno inizio ufficialmente ad un'indagine contro gli ambienti anarchici che sfocerà in un'ondata repressiva qualche tempo dopo: la notte del 17 settembre 1996 numerosissime perquisizioni domiciliari vengono messe in atto ai danni di decine e decine di anarchici di diverse città; alcuni, tra cui Bonanno, vengono arrestati immediatamente (altri subiscono "solo" delle denunce) con l'accusa di appartenere ad una fantomatica organizzazione denominata Orai (Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Insurrezionalista). [9]

Alla conclusione del processo, 20 aprile 2004, solo 11 dei 68 imputati vengono condannati, tra i quali lo stesso Alfredo Maria Bonanno (3 anni e 6 mesi in prima istanza, divenuti poi 6 anni e 2000 euro di multa in appello) per apologia e propaganda sovversiva, pur non essendo riconosciuto come militante effettivo di quel gruppo (in qualche modo è stato accusato di esserne l'ideologo).

Anni 2000: l'arresto in Grecia

Ai primi dell'ottobre 2009, insieme all'anarchico greco Christos Stratigopoulos, è arrestato a Trikala (Grecia) con l'accusa di concorso in rapina. [10] Dopo oltre un anno di detenzione preventiva, a metà del novembre 2010 si svolge a Larissa il processo a carico dei due: Bonanno, dopo essere stato condannato a 4 anni, ridotti poi a due, è stato scarcerato in quanto maggiore di 70 anni. Christos Stratigopoulos è stato invece condannato a 8 anni e 9 mesi di carcere.

Il pensiero

L'intransigenza di Bonanno ha spesso suscitato vivaci polemiche e discussioni interne al movimento anarchico, determinando fratture e divisioni all'interno dello stesso. Il suo pensiero è stato influenzato dalla figura di Josep Lluís i Facerías, che «quantunque in teoria si definisse anarcosindacalista e difensore acerrimo dell'organizzazione centralista, nella pratica rivendicava l'espropriazione e l'azione diretta e come metodo organizzativo raccomandava il minimo gruppo d'affinità». [11]

Organizzazione informale e gruppi d'affinità

Contrapponendosi all'anarchismo di sintesi, egli ha sempre diffuso l'idea dell'"organizzazione informale" e insurrezionale, basata su "gruppi d'affinità" - ovvero in pratica sull'aggregazione temporanea di singoli soggetti e/o gruppi di affinità, con obiettivi limitati nel tempo e diversi da gruppo a gruppo – teorizzando «l'uso della violenza rivoluzionaria» nel quadro di una strategia di attacco allo Stato.

La riflessione sull'organizzazione informale nasce dalla constatazione dell'obsolescenza dell'organizzazione di sintesi. Bonanno, in effetti, non rifiuta (per lo meno nel primo periodo della sua riflessione) il concetto di organizzazione specifica, ma intende adeguarlo alla realtà delle lotte particolari, sottraendolo all'attendismo e alla burocratizzazione derivata dalla pre-esistenza dell'organizzazione rispetto alle lotte:

«[...] l'organizzazione reale, la capacità effettiva (e non fittizia) di agire insieme, cioè di trovasi, studiare un approfondimento analitico e passare all'azione, è in relazione all'affinità raggiunta e non ha nulla a che fare con le sigle, i programmi, le piattaforme, le bandiere e i partiti più o meno camuffati.
L'organizzazione informale anarchica è quindi un'organizzazione specifica che si raccoglie intorno ad affinità comuni. Queste non possono essere identiche per tutti, ma i diversi compagni avranno infinite sfumature di affinità, tanto più varie quanto più ampio sarà lo sforzo di approfondimento analitico che si è raggiunto». [12]

Bonanno non si limita a parlare di «gruppi d'affinità» (composti da anarchici), affiancando ad essi i «nuclei di base» [13], che rappresentano il mezzo attraverso il quale la massa (non composta soltanto da anarchici) sostiene l'attività insurrezionale attraverso la «confluttualità permanente» («non autorizzata dal dirigente sindacale»), l'«autogestione» («indipendenza assoluta da qualsiasi partito, sindacato o clientela»; «reperimento dei mezzi necessari all'organizzazione e alla lotta effettuato esclusivamente sulla base di sottoscrizioni spontanee») e l'«attacco» («rifiuto di ogni patteggiamento, mediazione, pacificazione e compromesso col nemico di classe»; «lotta di massa»; «sabotaggio») [14]: si tratta, dunque, di una continuazione dell'insurrezionalismo "classico" (vedi propaganda col fatto) in quanto basata sul coinvolgimento della massa intorno a singoli temi (non si tratta più di compiere dei fatti che possano essere emulati dalla massa, ma di coinvolgere la massa nel compimento di fatti: il consenso della massa resta comunque un elemento imprescindibile).

Lo scontro di classe: inclusi ed esclusi

Da un punto di vista di classe, Bonanno ha elaborato una distinzione tra inclusi ed esclusi: il primo termine sta a indicare i possessori della conoscenza tecnologica, una ristretta minoranza di tecnocrati, che detengono il potere; il secondo indica la grande massa che, privata dello strumento di lavoro, usa passivamente la tecnologia, che la domina. Questa dialettica inclusi - esclusi caratterizza la società post-industriale, nella quale la struttura economica (produzione) si presenta estremamente flessibile proprio grazie alle nuove tecnologie. [15]

La questione carceraria

Grande importanza inoltre egli ha sempre attribuito alla “questione carceraria”, definita un'istituzione totale e un luogo in cui l'individuo viene scientemente spersonalizzato e privato della propria dignità, impedendo ogni possibile reinserimento nella società. Bonanno, non ritenendo efficace alcun riformismo, auspica l'azione diretta e la distruzione del carcere: «La miglior soluzione possibile, e in fondo la sola praticabile, per quel che riguarda il carcere è la sua completa distruzione».

Nell'ottica della distruzione del carcere, il miglioramento delle condizioni interne può essere accettato solo come obiettivo intermedio, utile a misurare le potenzialità d'attacco del movimento anticarcerario, ma mai come fine ultimo della lotta all'interno dell'istituzione carceraria. Le lotte dei detenuti sono il momento in cui la popolazione carceraria si unifica e hanno come scopo principale «sempre quello della costituzione o del rafforzamento dell'unità dei carcerati». [16] Le lotte possono esprimersi in diversi modi, tra i quali Bonanno considera anche i momenti di informazione e condivisione di cultura autogestita dai prigionieri. Proprio a tal proposito, egli indica nello studio della realtà carceraria e dei suoi processi di riforma un momento di comprensione complementare alla lotta anticarceraria:

«Alle attività politiche in senso stretto e a tutte quelle iniziative che vengono prese per studiare e affrontare con intenti migliorativi il problema delle carceri, i detenuti possono rispondere a mio avviso in un solo modo: con una attenzione programmatica. Cioè, da un lato documentarsi e studiare quali sono queste attività, indicando quali di esse hanno vero e proprio fondamento pratico e quali costituiscono solo fumo indirizzato a coprire scopi diversi; dall'altro, aggregarsi in vista delle possibili lotte di domani. Infatti è solo questo il mezzo che i carcerati possiedono per rendere più veloci le riforme, più significativi gli eventuali provvedimenti di miglioramento, più applicate le leggi di già esistenti». [17]

Una citazione espressiva

L'assoluta intransigenza del suo pensiero rivoluzionario è comunque riassumibile da queste sue stesse parole:

«Siamo rivoluzionari. Il mio scopo non è trovare lavoro alla gente, non me ne importa nulla. Io voglio lottare con chi cerca un lavoro perché lo voglio spingere a capire che è possibile, con certi mezzi, obbligare lo Stato a fare un passo indietro e continuare nell'attacco fino alla distruzione totale dello Stato [...] La nostra lotta armata si basa sui principi della semplicità, dell'azione diretta, della riproducibilità, della polverizzazione, della generalizzazione dell'attacco [...]. In quanto anarchici, siamo per il massimo coinvolgimento possibile della gente nel processo di liberazione, che deve per forza essere fatto violento».

Note

  1. A. M. Bonanno, Introduzione alla prima edizione di "La dimensione anarchica" (Anarchismo, 1974)
  2. A. M. Bonanno, Nota redatta nel maggio 1972, da "La dimensione anarchica" (Anarchismo, 1974)
  3. L'Antigruppo siciliano attraverso i suoi principali esponenti nel trapanese, trapaninostra.it
  4. A. M. Bonanno, Premessa necessaria a "Sinistra Libertaria, da "Teoria e pratica dell'insurrezione" (Anarchismo, 2003), p. 127
  5. Download testo
  6. A. M. Bonanno, Introduzione all'edizione inglese di "La gioia armata"
  7. Come riporta anche "Il Lato Cattivo", rivista di critica radicale contemporanea, che ha diffuso sul sito sito il documento "Le lotte di classe in Iran", pubblicato su «Anarchismo», serie I, n. 26-27, 1979
  8. A. M. Bonanno, Il falso Sartre, da "Il falso e l'osceno" (Anarchismo, 2007), pp.30-31
  9. Questa "banda" si sarebbe autofinanziata con i proventi di rapine e di sequestri organizzati in collaborazione con "criminali di diritto comune". Il denaro sarebbe servito alla pubblicazione di alcuni giornali anarchici ("Anarchismo", "ProvocAzione", "Gas", "Canenero").
  10. ottobre 2009- Arresto Alfredo Maria Bonanno
  11. Gustavo Rodríguez,"Vivir la Anarquía. Artículo en solidaridad con Alfredo Bonanno y Christos Stratigopoulos"
  12. A. M. Bonanno, Affinità e organizzazione informale (da "Anarchismo", n. 45, 1985)
  13. Processo contro il gruppo terroristico "Anarchici insurrezionalisti", 30 novembre 1999, file 2/3, min. 20:33 «Lo scopo dei nuclei di base è quello di sostituire nelle lotte intermedie - lotta salariale, lotta per l'occupazione di una fabbrica, qualunque situazione di massa in cui si verifica una condizione di sofferenza sociale - le vecchie organizzazioni resistenziali di natura sindacale, anche quelle che insistono sull'ideologia anarco-sindacalista (i COBAS, le organizzazioni sindacaliste di base). L'ambito di azione dei nuclei di base è costituito, quindi, dalle fabbriche (per quel che di queste rimane), dai quartieri, dalle scuole, dai ghetti sociali e da tutte quelle situazioni in cui si materializza l'esclusione di classe, la separazione fra inclusi ed esclusi».
  14. Processo contro il gruppo terroristico "Anarchici insurrezionalisti", 30 novembre 1999, file 2/3, min. 23:29 Bonanno illustra i principi della «conflittualità permanente», dell'«autogestione» e dell'«attacco».
  15. A. M. Bonanno, "I giovani in una società post-industriale" (da "Anarchismo", n. 61, 1988)
  16. A. M. Bonanno, A proposito di riforma e galera, da "Carcere e lotte dei detenuti" (Anarchismo, 2000)
  17. A. M. Bonanno, A proposito di riforma e galera, da "Carcere e lotte dei detenuti" (Anarchismo, 2000)

Opere

Saggi

Tutti i testi di Alfredo Bonanno sono pubblicati dalle Edizioni Anarchismo:

Articoli on-line

Voci correlate

Collegamenti esterni