Anarcho-punk

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Anarcho-punk mostra la A cerchiata.

L'anarcho-punk o anarchopunk (conosciuto anche come anarchist punk o peace-punk) è un'ideologia e un sottogenere del movimento Punk caratterizzato da gruppi con idee vicine al pensiero anarchico. [1] Alcuni ambiti del movimento Punk vedevano l'anarchia come espressione di caos, disordine e violenza, venendo definiti per questo chaos punk o street punk; altri, invece, intendevano l'anarchia come espressione di pace e uguaglianza e vennero definiti anarcho-punk.

Idee e origini: i Crass

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Punk.
I Crass furono uno dei gruppi capostipiti dell'anarcho-punk.

Mentre il primo movimento Punk britannico e poi lo street punk erano interessati all'anarchismo per il suo valore provocatorio, la punk band Crass si ispirò a idee più profondamente anarchiche e pacifiste, rivelandosi più coerente nei confronti del significato stesso di anarchia. Essi posero così le basi per lo sviluppo di questo pensiero ed ebbero una notevole influenza sui movimenti di protesta dei successivi anni. In pratica i Crass furono la prima punk band a mettere in pratica il vero significato dell'anarchia.

Molti anarcho-punk sono sostenitori di idee come l'antispecismo, il femminismo, il pacifismo ed il vegetarismo e hanno posizioni anticapitaliste. Anche se i Crass hanno fatto del pacifismo uno dei punti portanti del loro pensiero, non necessariamente ogni anarcho-punk segue o ha seguito questa strada ideologica. Molti anarcho-punk sono favorevoli all'azione diretta, di tipica matrice anarchica, o vedono la protesta come volano per una insurrezione contro le istituzioni e il "potere".

God Save the Queen, secondo singolo discografico della punk band Sex Pistols.

I Crass, con il loro fondatore Penny Rimbaud, hanno mosso dure critiche ad una certa parte del movimento Punk, a gruppi come Sex Pistols e The Clash, accusati di essere niente altro che burattini e promotori del business della musica. I Crass si proposero quindi come una valida alternativa, all'interno del punk, a gruppi come quelli sopra citati, che, da una parte, hanno fatto dell'autodistruzione, del nichilismo e della violenza uno stile di vita e che, dall'altra, hanno spesso venduto il loro prodotto musicale ai migliori offerenti del mercato, di quel mondo che cercavano così assiduamente di distruggere.

In precedenza attratti dai gruppi e dal punk inglese (con a capo Sex Pistols e The Clash), ben presto i Crass si resero conto di quanto i loro ideali e il loro modo di agire fossero così distanti dai loro e come il punk fosse chiaramente una semplice moda passeggera: «Quando, nel 1976, il vomito punk schizzò per la prima volta sulle pagine dei giornali col messaggio Do It Yourself (fatelo da soli) noi, che in diversi modi e per diversi anni non avevamo fatto che quello, abbiamo creduto ingenuamente che i vari signori Johnny Rotten, Joe Strummer e compagni intendessero lo stesso. Finalmente non eravamo più soli». Ma ben presto si resero conto che i loro «colleghi punk, i vari Pistols, Clash e così via, non erano altro che dei fantocci: a loro faceva piacere illudersi di derubare le grosse case discografiche, ma nella realtà era la gente a essere derubata. Non aiutavano altri se non sé stessi, dando vita a un'altra moda facile». Se il 1976 per il Punk era stato musicalmente un buon anno, nel 1977 ci fu il boom, ma già nel 1978 cominciò a indebolirsi. Proprio in quel periodo il movimento dovette "decidere" che direzione prendere.

L'allontanamento dei Crass dall'illusione punk ebbe un riscontro anche estetico, dettato dall'esigenza di distinguersi da quella scomoda e superficiale moda: «Decidemmo di vestirci di nero per protestare contro il pavoneggiarsi narcisistico della moda punk, iniziammo ad utilizzare video e filmati durante i nostri spettacoli, ci dedicammo alla stampa di volantini per spiegare le nostre posizioni e pubblicammo un giornale, International anthem. E per smentire le voci messe in giro dalla stampa, secondo cui non eravamo che degli estremisti di destra e/o di sinistra, decidemmo di attaccare dietro il palco, ai nostri concerti, una bandiera col simbolo dell'anarchia».

La stessa vita in una comune rappresentava un esperimento utopico che coinvolgeva l'esperienza nella sua globalità, compreso lo stile di vita e il vivere all'interno di ciò che il teorico anarchico Murray Bookchin ha definito "gruppo di affinità", ma che soprattutto tentava in concreto di colmare il divario fra teoria e prassi, un risultato raramente conseguito nella storia del pensiero e dei movimenti anarchici.

Etica del DIY

Exquisite-kfind.png Vedi Do It Yourself.

Molti gruppi anarcho-punk sono stati promotori di quella che è stata definita «etica del DIY» ossia del Do It Yourself (traduzione letterale: "fattelo da solo"). Un famoso slogan anarcho-punk difatti recita: DIY not EMI, una presa di posizione consapevole contro le major della distribuzione musicale. Molte delle prime band anarcho-punk sono state edite dalla Crass Records, casa discografica di autoproduzione dei Crass. L'etica del DIY fu una chiara presa di posizione anticapitalista, che voleva proporre la cultura Punk ed i suoi prodotti non come l'ennesima merce da vendere sugli scaffali dei supermercati di tutto il mondo. Dall'autoproduzione dei dischi l'etica del DIY si è poi espansa per abbracciare sempre più aspetti della vita quotidiana e della commercializzazione. Un altro aspetto importante del DIY fu la produzione e distribuzione di fanzine, ossia giornali autoprodotti che cercavano di diffondere notizie e idee della scena punk. [2]

Contrasti tra anarcho-punk e street punk

Frances Sokolov Sansom, meglio conosciuta come Vi Subversa, del gruppo anarcho-punk Poison Girls.
Katie Sierra, anarcho-punk statunitense, sotto processo per aver indossato una maglietta antimilitarista (quella che indossa nell'immagine).

La cognizione di anarchia degli street punks, usata solo come pretesto per provocare caos, disordine e provocazione, si contrappone a quella sostenuta da anarcho-punks e crusters. [3]

Gli anarcho-punks sono "rivali" degli street punks e vengono dispregiativamente definiti da questi «hippie punks» per il loro essere legati ad idee pacifiste e non-violente (seppur alcuni anarcho-punks affermino di opporsi, al contrario degli hippies, alle droghe; inoltre, la violenza, pur essendo ripudiata, è vista da alcuni anarcho-punks come una forma di azione diretta e di resistenza) e per il look, che, sebbene sia composto da toppe, spille e scritte come quello street punk, non è così appariscente e curato, ma comprende abiti per la maggior parte neri per contrastare il look variopinto e appariscente degli street punks (che riporta anche simboli come i dreadlocks, di chiara ispirazione freak).

In risposta all'accusa di essere «hippie punks», gli anarcho-punk definiscono dispregiativamente gli street punks «fashion punks», accusandoli di essere dei modaioli per la troppa cura nell'appariscente e perfetto abbigliamento, per le creste colorate e alzate con vari prodotti, per i vestiti (talvolta costosi) colorati e strappati appositamente, per le borchie e le toppe attaccate meticolosamente. Gli anarcho-punk e i crusters si riuniscono sotto il network I.A.P. (International Anarcho Punk). Gli street punks, invece, in quanto privi di ideologia politica e votati solo a vandalismo, divertimento e atteggiamenti di questo genere, non hanno un'organizzazione internazionale specifica che li ponga sotto un'unica bandiera: a volte si riuniscono soltanto in crew (gang, bande) votate ad atti di teppismo immotivati, come l'americana D.D.P. (Disorderly Drunk Punks). L'influenza politica nello street punk, se presente, è appena abbozzata a concetti elementari con remoti richiami all'anarchismo, come l'odio verso borghesi e poliziotti e il portare simboli anarchici o svastiche (al solo scopo di provocare caos, fatta eccezione per il movimento Punk's Not Red o White Power Street Punk, simpatizzante per l'estrema destra).

Contro l'Oi! e gli skinheads

Nella radicalizzazione del loro pensiero politico i Crass (e di conseguenza gli anarcho-punks) ritennero opportuno criticare duramente un altro fenomeno relativo al punk che andava formandosi in quegli stessi anni: il genere Oi!, sostenuto prevalentemente dagli skinheads e definito da Garry Burshell, giornalista della autorevole rivista musicale inglese Sounds, come «l'unico, il vero punk»: «Proprio mentre il punk è nato per distruggere le discriminazioni, l'Oi! music e lo skunk sono così ciechi che le rafforzano». Le critiche mosse da parte dei Crass nei confronti degli skinheads riguardarono principalmente i gravi disordini, provocati ai concerti e non solo, e l'incitamento alla violenza. I Crass spinsero avanti la loro critica denunciando la strumentalizzazione politica del movimento sulla base di una falsa mitologia della classe operaia: «Affermare che il punk appartiene alla classe operaia significa solo strapparlo dalle sue vere radici, che sono nel rock interclassista rivoluzionario».

I primi centri sociali anarco-punk in Italia

I primi centri sociali italiani anarcho-punk sono stati: a Milano il Virus (1981 - 1982), a Carpi il Tuwat (1981) e a Torino El Paso occupato (1987).

Note

  1. Anarchist Punk
  2. In Italia una delle prime esperienze di autoproduzione con le fanzine fu OASK?! degli Indiani metropolitani (1977); questi ultimi erano i «fricchettoni» e rappresentavano il primo movimento Punk italiano, che in comune al Punk inglese, nato nello stesso periodo, aveva l'impostazione nichilista, ma che, a differenza di quello inglese, che prendeva le mosse semplicemente dalla cultura rock, era un movimento libertario sorto come politico-ideologico.
  3. Il crust punk (detto anche crustcore o crust) è un sottogenere dell'hardcore punk contaminato dal metal estremo. Questo genere, nato in Inghilterra nei primi anni '80, presenta spesso testi pessimisti e concentrati su temi sociali e politici. Il crust punk è influenzato in ugual modo dall'anarcho-punk dei Crass e dei Discharge, dal metal estremo dei Celtic Frost e, nei suoi filoni più dissonanti, dal post-punk dei Killing Joke. Capostipiti del genere sono Doom, Amebix, Nausea, Antisect e Hellbastard, che si rifanno all'ideale anarcopacifista seguito dai Crass.

Gruppi anarcho-punk

Band non italiane

Band italiane

Bibliografia

  • Ian Glasper, Anarcopunk. Il punk politico inglese. Shake Edizioni, 2008.
  • Stewart Home, Marci, sporchi e imbecilli. Attraverso la rivolta punk, Shake, 2007.

Voci correlate

Collegamenti esterni