Gradualismo rivoluzionario

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Il gradualismo rivoluzionario o riformatore è un elemento caratteristico del pensiero malatestiano e degli anarchici sociali in genere. Il gradualismo si propone di non trascurare il raggiungimento di obiettivi parziali, purché finalizzati al raggiungimento di un fine ultimo: la rivoluzione sociale.

Teoria del gradualismo rivoluzionario

Errico Malatesta pone al centro di quest'idea la considerazione che l'anarchismo è teso non solo all'eliminazione di ogni gerarchia e autorità, ma anche all'ottenimento di conquiste sociali che possano indebolire i governi e allo stesso tempo migliorare la vita degli sfruttati. Il gradualismo quindi si pone come fine ultimo non l'ottenimento di conquiste sociali parziali, bensì l'anarchia.

La lotta quotidiana per soddisfare i bisogni immediati, per strappare alle classi dominanti quanto più possibile e per limitare la sua nefasta autorità viene chiamata da Malatesta e da Fabbri "ginnastica rivoluzionaria". Il gradualismo non è quindi riformista, ma riformatore (Malatesta preferisce usare il termine “riformatore[1] proprio per non confonderlo con il “riformismo” borghese), perché tiene a mente l'obiettivo rivoluzionario, senza rinunciare per questo ai vantaggi ottenibili immediatamente.

Secondo Malatesta il gradualismo è necessario poiché ritiene assai improbabile che possano realizzarsi condizioni adatte per una rivoluzione prettamente anarchica. Gli anarchici, non potendo né volendo imporre l'anarchia con la violenza (altrimenti che anarchia sarebbe?), devono gradualmente realizzarla, senza cadere nella trappola del "riformismo" di Stato, lavorando sempre per creare le condizioni rivoluzionarie che abbattano qualsiasi forma di dominio istituzionale.

Il gradualismo rivoluzionario rifiuta l'idea presente in molti anarchici del "tutto e subito", cioè che basti abbattere Stato e governo perché poi le cose si "aggiustino naturalmente". L'eliminazione delle istituzioni non deve comportare il peggioramento delle condizioni di vita degli individui, altrimenti questi si rivolgerebbero nuovamente ad una autorità.

Sostanzialmente il gradualismo è il mezzo e l'anarchia è il fine; ciò viene esplicitato dallo stesso Malatesta:

«Siamo riformatori oggi in quanto cerchiamo di creare le condizioni più favorevoli ed il personale più cosciente e più numeroso che si può per menare a bene una insurrezione di popolo; saremo riformatori domani, ad insurrezione trionfante e a libertà conquistata, in quanto cercheremo, con tutti i mezzi che la libertà consente, cioè con la propaganda, con l’esempio, con la resistenza anche violenta contro chiunque volesse coartare la nostra libertà, cercheremo, dico, di conquistare alle nostre idee un numero sempre più grande di adesioni». [1]
«Non bisogna proporsi di tutto distruggere credendo che poi le cose si aggiusteranno da loro. [...] Noi dobbiamo dunque combattere l'autorità ed il privilegio, ma profittare di tutti i benefici della civiltà; e nulla distruggere di quanto soddisfi, sia pur malamente, ad un bisogno umano se non quando abbiamo qualche cosa di meglio da sostituirvi». [2]
«Bisogna studiare tutti i problemi pratici della vita: produzione, scambio, mezzi di comunicazione, relazioni fra i aggruppamenti anarchici e quelli che vivono sotto un'autorità, tra collettività comunistiche e quelle che vivono in regime individualistico, rapporti tra città e campagna, utilizzazione a vantaggio di tutti delle forze naturali e delle materie prime, distribuzione delle industrie e delle colture secondo le condizioni naturali dei vari paesi, istruzione pubblica, cura dei fanciulli e degl'impotenti, servizi igienici e medici, difesa contro i delinquenti comuni e quelli più pericolosi, che tentassero ancora di sopprimere la libertà degli altri a vantaggio di individui o di partiti, ecc. ecc. E di ogni problema preferire quelle soluzioni che non solo sono economicamente più convenienti, ma che rispondono meglio al bisogno di giustizia e di libertà e lasciano più aperta la via ai futuri miglioramenti. Nel caso anteporre la giustizia, la libertà, la solidarietà ai vantaggi economici». [2]
«Intransigenti contro ogni imposizione ed ogni sfruttamento capitalistico, noi dovremo essere tolleranti con tutte le concezioni sociali che prevalgono nei vari raggruppamenti umani, purché non ledano la libertà ed il diritto uguale degli altri; e contentarci di progredire gradualmente a misura che si eleva il livello morale degli uomini e crescono i mezzi materiali ed intellettuali di cui dispone l'umanità - facendo, questo s'intende, il più che possiamo - con lo studio, il lavoro, la propaganda, per affrettare l'evoluzione verso ideali sempre più alti». [2]
«[...] credo di avere esposto succintamente i criteri che debbono guidarci nella ricerca e nell'applicazione delle soluzioni, le quali saranno certamente varie e variabili a seconda delle circostanze ma dovranno sempre uniformarsi, per quanto dipende da noi, ai principi basilari dell'anarchismo: nessun comando dell'uomo sull'uomo, nessuno sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. Ai compagni tutti il compito di pensare, studiare, prepararsi - e farlo sollecitamente ed intensamente, perché i tempi sono “dinamici” ed occorre tenersi pronti per ciò che può accadere». [2]

Applicazioni del gradualismo

« [...] la conquista [...] di briciole di pane, per quanto minute sono sempre buone a mangiarsi, [...] sarà aumentato il benessere operaio e migliorate quindi le condizioni anche intellettuali. »

~ Luigi Fabbri

Altre idee anarchiche o ad esse affini, come per esempio l'ecologia sociale, si rifanno esplicitamente al gradualismo rivoluzionario: sul terreno delle lotte sociali sviluppano rivendicazioni per l'immediato con il chiaro intento di porre le basi per la costruzione di una società futura.

Secondo la Federazione Municipale di Base (FMB) di Spezzano Albanese (Cosenza) «una pratica libertaria [...] non si nutre di illusioni riformiste, né di una rivoluzione per la quale si attende l'esplosione come il raggiungimento di uno scopo, ma di una pratica gradualista rivoluzionaria che, trovando la sua forza nel conflitto, si sviluppa giorno dopo giorno, al di fuori delle istituzioni di potere, con delle strutture auto-organizzate e autogestionarie che, a partire dalle municipalità, prefigurano [...] la società dell'autogestione».

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni