Maria Rygier: differenze tra le versioni

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Come altri interventisti, anche Rygier scivola gradualmente verso posizioni mazziniane. Il [[24 gennaio|24]] e [[25 gennaio]] [[1915]] partecipa, come presidente, al fianco di Angelo Oliviero Olivetti e della rivoluzionaria francese Madame Sorgue, nota in [[Italia]] fin dai tempi dello sciopero di Parma del [[1908]], al Congresso nazionale dei fasci interventisti e, nel suo discorso, indica agli italiani la causa latina e il dovere di liberare Trento e Trieste «dall'oppressione teutonica». Rygier collabora a «L'Internazionale», a «La Guerra sociale», a «Il Popolo d'Italia», a «L'Iniziativa», superando ormai ogni visione di classe in nome della patria. Con l'intervento italiano, la sua attività diminuisce d'intensità. Alla fine del [[1915]] si trasferisce a Genova e nel febbraio [[1916]] partecipa al Congresso repubblicano di Roma.
Come altri interventisti, anche Rygier scivola gradualmente verso posizioni mazziniane. Il [[24 gennaio|24]] e [[25 gennaio]] [[1915]] partecipa, come presidente, al fianco di Angelo Oliviero Olivetti e della rivoluzionaria francese Madame Sorgue, nota in [[Italia]] fin dai tempi dello sciopero di Parma del [[1908]], al Congresso nazionale dei fasci interventisti e, nel suo discorso, indica agli italiani la causa latina e il dovere di liberare Trento e Trieste «dall'oppressione teutonica». Rygier collabora a «L'Internazionale», a «La Guerra sociale», a «Il Popolo d'Italia», a «L'Iniziativa», superando ormai ogni visione di classe in nome della patria. Con l'intervento italiano, la sua attività diminuisce d'intensità. Alla fine del [[1915]] si trasferisce a Genova e nel febbraio [[1916]] partecipa al Congresso repubblicano di Roma.


Nel [[1917]] ricopre per un breve periodo l'incarico di segretario della Camera del lavoro di Roma, che deve abbandonare per i suoi pessimi rapporti con le leghe operaie. Nel dopoguerra non entra a far parte del movimento [[fascista]], si avvicina ai nazionalisti ma nel [[1923]] se ne distacca e nel [[1926]] emigra in [[Francia]], dove rimane fino al [[1945]], vivendo tra stenti e difficoltà, non senza aver lanciato duri attacchi a Mussolini. Rientrata in [[Italia]] nel secondo dopoguerra, si proclama «monarchica liberale» e muore a Roma il [[10 febbraio]] [[1953]], dopo aver percorso nel giro di mezzo secolo e con la massima disinvoltura tutto l'arcobaleno politico dall'estrema sinistra alla destra.
Nel [[1917]] ricopre per un breve periodo l'incarico di segretario della Camera del lavoro di Roma, che deve abbandonare per i suoi pessimi rapporti con le leghe operaie. Nel dopoguerra non entra a far parte del movimento [[fascista]], si avvicina ai nazionalisti, ma nel [[1923]] se ne distacca e nel [[1926]] emigra in [[Francia]], dove rimane fino al [[1945]], vivendo tra stenti e difficoltà, non senza aver lanciato duri attacchi a Mussolini. Rientrata in [[Italia]] nel secondo dopoguerra, si proclama «monarchica liberale» e muore a Roma il [[10 febbraio]] [[1953]], dopo aver percorso nel giro di mezzo secolo e con la massima disinvoltura tutto l'arcobaleno politico dall'estrema sinistra alla destra.


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