La Questione Sociale (Paterson)
La Questione Sociale (dal 9 settembre 1899 recò il sottotitolo «periodico socialista-anarchico») è stato un periodico di Paterson (New Jersey) fondato nel 1895 dal Gruppo L'Era Nuova nonché da personalità anarchiche come Pietro Gori [1] e Gaetano Bresci.
Un settimanale con lo stesso titolo, diretto da Aldino Felicani, venne pubblicato poi a New York dal 18 ottobre 1914 al 3 settembre 1916.
Storia
Periodo di attività [2]
Il 15 luglio 1895 a Paterson, New Jersey (USA), esce il primo numero del periodico socialista-anarchico italiano La Questione Sociale. Il giornale è pubblicato dal gruppo di Paterson Diritto all'Esistenza, che ha anche una casa editrice, L'Era Nuova.
I principali editori saranno: lo scrittore anarchico Giuseppe Ciancabilla (fino a settembre 1899), Errico Malatesta (1899), Carlo Tresca (1901), Aldino Felicani, Luigi Galleani, Pedro Esteve e altri.
Vittima dell'odio anti-anarchico, il giornale sarà bandito dalla posta nel maggio del 1908 (l'ultimo numero è del 21 marzo 1908). [3]
La diatriba tra Malatesta e Ciancabilla
I primi mesi del 1899 videro a diretto confronto Errico Malatesta e Giuseppe Ciancabilla, all'epoca i portavoce più autorevoli e intransigenti di due opposte correnti: quella organizzatrice e quella antiorganizzatrice.
Giuseppe Ciancabilla era giunto negli Stati Uniti sui primi del 1899, trovando impiego presso la redazione de La Questione Sociale. Fervente sostenitore, fino a pochi mesi addietro, della necessità di dare al movimento una solida base organizzativa, preferì adeguarsi, una volta preso contatto coi compagni insediati in nordamerica, ad una situazione già di fatto esistente e favorire, anziché contrastare, la linea di tendenza antiorganizzatrice, che nella pratica si andava rivelando come la più aderente alla mentalità degli ambienti radicali italo-americani.
Tali vedute determinarono un violento scontro polemico fra il giovane pubblicista romano ed Errico Malatesta - che proprio in quello stesso periodo aveva assunto di persona la direzione de La Questione Sociale e portava avanti una intensa campagna per gettare le basi di un movimento organizzato anche fra l'elemento d'oltreoceano — conclusosi con la decisione di ciancabilla di declinare l'impegno redazionale e di dare vita a un nuovo periodico, nel quale avrebbe potuto sviluppare più organicamente le nuove concezioni tattiche, maturate in quell'arco di mesi. Il 16 settembre 1899, nasceva così il foglio antiorganizzatore L'Aurora, nel quale troviamo anticipati i temi centrali di quella propaganda antiorganizzativa, che pochi anni più tardi Luigi Galleani riprenderà, con efficacia indubbiamente maggiore, dalle colonne di Cronaca Sovversiva.
Periodicità
La Questione Sociale nasce come quindicinale. Dal 20 luglio 1898 (a. IV, n. 74) «esce il 10, 20 e 30 di ogni mese». Dal 5 novembre 1898 (a. IV, n. 84) diventa settimanale. [4]
Il nostro programma
Nel n° 1 del 9 settembre 1899 compare in prima pagina un articolo intitolato Il nostro programma, in cui, in 7 punti, è descritto l'ideale dei redattori del giornale.
- 1. «Abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perché nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti, avendo garentiti i mezzi per produrre e vivere, sieno veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente, per l'interesse comune e conformemente alle proprie simpatie.»
- 2. «Abolizione del governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi.»
- 3. «Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e di consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti, guidati dalla scienza e dall'esperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dal sentimento stesso della necessità ineluttabile, volontariamente si sottomette.»
- 4. «Garentiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli ed a tutti coloro che sono impotenti a provvedere a loro stessi.»
- 5. «Guerra alle religioni ed a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto della scienza. Istruzione scientifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati.»
- 6. «Guerra al patriottismo. Abolizione delle frontiere; fratellanza fra tutti i popoli.»
- 7. «Ricostituzione della famiglia, in quel modo che risulterà dalla pratica dell'amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni pressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso.»
Il supplemento Umberto e Bresci [5]
Dopo l'attentato di Monza del 29 luglio 1900, il quotidiano newyorkese L'Araldo Italiano si era fatto promotore di una sottoscrizione pubblica, per inviare una targa-corona del valore di mille dollari, sulla tomba di Umberto I, oltre un album «da offrirsi al fantoccio figlio del re Mitraglia di Savoia, per dimostrare tutta la loro ammirazione e devozione per il piccolo nuovo tiranno». Come risposta a tale iniziativa, La Questione Sociale aveva messo in circolazione «sottoscrizioni dal titolo Nickel-Protesta, allo scopo di dimostrare, una volta ancora, che le nostre simpatie sono tutte per il Bresci» e per raccogliere fondi da devolvere a favore della compagna e delle figlie dell'anarchico pratese. [6]
È grazie a questa sottoscrizione straordinaria, che il 29 luglio 1903 venne pubblicato a New York il numero unico Umberto e Bresci (sottotitolato «1900-29 luglio-1903. Terzo anniversario della caduta del tiranno d'Italia. Per cura di un gruppo di anarchici di New York» e recante il motto «La morte di un tiranno è la vita di un popolo - Chi ama il popolo non può dolersi della morte di un tiranno» [7]), uscito in sostituzione del n. 63 de La Questione Sociale, e diffuso gratuitamente in oltre 50.000 esemplari «per facilitare l'operaio che ancora non conosce chi fu il magnanimo Umberto e chi l'assassino Bresci». [8]
In tutti gli scritti presenti nel supplemento troviamo esaltata la figura ed il gesto del «figlio del popolo» Bresci, cui viene contrapposta quella del «tiranno» Umberto I, «parassita inutile e dannoso della società». Per entrambi - è detto - «noi attendiamo fiduciosi il verdetto della storia». [9] Infine, sotto il titolo Chi semina raccoglie, viene fornito, in cifre, il bilancio dei 22 anni di regno di Umberto, durante i quali - è ricordato - il «re filantropo, buono e galantuomo, rubò al già dissanguato popolo italiano la bagatella di 400 milioni di lire. Fece massacrare in Africa ventimila giovani lavoratori... ventimila anni di carcere furono distribuiti agli affamati... mille e duecento lavoratori furono vigliaccamente massacrati dai sicari suoi... In tutto ciò non è compreso lo svaligiamento delle banche, il furto manifesto del gioco del lotto... più ancora... i delitti delle caserme, i relegati alle infami isole, gli incidenti sui lavori, l'emigrazione forzata di qualche duecentomila all'anno, il credito degl'italiani all'estero, l'Istruzione pubblica interna, il cretinismo religioso... E con tutto questo po' po' di sterminio umano, di vigliaccheria sfacciata, di ladrocinio, si trovano ancora dei neo-cavalieri Maffiosi, ricettari e ladri patentati che versano amare lagrime per la perdita irreparabile del più grande assassino d'Italia. Umberto fece bagnare di sangue del popolo le desolate terre italiane... ed a Milano, che ancora fresca era la memoria dei sepolti dell'anno prima, a Milano il tiranno seminò, e a due passi di distanza raccolse il frutto dei suoi orrendi delitti».
Note
- ↑ Leonardo Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, p. 291.
- ↑ Fonte principale: L'Ephéméride Anarchiste, 15 juillet
- ↑ Il 26 maggio 1908, negli Stati Uniti, il presidente Theodore Roosevelt firmò un ordine esecutivo nel tentativo di imbavagliare la stampa anarchica. I servizi postali furono obbligati a bloccare qualsiasi materiale stampato il cui contenuto soddisfacesse i nuovi criteri della censura statale. Questa legge aveva il solo scopo di legalizzare i provvedimenti già presi nei confronti dei giornali anarchici e in particolare La Questione Sociale di Luigi Galleani.
- ↑ Leonardo Bettini, La Questione sociale, in Bibliografia dell'anarchismo.
- ↑ Leonardo Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, pp. 176-177.
- ↑ Cfr. La protesta dei cinque soldi (Nickel-Protesta), in «L'Aurora» (Yohoghany, Pa.) del 20 ottobre 1900 e il trafiletto Umberto e Bresci, in «L'Alba Sociale» (Ybor City-Tampa, Fla.) del 15 giugno 1901, ove è rilevato con soddisfazione, che «l'Araldo, dopo quasi un anno di continui strimpellanti appelli» ancora non aveva raggiunto l'obiettivo prefissosi, mentre «la lista della Questione Sociale, l'organo degli aborriti anarchici, supera già di parecchio la somma di dollari mille».
- ↑ Leonardo Bettini, Umberto e Bresci, in Bibliografia dell'anarchismo.
- ↑ Cfr., a p. 4, Il nostro compito e quello dei compagni.
- ↑ Vedi gli articoli: Umberto-Bresci, Confronto e Psicologia.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Paterson's Italian Anarchist Silk Workers andthe Politics of Race, di Salvatore Salerno