Sciopero generale: differenze tra le versioni
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Nel [[1904]] ([[15 settembre|15]]-[[20 settembre]]) i sindacalisti rivoluzionari di [[Arturo Labriola]] indissero il primo sciopero generale in [[Italia]], per protestare contro l'[[eccidio di Buggerru (1904)|eccidio di 4 minatori sardi a Buggeru]]. Due anni dopo si realizzò invece il primo tentativo francese. | Nel [[1904]] ([[15 settembre|15]]-[[20 settembre]]) i sindacalisti rivoluzionari di [[Arturo Labriola]] indissero il primo sciopero generale in [[Italia]], per protestare contro l'[[eccidio di Buggerru (1904)|eccidio di 4 minatori sardi a Buggeru]]. Due anni dopo si realizzò invece il primo tentativo francese. | ||
Un momento importante della storia dello sciopero generale fu la [[La Rivoluzione | Un momento importante della storia dello sciopero generale fu la [[La Rivoluzione russa|rivoluzione russa]] del [[1905]], che rivelò la forza devastante dello sciopero generale, capace di coinvolgere tutto un paese. Nel [[1905]], il pamphlet ''The Social General Strike'', pubblicato a Chicago nel [[1905]] dallo [[IWW|wobblie]] Stephen Naft definì meglio il concetto, delineandone diversi livelli di importanza strategica e tattica. | ||
L'anno seguente, ''Lo sciopero di massa'' di [[Rosa Luxemburg]], analizzò le vicende russe a partire dalle sommosse ingenerate dallo sciopero generale, da lei chiamato sciopero di massa e definito «un fenomeno storico che in un certo momento emerge dalle condizioni sociali con la forza della necessità storica». <ref>[http://it.internationalism.org/node/630 Note sullo sciopero di massa]</ref> | L'anno seguente, ''Lo sciopero di massa'' di [[Rosa Luxemburg]], analizzò le vicende russe a partire dalle sommosse ingenerate dallo sciopero generale, da lei chiamato sciopero di massa e definito «un fenomeno storico che in un certo momento emerge dalle condizioni sociali con la forza della necessità storica». <ref>[http://it.internationalism.org/node/630 Note sullo sciopero di massa]</ref> | ||
Sempre nel [[1906]], durante il [[Congresso di Amiens]], organizzato dalla [[CGT]] francese, la questione “sciopero generale” fu nuovamente affrontata con grande vigore dagli ambienti sindacalisti rivoluzionari. Stessa situazione si ripetè durante il [[Congresso di Amsterdam (1907)]], in cui si sviluppò una interessante dibattito tra l'italiano [[Malatesta]] e il francese [[Pierre Monatte]] <ref name="Malatesta">''Il sindacalismo al congresso anarchico di Amsterdam'' articolo di [[Errico Malatesta]] [https://www.liberliber. | Sempre nel [[1906]], durante il [[Congresso di Amiens]], organizzato dalla [[CGT]] francese, la questione “sciopero generale” fu nuovamente affrontata con grande vigore dagli ambienti sindacalisti rivoluzionari. Stessa situazione si ripetè durante il [[Congresso di Amsterdam (1907)]], in cui si sviluppò una interessante dibattito tra l'italiano [[Malatesta]] e il francese [[Pierre Monatte]] <ref name="Malatesta">''Il sindacalismo al congresso anarchico di Amsterdam'' articolo di [[Errico Malatesta]] [https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/m/malatesta/rivoluzione_e_lotta_quotidiana/pdf/malatesta_rivoluzione_e_lotta.pdf] (paragrafo 3.1.a)</ref>. | ||
Nel [[1908]], il saggio di [[Georges Sorel]] ''Considerazioni sulla violenza'', ebbe una vasta eco in tutto il [[movimento operaio]]. Secondo Sorel, il [[proletariato]] non ha bisogno di guide, anzi esso è capacissimo attraverso l'auto-organizzazione e l'[[azione diretta]] di prendersi in mano il proprio destino rivoluzionario. | Nel [[1908]], il saggio di [[Georges Sorel]] ''Considerazioni sulla violenza'', ebbe una vasta eco in tutto il [[movimento operaio]]. Secondo Sorel, il [[proletariato]] non ha bisogno di guide, anzi esso è capacissimo attraverso l'auto-organizzazione e l'[[azione diretta]] di prendersi in mano il proprio destino rivoluzionario. | ||
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La sequenza degli [[sciopero|scioperi]] che si susseguirono nel [[1968]], se non scosse il regime, nonostante la paura che attanagliò la borghesia, contribuì ugualmente ad un certo riequilibrio dei rapporti di forza tra il capitale ed il lavoro. Acquisizioni sociali di un certo rilievo, seppur minori di quelle a cui si era aspirato, poterono essere strappate al potere ed alla borghesia. Inoltre, questa nuova rapporto di forza si accompagnò ad una contestazione frontale dei valori borghesi. Da allora, si è assistito al graduale sovvertimento, a favore del [[capitalismo]], di questi rapporti di forza. Ristrutturazioni gigantesche, a volte controllate dallo [[Stato]] stesso, scaraventarono in strada migliaia di lavoratori. L'offensiva della borghesia si accentuò in seguito, per ridurre ai minimi termini le conquiste sociali accumulate dell'ultimo mezzo secolo. Quest'elementi di "compromissione" tra lavoro e capitale, che alcuni ritenevano fattibili, furono del tutto eliminati a danno dei lavoratori. | La sequenza degli [[sciopero|scioperi]] che si susseguirono nel [[1968]], se non scosse il regime, nonostante la paura che attanagliò la borghesia, contribuì ugualmente ad un certo riequilibrio dei rapporti di forza tra il capitale ed il lavoro. Acquisizioni sociali di un certo rilievo, seppur minori di quelle a cui si era aspirato, poterono essere strappate al potere ed alla borghesia. Inoltre, questa nuova rapporto di forza si accompagnò ad una contestazione frontale dei valori borghesi. Da allora, si è assistito al graduale sovvertimento, a favore del [[capitalismo]], di questi rapporti di forza. Ristrutturazioni gigantesche, a volte controllate dallo [[Stato]] stesso, scaraventarono in strada migliaia di lavoratori. L'offensiva della borghesia si accentuò in seguito, per ridurre ai minimi termini le conquiste sociali accumulate dell'ultimo mezzo secolo. Quest'elementi di "compromissione" tra lavoro e capitale, che alcuni ritenevano fattibili, furono del tutto eliminati a danno dei lavoratori. | ||
L'azione pressante del [[capitalismo]] è stata tanto più efficace in quanto determinata decisamente al raggiungimento dei propri fini, e | L'azione pressante del [[capitalismo]] è stata tanto più efficace in quanto determinata decisamente al raggiungimento dei propri fini, e poiché non ha trovato altro che delle reazioni frammentarie, anche se talvolta molto spettacolari, e delle organizzazioni di lavoratori che hanno persistito nel pensare ad un possibile "compromesso", che invece la borghesia ha da tempo rifiutato. Così, in questi ultimi anni, le classi meno abbienti hanno lasciato l'iniziativa ad una borghesia gelosa dei propri privilegi, che non intende condividere in alcun modo il potere, desiderosa quindi di mantenere e incrementare in maniera esponenziale i suoi tassi di profitto. Con le sue azioni incessantemente più ossessive e violente, essa ha costretto i lavoratori ad assumere una posizione difensiva. | ||
Lo [[sciopero]], spesso utilizzato come arma disperata, rimane distante da ogni coordinamento, incosciente spesso del nuovo rapporto instauratosi tra le classi ed eccessivamente nostalgici del periodo in cui vi era un periodo di relativo equilibrio sociale che però che si è rivelato ingannevole, cioè una strategia della classe dominante. Quest'atteggiamento difensivo dei lavoratori non è un elemento facente parte di una strategia d'attacco, che lavora alla costruzione di un nuovo rapporto di forza, preludio, contemporaneamente, della costruzione di una nuova e futura strategia offensiva, cosciente questa volta dell'impossibilità di realizzare compromessi duraturi e vantaggiosi con il [[capitale]] e lo [[Stato]]. È quindi una necessità impellente che una "nuova coscienza", realizzi, anche sotto le forme sociali attuali, una rivolta elementare. Deve essere la base di una nuova coscienza di classe che risulti da una nuova coscienza politica indispensabile alla constatazione delle sfide legate alle relazioni di classe d'oggi. In occasione del movimento di questa primavera, abbiamo potuto intendere la parola d'ordine "'''Sciopero Generale'''" emergere qua e là, dalla bocca di militanti e militanti rivoluzionari, ma soprattutto delle frange più determinate di lavoratori dipendenti in lotta. Così, fra il personale più impegnato dell'istruzione nazionale (minoranza importante e molto attiva) è apparsa la dichiarazione del confronto necessario generale senza il quale le loro rivendicazioni proprie non hanno alcuna possibilità di realizzarsi. Lo stesso dicasi, ovviamente, per ogni movimento categoriale. Prima ed allo stesso tempo, delle [[sindacalismo|sezioni sindacali]] di imprese che licenziano in massa si incontravano per costruire una reazione dei lavoratori all'altezza delle sfide denunciando chiaramente il capitalismo e difendendo l'urgenza della costruzione di una relazione di forza offensiva. Oggi, la necessità dello sciopero generale, la necessità di sintetizzare l'insoddisfazione crescente di tutti i lavoratori dipendenti, disoccupati e precari, germe nei movimenti. Senza presa di coscienza globale, senza lotta globale, sarà sempre più difficile fare avanzare qualunque richiesta e per qualunque categoria. Il nostro ciao è ancora una volta nell'unione attiva di tutti i lavoratori. Tuttavia, occorre mantenere i legami apparsi nei movimenti il rischio di dovere ripartire da zero ad ogni colpo torto del potere. Affinché necessità possa diventare realtà, coordinamento ed organizzazione sono di una importanza vitale, poiché nessun movimento che si voglia vittorioso può accontentarsi di vivere solo a parole. | Lo [[sciopero]], spesso utilizzato come arma disperata, rimane distante da ogni coordinamento, incosciente spesso del nuovo rapporto instauratosi tra le classi ed eccessivamente nostalgici del periodo in cui vi era un periodo di relativo equilibrio sociale che però che si è rivelato ingannevole, cioè una strategia della classe dominante. Quest'atteggiamento difensivo dei lavoratori non è un elemento facente parte di una strategia d'attacco, che lavora alla costruzione di un nuovo rapporto di forza, preludio, contemporaneamente, della costruzione di una nuova e futura strategia offensiva, cosciente questa volta dell'impossibilità di realizzare compromessi duraturi e vantaggiosi con il [[capitale]] e lo [[Stato]]. È quindi una necessità impellente che una "nuova coscienza", realizzi, anche sotto le forme sociali attuali, una rivolta elementare. Deve essere la base di una nuova coscienza di classe che risulti da una nuova coscienza politica indispensabile alla constatazione delle sfide legate alle relazioni di classe d'oggi. In occasione del movimento di questa primavera, abbiamo potuto intendere la parola d'ordine "'''Sciopero Generale'''" emergere qua e là, dalla bocca di militanti e militanti rivoluzionari, ma soprattutto delle frange più determinate di lavoratori dipendenti in lotta. Così, fra il personale più impegnato dell'istruzione nazionale (minoranza importante e molto attiva) è apparsa la dichiarazione del confronto necessario generale senza il quale le loro rivendicazioni proprie non hanno alcuna possibilità di realizzarsi. Lo stesso dicasi, ovviamente, per ogni movimento categoriale. Prima ed allo stesso tempo, delle [[sindacalismo|sezioni sindacali]] di imprese che licenziano in massa si incontravano per costruire una reazione dei lavoratori all'altezza delle sfide denunciando chiaramente il capitalismo e difendendo l'urgenza della costruzione di una relazione di forza offensiva. Oggi, la necessità dello sciopero generale, la necessità di sintetizzare l'insoddisfazione crescente di tutti i lavoratori dipendenti, disoccupati e precari, germe nei movimenti. Senza presa di coscienza globale, senza lotta globale, sarà sempre più difficile fare avanzare qualunque richiesta e per qualunque categoria. Il nostro ciao è ancora una volta nell'unione attiva di tutti i lavoratori. Tuttavia, occorre mantenere i legami apparsi nei movimenti il rischio di dovere ripartire da zero ad ogni colpo torto del potere. Affinché necessità possa diventare realtà, coordinamento ed organizzazione sono di una importanza vitale, poiché nessun movimento che si voglia vittorioso può accontentarsi di vivere solo a parole. | ||