Michele Angiolillo

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Michele Angiolillo

Michele Angiolillo Lombardi, comunemente noto come Michele Angiolillo (Foggia, 5 giugno 1871 - Vergara, Spagna, 20 agosto 1897), è stato un anarchico italiano che l'8 agosto 1897 uccise il presidente del consiglio spagnolo Antonio Cánovas del Castillo. [1]

Biografia

Michele Angiolillo Lombardi, figlio di Giacomo Angiolillo e di Maria Lombardi, nacque a Foggia il 5 giugno 1871 da una famiglia numerosa e di modeste condizioni economiche. Nonostante le difficoltà economiche riuscì a frequentare un Istituto tecnico; da giovanissimo si iscrive al "Partito Repubblicano Intransigente", assumendone, a poco più che vent'anni, la segreteria politica del circolo cittadino "Aurelio Saffi".

Nel 1892 iniziò a svolgere il servizio militare, a Napoli, come allievo ufficiale. È proprio durante questo periodo che fu accusato di propaganda sovversiva nell'esercito, per aver contestato, durante la commemorazione della Repubblica partenopea del 1799, il deputato radicale Matteo Imbriani. Venne allora degradato a soldato semplice e trasferito, prima a Borgo San Donato (Parma), successivamente alla "Quinta compagnia" di disciplina di Capua (una sorta di campo rieducativo per i militari "ribelli"). Dopo essersi congedato nel 1894, ritornò a Foggia e si allontanò dal Partito Repubblicano con cui non si sentiva più in sintonia a causa del suo radicalismo via via crescente.

A Foggia lavorò presso una tipografia, dove, durante le elezioni del 1895, scrisse, stampò e diffuse un manifesto di propaganda per la candidatura del socialista Nicola Barbato. Il "manifesto" conteneva una dura reprimenda contro il governo Crispi che aveva recentemente approvato leggi speciali contro gli anarchici (domicilio coatto, scioglimento di tutte le associazioni anarchiche, socialiste ed operaie). Le leggi severissime dell'epoca lo accusarono di «eccitamento all'odio fra le classi sociali», venne arrestato e poi rilasciato in libertà provvisoria.

Dopo aver scritto una lettera (31 agosto 1895) aperta all'allora Ministro di Grazia e Giustizia, pare per far sì che venisse concesso il patrocinio gratuito ad una zia, fu condannato a diciotto mesi di carcere e a tre anni di domicilio coatto alle Isole Tremiti. Condanna che non scontò mai.

La fuga in Spagna

Michele Angiolillo fuggì allora a Genova, poi a Marsiglia, infine a Barcellona, dove trova numerosa colonia di emigranti italiani. Nel giugno 1896 a Barcellona fu lanciata una bomba contro la processione del Corpus Domini. L'attentato fu quasi sicuramente una provocazione voluta dai clericali per favorire la repressione degli anarchici, socialisti, repubblicani. A seguito del fatto vennero incarcerati nella fortezza di Montjuich quattrocento rivoluzionari. Molti morirono per le torture subite e, degli ottantasette portati in tribunale, otto furono condannati a morte e altri nove a lunghi periodi di detenzione. Gli altri sessantuno imputati sebbene assolti dal tribunale furono egualmente deportati, per ordine del governo Cánovas nella colonia africana del Rio de Oro.

Nel frattempo, nell'agosto 1896, lasciò Barcellona, dove lavorava presso la tipografia della rivista «Ciencia Social», e ritornò a Marsiglia, dove dovette scontare un mese di carcere per aver fornito false generalità. Una volta espulso dalla Francia, si spostò a Liegi, poi a Bordeaux dove trova lavoro nella tipografia "Briannèe".

Agli inizi di marzo 1897, si spostò a Londra, dove entrò in contatto con diversi anarchici arrestati e torturati dal governo spagnolo. In questo clima che Angiolillo si convinse che fosse necessario un gesto nei confronti di Canovas, il vero simbolo del potere spagnolo.

L'attentato a Canovas

L'8 agosto 1897 l'anarchico italiano Angiolillo, giunto da Londra (dopo essere stato anche a Parigi, Bordeaux, e Madrid) con la precisa intenzione di vendicare gli orrori di Montjuich, attenta nella stazione termale di Sant'Aguida alla vita del presidente del consiglio spagnolo Antonio Cánovas del Castillo, assassinandolo. L'attentatore dichiarò di aver ucciso il presidente, probabilmente per evitare che altri anarchici fossero ingiustamente accusati.

Il processo e la condanna

Il 14 agosto ebbe inizio il processo a porte chiuse, dinanzi a un tribunale militare. Il suo difensore d'uffico, un tenente di artiglieria, chiese il riconoscimento dell'infermità mentale per il Michele Angiolillo, mentre il pubblico ministero ne aveva già chiesto la condanna alla pena di morte.

Alcuni testimoni raccontarono che ebbe un brevissimo dialogo con la moglie dell'ucciso. Questa gli avrebbe urlato: «Assassino! Assassino!». E, sempre secondo queste fonti, lui rispose: «Pardon, madame. Io rispetto te come signora, ma mi dispiace che tu sia moglie di quell'uomo».

Nel corso del processo, invece, l'anarchico italiano disse ai giudici: «Per la carneficina fatta, la mia vittima era da solo più che cento tigri, più che mille rettili. Essa personificava, in ciò che hanno di più ripugnante, la ferocia religiosa, la crudeltà militare, l'implacabilità della magistratura, la tirannia del potere e la cupidità delle classi possidenti. Io ne ho sbarazzato la Spagna, l'Europa, il mondo intero. Ecco perché non sono un assassino, ma un giustiziere!».

Angiolillo sarà garrotato il 20 agosto. Poco prima dell'esecuzione urlò: «Germinal!». Questo grido di libertà, titolo anche di un noto romanzo di Émile Zola, fu in seguito il nome di centinaia di giornali anarchici in tutto il mondo. Va anche ricordato che il titolo del romanzo di Zola non era altro che il nome del mese di primavera del calendario repubblicano riformato ai tempi della Repubblica rivoluzionaria della rivoluzione francese. Il significato simbolico del titolo del romanzo intendeva riferirsi quindi al rinascere dell'uguaglianza umana dai germogli della nuova era della rivoluzione sociale.

Note

  1. Alcune parti sono state tratte da "Al caffè" di Errico Malatesta del 1922.

Bibliografia

  • M. Gualano, Questionario per il destino - Storia di un anarchico Giustiziere (romanzo), Il Castello edizioni, 2013. Materiali storici e di preparazione su questionarioperildestino.it
  • Michele Gualano, Michele Angiolillo. Anarchico, Il Castello edizioni, 2004
  • F. Tamburini, Michele Angiolillo e l'assassinio di Cánovas del Castillo, in “Spagna contemporanea”, Torino, n.9, 1996.

Voci correlate


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