Ángel Pestaña
Ángel Pestaña Nuñez (Tomás de Ollas, Spagna, 14 febbraio 1886 - Begas, Barcellona, 11 dicembre 1937) è stato un anarcosindacalista spagnolo appartenente all'area moderata della CNT.
Biografia
Ángel Pestaña nasce a Tomás de Ollas (municipio di Ponferrada), nella Provincia di León, il 14 febbraio 1886. Di origini umili, sin da quando è molto giovane si dedica anima e corpo alla difesa della causa operaia, seguendo principalmente le idee anarco-comuniste di Kropotkin.
Attività sindacalista nella CNT
A causa della sua partecipazione ad uno sciopero, a Sestao (Paesi Baschi) subisce il suo primo arresto. Uscito in libertà condizionale, decide di recarsi in esilio prima in Francia e poi in Algeria. Nell'agosto del 1914 fa rientro in Catalogna, a Barcellona, dove inizia la militanza nel movimento anarchico spagnolo collaborando con le riviste anarchiche «Tierra y Libertad» e «Solidaridad Obrera» (di quest'ultima diventerà amministratore quando si trasformerà in quotidiano).
Trasferitosi nel 1915 a El Ferrol (Galizia), entra a far parte dell'Ateneo Sindacalista e partecipa al Congresso Internazionale della Pace, che era stato proibito dal governo Dato. Ángel Pestaña milita nella CNT e diviene un importante dirigente; partecipa attivamente all'organizzazione dello sciopero rivoluzionario del 13 agosto 1917, che vide uniti in un fronte unico CNT e UGT (sindacato socialista).
Il viaggio nella Russia bolscevica
Dopo il Congresso della CNT del 1919, Pestana si reca nella Russia Sovietica con l'obiettivo di raccogliere informazioni sulla III Internazionale (Komintern), alla quale la CNT inizialmente aveva aderito. In Russia conosce Vladimir Lenin, Lev Trotsky, Grigory Zinoviev ed altri leader bolcevichi, ma le sue impressioni sulla realtà sovietica non sono certo positive e saranno da lui descritte nell'Informe de mi estancia en la Union Sovietica (pubblicato solo due anni dopo a causa di alcuni suoi guai giudiziari). Proprio il documento di Pestaña porterà alla rottura della CNT con il Komintern e poi all'adesione della stessa all'AIT-anarcosindacalista, nel 1922.
Pestaña contro i radicali della CNT
Ritornato in Spagna, insieme al suo amico Salvador Seguà si batte contro la fazione radicale della CNT. Nell'agosto del '22 Pestaña subisce un grave attentato a Manresa, rimanendo gravemente ferito. L'attentato è firmato dai Sindicatos Libres, un'organizzazione pseudo-sindacale fondata da alcuni reazionari spagnoli che faceva ampio uso di pistoleros posti al servizio del padronato. Pur salvando la vita, le conseguenze mineranno per sempre la sua salute e ne causeranno in seguito la prematura morte. Anche l'amico Salvador Segui cadrà vittima dei pistoleros nel 1923. Nonostante tutta questa violenza contro i sindacalisti e gli anarchici, nel 1927 Ángel Pestaña si oppone alla nascita della Federazione Anarchica Iberica, che avrebbe dovuto agire di concerto con la CNT (CNT-AIT), rappresentandone l'anima clandestina ed illegalista (necessaria anche per opporsi alla violenza dei pistoleros).
Il 14 aprile del 1931 nasce la II Repubblica, Pestaña rappresenta una delle figure più prestigiose del nuovo panorama politico spagnolo. Il 10 giugno 1931 si celebra a Madrid il Congresso della CNT, nel quale si produce lo scontro fra i moderati (treintistas) - Pestaña, Juan López Sánchez, Mariano Prat, Juan Peiró ecc. - e i faisti Durruti, Garcia Oliver e Ascaso. Nell'agosto dello stesso anno, i moderati pubblicano un documento intitolato il Manifesto dei Trenta, in cui si afferma: «(...) Siamo rivoluzionari, sì, ma non coltivatori del mito della rivoluzione [...] Vogliamo una rivoluzione nata da un profondo sentimento del popolo, come ora si sta forgiando, e non una rivoluzione che ci viene offerta [...] Ma questo è ciò che chiediamo e quello che vogliamo. Lo vuole anche la maggior parte dei militanti dell'organizzazione? Qui siamo interessati a spiegare, mettere al più presto in chiaro quanto segue. La Confederación non è un'organizzazione rivoluzionaria, è un'organizzazione che fomenta il tumulto, l'ammutinamento, che ha il culto della violenza per la violenza, della rivoluzione per la rivoluzione. Considerando questo, noi rivolgiamo le nostre parole a tutti i militanti, e ricordiamo che l'ora è grave, e evidenziamo la responsabilità che ognuno contrae con ogni suo atto o omissione.» [1]
La fuoriuscita dalla CNT
Nel 1932, dopo essere stato espulso nel dicembre dell'anno prima dal Sindacato Metalmeccanico di Barcellona, Ángel Pestaña si dimette dalla Segreteria Nazionale della CNT a causa dei gravi disaccordi con la fazione radicale, allora predominante nel sindacato spagnolo (era stato eletto segretario prima nel 1929 e poi dal 1930 al 1932). Nel 1932, insieme ad altri esponenti moderati della CNT, va a costituire il Partido Sindicalista.
La rivoluzione spagnola
Quando il 18 luglio 1936 inizia la rivoluzione, Pestaña decide di rientrare nella CNT, nella quale va a ricoprire la carica di Sub-Commissario Generale di Guerra.
Nel novembre dello stesso anno, la CNT-FAI si inserisce nel governo della Repubblica e Horacio Martines Prieto, Segretario Nazionale della CNT, propone un ministero per Pestaña a condizione che il Partito Sindacalista si dissolva. Pestaña rifiuta la proposta, anche quando Indalécio Prieto insisterà personalmente per fargli accettare un posto da Governatore. Egli, peraltro, si trovava anche in un grave stato di infermità , resa pubblicamente manifesta il 31 dicembre del 1936, quando la tosse lo costringerà ripetutamente ad interrompere il famoso discorso pronunciato alla Union Radio: Dolci Parole della Vittoria.
Ritornato a Barcellona, Ángel Pestaña muore l'11 dicembre 1937. I funerali si svolgeranno il giorno seguente:
- «Il Corpo di Ángel è collocato in una camera ardente allestita nella sede del Partito Sindacalista, nella Rambla degli Studi di Barcellona, dove riceve i primi omaggi della gente e di Indalécio Prieto, ministro della Difesa Nazionale, che partecipò al funerale il 12 dicembre in rappresentanza del governo. Accorsero una moltitudine di lavoratori e rappresentanze del Partito Sindacalista, della Esquerra Repubblicana di Catalogna, di Azione Catalana, della UGT e della CNT. (...) Nel funerale erano rappresentate tutte le forze politiche della Repubblica, ad eccezione del Partito Comunista (PCE / PSUC), dichiaratamente ostile. Nell'elogio funebre, Indalécio Prieto affermò: "Perdiamo un grande uomo"». [2]