Michel Foucault

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Michel Foucault

Michel Foucault (Poitiers, Francia, 15 ottobre 1926 – Parigi, 25 giugno 1984), filosofo, sociologo e storico francese. Il suo lavoro ha influenzato molti pensatori delle scienze sociali, dell'anarchismo (post-anarchismo) e di svariate altre discipline. « La prigione non è che il seguito naturale, niente di più di un grado superiore di una gerarchia percorsa passo per passo. Il delinquente è un prodotto dell'istituzione. »

~ Michel Foucault

Nel 2007 è stato definito dal The Times Higher Education Guide come l'autore in scienze umane maggiormente citato al mondo. [1]

Biografia

Un giovane Michel Foucault (1955)

Michel Foucault, il cui nome completo è Paul-Michel Foucault, nasce a Poitiers, in Francia, nel 1926. [2] Il padre di Michel, Paul Foucault, è un medico, così come il nonno e il bisnonno paterno. Il ramo paterno della famiglia Foucault, di religione cattolica, è fortemente legato alle tradizioni e per Michel è già stato tracciato il percorso che lo avrebbe dovuto portare alla carriera medica (anche il fratello maggiore di Michel diverrà medico). Tuttavia il rapporto conflittuale con il padre (la successiva eliminazione di "Paul" dal suo nome rende l'idea di quali rapporti ci fossero tra i due) porta Michel a ribellarsi all'autorità familiare. Già ad undici anni sorprende il padre dichiarando di voler fare lo storico.

Quasi per redimerlo, nel 1940 viene mandato in un collegio religioso, dove tuttavia, grazie all'interessamento della madre, prenderà anche lezioni private di filosofia.

Negli anni universitari Foucault studia psicologia e filosofia, sotto l'insegnamento di Merleau-Ponty, Hyppolite e Althusser. Questi sono anni molto difficili per Michel Foucault: vive con parecchio disagio la propria omosessualità e per questo tenta tre volte di suicidarsi. Inoltre, insorge in lui qualche piccolo problema con l'alcol che lo porta per un breve periodo in analisi.

Dal punto di vista politico, inizialmente, nel 1950, aderisce al Partito Comunista, dal quale però fuoriesce due anni dopo in quanto non in sintonia con il carattere autoritario del marxismo. Gli studi filosofici lo portano invece ad approfondire Ferdinand de Saussurre, Søren Kierkegaard, Martin Heidegger e Jacques Lacan, ma è soprattutto Friedrich Nietzsche ad interessarlo e ad influenzarlo.

In quegli stessi anni ottiene i primi incarichi universitari, che lo portano in Svezia, in Polonia e in Germania. Inizia anche una relazione burrascosa con il compositore Jean Barraqué, che terminerà nel giro di pochi anni. Nel 1955 inizia un'intensa amicizia con Barthes e Dumézil. Nel 1960 pubblica la sua prima opera importante, Storia della follia in età classica.

Nel 1966 rifiuta un incarico, che lo avrebbe portato in Giappone e a cui teneva molto, per stare vicino al suo nuovo compagno, Daniel Defert, allora impegnato nel servizio militare e con il quale rimarrà legato per tutta la vita. Accetta allora in cambio un incarico che lo porta a Tunisi, comunque lontano dal mondo accademico francese, che sembra poco gradire la sua vita privata. A Tunisi si espone per difendere studenti ingiustamente incarcerati, spesso procurando loro avvocati con i quali potersi difendere. Nello stesso anno con Gilles Deleuze cura l'edizione francese dell'opera omnia di Nietzsche e pubblica Le parole e le cose, grazie al quale comincia ad essere apprezzato nel mondo accademico.

Alla fine degli anni '60 Foucault ritorna a Parigi e si schiera con il movimento studentesco, "per colpa" del quale conosce anche le prigioni francesi. In Francia inizialmente gli assegnano cattedre minori, prima quella dell'università di Clermont-Ferrand e poi di quella di Vincennes. Finalmente nel 1971 può insegnare presso il Collège de France, la più prestigiosa istituzione culturale francese, dove tiene corsi di Storia e dei Sistemi di Pensiero praticamente fino alla sua morte. Nel novembre del 1972 partecipa, insieme tra gli altri a Jean-Paul Sartre, alle prime manifestazioni in solidarietà ai lavoratori migranti. [3]

La sua ricerca si incentra principalmente sulle modalità in cui il potere si manifesta e si organizza per controllare gli individui e i loro corpi, nel tentativo di “normalizzare” ogni forma di presunta devianza. Le opere successive sono orientate all'analisi dei metodi di medicalizzazione degli "anormali", alla nascita del sistema carcerario (Sorvegliare e punire, 1975) e alla psichiatria (La nascita della clinica, pubblicato nel 1963). Grazie a Sorvegliare e punire, scritto dopo la militanza nel Gruppo Informazioni Prigioni (G.I.P.), viene invitato da Leo Bersani a Berkeley.

La fama che raggiunge, non solo in Francia ma in tutto il mondo, lo infastidisce un po', poiché mai si vorrebbe porre come un “dispensatore di verità”. Nell'ottobre del 1980 una sua conferenza a Berkeley sulle origini della confessione cristiana attira 1.500 persone e "necessita" l'intervento della polizia.

Nel 1983 Foucault pubblica il secondo volume della Storia della sessualità. Verso la fine dell'anno, a causa dell'AIDS, la sua salute peggiora notevolmente. È costretto a diradare i suoi impegni, concentrando gli sforzi per il terzo volume della Storia della sessualità , portato a termine il 20 giugno. Cinque giorni dopo, il 25 giugno 1984, muore in un ospedale parigino.

Il pensiero

« Il XVIII secolo ha senza dubbio inventato la libertà, ma ha dato loro una base profonda e solida la società disciplinare, da cui dipendiamo ancora oggi. »

~ Michel Foucault

Nella fase iniziale dei suoi studi, a cui appartengono Storia della follia nell'età classica, Nascita della clinica, Le parole e le cose e L'archeologia del sapere, l'analisi foucaultiana è definita di tipo “archeologica", in cui vengono analizzati i processi di costituzione e di formazione del sapere in funzione del tempo, del luogo e della disciplina. Per questo introduce il concetto di "episteme" (scienza o conoscenza), ovvero quella infrastruttura mentale, caratteristica di una certa epoca, che è alla base delle consapevolezze e delle teorizzazioni degli esseri umani di quella determinata epoca, che sono indipendenti dalla volontà degli individui. Per Foucault ogni conoscenza deve sempre essere presa all'interno di «insiemi formali di elementi obbedienti a relazioni che sono descrivibili da chiunque».

A partire da questi principi è possibile, secondo Foucault, che solo alcune “verità”, rispetto ad altre, abbiano luogo. In particolare il suo problema è sempre stato quello dei rapporti tra soggetto e "giochi di verità ", dove per "gioco" Foucault intende quell'insieme di procedure di produzione della cosiddetta verità: oggetto delle analisi sono le norme in base alle quali si tende a separare il "vero" dal "falso". Focuault fornisce come esempio di disciplina della nostra epoca che fornisce epistemi, quello della psicanalisi di Sigmund Freud, la quale è in grado sia di produrre conoscenza e sia di esercitare un certo potere, limitante la libertà critica, originato dalla propria autorità oramai consolidata.

In una fase successiva Foucault concentra i suoi sforzi principalmente nell'analisi del meccanismo di funzionamento del potere, secondo cui esso si definisce non con un carattere meramente repressivo, ma attraverso quella che chiama “microfisica del potere”. L'analisi del “potere” porta però un continuo richiamo e sviluppo del concetto di “sapere”, di “episteme”, devianza e normalizzazione ecc. Non si tratta quindi di fasi distinte, come se fossero compartimenti stagni, ma di analisi che si completano l'una con l'altra.

Nella sua ultima fase di vita Foucault, a cui appartiene, tra le altre opere, La cura di sé, scopre una dimensione etica che non si ritrova nei suoi precedenti lavori.

Il sistema disciplinare

Il Panopticon, metafora ed incubo dell'ascolto-sorveglianza.

Per Foucault il sistema disciplinare nasce con l'obbiettivo di rendere il corpo umano tanto più obbediente quanto più esso è utile (e viceversa). Da questo momento «il corpo umano entra in un ingranaggio di potere che lo fruga, lo disarticola e lo ricompone» («biopolitica»). Il sistema disciplinare, che si sviluppa grazie alla lenta convergenza di processi minori, storicamente già presenti, agisce immediatamente nelle scuole, nelle fabbriche, nei manicomi, nelle carceri, nei collegi, negli ospedali ecc. Le istituzioni disciplinari, intervengono per mezzo di una serie di tecniche (osservazioni, controlli, annotazioni, valutazioni ecc.) atte alla “sorveglianza” di tutto ciò che concerne l'individuo, definendo una nuova «microfisica del potere», secondo cui il potere non è riconducibile ad una sola sede, bensì ad un insieme di rapporti di forza diffusi localmente. L'individuo non è quindi contrapposto ed esterno al potere, ma piuttosto ne è parte integrante, poiché fa parte dell'intreccio dei rapporti di forza:

«Il potere è ovunque [...] viene da ogni dove».

Il carcere, per esempio, non è né più né meno che «una caserma un po' stretta, una scuola senza indulgenza, una fabbrica buia, ma, al limite, niente di qualitativamente differente». Esso piuttosto che sanare la società da pericoli, produce e introduce nella stessa una nuova figura: il delinquente. Anche l'architettura, nel sistema disciplinare, non è più fatta per essere vista (fasti dei palazzi) o per sorvegliare l'esterno (fortezze), ma per «un controllo interno, articolato e dettagliato, per rendere visibili coloro che vi si trovano». È a questo proposito che viene coniato il neologismo «eterotopia», che definisce «quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l'insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano». Sono eterotopie i cinema, i teatri, i manicomi ecc.

Quando è necessario controllare un numero elevato di persone (scolari, degenti, pazzi, carcerati ecc.), limitando il dispiegamento economico, il sistema disciplinare fa ricorso al «panoptismo», ovvero ad un sistema di sorveglianza fondato sul modello penitenziario del Panopticon di Jeremy Bentham: una costruzione ad anello con al centro una torre di sorveglianza dotata di ampie finestre, da cui è possibile sorvegliare il soggetto detenuto. Egli può essere tenuto sempre sotto stretta sorveglianza, ma senza che abbia alcuna possibilità di vedere i suoi sorveglianti o i suo compagni di detenzione. Il detenuto è quindi osservato ma non può osservare. In questo modo il controllo può essere messo in atto, in determinati momenti, anche senza alcun controllore, poiché il sistema è in grado di funzionare perfettamente anche in maniera autonoma.

Questi sistemi disciplinari sono atti a trasformare ogni soggetto in un “corpo docile” e “normalizzato”.

Follia, devianza e normalizzazione

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Antipsichiatria.

Attraverso la ricerca di come si è giunti a determinati “saperi”, Foucault si concentra sulle cosiddette “devianze” (pazzi, omosessuali ecc.). Per esempio, l'omosessuale, considerato un “deviato”, passò dalla figura di “sodomita” e “vizioso” a quella di “malato” e “pazzo”.

La follia (devianza) inizia con la storia dell'internamento dei folli, invece nel medioevo il "pazzo" era quasi un elemento sacrale, in quanto espressione di un rischio dell'uomo, e segnalava un limite con cui la ragione doveva necessariamente confrontarsi. Più o meno dal XVI al XIX secolo, la follia (e la devianza in genere) si distacca da questo concetto medioevale per divenire il contenitore dell'emarginazione sociale. Si fa quindi frequente ricorso all'internamento in grandi istituzioni, che sono una via di mezzo fra manicomio e prigione.

Alla fine, la follia diverrà una malattia dell'anima, e con Sigmund Freud una malattia mentale.

I deviati devono quindi essere “normalizzati” attraverso un insieme di discipline e tecniche (es. sistemi educativi e disciplinari applicati agli scolari, ai militari, ai carcerati ecc.). progettate per conformare gli individui verso canoni e standard prestabiliti, in modo da garantire l'ordine sociale, assicurando al contempo la massima produttività di ogni singolo individuo.

Il potere-sapere

Il metodo archeologico del sapere di Foucault è teso alla ricerca della genesi del sapere; un sapere riafferrato alla radice in tutte le istituzioni, pratiche e strutture in cui si è formato e ha sviluppato le sue conseguenze coercitive sull'individuo. In particolare, Foucault si concentra sulla formazione delle cosiddette "scienze umane". Il sapere è indissolubilmente legato al concetto di potere, intendendo per quest'ultimo non “il Potere” repressivo e dominante, come comunemente viene concepito e in cui vi è una figura dominante che lo gestisce (politico, re, prete, istituzione ecc.), bensì quell'insieme di rapporti di forza che si producono «in ogni istante, in ogni punto o piuttosto in ogni relazione fra un punto e un altro [...] il potere è dappertutto [...] viene da ogni dove».

“Potere e sapere” si articolano attraverso il discorso, il quale deve essere concepito come una molteplicità di elementi che talvolta possono apparire o essere contradditori, ma che sono comunque tesi a sviluppare la stessa strategia oppure a originarne una nuova. Attraverso questi dispositivi, che si intersecano l'uno nell'altro e che non abbisognano di un apparato gerarchico di controllo, il potere ha accesso fino al corpo dell'uomo, quindi «bisognerà parlare di biopolitica per designare quel che fa entrare la vita ed i suoi meccanismi nel campo dei calcoli espliciti e fa del potere-sapere un agente di trasformazione della vita umana».

La genealogia e Nietzsche

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Anarchismo e Friedrich Nietzsche.
Michel Foucault

Nella Genealogia della morale, Nietzsche propone una «critica dei giudizi morali di valore», provando ad indagare come questi nascono, si sviluppano in funzione delle culture e dei tempi storici differenti. Nietzsche si domanda anche il ruolo svolto da questi “valori morali” ("buono", "cattivo", "colpa", "cattiva coscienza" ecc.).

Foucault è riuscito a chiarire cosa si deve intendere per genealogia: è una pratica che si pone in antitesi al metodo storico tradizionale. Il metodo genealogico è in grado di mostrare delle discontinuità ove altri hanno scorto continuità; è in grado di portare in superficie ciò che è nascosto in profondità e di smascherare ciò che è puro artificio. Da ciò si evince l'arbitrarietà di ogni interpretazione, quindi, paradossalmente, se non c'è nulla da interpretare, allora tutto può essere interpretato. La genealogia foucaultiana, quindi, non fa altro che registrare la storia di queste interpretazioni.

Per esempio, per scrivere la Storia della follia Foucault ha messo insieme materiali a prima vista strani e disomogenei, ponendo sullo stesso piano le teorie e le pratiche mediche dell'epoca (dal XVII al XIX secolo), testi letterari e filosofici ecc. In questo modo Foucault descrive la "genesi" della follia, che emerge nella storia quasi all'improvviso, e che quindi, così come altri "fenomeni", è contingente all'epoca. Egli giunge alla conclusione che così come questi si sono formati, essi possono rapidamente scomparire.

Uomo e umanesimo

Grazie al metodo genealogico, Foucault scopre che l'uomo, a partire dal XVIII secolo, è divenuto soggetto e contemporaneamente oggetto delle cosiddette scienze umane. «Come può l'uomo» - si domanda Foucault - «identificarsi con la vita, la cui forza oltrepassa l'esistenza che egli ne fa? Come può identificarsi con il lavoro, le cui leggi si impongono a lui come forze estranee? Come può, infine, identificarsi con il linguaggio, la cui genesi non è in grado di dominare?». Il concetto stesso di "uomo", inteso come soggetto attivo e consapevole della storia, appare quindi solamente con l'episteme moderna (XVIII secolo), ma è con essa egli ritiene sia anche destinato a scomparire.

Le possibilità che aprono queste "scienze umane" non portano infatti all'apoteosi dell'uomo, bensì al suo dissolvimento. Ciò è evidente se si considera la psicoanalisi, l'etnologia e la linguistica, che sono delle "contro-scienze" rispetto alle scienze umane (poiché permettono di sapere o provare a sapere quello che sfugge alla coscienza umana), che come tali decretano la "morte dell'uomo". [4]

La sessualità

Per Michel Foucault la sessualità altro non è che un'elaborazione della modernità e una tecnica di asservimento dei corpi. Molte individualità vedono il sesso soggiogato e represso dal potere (secondo Foucault il “potere” va inteso non come un individuo concreto che impartisce ordini e leggi, bensì come un elemento che subdolamente si insinua in ogni aspetto della società) [5], essenzialmente negando la verità delle naturali pulsioni umane e quindi la manifestazione del proprio modo d'essere. Foucault, al contrario, descrive il concetto di sessualità come dispositivo costruito e tenuto in vita dal potere stesso: «la sessualità si è costituita come campo di conoscenza a partire da relazioni di potere che l'hanno costituita come oggetto possibile». Il filosofo francese fa notare che in epoca moderna si assiste non tanto ad un incremento della repressione sessuale, quanto ad una proliferazione dei discorsi aventi come oggetto il sesso, che altro non sono che una certa volontà di sapere. Infatti, è proprio tra il XVIII e il XIX secolo che si sviluppa la tendenza a parlare del sesso: nella medicina, nella sociologia, nella demografia, nella psicanalisi, nella psichiatria, nella pedagogia.

I discorsi sul sesso, secondo Foucault, sono controllati attraverso il regime della “confessione” (secondo Foucault ognuno si sentirebbe quasi obbligato a rivelare a sé stesso e agli altri ogni elemento affine al sesso), attraverso il quale si è sviluppata una vera e propria scientia sexualis. In questo modo “sapere e potere” rivelano la loro realtà, che di fatto rende illusoria tanto l'idea di una ricerca scientifica e obiettiva sulla sessualità, quanto qualsiasi strategia di emancipazione e liberazione sessuale, poiché egli ritiene non esista alcuna dimensione originaria da recuperare. Così la sessualità diventa non solo uno degli elementi principali delle politiche produttive del potere, ma soprattutto un elemento di grande strumentalizzazione e alla base del quale si sviluppano svariate strategie prevalentemente repressive.

Note

  1. «The most cited authors of books in the humanities», The Times Higher Education Guide, 26 marzo 2009.
  2. Daniel Defert, «Chronologie», in Dits et Écrits, I, p. 13: «nato à Poitiers, al n° 10, di via della Visitation, più tardi via Arthur-Ranc».
  3. Hélène Trappo, «Dalla clandestinità alla riconoscenza: conversazione con Said Bouziri e Driss El Yazami», in Pieno diritto, «Lavoro nero? Lavoro clandestino? Lavoro illegale?», n° 11, luglio 1990 (articolo on-line)
  4. «Durante l'intero XIX secolo, la fine della filosofia e la promessa d'una cultura prossima coincidevano probabilmente con il pensiero della finitudine e l'apparizione dell'uomo nel sapere; oggi il fatto che la filosofia sia sempre e ancora sul punto di scomparire, e il fatto che forse in essa, ma piú ancora fuori di essa e contro di essa, nella letteratura come nella riflessione formale, si pone il problema del linguaggio, dimostrano probabilmente che l'uomo sta sparendo» (M. Foucault, Le parole e le cose, trad. it. di E. Panaitescu, Rizzoli, Milano, 1977).
  5. Per Foucault sapere e potere sono indisgiungibili, in quanto l'esercizio del potere genera nuove forme di sapere e il sapere porta sempre con sé effetti di potere.

Bibliografia

Opere di Michel Foucault

  • Storia della follia nell'età classica (1961), trad. Franco Ferrucci, Emilio Renzi e Vittore Vezzoli, Rizzoli, Milano 1963.
  • Malattia mentale e psicologia (1962), a cura di Fabio Polidori, Cortina, Milano 1997.
  • Raymond Roussel (1963), Cappelli, Bologna 1978; trad. Massimiliano Guareschi, Ombre corte, Verona, 2001.
  • Nascita della clinica: il ruolo della medicina nella costituzione delle scienze umane oppure con sottotitolo Una archeologia dello sguardo medico (1963), trad. Alessandro Fontana, Einaudi, Torino 1969.
  • Le parole e le cose: un'archeologia delle scienze umane (1966), trad. Emilio Panaitescu, Rizzoli, Milano 1967.
  • Utopie. Eterotopie (1966), trad. Antonella Moscati Cronopio, Napoli 2006.
  • L'archeologia del sapere (1969), trad. Giovanni Bogliolo, Rizzoli, Milano 1971.
  • L'ordine del discorso: i meccanismi sociali di controllo e di esclusione della parola (1971), trad. Alessandro Fontana, Einaudi, Torino 1972.
  • Questo non è una pipa (1973), trad. Alba Pellegrino Ceccarelli, Serra e Riva, Milano, 1980; poi trad. Roberto Rossi, SE, Milano, 1988.
  • Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello... (1973), trad. Alessandro Fontana e Pasquale Pasquino, Einaudi, Torino 1978.
  • Herculine Barbin, detta Alexina B., una strana confessione: memorie di un ermafrodito, trad. Brunella Schisa, Einaudi, Torino 1979.
  • Sorvegliare e punire: nascita della prigione (1975), trad. Alcesti Tarchetti, Einaudi, Torino 1976.
  • Microfisica del potere: interventi politici, a cura di Alessandro Fontana e Pasquale Pasquino, Einaudi, Torino 1977.
  • Storia della sessualità:
    • La volontà di sapere (1976), trad. Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci, Feltrinelli, Milano 1978.
    • L'uso dei piaceri (1984), trad. Laura Guarino, Feltrinelli, Milano 1984.
    • La cura di sé (1984), trad. Laura Guarino, Feltrinelli, Milano 1985.
    • Le confessioni della carne (2018), trad. Deborah Borca, Feltrinelli, Milano 2019.
  • Résumé des cours 1970-1982 (1994), trad. e cura del Centro Sociale Occupato Godzilla di Livorno, BFS ed.

Raccolte e antologie

  • Conversazioni con Claude Lévi-Strauss, Michel Foucault e Jacques Lacan, a cura di Paolo Caruso, Mursia, Milano 1969.
  • Scritti letterari, trad. Cesare Milanese, Feltrinelli Milano 1971 (contiene: Che cos'è un autore? - Il linguaggio all'infinito - Il pensiero del di fuori - Introduzione ai dialoghi di Rousseau - La follia, l'opera assente - La prosa di Atteone - Prefazione alla trasgressione - Un fantastico da biblioteca - Un sapere così crudele).
  • Il pensiero del fuori, trad. Vincenzo Del Ninno, con uno scritto di Federico Ferrari, SE, Milano 1998 (anche in Scritti letterari).
  • Due risposte sull'epistemologia, trad. Mario De Stefanis, Lampugnani Nigri, Milano 1971; poi come Il sapere e la storia, introduzione di Maurizio Ciampa, Savelli, Roma, 1979; poi a cura di Antonella Cutro, Il sapere e la storia: sull'archeologia delle scienze e altri scritti, Ombre corte, Verona 2007.
  • Il potere e la parola, a cura di Paolo Veronesi, Zanichelli, Bologna 1978 (antologia di testi già pubblicati).
  • La legge del pudore, conversazione radiofonica, 1978.
  • Dalle torture alle celle, trad. Gianfranco Perni, Lerici, Cosenza 1979.
  • Colloqui con Foucault, a cura di Duccio Trombadori, Cooperativa 10/17, Salerno 1981.
  • Lezioni al Collège de France, trad. Mario Bertani, Ponte alle Grazie, Firenze 1990.
  • Tecnologie del sé. Un seminario con Michel Foucault, a cura di Luther H. Martin, Huck Gutman e Patrick H. Hutton, trad. Saverio Marchignoli, Bollati Boringhieri, Torino 1992.
  • Poteri e strategie. L'assoggettamento dei corpi e l'elemento sfuggente, trad. Pierre Dalla Vigna, Mimesis, Milano 1994.
  • Eterotopia: luoghi e non-luoghi metropolitani, Mimesis, Milano 1994.
  • Resumé des cours: 1970-1982, a cura del Centro Sociale Occupato Autogestito "Godzilla", Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1994.
  • La verità e le forme giuridiche, introduzione di Lucio d'Alessandro, La città del sole, Napoli 1994.
  • Discorso e verità nella Grecia Antica, a cura di Adelina Galeotti, introduzione di Remo Bodei, Donzelli, Roma 1996.
  • Archivio Foucault - Interventi, colloqui, interviste:
    • Volume I. 1961-1970, trad. Gioia Costa, a cura di Judith Revel, Feltrinelli, Milano 1996.
    • Volume II. 1971-1977, trad. Agostino Petrillo, a cura di Alessandro Dal Lago, Feltrinelli, Milano 1997.
    • Volume III. 1978-1985, trad. Sabina Loriga, a cura di Alessandro Pandolfi, Feltrinelli, Milano 1998.
  • Illuminismo e critica, a cura di Paolo Napoli, Donzelli, Roma 1997.
  • Taccuino persiano, a cura di Renzo Guolo e Pierluigi Panza, Guerini, Milano 1998.
  • I Corsi al Collège de France. I Résumés (1989), a cura di Alessandro Pandolfi e Alessandro Serra, Feltrinelli, Milano 1999.
  • Il discorso, la storia, la verità, a cura di Mauro Bertani, Einaudi, Torino 2001.
  • Biopolitica e liberalismo: detti e scritti su potere ed etica, 1975-1984, a cura di Ottavio Marzocca, Medusa, Milano 2001.
  • Spazi altri: i luoghi delle eterotopie, trad. Tiziana Villani e Pino Tripodi, a cura di Salvo Vaccaro, Mimesis, Milano 2002.
  • Il sogno, trad. Maria Colò, prefazione di Fabio Polidori, Raffaello Cortina, Milano 2003 (già come introduzione a Ludwig Binswanger, Sogno ed esistenza, trad. Lucia Corradini e Carlotta Giussani, SE, Milano 1993).
  • L'Islam e la rivoluzione iraniana (con altri), Mimesis, Milano 2005.
  • La pittura di Manet, a cura di Francesco Paolo Adorno, introduzione di Angelo Trimarco, La città del sole, Napoli 1996; trad. Simona Paolini, a cura di Maryvonne Saison e con uno scritto di Carole Talon-Hugon, Abscondita, Milano 2005.
  • Antologia: l'impazienza della libertà, a cura di Vincenzo Sorrentino, Feltrinelli, Milano 2005.
  • Interviste, a cura di Roger-Pol Droit, trad. Fabio Polidori, Mimesis, Milano 2007.
  • Follia e psichiatria: Detti e scritti (1957-1984), trad. Deborah Borca e Valeria Zini, a cura di Mauro Bertani e Pier Aldo Rovatti, Raffaello Cortina, Milano 2006
  • Discipline, poteri, verità: detti e scritti 1970-1984, a cura di Mauro Bertani e Valeria Zini, Marietti, Genova 2008.
  • Il corpo, luogo di utopia, trad. Gloria Origgi, Nottetempo, Roma 2008.
  • La strategia dell'accerchiamento. Conversazioni e interventi 1975-1984, trad. Andrea L. Carbone e Andrea Inzerillo, a cura di Salvo Vaccaro, con una postfazione di Michel Senellart, :duepunti, Palermo 2009.
  • La prosa del mondo, prefazione di Maurizio Ferraris, Rizzoli, Milano 2009 (parte di Le parole e le cose).
  • Je suis un artificier, in Antasofia 4, Mimesis, Milano 2005.
  • La vita degli uomini infami, Il Mulino, Bologna, 2009.
  • Il bel rischio. Conversazione con Claude Bonnefoy, Cronopio, Napoli, 2013.
  • La grande straniera. A proposito di letteratura, Cronopio, Napoli, 2015.

Corsi tenuti al Collège de France

  • La volontà di sapere (1970-1971), a cura di Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci, Milano, Feltrinelli, 1978.
  • Teorie e istituzioni penali (1971-1972), a cura di ‎Deborah Borca, ‎P. A. Rovatti, Milano, Feltrinelli, 2019.
  • La società punitiva (1972-1973), a cura di Silvano Cacciari e altri, Tracce, Piombino, 2001.
  • Il potere psichiatrico (1973-1974), a cura di Jacques Lagrange, trad. Mauro Bertani, Feltrinelli, Milano 2004.
  • Gli anormali (1974-1975), a cura di Valerio Marchetti e Antonella Salomoni, Feltrinelli, Milano 2002.
  • Bisogna difendere la società (1975-1976), a cura di Mauro Bertani e Alessandro Fontana, Ponte alle Grazie, Firenze 1990; Feltrinelli, Milano 1998; ed. Grande, Torino, 2002.
  • Sicurezza, territorio, popolazione (1977-1978), a cura di François Ewald, Alessandro Fontana e Michel Senellart, trad. Paolo Napoli, Feltrinelli, Milano, 2005.
  • Nascita della biopolitica (1978-1979), a cura di François Ewald, Alessandro Fontana e Michel Senellart, trad. Mauro Bertani e Valeria Zini, Feltrinelli, Milano 2005.
  • Del governo dei viventi (1979-1980), a cura di ‎Deborah Borca, ‎P. A. Rovatti, Milano, Feltrinelli, 2014.
  • Soggettività e verità (1980-1981), a cura di ‎P. A. Rovatti, Milano, Feltrinelli, 2017.
  • L'ermeneutica del soggetto (1981-1982), a cura di Frédéric Gros, trad. Mauro Bertani, Feltrinelli, Milano 2003.
  • Il governo di sé e degli altri (1982-1983), a cura di Frédéric Gros, François Ewald e Alessandro Fontana, trad. Mario Galzigna, Feltrinelli, Milano 2009.
  • Il coraggio della verità. Il governo di sé e degli altri (1983-1984), a cura di M. Galzigna ed F. Gros, Feltrinelli, Milano, 2011.

Opere sul pensiero di Michel Foucault

  • Jean Baudrillard, Dimenticare Foucault (1977), a cura di Pietro Bellasi, Cappelli, Bologna 1977.
  • Vittorio Cotesta, Linguaggio potere individuo: saggio su Michel Foucault, Dedalo, Bari 1979.
  • Hubert L. Dreyfus e Paul Rabinow, La ricerca di Michel Foucault (1983), trad. Daniele Benati, Mauro Bertani, Ivan Levrini, Ponte alle Grazie, Firenze 1989 (con un'intervista e due saggi di Michel Foucault).
  • Pier Aldo Rovatti (a cura di), Effetto Foucault, Feltrinelli, Milano 1986.
  • John Rajchman, Michel Foucault: la libertà della filosofia, Armando, Roma 1987.
  • Maurice Blanchot, Michel Foucault come io l'immagino (1986), trad. Viana Conti, Costa & Nolan, Genova 1988.
  • Gilles Deleuze, Foucault (1986), trad. Pier Aldo Rovatti e Federica Sossi, Feltrinelli, Milano 1987; Cronopio, Napoli 2002.
  • James Miller, La passione di Michel Foucault (1993), trad. Elena Campominosi, Longanesi, Milano 1994.
  • Jeannette Colombel, Michel Foucault. La clarté de la morte, Editions Odile Jacob, Paris 1994.
  • Didier Eribon, Michel Foucault, trad. Andrea Buzzi, Leonardo, Milano 1994.
  • Judith Revel, Foucault, le parole e i poteri, Manifestolibri, Roma 1996.
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