Il Risveglio Anarchico: differenze tra le versioni

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Dopo la fine del conflitto mondiale, l'attenzione degli ambienti [[rivoluzionari]] era stata ovviamente polarizzata dagli eventi della Russia [[bolscevica]]. Poco incline a condividere gli entusiasmi e l'eccessivo ottimismo, generalmente espresso da tutte le correnti rivoluzionarie, compresi alcuni [[anarchici]], nei confronti della nuova realtà sovietica, il foglio ginevrino si pronunciò subito contro «la dittatura del proletariato», perché contraria - affermava - ai principi del [[socialismo]] e perché tale formula «significa in realtà [...] delegazione di potere a qualche [[individuo]] che deve agire nell'interesse del proletariato». <ref>Cfr. F. P. ([[Francesco Porcelli]]), ''Anarchia e Dittatura'', n. 510, del 5 aprile 1919 (lo scritto esprimeva la posizione redazionale, dal momento che [[Francesco Porcelli|Porcelli]] sostituiva all'epoca, [[Luigi Bertoni|Bertoni]], in carcere dal [[1918]], per il caso delle «bombe di Zurigo»; in tal senso, d'altronde, lo stesso [[Luigi Bertoni|Bertoni]] lo rivendicherà, più tardi, pienamente, ripubblicandolo sul n. 554, del 25 dicembre 1920, con la precisazione che l'articolista aveva definito «subito in modo concludente la nostra posizione»).</ref>  
Dopo la fine del conflitto mondiale, l'attenzione degli ambienti [[rivoluzionari]] era stata ovviamente polarizzata dagli eventi della Russia [[bolscevica]]. Poco incline a condividere gli entusiasmi e l'eccessivo ottimismo, generalmente espresso da tutte le correnti rivoluzionarie, compresi alcuni [[anarchici]], nei confronti della nuova realtà sovietica, il foglio ginevrino si pronunciò subito contro «la dittatura del proletariato», perché contraria - affermava - ai principi del [[socialismo]] e perché tale formula «significa in realtà [...] delegazione di potere a qualche [[individuo]] che deve agire nell'interesse del proletariato». <ref>Cfr. F. P. ([[Francesco Porcelli]]), ''Anarchia e Dittatura'', n. 510, del 5 aprile 1919 (lo scritto esprimeva la posizione redazionale, dal momento che [[Francesco Porcelli|Porcelli]] sostituiva all'epoca, [[Luigi Bertoni|Bertoni]], in carcere dal [[1918]], per il caso delle «bombe di Zurigo»; in tal senso, d'altronde, lo stesso [[Luigi Bertoni|Bertoni]] lo rivendicherà, più tardi, pienamente, ripubblicandolo sul n. 554, del 25 dicembre 1920, con la precisazione che l'articolista aveva definito «subito in modo concludente la nostra posizione»).</ref>  


Da critico, l'atteggiamento del giornale nei confronti del [[bolscevismo]] divenne apertamente ostile, non appena fu chiara la politica di repressione condotta dal nuovo regime sovietico contro tutte le forze [[rivoluzionarie]], di fede non [[bolscevica]]: <ref> Vedi, ad esempio, ''Documenti rivoluzionari'', n. 529, del 3 gennaio 1920; ''Involuzione bolscevica'', n. 532, del 14 febbraio 1920.</ref>  
Da critico, l'atteggiamento del giornale nei confronti del [[bolscevismo]] divenne apertamente ostile non appena fu chiara la politica di repressione condotta dal nuovo regime sovietico contro tutte le forze [[rivoluzionarie]], di fede non [[bolscevica]]: <ref> Vedi, ad esempio, ''Documenti rivoluzionari'', n. 529, del 3 gennaio 1920; ''Involuzione bolscevica'', n. 532, del 14 febbraio 1920.</ref>  
:«L'errore di alcuni [[anarchici]] - si legge, in particolare, in una postilla redazionale a una corrispondenza di «Numitore» ([[Leonida Mastrodicasa]]) - fu di non aver subito attaccato con vigore la dittatura sedicente [[rivoluzionaria]], conformemente al programma elaborato da più di cinquant'anni. Ora non c''è possibilità d'accordo coi capi neo-comunisti [...] I giacobini della [[rivoluzione russa]] si sono ormai trasformati essi stessi in termidoriani per rimanere al potere». <ref>''Per la rivoluzione'', n. 577, del 26 novembre 1921.</ref>
:«L'errore di alcuni [[anarchici]] - si legge, in particolare, in una postilla redazionale a una corrispondenza di «Numitore» ([[Leonida Mastrodicasa]]) - fu di non aver subito attaccato con vigore la dittatura sedicente [[rivoluzionaria]], conformemente al programma elaborato da più di cinquant'anni. Ora non c''è possibilità d'accordo coi capi neo-comunisti [...] I giacobini della [[rivoluzione russa]] si sono ormai trasformati essi stessi in termidoriani per rimanere al potere». <ref>''Per la rivoluzione'', n. 577, del 26 novembre 1921.</ref>


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