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[[File: | [[File:Tommasini5.jpg|miniatura|500px|Umberto Tommasini]] | ||
'''Umberto Tommasini''' (Vivaro, [[9 marzo]] [[1896]] - Vivaro, Pordenone, [[22 agosto]] [[1980]]) è stato un [[anarchico]] e un'[[antifascista]] italiano. | |||
== Biografia == | == Biografia == | ||
'''Umberto Tommasini''' nasce a Vivaro il [[9 marzo]] [[1896]] da Angelo e Bernardina Tommasini. La sua è una famiglia operaia e socialista, originaria di Vivaro (Pordenone), un paese localizzato in una delle zone più povere del Friuli rurale. | '''Umberto Tommasini''' nasce a Vivaro il [[9 marzo]] [[1896]] da Angelo e Bernardina Tommasini. La sua è una famiglia operaia e socialista, originaria di Vivaro (Pordenone), un paese localizzato in una delle zone più povere del Friuli rurale. | ||
=== Il socialismo === | === Il socialismo === | ||
Il padre, lavoratore non qualificato, aveva scelto per i primi figli i nomi dei sovrani sabaudi, ma una volta giunto a Trieste era diventato [[socialista]] e tale era rimasto per tutta la vita. Divenuto orfano di madre nel [[1902]], il tredicenne Umberto inizia a lavorare come apprendista fabbro e il [[14 ottobre]] [[1909]] partecipa al suo primo corteo, una protesta contro la condanna a morte dell'anarchico spagnolo [[Francisco Ferrer]]. Insieme ai tre fratelli maschi ([[Vittorio Tommasini|Vittorio]], Leonardo e Angelo) frequenta gli ambienti socialisti e il celebre Circolo di Studi sociali. Suo padre, anch'egli frequentatore del circolo, recupera i libri a carattere [[socialista]] più vecchi e li porta a Vivaro, dove apre una piccola biblioteca pubblica che occupa una delle due stanze della piccola casa di famiglia. È questa la prima biblioteca del circondario di Pordenone. | Il padre, lavoratore non qualificato, aveva scelto per i primi figli i nomi dei sovrani sabaudi, ma una volta giunto a Trieste era diventato [[socialista]] e tale era rimasto per tutta la vita. Divenuto orfano di madre nel [[1902]], il tredicenne Umberto inizia a lavorare come apprendista fabbro e il [[14 ottobre]] [[1909]] partecipa al suo primo corteo, una protesta contro la condanna a morte dell'anarchico spagnolo [[Francisco Ferrer]]. Insieme ai tre fratelli maschi ([[Vittorio Tommasini|Vittorio]], Leonardo e Angelo) frequenta gli ambienti socialisti e il celebre Circolo di Studi sociali. Suo padre, anch'egli frequentatore del circolo, recupera i libri a carattere [[socialista]] più vecchi e li porta a Vivaro, dove apre una piccola biblioteca pubblica che occupa una delle due stanze della piccola casa di famiglia. È questa la prima biblioteca del circondario di Pordenone. | ||
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=== L'adesione all'anarchismo e l'antifascismo=== | === L'adesione all'anarchismo e l'antifascismo=== | ||
[[File:Tommasini4.jpg|miniatura|400px|left|Umberto Tommasini in una foto segnaletica del [[1925]]]] | |||
Durante il [[1920]] segue il dibattito interno al movimento socialista, ma ne rimane profondamente deluso per il basso livello delle polemiche: non rinnova la tessera del Partito Socialista né entra nel neonato PCI, che secondo lui era strutturato in maniera [[gerarchia|eccessivamente gerarchica]]. Aderisce invece al [[movimento anarchico]], seguendo l'esempio del fratello più anziano, [[Vittorio Tommasini|Vittorio]], che aveva conosciuto in Sardegna gli anarchici provenienti da Trieste e che, in quanto [[antimilitarismo|antimilitaristi]], erano stati internati anche loro durante la guerra. Nel dopoguerra partecipa a Trieste ad iniziative sindacali e politiche. Prende parte alle lotte di quegli anni infuocati, in particolare pratica l'[[azione diretta]] contro i crumiri e la crescente criminalità [[fascista]]: nel [[1921]] viene ferito da un gruppo di [[fascismo|fascisti]] che aveva fatto irruzione nella fabbrica in cui lavorava. Nell'estate dello stesso anno partecipa ad una spedizione punitiva contro un gruppo di squadristi di ritorno da un'azione compiuta nel quartiere rosso di san Giacomo: il lancio di bombe provoca una trentina di feriti tra i [[fascismo|fascisti]]; suo padre, che mal sopportava questo genere di azioni, sceglie di rompere ogni rapporto con lui. | Durante il [[1920]] segue il dibattito interno al movimento socialista, ma ne rimane profondamente deluso per il basso livello delle polemiche: non rinnova la tessera del Partito Socialista né entra nel neonato PCI, che secondo lui era strutturato in maniera [[gerarchia|eccessivamente gerarchica]]. Aderisce invece al [[movimento anarchico]], seguendo l'esempio del fratello più anziano, [[Vittorio Tommasini|Vittorio]], che aveva conosciuto in Sardegna gli anarchici provenienti da Trieste e che, in quanto [[antimilitarismo|antimilitaristi]], erano stati internati anche loro durante la guerra. Nel dopoguerra partecipa a Trieste ad iniziative sindacali e politiche. Prende parte alle lotte di quegli anni infuocati, in particolare pratica l'[[azione diretta]] contro i crumiri e la crescente criminalità [[fascista]]: nel [[1921]] viene ferito da un gruppo di [[fascismo|fascisti]] che aveva fatto irruzione nella fabbrica in cui lavorava. Nell'estate dello stesso anno partecipa ad una spedizione punitiva contro un gruppo di squadristi di ritorno da un'azione compiuta nel quartiere rosso di san Giacomo: il lancio di bombe provoca una trentina di feriti tra i [[fascismo|fascisti]]; suo padre, che mal sopportava questo genere di azioni, sceglie di rompere ogni rapporto con lui. | ||
Nel [[1925]] partecipa del convegno dell'[[Unione Anarchica Italiana]] di Milano, dove conosce [[Camillo Berneri]] e [[Gino Bibbi]], con i quali rimarrà sempre in stretti rapporti. Collabora al fallito attentato di [[Gino Lucetti]] contro [[Mussolini]] ([[11 settembre]] [[1926]]); pare che sia stato proprio lui colui a rifornire il materiale esplosivo all'anarchico apuano, ma pare anche che non fosse al corrente dell'uso che se ne dovesse fare. In ogni caso, le [[autorità]] fasciste lo temono per la sua radicalità, per questo lo fermano più volte ed è tra i primi antifascisti ad esser confinato sulle isole: per sei anni è "ospite" di Ustica e di Ponza. | Nel [[1925]] partecipa del convegno dell'[[Unione Anarchica Italiana]] di Milano, dove conosce [[Camillo Berneri]] e [[Gino Bibbi]], con i quali rimarrà sempre in stretti rapporti. Collabora al fallito attentato di [[Gino Lucetti]] contro [[Mussolini]] ([[11 settembre]] [[1926]]); pare che sia stato proprio lui colui a rifornire il materiale esplosivo all'anarchico apuano, ma pare anche che non fosse al corrente dell'uso che se ne dovesse fare. In ogni caso, le [[autorità]] fasciste lo temono per la sua radicalità, per questo lo fermano più volte ed è tra i primi antifascisti ad esser confinato sulle isole: per sei anni è "ospite" di Ustica e di Ponza. | ||
[[File:Umberto Tommasini.jpg|300px|thumb|Umberto Tommasini al confino di Ponza ([[1928]])]] | |||
Tommasini è schedato per il «contegno altero e sprezzante» e come «seminatore instancabile di odio contro l'attuale costituzione sociale, insofferente di ogni disciplina e per nulla ossequiente verso le autorità». Sconta 5 anni di confino tra Ustica e Ponza, dedicandosi alla mensa e solidarizzando contro i soprusi dei sorveglianti. Durante il confino stringe legami con il [[comunista]] triestino [[Luigi Calligaris]] e l'ingegnere repubblicano [[Giobbe Giopp]]. Ritornato a Trieste nel [[1932]], sceglie dopo qualche settimana di espatriare clandestinamente in [[Francia]] (dopo una tappa breve a Ginevra, era stato [[Luigi Bertoni]] ad indirizzarlo verso Parigi), dove prende parte attiva alla lotta [[antifascista]] in esilio. Pur senza documenti, tiene contatti continui con molti antifascisti e con [[Camillo Berneri]] e [[Giobbe Giopp]] valuta la possibilità di compiere azioni antifasciste anche in [[Italia]]. Umberto Tommasini ha ovviamente anche una vita privata: nel [[1934]] inizia una convivenza con la triestina Anna Renner, dalla quale ha un figlio (Renato). | Tommasini è schedato per il «contegno altero e sprezzante» e come «seminatore instancabile di odio contro l'attuale costituzione sociale, insofferente di ogni disciplina e per nulla ossequiente verso le autorità». Sconta 5 anni di confino tra Ustica e Ponza, dedicandosi alla mensa e solidarizzando contro i soprusi dei sorveglianti. Durante il confino stringe legami con il [[comunista]] triestino [[Luigi Calligaris]] e l'ingegnere repubblicano [[Giobbe Giopp]]. Ritornato a Trieste nel [[1932]], sceglie dopo qualche settimana di espatriare clandestinamente in [[Francia]] (dopo una tappa breve a Ginevra, era stato [[Luigi Bertoni]] ad indirizzarlo verso Parigi), dove prende parte attiva alla lotta [[antifascista]] in esilio. Pur senza documenti, tiene contatti continui con molti antifascisti e con [[Camillo Berneri]] e [[Giobbe Giopp]] valuta la possibilità di compiere azioni antifasciste anche in [[Italia]]. Umberto Tommasini ha ovviamente anche una vita privata: nel [[1934]] inizia una convivenza con la triestina Anna Renner, dalla quale ha un figlio (Renato). | ||
=== La rivoluzione spagnola === | === La rivoluzione spagnola === | ||
Nell'ottobre [[1935]] partecipa al Convegno d'intesa, un incontro tenutosi Parigi tra gli esiliati anarchici, dove viene valutata la possibilità di rientrare in [[Italia]] per combattere il [[fascismo]]. Non se ne farà niente, ma questi contatti gli sono utili perché allo scoppio della [[rivoluzione spagnola]] (luglio 1936) aderisce alla [[Colonna Ascaso]] della [[CNT-FAI]], comandata da [[Carlo Rosselli]] e [[Camillo Berneri]], e in gran parte composta da [[anarchici]]. Giunto nel settore del monte Pelato (sul fronte Aragonese di Huesca), il [[28 agosto]] fa parte di quel gruppo di repubblicani che, seppur dotati di scarso armamentario, riesce a respingere un numeroso gruppo di carlisti <ref>[http://www.sapere.it/enciclopedia/carlismo.html Carlismo]</ref>. Ricopre anche ruoli guida nelle strutture militari repubblicane, anche se è molto critico rispetto alla crescente militarizzazione delle [[Colonna_Durruti#L.27organizzazione_e_il_problema_della_disciplina|milizie popolari]]. | Nell'ottobre [[1935]] partecipa al Convegno d'intesa, un incontro tenutosi Parigi tra gli esiliati anarchici, dove viene valutata la possibilità di rientrare in [[Italia]] per combattere il [[fascismo]]. Non se ne farà niente, ma questi contatti gli sono utili perché allo scoppio della [[rivoluzione spagnola]] (luglio 1936) aderisce alla [[Colonna Ascaso]] della [[CNT-FAI]], comandata da [[Carlo Rosselli]] e [[Camillo Berneri]], e in gran parte composta da [[anarchici]]. Giunto nel settore del monte Pelato (sul fronte Aragonese di Huesca), il [[28 agosto]] fa parte di quel gruppo di repubblicani che, seppur dotati di scarso armamentario, riesce a respingere un numeroso gruppo di carlisti <ref>[http://www.sapere.it/enciclopedia/carlismo.html Carlismo]</ref>. Ricopre anche ruoli guida nelle strutture militari repubblicane, anche se è molto critico rispetto alla crescente militarizzazione delle [[Colonna_Durruti#L.27organizzazione_e_il_problema_della_disciplina|milizie popolari]]. | ||
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=== La Seconda guerra mondiale === | === La Seconda guerra mondiale === | ||
[[File:Tommasini3.jpg|miniatura|400px|Umberto Tommasini in una foto segnaletica del [[1941]]]] | |||
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, viene arrestato nel [[1940]] ed internato nel campo di concentramento di Vernet d'Ariege, quindi è estradato in [[Italia]] dopo l'armistizio italo-francese. Dal [[1941|'41]] al [[1943|'43]] è tra le centinaia di [[anarchici]] confinati sull'isola di Ventotene, dove ritorna a svolgere la mansione di cuoco della mensa libertaria. A Ventotene si scontra con [[Giuseppe Di Vittorio]], che nell'estate del [[1937]], a Parigi, aveva calunniato [[Camillo Berneri]]. Dopo il [[25 luglio]] [[1943]], mentre gli altri detenuti politici vengono liberati, Tommasini, insieme agli altri anarchici e agli slavi, è trattenuto nel campo. Rimarrà internato a [[Testimonianza sul campo di concentramento di Renicci d'Anghiari|Renicci D'Anghiari]] (Arezzo) sino a poche ore prima dell'arrivo dei [[nazismo|nazisti]] l'[[8 settembre]] [[1943]]. | Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, viene arrestato nel [[1940]] ed internato nel campo di concentramento di Vernet d'Ariege, quindi è estradato in [[Italia]] dopo l'armistizio italo-francese. Dal [[1941|'41]] al [[1943|'43]] è tra le centinaia di [[anarchici]] confinati sull'isola di Ventotene, dove ritorna a svolgere la mansione di cuoco della mensa libertaria. A Ventotene si scontra con [[Giuseppe Di Vittorio]], che nell'estate del [[1937]], a Parigi, aveva calunniato [[Camillo Berneri]]. Dopo il [[25 luglio]] [[1943]], mentre gli altri detenuti politici vengono liberati, Tommasini, insieme agli altri anarchici e agli slavi, è trattenuto nel campo. Rimarrà internato a [[Testimonianza sul campo di concentramento di Renicci d'Anghiari|Renicci D'Anghiari]] (Arezzo) sino a poche ore prima dell'arrivo dei [[nazismo|nazisti]] l'[[8 settembre]] [[1943]]. | ||
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== Bibliografia== | == Bibliografia== | ||
*C. Venza, [https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14763 ''Umberto Tommasini''], in ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Tomo II, Pisa, BFS, pp. 615-617 | *C. Venza, [https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14763 ''Umberto Tommasini''], in ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Tomo II, Pisa, BFS, pp. 615-617 | ||
*[https://lemaquis.noblogs.org/post/2024/10/18/umberto-tommasini-lanarchico-triestino-il-fabbro-anarchico/ ''Umberto Tommasini. L'anarchico triestino. Il fabbro anarchico''], edizioni Antistato, Milano, 1984 // Odradek, Roma, 2011 | |||
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