Luigi Lucheni

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Luigi Lucheni

Luigi Lucheni (Parigi, 22 aprile 1873 – Ginevra, 19 ottobre 1910) è stato un anarchico italiano conosciuto nel mondo per aver assassinato, il 10 settembre 1898 a Ginevra, l'imperatrice Elisabetta (Sissi) di Baviera.

Biografia

Luigi Lucheni ritratto, dopo l'assassinio, in una rivista dell'epoca.

L'infanzia

Luigi Lucheni nacque a Parigi (in Francia) il 22 aprile 1873, dove la madre, Luigia Lucchini, di professione bracciante nel parmense, si era recata per nascondere il parto (il padre di Luigi era il figlio di un grosso proprietario terriero). Luigi fu quindi abbandonato in un orfanotrofio; all'anagrafe, per errore (voluto dalla madre?), il cognome fu trasformato in Lucheni (o Luccheni).

Inizialmente viene affidato ad una modesta famiglia di Parma, poi a un tal Nicasi, che lo prende con sé e la sua famiglia solo perché poteva così usufruire di un contributo dello Stato. I Nicasi, proprio per dimostrare alle istituzioni che si prendevano cura di lui [1], e quindi che il contributo era più che meritato, lo mandano a scuola per tre mesi, in modo da prepararlo per l'esame finale della scuola. Incredibilmente il piccolo Luigi dimostra grandi doti e capacità intellettive, risultando tra i migliori di tutta la scuola. I Nicasi decidono poi di “cederlo” per due anni ad Angelo Savi, il quale intende utilizzarlo, come fosse uno schiavo, per badare alle sue pecore.

L'età adulta

Dopo alcuni anni di vagabondaggio svolge il servizio militare a Napoli. Lucheni non amava l'ambiente militare, tuttavia pensava che quello potesse essere un buon lasciapassare per ottenere poi un buon lavoro. Da militare partecipa alla guerra in Africa orientale, dopo la quale comincia a lavorare, come cameriere, per il principe Raniero de Vera d'Aragona, ai cui ordini era stato anche durante la guerra.

In seguito all'onorificenza ottenuta per “meriti militari”, spera di poter avere il ruolo di direttore del carcere, ma poiché non lo ottiene, amareggiato riprende a vagabondare.

Alla fine si ferma in Svizzera, dove entra contatto con gli ambienti anarchici, in cui abbondano gli italiani. Lucheni si definisce "anarchico solitario", poiché ritiene che ogni «associazione, anche la più semplice, richiede burocrazia e la burocrazia non è altro che l'elemento essenziale dell'odiata autorità statale». È in questi ambienti che matura l'idea di compiere un regicidio, o comunque di uccidere elementi dell'alta nobiltà, e per questo si arma di una lima triangolare (le sue finanze non gli permettevano di acquistare armi più efficienti).

Il fatto

Lucheni in arresto

Inizialmente il suo obiettivo è pretendente al trono di Francia, il principe d'Orléans, ma decide di abbandonare il progetto poiché questi era già ripartito per Parigi. Girovagando per Ginevra, il 9 settembre 1898, incontra il vecchio commilitone Giuseppe Abis della Clara, il quale gli rivela dell'arrivo, proprio per quel pomeriggio, dell'Imperatrice Elisabetta (detta Sissi) d'Austria. Il 10 settembre l'imperatrice è in giro per la città; Lucheni, informato dei movimenti dell'imperatrice, si apposta dietro un albero e quando la vede arrivare, la riconosce (Lucheni era stato informato da Abis della Clara che l'imperatrice si nascondeva il viso con una veletta) e la colpisce con un'unica pugnalata al petto. Viene fermato immediatamente da quattro passanti e consegnato alle forze dell'ordine.

L'arresto e la morte

Al primo interrogatorio, al perché del suo gesto, Luigi risponde:

«Perché sono anarchico. Perché sono povero. Perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi».

Lucheni è condannato all'ergastolo; è certamente reo confesso ma viene condannato anche per via delle assurde teorie lombrosiane, che ne fanno un assassino perfetto. [2]

In carcere impara il francese e proprio in questa lingua scrive le sue memorie, Histoire d'un enfant abandonné, à la fin di XIXe siècle, racontée par lui-même ("Storia di un ragazzo abbandonato alla fine del XIX° secolo, raccontata da lui medesimo"). Muore il 19 ottobre 1910, forse suicida o forse ucciso da qualcuno. [3] Il suo corpo è decapitato e la testa conservata in un barattolo di formalina.

Note

  1. Nella sua autobiografia Lucheni rivela di aver patito, per colpa dei Nicasi, la fame, maltrattamenti fisici e psichici ecc.
  2. Cesare Lombroso riteneva che nell'uomo fosse possibile scorgere la predisposizione alla delinquenza, la criminalità quindi era per alcuni un fatto naturale e genetico. Secondo Lombroso, Lucheni aveva tutte le caratteristiche fisiche che ne facevano un criminale predisposto al delitto e classificabile come appartenente alla categoria degli “epilettici e criminali puri”: taglia media, 1.63, bruno (in realtà Lucheni era biondo), occhi grigi e mobili, arcate sopracciliari molto accentuate, capigliatura spessa, zigomi sporgenti e mascelle forti, grande fronte esageratamente bassa (in realtà Lucheni aveva l'attaccatura a punta tipicamente nordica).
  3. Viene trovato impiccato con la cintura dei pantaloni, tuttavia ci sono forti indizi che fanno pensare ad un omicidio camuffato da suicidio.

Citazioni

  • «Non è molto lontano il giorno in cui veri amici dell'umanità elimineranno gli sfruttatori. Per costruire un mondo nuovo è sufficiente un solo motto: solo chi lavora può mangiare».
  • «Non c'è alcuna differenza tra monarchia e repubblica. Nobili, borghesi, Chiesa, sono un'unica cosa. Tutti vivono sfruttando il sudore e la miseria dei contadini e dei lavoratori diventando sempre più ricchi e più grassi».

Bibliografia

Voci correlate