Anarchismo e Massoneria: differenze tra le versioni

 
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Uno dei momenti più drammatici del [[socialismo]] italiano lo si ebbe durante il congresso dell'[[USI]] tenutosi il [[13 settembre|13]]-[[14 settembre]] [[1914]], durante il quale [[Alceste De Ambris]] tenne un duro discorso a favore dell'intervento dell'[[Italia]] in guerra. La sua mozione fu respinta dalla maggioranza antimilitarista capeggiata da [[Armando Borghi]]. Gli interventisti "convertitisi sulla via di Damasco" ([[Filippo Corridoni]], [[Alceste De Ambris]], [[Giuseppe Di Vittorio]] ed altri) ricevettero in cambio l'espulsione immediata dall'organizzazione sindacale.  
Uno dei momenti più drammatici del [[socialismo]] italiano lo si ebbe durante il congresso dell'[[USI]] tenutosi il [[13 settembre|13]]-[[14 settembre]] [[1914]], durante il quale [[Alceste De Ambris]] tenne un duro discorso a favore dell'intervento dell'[[Italia]] in guerra. La sua mozione fu respinta dalla maggioranza antimilitarista capeggiata da [[Armando Borghi]]. Gli interventisti "convertitisi sulla via di Damasco" ([[Filippo Corridoni]], [[Alceste De Ambris]], [[Giuseppe Di Vittorio]] ed altri) ricevettero in cambio l'espulsione immediata dall'organizzazione sindacale.  


Ma per quale motivo il [[socialismo]] italiano fu attraversato da quest'improvvisa ondata di conversioni pochi mesi dopo la [[settimana rossa]]? Fu Maria Rygier a confessare che quando nel [[1913]] si trovava in [[Francia]] per conto del comitato pro-Masetti entrò a far parte della massoneria e da quel momento agì per conto esclusivo di questa associazione. Fu lei stessa a rivelare i contatti con l'ambasciatore francese Barrere e sempre lei a convincere i francesi sulla necessità di fondare un quotidiano (pseudo)socialista interventista, in grado di creare confusione e scompiglio tra i socialisti italiani attraverso una propaganda nazionalista fatta però attraverso un uso del linguaggio tipicamente di sinistra. Quel giornale si chiamerà ''Il Popolo d'Italia'' e il suo direttore sarà [[Benito Mussolini]], che secondo la Rygier era stato "convertito" dai francesi a suon di banconote.  
Ma per quale motivo il [[socialismo]] italiano fu attraversato da quest'improvvisa ondata di conversioni pochi mesi dopo la [[settimana rossa]]? Fu [[Maria Rygier]] a confessare che quando nel [[1913]] si trovava in [[Francia]] per conto del comitato pro-Masetti entrò a far parte della massoneria e da quel momento agì per conto esclusivo di questa associazione. Fu lei stessa a rivelare i contatti con l'ambasciatore francese Barrere e sempre lei a convincere i francesi sulla necessità di fondare un quotidiano (pseudo)socialista interventista, in grado di creare confusione e scompiglio tra i socialisti italiani attraverso una propaganda nazionalista fatta però attraverso un uso del linguaggio tipicamente di sinistra. Quel giornale si chiamerà ''Il Popolo d'Italia'' e il suo direttore sarà [[Benito Mussolini]], che secondo la Rygier era stato "convertito" dai francesi a suon di banconote.  


Nell'articolo ''Come gli agenti segreti della massoneria sanno trescare nel'ombra'' <ref>''Controcorrente'', Boston, febbraio 1939.</ref>, l'anarchico [[Armando Borghi]] dichiarò che oltre alla Rygier erano massoni pure « i [[Libero Tancredi|Tancredi]], i Masotti, i Rossi, i Pasella, i [[Filippo Corridoni|Corridoni]]; - sindacalisti questi ultimi, al seguito del loro gran Maestro, il [[Alceste De Ambris|de Ambris]], l'inseparabile di quel massone di prime rango che è Campolonghi».
Nell'articolo ''Come gli agenti segreti della massoneria sanno trescare nel'ombra'' <ref>''Controcorrente'', Boston, febbraio 1939.</ref>, l'anarchico [[Armando Borghi]] dichiarò che oltre alla Rygier erano massoni pure « i [[Libero Tancredi|Tancredi]], i Masotti, i Rossi, i Pasella, i [[Filippo Corridoni|Corridoni]]; - sindacalisti questi ultimi, al seguito del loro gran Maestro, il [[Alceste De Ambris|de Ambris]], l'inseparabile di quel massone di prime rango che è Campolonghi».
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In breve tempo però le ambiguità di Ricciotti jr saltarono fuori una dopo l'altra (gerarchizzazione delle legioni, vera e propria schedatura degli antifascisti ecc.), in particolare i sospetti nascevano dal fatto che la spedizione venisse continuamente rimandata. Alla resa dei conti quasi tutti gli anarchici abbandonarono lo pseudo-progetto perché puzzava tremendamente di trappola. A quel punto, la spia [[fascista]] Garibaldi cercò di infiltrasi tra i fuoriusciti degli ambienti democratici, proponendo ancora una volta un'azione militare [[antifascista]] per destituire il Duce.  
In breve tempo però le ambiguità di Ricciotti jr saltarono fuori una dopo l'altra (gerarchizzazione delle legioni, vera e propria schedatura degli antifascisti ecc.), in particolare i sospetti nascevano dal fatto che la spedizione venisse continuamente rimandata. Alla resa dei conti quasi tutti gli anarchici abbandonarono lo pseudo-progetto perché puzzava tremendamente di trappola. A quel punto, la spia [[fascista]] Garibaldi cercò di infiltrasi tra i fuoriusciti degli ambienti democratici, proponendo ancora una volta un'azione militare [[antifascista]] per destituire il Duce.  


La macchinazione fascista si proponeva principalmente l'obiettivo di compromettere gli esiliati antifascisti esuli oltralpe, in modo da mettere in cattiva luce la stessa [[Francia]] e costringerla così ad espellerli. <ref>Si veda anche: [[Tintino_Rasi#Gli_anarchici_di_fronte_alle_provocazioni_di_Ricciotti_Garibaldi|Gli anarchici di fronte alle provocazioni di Ricciotti Garibaldi]]</ref>La cospirazione di Ricciotti jr terminò nel novembre [[1926]], quando, dopo essere stato tratto in arresto dalle [[autorità]] francesi, confessò di essere al servizio del [[governo]] fascista italiano, dal quale prendeva ordini tramite l'ambasciatore italiano a Parigi Romano Avezzana. Confessò pure di aver avuto contatti col vice questore Francesco La Polla, il quale gli aveva messo a disposizione la notevolissima somma di 645.000 lire. <ref>Franco Fucci, ''Le polizie di Mussolini'', Ugo Mursia Editore, 2001 </ref> <ref> I propositi di Ricciotti e dei suoi fratelli si erano estesi sino alla [[Spagna]] del dittatore Miguel Primo de Rivera e a tal proposito erano entrati in contatto con il generale Francesc Macià, al quale avevano proposto di organizzare un'insurrezione catalana che ovviamente non andò a buon fine e terminò con l'arresto del generale.</ref>
La macchinazione fascista si proponeva principalmente l'obiettivo di compromettere gli esiliati antifascisti esuli oltralpe, in modo da mettere in cattiva luce la stessa [[Francia]] e costringerla così ad espellerli. <ref>Si veda anche: [[Tintino_Rasi#Gli_anarchici_di_fronte_alle_provocazioni_di_Ricciotti_Garibaldi|Gli anarchici di fronte alle provocazioni di Ricciotti Garibaldi]]</ref> La cospirazione di Ricciotti jr terminò nel novembre [[1926]], quando, dopo essere stato tratto in arresto dalle [[autorità]] francesi, confessò di essere al servizio del [[governo]] fascista italiano, dal quale prendeva ordini tramite l'ambasciatore italiano a Parigi Romano Avezzana. Confessò pure di aver avuto contatti col vice questore Francesco La Polla, il quale gli aveva messo a disposizione la notevolissima somma di 645.000 lire. <ref>Franco Fucci, ''Le polizie di Mussolini'', Ugo Mursia Editore, 2001 </ref> <ref> I propositi di Ricciotti e dei suoi fratelli si erano estesi sino alla [[Spagna]] del dittatore Miguel Primo de Rivera e a tal proposito erano entrati in contatto con il generale Francesc Macià, al quale avevano proposto di organizzare un'insurrezione catalana che ovviamente non andò a buon fine e terminò con l'arresto del generale.</ref>


Ma com'è possibile che [[fascismo]] e massoneria si ritrovassero dalla stessa parte della barricata visto che Mussolini nel [[1924]]-[[1925|25]] aveva dato avvio ad una campagna repressiva contro i massoni? La risposta sta nel fatto che inizialmente la massoneria italiana tutta appoggiò la marcia su Roma e la nascita del regime, ma poco dopo alcune «obbedienze» (es. Grande Oriente) presero le distanze dal [[fascismo|regime]], sino a quando esso dichiarò l'assoluta incompatibilità tra [[fascismo]] e massoneria. <ref>L'incompatibilità venne dichiarata col voto del Gran Consiglio del marzo [[1923]]</ref> Resta il fatto che alcune obbedienze (Grande Loggia d'Italia) mantennero buoni rapporti col Duce più a lungo di altri ed anche quando questi si interruppero, molti massoni scelsero di rimanere fedeli al PNF. Caso emblematico fu quello del Gran Maestro del Grande Oriente Raoul Palermi <ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/raoul-vittorio-palermi_%28Dizionario_Biografico%29/ Raoul Palermi]</ref>, il quale sostanzialmente rimase devoto di Mussolini nonostante l'obbedienza massonica del Grande Oriente fosse una delle più perseguitate. A tal proposito, [[Maria Rygier]] fu inviata nel [[1925]] in [[Francia]], dove si trovava Palermi, per convincerlo ad allinearsi alla linea politica della massoneria. <ref>Nel 1926 Palermi abbandonò definitivamente la massoneria dichiarando la propria fedeltà al Duce</ref>
Ma com'è possibile che [[fascismo]] e massoneria si ritrovassero dalla stessa parte della barricata visto che Mussolini nel [[1924]]-[[1925|25]] aveva dato avvio ad una campagna repressiva contro i massoni? La risposta sta nel fatto che inizialmente la massoneria italiana tutta appoggiò la marcia su Roma e la nascita del regime, ma poco dopo alcune «obbedienze» (es. Grande Oriente) presero le distanze dal [[fascismo|regime]], sino a quando esso dichiarò l'assoluta incompatibilità tra [[fascismo]] e massoneria. <ref>L'incompatibilità venne dichiarata col voto del Gran Consiglio del marzo [[1923]]</ref> Resta il fatto che alcune obbedienze (Grande Loggia d'Italia) mantennero buoni rapporti col Duce più a lungo di altri ed anche quando questi si interruppero, molti massoni scelsero di rimanere fedeli al PNF. Caso emblematico fu quello del Gran Maestro del Grande Oriente Raoul Palermi <ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/raoul-vittorio-palermi_%28Dizionario_Biografico%29/ Raoul Palermi]</ref>, il quale sostanzialmente rimase devoto di Mussolini nonostante l'obbedienza massonica del Grande Oriente fosse una delle più perseguitate. A tal proposito, [[Maria Rygier]] fu inviata nel [[1925]] in [[Francia]], dove si trovava Palermi, per convincerlo ad allinearsi alla linea politica della massoneria. <ref>Nel 1926 Palermi abbandonò definitivamente la massoneria dichiarando la propria fedeltà al Duce</ref>
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