Capitalismo

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Versione moderna della piramide del sistema capitalistico.
La piramide del sistema capitalistico in un poster del 1911.

Se il capitale può essere definito come qualsiasi bene materiale prodotto e reimpiegato nel ciclo produttivo, il sistema capitalistico ossia capitalismo è un sistema economico caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, dal cui impiego i capitalisti ricavano un profitto, nonché dall'offerta di forza-lavoro da parte dei salariati.

Sinteticamente, il capitalismo è caratterizzato dai seguenti elementi:

  1. la proprietà privata dei mezzi di produzione
  2. la libertà d'iniziativa economica
  3. la prevalenza del lavoro dipendente organizzato dai proprietari dei mezzi di produzione.

Le origini del capitalismo

Sin dal XII secolo il termine capitale era adoperato per indicare il denaro o i beni, ma solo a partire dal XVII cominciò a essere impiegato il termine capitalista per indicare il proprietario di capitali. Soltanto negli ultimi decenni del XIX secolo si cominciò, invece, a parlare propriamente di capitalismo, che fu analizzato per la prima volta dal sociologo tedesco Werner Sombart in Il capitalismo moderno, un'opera pubblicata nel 1902. Bisogna però sottolineare che sulle origini del capitalismo, e sulla sua stessa definizione, sin dal XIX secolo si svilupparono intensi dibattiti economici, sociologici e storici.

Karl Marx fece del capitalismo una tappa fondamentale della storia dell'umanità, caratterizzata dalla lotta di classe, oltre che un simbolo della vittoria della borghesia sulla nobiltà feudale. Secondo Marx, il sistema capitalistico ha la sua principale contraddizione nel fatto che il suo sviluppo porta con sé la nascita e la concentrazione del proletariato, cioè della classe sociale antagonista al capitalismo perché oggetto dello sfruttamento, e quindi destinata ad abbatterlo.

Karl Marx, studioso e critico del capitalismo

I sociologi tedeschi, all'inizio del XX secolo, hanno individuato l'origine del capitalismo nelle varie forme culturali e religiose. Werner Sombart, per esempio, l'associa alla mentalità giudaica, Max Weber invece all'etica protestante. Più recentemente alcuni storici come Fernand Braudel, si sono interessati all'evoluzione nel tempo del capitalismo, individuandone l'origine nel XIII secolo, quando si accentua il sistema commerciale, che comportarono lo sviluppo di conflitti bellici, di cui le crociate ne sono state un lampante esempio. Successivamente le esplorazioni geografiche diedero ulteriore impulso al commercio, grazie all'afflusso di materie prime e metalli preziosi provenienti dal "Nuovo Mondo". Tutto ciò portò allo sviluppo di un nuovo ordine economico, fondato sulle attività mercanitili e sullo scambio dei beni, anziché sulla produzione. La strada verso il capitalismo vero e proprio fu tracciata anche dalla filosofia del Rinascimento e della Riforma protestante.

Condizioni favorevoli a un'evoluzione dell'economia in tal senso andarono maturando tra il XVI e il XVIII secolo in Europa con la concentrazione di ricchezze, le trasformazioni agrarie, l'introduzione delle macchine, con conseguente aumento della produzione e dei profitti, premesse per il passaggio dalla manifattura all'industria moderna. Con la prima rivoluzione industriale (verso la metà del XVIII secolo) si consolida il potere capitalistico: in America, Germania, Inghilterra, si crearono i primi trusts, forme di concentrazione industriale caratteristiche dell'odierno capitalismo, non più rigidamente ancorato alle regole ortodosse dell'assoluta libertà di impresa e della concorrenza di mercato, anche in seguito al crescere del ruolo dello Stato in economia, vuoi come imprenditore ("capitalismo di Stato"), che come regolatore delle dinamiche economiche, sociali e finanziarie legate al moderno processo produttivo e di mercato. Allo sviluppo del capitalismo contribuirono in maniera determinante le opere di pensatori come Adam Smith e David Ricardo, le cui dottrine economiche si fondavano su un principio apparentemente logico ed equo: ognuno può e deve poter fare quel che vuole della propria vita e soprattutto del proprio capitale: ma quale era la libertà di chi possedeva solo le proprie braccia (proletariato)? Lo spiega senza mezzi termini un operaio dell'epoca:

«...un filatore può lasciare il padrone se il salario non gli aggrada. È vero; lo può; ma dove andrà? è, da un altro!Ci va, infatti, e si sente chiedere dove lavorava prima: "Ti hanno licenziato?". "No, non ci siamo messi d'accordo sul salario". Allora non assumo né te né chiunque lasci il padrone in questo modo» (Protesta di un operaio tessile, citato da Antonio Desideri in Soria e storiografia)

Conseguenze sociali ed economiche

L'avvento del capitalismo, che possiamo indicatamente far risalire le proprie origini nel XVI secolo, ha radicalmente cambiato la società, facilitando l'emergere degli Stati nazionali moderni, che a loro volta fornirono le condizioni necessarie per la crescita e lo sviluppo del capitalismo nelle nazioni europee. Tale crescita fu resa possibile da un accumulo di surplus economico generato dall'imprenditore privato e il reinvestimento di questo avanzo con l'obiettivo di generare più crescita, che portò in seguito l'industrializzazione nelle regioni settentrionali.

The Leader of the Luddites («Il leader dei Luddisti»), pittura del 1812

Il consolidamento del sistema capitalistico ha ingenerato una concenzione classista della società e, come conseguenza, l'accentuarsi del "conflitto capitale-lavoro", grazie anche alla nascita del movimento operaio che prese ad organizzarsi in funzione anti-padronale con richieste economiche, politiche e sociali. Il capitalismo portò con sè una serie di problematiche dirette ed indirette - l'alienazione del lavoro, il degrado dei quartieri proletari, l'alcolismo, la violenza sulle donne, il lavoro minorile ecc. - che comportarono drastici cambiamenti sociali: per esempio, si sviluppa un nuovo rapporto dell'uomo con il tempo, si generalizza l'uso dell'orologio e si diffondono espressioni sulla mancanza di tempo. Il tempo diviene denaro, che dal XVII secolo viene ben accettato dalla Chiesa (prima di allora essa riteneva il denaro solo un mezzo per favorire lo scambio di beni e servizi e non un mezzo per accumulare capitali), e come conseguenza nascono e si diffondo le banche, che via via acquisirono maggiore importanza nell'organizzazione sociale delle classi dominanti. La scienza e le sue scoperte, favorite dall'accumulo di capitali, determinarono anche un nuovo rapporto dell'uomo con la natura, che iniziò ad essere dominata e trasformata per essere totalmente al servizio dell'uomo (antropocentrismo).

Ad indicare il drastico cambiamento delle condizioni sociali ed economiche dei popoli, basterebbe evidenziare anche la modifica del significato di alcune parole; nel XII secolo, per esempio, il termine francese travaile, lo spagnolo trabajo e l'italiano travaglio indicavano un'esperienza dolorosa; dal XVI secolo, e poi con la prima rivoluzione industriale, gli stessi termini furono utilizzati nel senso di lavoro. Un'altra conseguenza, secondo Michel Foucault, fu la trasformazione del potere, che ha assunto da allora la forma di biopotere (la biopolitica è il luogo d'incontro tra potere e sfera della vita, che si realizza pienamente nell'epoca capitalistica.):

«I meccanismi del potere si sono trasformati: il diritto sovrano di appropriarsi dei bei, del lavoro, della vita dei sudditi, non è più la forma principale del potere, che s'impegna, invece, a “gestire la vita”. “Adesso vi sono dei corpi e delle popolazioni. Il potere è diventato materialista, ha smesso di essere giuridico”. Il nocciolo del potere diviene il biopotere, il potere che si esercita positivamente sulla vita, nel senso che la gestisce, la potenzia, la plasma riuscendo a regolarla e a controllarla in modo sempre più capillare e preciso. Suo oggetto è il corpo dell'individuo e il corpo-specie della popolazione; le discipline del corpo e i saperi che mirano a regolare la popolazione costituiscono i due poli attorno ai quali si è sviluppata l'organizzazione del potere sulla vita. L'effetto storico è una società normalizzata, in cui i corpi sono plasmati, gli individui irregimentati nella scuola, nella caserma, nell'ospedale, nella fabbrica.».

Stragi opera del capitalismo

Exquisite-kfind.png Vedi Stragi capitaliste.
Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Schiavismo.

Le stragi capitaliste vengono spesso definite dai media, edulcorandone il senso, "morti bianche". Con questo termine ci si riferisce alla morte di persone avvenute luogo di lavoro, generalmente a causa della totale o parziale mancanza di rispetto delle più elementari norme di sicurezza. Per il capitalista investire in sicurezza significa ridurre i profitti e per questo preferisce trascurare tale aspetto, spesso con il silenzio dei sindacati e delle istituzioni.

Tipologie di capitalismo

A seconda delle modalità di sviluppo e della fase storica in cui si è sviluppato, il capitalismo può essere classificato nelle seguenti tipologie:

  • capitalismo fondiario, dato dalla nuda proprietà più i capitali in essa investiti;
  • capitalismo minerario, in cui i lavoratori sono per lo più considerati alla stessa stregua di utensili qualsiasi;
  • capitalismo industriale, caratterizzato dalla concentrazione delle macchine nelle fabbriche (l'occupazione dei lavoratori è variabile e il lavoratore può essere considerato come un qualsiasi mezzo produttivo oppure ricevere qualche considerazione in più);
  • capitalismo finanziario, basato su beni astratti (azioni finanziarie).

Capitalismo e ideologie politiche

Versione ultramoderna della piramide del sistema capitalistico.

Vi sono molte ideologie politiche differenti, e talvolta opposte, che valutano positivamente il capitalismo: liberalismo classico, auspica un'economia di mercato con interventi statali minimi (laissez faire); conservatorismo, difende lo "status quo" e i privilegi del capitalismo vigente; mercantilismo, pretende l'intervento statale a protezione del capitale nazionale; anarco-capitalismo, auspica la distruzione dello Stato e la privatizzazione selvaggia di ogni affare.

Molte ideologie differenti si oppongono al capitalismo in favore di un'economia di mercato pianificata, tra cui: socialismo, promuove un esteso istituzionale controllo statale sull'economia (vedi capitalismo e socialismo di Stato); fascismo, promuove un esteso controllo statale dell'economia (vedi corporativismo e capitalismo di Stato), anche se delega i poteri e i conseguenti privilegi a capitalisti compiacenti mantenendone il potere (anche in questo caso è ben evidente la "doppiezza" contraddittoria del fascismo che si proclama anticapitalista e antiborghese, ma vede in essi gli interlocutori suoi principali); socialismo libertario, sostiene il controllo collettivo dell'economia (autogestione) lavorando per la scomparsa immediata dello Stato.

Altre ideologie politiche propongono il controllo del capitalismo, unendo diversi aspetti del socialismo e del capitalismo: socialdemocrazia, promuove un'estesa regolamentazione statale e un parziale intervento in un contesto capitalistico; il comunismo e l'anarchismo, definibili inequivocabilmente come forze anticapitaliste, sostengono, sia pure con tempi e mezzi diversi (gli anarchici si oppongono all'idea marxista di una fase socialista di transizione, in cui anche l'economia sarebbe sotto il controllo dello Stato socialista), la necessità del superamento della società capitalistica, con l'autogestione diretta dei mezzi di produzione da parte degli individui-lavoratori e delle loro libere associazioni.

Bandiera anarco-capitalista. Nonostante il richiamo alla bandiera rosso e nera, gli anarco-capitalisti hanno poco in comune con l'anarchismo storico

L'anarco-capitalismo

Exquisite-kfind.png Vedi anarco-capitalismo.

L'anarco-capitalismo è una corrente pseudo-anarchica diffusa principalmente nel mondo anglosassone, sebbene non manchino oggi importanti esponenti anarco-capitalisti tedeschi, francesi, italiani e d'altra nazionalità.

Il principale riferimento intellettuale per l'anarco-capitalismo è il pensiero e le opere di Murray N. Rothbard, il quale propone l'instaurazione di una società basata esclusivamente sul libero mercato, libero appunto da ogni influenza dello Stato, intrinsecamente autoritario. Oltre a Rothbard, si possono citare Ayn Rand, Robert Nozick e David Friedman.

Bibliografia

  • Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, Torino, UTET, 2006.
  • Karl Marx, Il Capitale, Roma, Newton Compton, 2008.
  • Max Weber, L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, Milano, Rizzoli, 1991.
  • Karl Polanyi, La grande trasformazione, Torino, Einaudi, 2000.
  • Joseph Shumpeter, Capitalismo, socialismo, democrazia, Milano, Etas, 2001.
  • Ferdinando Azzariti, Il capitalismo sociale. L'individuo per lo sviluppo dell'impresa, Milano, FrancoAngeli, 2003.
  • John Kenneth Galbraith, L'economia della truffa, Milano, Rizzoli, 2004.
  • Milton Friedman, Capitalismo e libertà , Pordenone, Studio Tesi, 1995
  • Prem Shankar Jha, Il caos prossimo venturo, Vicenza, Neri Pozza, 2007.
  • Immanuel Wallerstein, Il Capitalismo Storico, Torino, Einaudi, 1985.

Voci correlate

Collegamenti esterni