Argo Secondari

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Argo Secondari

Argo Secondari (Roma, 12 settembre 1895 - Rieti, 17 marzo 1942) è stato tenente degli Arditi assaltatori "Fiamme Nere" e un antifascista di chiara tendenza anarchica. Fu elemento di spicco degli Arditi del Popolo, gruppo antifascista della prima ora.

Biografia

La fase giovanile

Bandiera degli Arditi del Popolo

Nato a Roma, Argo Secondari appartiene ad una famiglia borghese: il padre, tra i primi medici omeopatici in Italia, dopo il praticantato divenne il medico personale di Giolitti, mentre la madre discendeva da un'antica e facoltosa famiglia. Quando è poco più che adolescente, stando a quanto riporta Ribelli! di Pino Caccucci [1], si imbarca verso il Sudamerica, risiedendo per un certo periodo tra l'Argentina e il Cile, dove viene catturato insieme ad un equipaggio sospettato di pirateria, ma sia per la sua giovane età che per la sua probabile estraneità ai fatti viene ben presto liberato.

Nel suo peregrinare americano entra in contatto con le frange anarchiche locali e si avvicina al pensiero anarchico; all'approssimarsi della Prima guerra mondiale decide di rientrare in Italia per partecipare al conflitto: è un interventista e come molti "interventisti di sinistra" (fra questi c'é anche Vincenzo Baldazzi, [2]Ardito ed uno dei capi più valorosi degli Arditi del Popolo, in seguito capo della Resistenza a Roma per quanto riguarda la fazione politica che si richiamava a Giustizia e Libertà) egli spera in una trasformazione della guerra in rivoluzione sociale egualitaria. Quelli che la pensano come lui non erano tanti, ma s'erano dotati di un giornale propagandistico: «Guerra Sociale». [3]

La Prima guerra mondiale

Stemma Arditi del Popolo, simile a quello degli Arditi ma coltello ed occhi sono rossi e sopra campeggia la scritta "Arditi del Popolo".

Accortosi che nella guerra di trincea c'è assai ben poco di eroico e bello, comincia a nutrire odio e disprezzo verso le gerarchie militari, in particolare per i carabinieri, nonostante continui a distinguersi per coraggio e intraprendenza.

Quando il Regio Esercito costituisce il gruppo degli Arditi, con lo scopo di separare i soldati preparati culturalmente e militarmente come Argo Secondari, da quelli che formano la massa di soldati-contadini, si vivono momenti di forte conflitto interno poiché molti Arditi simpatizzano per i soldati di fanteria e sono intolleranti a qualsiasi gesto d'autoritarismo e di sopruso contro i soldati.

Queste tensioni non saranno mai riportate dalla stampa nazionale, intenta com'è a dipingere gli Arditi quali fieri ed eroici difensori della patria. In realtà, per assurdo, negli Arditi si ritrovano molti uomini di sinistra, tra cui anche più di qualche anarchico, anche se a dire il vero sono più affini al ribellismo sociale che ai principi libertari in sé.

La vicenda di Argo Secondari dopo la Prima guerra mondiale

Alla fine della Guerra mondiale Argo svolge con profitto la professione di odontotecnico, ma è anche tra i fondatori della sezione romana dell'Associazione degli Arditi d'Italia.

Secondari viene arrestato mentre tenta di riparare in Svizzera per aver organizzato "un colpo di mano", con lo scopo di occupare il parlamento e il ministero della guerra; infatti, nel luglio 1919, durante la "rivolta contro il carovita", aveva tentato, senza riuscirvi, di portare con sé un folto gruppo del 17° Reparto d'Assalto Arditi di stanza a Vallelata (Roma), nella speranza di impossessarsi di armi e munizioni e soprattutto di convincere i soldati a schierarsi dalla parte del popolo, ma il tutto fu stroncato sul nascere, anche se in seguito otterrà maggiori fortune con la costituzione degli Arditi del Popolo a partire da una costola degli Arditi.

Liberato nel marzo 1920, grazie all'amnistia per i reati contro la sicurezza dello Stato, frequenta Gabriele D'Annunzio ed Eva Kühn (moglie di Giovanni Amendola) quando comincia ad interessarsi di esoterismo partecipando a riunioni di cultori dell'argomento. Nel maggio seguente, in dissenso con la corrente "antibolscevica" degli arditi romani (guidata da Giuseppe Bottai e Ulisse Igliori) e col sostegno di Filippo Naldi e Peppino Garibaldi, Secondari e la sua componente anarchico-repubblicana estromettono il direttivo e provocano la scissione dell'associazione in due tronconi. Ma all'interno della corrente che fa a lui riferimento, costituitasi in Commissione provvisoria della nuova Associazione arditi d'Italia (schedata dalla questura romana come «associazione politica mazziniana degli arditi»), si formano ancora una volta due tendenze contrapposte: quella di Naldi e Garibaldi, su posizioni moderate, e quella dei "sovversivi" Secondariani che - a detta della questura capitolina - intenderebbero «proclamare la repubblica comunista». Secondari cerca, in effetti, di fare scendere in piazza gli arditi romani al fianco dei lavoratori in occasione delle agitazioni del biennio rosso, ma visti fallire i propri intendimenti, si dimette dalle cariche direttive, tanto che qualche settimana più tardi le autorità possono registrare lo scioglimento di fatto della sezione romana dell'associazione degli arditi. Deve trascorrere quasi un anno perché, nel giugno del 1921, la sezione si riorganizzi, approfittando della ripresa dell'Associazione nazionale arditi d'Italia e del suo nuovo orientamento, se non proprio "anti", quanto meno "a-fascista".

Il 22 giugno, insieme al repubblicano Luigi Piccioni e a gli anarchici individualisti che fanno capo ad Attilio Paolinelli, Secondari convoca un'assemblea nei locali della sezione romana (uno scantinato sito nel quartiere Prati-Trionfale) nella quale - dopo una bagarre tra filofascisti e antifascisti - si decide di convocare per il 27 giugno, l'assemblea generale degli arditi per la rielezione del direttorio. In questa sede, lancia la proposta - accolta con entusiasmo dalla maggioranza dei presenti - di costituire un BTG degli Arditi del popolo composto da tre compagnie (i nomi delle quali, "Temeraria", "Dannata" e "Folgore", sarebbero stati suggeriti da D'Annunzio) con il compito di difendere le sedi operaie colpite dalla reazione fascista... Fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le Casa del Popolo, case sacre ai lavoratori, fino a quando i fascisti assassineranno i fratelli operai, fino a quando continueranno la guerra fratricida gli Arditi d'Italia non potranno con loro aver nulla di comune. Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi» [4]) e di porre le basi per la rivoluzione sociale: «... Ben lontani dal patriottardo pescicanismo, fieri del nostro orgoglio di razza, consci che la nostra Patria è ovunque siano popoli oppressi: Operai, Masse Lavoratrici, Arditi d'Italia, A NOI!» [5] Con il sostegno del Comitato di difesa proletaria romano e appoggiandosi a strutture simili in altre parti d'Italia, il Battaglione romano si trasforma ben presto in organizzazione nazionale - denominata Associazione fra gli Arditi del popolo - la quale, nel volgere di pochissimi giorni, conosce un successo insperato: quasi 150 sezioni per circa ventimila aderenti. Fuoriusciti dall'organizzazione gli elementi di stretta osservanza dannunziana (alcuni di loro abbandonano gli Arditi del popolo perché Secondari avrebbe tolto «dall'Associazione la bandiera Tricolore sostituendola con bandierine nere»), Secondari - la cui leadership politico-organizzativa è pressoché incontrastata - è il protagonista della prima manifestazione antifascista (il "raduno" dell'Orto Botanico del 6 luglio 1921), alla quale, sotto il suo comando, prendono parte circa duemila Arditi del popolo.

In occasione degli incontri relativi alla formazione dell'organizzazione dovette uscire dall'ANAI, Associazione Italiana Arditi d'Italia, il fascista Giuseppe Bottai, anche lui Ardito assaltatore di peso nell'ANAI [6].

L'opinione dei comunisti sugli Arditi del Popolo

Inizialmente la formazione denominata Arditi del Popolo contava circa duemila persone, in massima parte ex combattenti ed ufficiali della Prima guerra mondiale, nonché anarchici ben conosciuti. Lenin, sulla «Pravda», saluta con gioia la nascita dell'organizzazione paramilitare antifascista e poco dopo Nikolai Bucharin invitò vivamente e duramente Ruggero Grieco, del Partito comunista d'Italia a Mosca, a non intralciare la fondazione dell'organizzazione antifascista, anche se questa non era alle dipendenze dirette del Partito comunista d'Italia, in quanto un rivoluzionario sta con la classe e non a discutere in salotto e questi (gli Arditi del Popolo) erano a fianco alla massa proletaria e così dovevano fare i comunisti, mentre il problema di in inquadrarli sotto il controllo del Partito Comunista d'Italia prospettato da Amedeo Bordiga in quel momento era di nessuna importanza.

Articolo di Antonio Gramsci su L'Ordine Nuovo

All'interno dello stesso partito Antonio Gramsci [7] era favorevole agli Arditi del Popolo, tema che riprenderà poco prima di essere incarcerato in una delle ultime riunioni del partito, prima della presa di potere del fascismo quale regime istituzionalizzato.

Il pensiero di Gramsci è peraltro ben esplicato dal suo intervento nella Commissione politica (dal verbale di riunione) :

«Con questo atteggiamento il Pcd'I contribuì alla vittoria delle bande fasciste. Quando nacquero gli Arditi del Popolo (organismi di lotta antifascista) che intendevano opporsi militarmente all'avvento del fascismo, essi generarono entusiasmo tra i lavoratori ricevendo le adesioni di sempre più militanti socialisti e comunisti, oltre che di intere Camere del Lavoro. L'atteggiamento sprezzante della direzione del Pcd'I, contro il parere dell'Internazionale, fu quello di minacciare l'espulsione di tutti i comunisti che avessero aderito a questi organismi. Bordiga si illudeva di poter fermare il fascismo solo con la forza organizzata del partito e delle proprie milizie. La sconfitta fu inevitabile... » ("L'Unità", 24 febbraio 1926).

Le ultime fasi della vita di Argo Secondari

Il 3 agosto 1921 il Partito socialista conclude un "patto di pacificazione" con il fascismo, permettendo il suo definitivo insediamento nei gangli vitali dello Stato, avallando di fatto anche la repressione degli Arditi del Popolo. Il Ministero degli interni dirama una circolare tesa a criminalizzare gli "Arditi", considerati come un'«associazione a delinquere». Molti di loro vengono arrestati, gli altri però si difendono strenuamente (a Civitavecchia, Genova, Livorno, Ancona, Parma, Bari ecc.) tanto dai fascisti quanto dalle "forze dell'ordine", che oramai agiscono simultaneamente. Gli Arditi sono però adesso troppo pochi ed è impossibile continuare a resistere (solo a Parma gli Arditi del Popolo riescono a respingere le forze fasciste... ). Secondari, dopo il fallito tentativo di costituire una struttura paramilitare simile a quella da lui fondata in giugno, si getta in un'altra impresa senza seguito: nel marzo del 1922 distribuisce una circolare per la costituzione di un Partito intellettuale, una forza politica che - raggruppando operai e intellettuali - avrebbe dovuto racchiudere in sé «tutte le idee e le concezioni" e sviluppare al massimo le "Potenze palesi ed occulte dell'Intellettualismo"».

Dopo la Marcia su Roma, l'anarchico è tra gli antifascisti su cui maggiormente i fascisti concentrano la loro "attenzione" (un altro a cui toccherà la stessa sorte di Secondari è Alberto Acquacalda [8]), perché vogliono vendicarsi delle cocenti sconfitte che sono state loro inflitte dagli Arditi del Popolo (per esempio a Sarzana). Il 31 ottobre gli tendono un agguato. Argo Secondari è solo, quelli che per lungo tempo lo proteggevano e vigilavano su di lui sono stati arrestati; viene pestato ferocemente e ridotto in fin di vita. Si salva ma non è più in grado di intendere e di volere, e nonostante il fratello Epaminonda, chirurgo a Boston, chieda di averlo con sé negli USA, il regime si vendica e lo fa ricoverare nel manicomio di Rieti, dove morirà a quarantasei anni, il 17 marzo 1942.

Note

  1. Si veda il capitolo intitolato Argo l'Ardito dello stesso libro, edizioni Feltrinelli, pag. 121
  2. Vincenzo Vincenzo Balbazzi
  3. La Guerra sociale
  4. Dichiarazione di Argo Secondari all'assemblea degli Arditi del Popolo del 27 giugno 1921, riportata da Umanità Nova, Roma, 29 giugno 1921.
  5. Sintesi di parte del discorso di un ex ufficiale Legionario Fiumano (1922, fornito da un infiltrato per conto della questura Roma durante una riunione alla presenza di Argo Secondari.
  6. Giuseppe Bottai durante il regime fascista diventa Governatore di Roma e dopo di Addis Abeba. Nel 1940 la fondazione della rivista Primato. Il 25 luglio del 1943 aderisce insieme ad altri 19 gerarchi all'«ordine del giorno Grandi», tale mozione toglierà il potere a Mussolini nel PNF, il partito nazionale fascista. Per questo Bottai verrà condannato a morte in contumacia nel periodo della repubblica di Salò al processo di Verona del '44. Bottai riesce a scappare e si arruola quindi, sotto il nome di Andrea Battaglia, nella Legione Straniera, dove rimarrà fino al 1948 e nelle cui file combatterà contro i tedeschi. Intanto nel 1947 viene amnistiato della condanna all'ergastolo. Tornato in Italia, fonda nel 1953 la rivista di critica politica «ABC», che dirigerà fino alla morte. Per un certo periodo, dirige dietro le quinte «Il Popolo» di Roma, un quotidiano finanziato da Vittorio Cini per appoggiare posizioni politicamente centriste. Muore a Roma il 9 gennaio 1959. Ai suoi affollati funerali a Roma sarà presente anche il ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro.
  7. Vedi: stralcio articolo di Gramsci
  8. È da notare il particolare accanimento che i fascisti avevano contro gli ex combattenti ed Arditi passati all'antifascismo militare, infatti la stessa sorte di Argo Secondari la subisce Alberto Acquacalda, ex tenente Arditi e capo squadra degli Arditi del Popolo di Ravenna, massacrato da un gruppo formato da circa 40 fascisti l'11 agosto 1921. Alberto Acquacalda fu assai più "fortunato", perché morì immediatamente per i colpi ricevuti e non ebbe sorte peggiore della morte, come invece capitò ad Argo Secondari. La città di Lugo di Romagna gli ha intitolato una via in suo ricordo.

Bibliografia

  • AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, testi immagini e documenti della mostra (30 aprile - 30 maggio 1983), edizione a cura del Comune e della Provincia di Parma e dell'Istituto storico della Resistenza per la Provincia di Parma
  • AA.VV., Pro Memoria. La città, le barricate, il monumento, scritti in occasione della posa del monumento alle barricate del 1922, edizione a cura del Comune di Parma, Parma, 1997
  • Pino Cacucci, Oltretorrente, Feltrinelli, Milano, 2003
  • Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana, l'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla guerra di Spagna (191-1939), edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001
  • Eros Francescangeli, Arditi del popolo, Odradek Edizioni, Roma, 2000
  • Gianni Furlotti, Parma libertaria, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001
  • Marco Rossi, Arditi, non gentarmi! Dall'arditismo di guerra agli Arditi del Popolo, 1917-1922, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 1997
  • Luigi Balsamini, Gli Arditi del Popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste, Galzerano Editore, Salerno
  • Paolo Spriano, Storia del Partito comunista, Einaudi, Torino, 1967-1975 - 5 volumi
  • Renzo Del Carria, Proletari senza rivoluzione - storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950, Milano, Edizioni Oriente, 1970 (si veda in particolare, nella I ed. 1966, il XVII Capitolo «La giusta linea non seguita: Parma come esempio di vittoriosa resistenza politica-militare al fascismo (1-6 agosto 1922)»)
  • Valerio Gentili Roma Combattente, dal biennio rosso agli Arditi del Popolo, 2010
  • Valerio Gentili, La legione romana degli Arditi del Popolo, Roma, 2008
  • Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall'età giolittiana al fascismo (1900-1926), Odradek, Roma 2012

Collegamenti esterni