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Alceste De Ambris nasce a Licciana, nell'Alta Lunigiana, il [[15 settembre]] [[1874]]. Entrato nel Partito Socialista nel [[1892]], l'anno stesso della sua fondazione, ne diventa subito un protagonista attivo. Passato un periodo in [[Brasile]], per sfuggire ad un processo per diserzione, ritorna in [[Italia]], in seguito ad una amnistia, nel [[1903]]. Occupa il posto di segretario della Camera del Lavoro di Savona e successivamente è a capo della Federazione Nazionale dei Bottigliai di Livorno fino a che, nel [[1905]], chiamato a Roma, assume la direzione dell'organo della Federazione Nazionale Giovanile socialista: la "Gioventù socialista" che, sotto la sua direzione, prende un indirizzo nettamente sindacalista. Nello stesso anno in cui si verifica la scissione della corrente dei sindacalisti rivoluzionari dal Partito Socialista, il [[1907]], a De Ambris viene offerto di reggere la Camera del Lavoro di Parma, incarico che accetta con entusiasmo. A Parma i contrasti tra proprietari agricoli e braccianti erano violentissimi e coinvolgevano anche i mezzadri. La Camera del Lavoro era controllata dai riformisti ma, dopo un periodo di violenti contrasti e polemiche, De Ambris, con l'appoggio della base contadina ed operaia, riesce ad imporre l'egemonia della propria corrente. | Alceste De Ambris nasce a Licciana, nell'Alta Lunigiana, il [[15 settembre]] [[1874]]. Entrato nel Partito Socialista nel [[1892]], l'anno stesso della sua fondazione, ne diventa subito un protagonista attivo. Passato un periodo in [[Brasile]], per sfuggire ad un processo per diserzione, ritorna in [[Italia]], in seguito ad una amnistia, nel [[1903]]. Occupa il posto di segretario della Camera del Lavoro di Savona e successivamente è a capo della Federazione Nazionale dei Bottigliai di Livorno fino a che, nel [[1905]], chiamato a Roma, assume la direzione dell'organo della Federazione Nazionale Giovanile socialista: la "Gioventù socialista" che, sotto la sua direzione, prende un indirizzo nettamente sindacalista. Nello stesso anno in cui si verifica la scissione della corrente dei sindacalisti rivoluzionari dal Partito Socialista, il [[1907]], a De Ambris viene offerto di reggere la Camera del Lavoro di Parma, incarico che accetta con entusiasmo. A Parma i contrasti tra proprietari agricoli e braccianti erano violentissimi e coinvolgevano anche i mezzadri. La Camera del Lavoro era controllata dai riformisti ma, dopo un periodo di violenti contrasti e polemiche, De Ambris, con l'appoggio della base contadina ed operaia, riesce ad imporre l'egemonia della propria corrente. | ||
Assume, quindi, la direzione del giornale «l'Internazionale», la cui pubblicazione era stata decisa il [[3 novembre]], da inizio ad una radicale riforma dell'organizzazione e comincia a mettersi all'opera per la ripresa delle agitazioni dei braccianti e dei mezzadri. Queste sfociarono, nel maggio-giugno [[1908]], nel famoso [[sciopero]] del parmense. Allo [[sciopero]] si giunse dopo 56 giorni di serrata. Ad esso parteciparono 20.680 lavoratori della terra e 6000 operai dell'industria.<ref>Dati tratti da Renzo De Felice. Op.cit.</ref> Fu un grande successo per gli esponenti più in vista del sindacalismo rivoluzionario, che giunsero da tutte le parti D'[[Italia]] per tenere comizi. «Fallito un tentativo governativo di mediazione lo sciopero fu stroncato solo in seguito all'intervento dell'esercito (la Camera del Lavoro fu occupata al terzo assalto) che procedette a centinaia di arresti mentre l'autorità giudiziaria spiccava numerosi mandati d'arresto contro i capi dello [[sciopero]], De Ambris in testa»". <ref>Renzo De Felice. | Assume, quindi, la direzione del giornale «l'Internazionale», la cui pubblicazione era stata decisa il [[3 novembre]], da inizio ad una radicale riforma dell'organizzazione e comincia a mettersi all'opera per la ripresa delle agitazioni dei braccianti e dei mezzadri. Queste sfociarono, nel maggio-giugno [[1908]], nel famoso [[sciopero]] del parmense. Allo [[sciopero]] si giunse dopo 56 giorni di serrata. Ad esso parteciparono 20.680 lavoratori della terra e 6000 operai dell'industria. <ref>Dati tratti da Renzo De Felice. Op.cit.</ref> Fu un grande successo per gli esponenti più in vista del sindacalismo rivoluzionario, che giunsero da tutte le parti D'[[Italia]] per tenere comizi. «Fallito un tentativo governativo di mediazione lo sciopero fu stroncato solo in seguito all'intervento dell'esercito (la Camera del Lavoro fu occupata al terzo assalto) che procedette a centinaia di arresti mentre l'autorità giudiziaria spiccava numerosi mandati d'arresto contro i capi dello [[sciopero]], De Ambris in testa»". <ref>Renzo De Felice. | ||
Op.cit.</ref>. In seguito a questi avvenimenti fu costretto a riparare all'estero da dove tornerà nel 1911. Le vicende relative al suo ritorno sono strettamente legate alla nascita e alla storia dell'Unione Sindacale italiana di cui, come abbiamo già detto, egli fu tra i fondatori. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si trova schierato con il movimento interventista e si arruola come volontario nell'esercito mandando quasi quotidianamente corrispondenze dal fronte. Nel dopoguerra si avvicina alle posizioni irredentiste e rivoluzionarie di D'Annunzio e nel 1919 partecipa alla impresa fiumana diventando Capo di Gabinetto del Comandante. | Op.cit.</ref>. In seguito a questi avvenimenti fu costretto a riparare all'estero da dove tornerà nel 1911. Le vicende relative al suo ritorno sono strettamente legate alla nascita e alla storia dell'Unione Sindacale italiana di cui, come abbiamo già detto, egli fu tra i fondatori. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si trova schierato con il movimento interventista e si arruola come volontario nell'esercito mandando quasi quotidianamente corrispondenze dal fronte. Nel dopoguerra si avvicina alle posizioni irredentiste e rivoluzionarie di D'Annunzio e nel 1919 partecipa alla impresa fiumana diventando Capo di Gabinetto del Comandante. | ||
Nel 1920 predispone la Carta del Carnaro che avrebbe dovuto essere la Costituzione della Libera città di Fiume. Alla conclusione di questa vicenda, deluso dalle posizioni attendiste, contradittorie e opportuniste del poeta riprende la sua militanza di sindacalista rivoluzionario. Nel 1922, dopo la Marcia su Roma, assume posizioni critiche sul Regime fascista e viene coinvolto in atti di intimidazione e persecuzione che lo costringono, ancora una volta, all'esilio. Si rifugia in Francia dove continua la sua attività di pensatore e di militante rivoluzionario. Muore nella cittadina di Brive nel 1934. Nel 1964 la sua salma sarà riportata in Italia per interessamento di militanti estimatori della sua figura di sindacalista e militante rivoluzionario. | Nel 1920 predispone la Carta del Carnaro che avrebbe dovuto essere la Costituzione della Libera città di Fiume. Alla conclusione di questa vicenda, deluso dalle posizioni attendiste, contradittorie e opportuniste del poeta riprende la sua militanza di sindacalista rivoluzionario. Nel 1922, dopo la Marcia su Roma, assume posizioni critiche sul Regime fascista e viene coinvolto in atti di intimidazione e persecuzione che lo costringono, ancora una volta, all'esilio. Si rifugia in Francia dove continua la sua attività di pensatore e di militante rivoluzionario. Muore nella cittadina di Brive nel 1934. Nel 1964 la sua salma sarà riportata in Italia per interessamento di militanti estimatori della sua figura di sindacalista e militante rivoluzionario. |