Colonna Durruti

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La bandiera anarchica rossonera, nella versione usata dalla CNT-FAI.

Durante la rivoluzione spagnola la resistenza popolare antifranchista si autorganizzò militarmente in unità chiamate "Colonne". Tra quelle anarchiche si distinse per l'importanza la Colonna Durruti (diverrà poi la 26a Divisione dopo la militarizzazione delle milizie anarchiche (realizzato a tappe a partire dal settembre 1936), formata da circa 3000 militanti coordinati dalla figura carismatica di Buenaventura Durruti, uno dei dirigenti di spicco della CNT [1].

Cenni all'anarchismo in Spagna e sulla rivoluzione del 1936

Exquisite-kfind.png Vedi rivoluzione spagnola e Anarchici e potere nella rivoluzione spagnola.

L'organizzazione strutturale dell'anarchismo in Spagna avvenne intorno al 1850 per merito di Giuseppe Fanelli [2], anarchico bakuniano, volontario nella spedizione di Cristina Trivulzio Belgiojoso, fu presente alla difesa della Repubblica Romana insieme a Giuseppe Mazzini, Carlo Pisacane e Giuseppe Garibaldi.

L'anarchia trovò terreno fertile in Spagna a causa delle pessime condizioni di vita dei contadini e degli operai che si avvicinarono con rapidità alle idee bakuniste e poi a quelle dell'anarco-sindacalismo, sviluppatosi soprattutto per merito della CNT. La storica organizzazione spagnola si formalizzò nel 1911, in seguito, dopo la nascita della Federazione Anarchica Iberica nel 1927, molti militanti seguirono lo schema della "cinghia di trasmissione" e presero a collaborare con entrambe, dando vita alla CNT-FAI. In tempi più recenti, nel 1931, Nestor Makhno, accortosi delle potenzialità spagnole, spedì una lettera di invito alla lotta agli anarchici spagnoli [3].

Miliziani antifascisti della "Centuria Errico Malatesta"

La CNT-FAI ebbe un ruolo fondamentale nella gestione degli eventi rivoluzionari del 1936-39. Tra il 16 e il 17 luglio 1936, con l'ammutinamento della guarnigione militare del Marocco, Francisco Franco si mise alla testa delle forze reazionarie dando inizio al "colpo di Stato militare" (i franchisti conquistarono subito le Canarie, il Marocco, buona parte dell'Andalusia, la Castiglia–León, e quasi tutta la Galizia e a Saragozza). Il 18 luglio, mentre i militari golpisti proseguivano nella loro reazione conservatrice contro il recente governo del Fronte Popolare, si generò un vuoto di potere come conseguenza della debolezza governativa (si succedettero 4 governi in un giorno) che portò al rafforzamento della sinistra rivoluzionaria spagnola (soprattutto anarchici e trotzkysti).

Dal 19 al 23 luglio 1936, durante l'attuazione dello sciopero generale in risposta al sollevamento militare e all'apatia dello Stato, molti sindacalisti e rivoluzionari assaltarono le caserme delle forze dell'ordine e si impadronirono delle armi, distribuite immediatamente alla popolazione. Generalmente la resistenza antifranchista si (auto)organizzò con la formazione di milizie (10 giorni dopo l'insurrezione franchista vi erano circa 18.000 miliziani anarchici, oltre ad un retroterra di altri 150.000 pronti alla lotta), le quali procedettero anche all'occupazione, all'espropriazione dei latifondi da ridistribuire ai contadini ed all'occupazione delle fabbriche.

Gli anarchici fronteggiarono il franchismo mediante l'organizzazione delle cosiddette "Colonne". Il 21 luglio 1936 si costituirono a Barcellona diverse Colonne per contrastare i fascisti di Franco: Tierra y Libertad, Ascaso, Colonna de Hierro, Colonna Errico Malatesta (denominata anche "Battaglione della Morte", poi fu integrata nella Brigate Internazionali agli "ordini" del comandante rosso Francesco Fausto Nitti), Roya y Nigra e la Durruti. Il POUM organizzò la colonna Lenin, in cui confluirono i bordighisti italiani che avevano deciso di partecipare alla rivoluzione spagnola.

A causa delle divisioni interne al fronte repubblicano (in particolare tra comunisti autoritari, da una parte, e anarchici e poumisti, dall'altra) e dell'entrata in gioco dell'Italia e della Germania in favore di Francisco Franco, la rivoluzione fu sconfitta e trionfò la reazione franchista.

La Colonna Durruti tra guerra e rivoluzione

Exquisite-kfind.png Vedi Colonne anarchiche.

L'organizzazione e il problema della disciplina

Buenaventura Durruti, figura leggendaria dell'anarchismo spagnola, in onore del quale la colonna che dirigeva prese il nome di "Colonna Durruti"

L'organizzazione delle milizie anarchiche e antifasciste era ben diversa da quella di un normale esercito; erano bandite le divise e l'appartenenza all'una o all'altra formazione era indicata dal colore dei fazzoletti. Solitamente il modello organizzativo fu il seguente: l'unità più piccola era il "gruppo" formato da una decina di miliziani, che aveva per rappresentante un delegato democraticamente eletto; dieci gruppi formavano una "Centuria", con un delegato di centuria eletto come rappresentante della stessa; un numero di centurie non prefissato, ma dipendente dalle esigenze belliche delle diverse zone, costituiva un "Batallón" (Battaglione); l'insieme dei Battaglioni andava a costituire una "Colonna". La Colonna era comandata da un comitato di guerra, potenzialmente rimovibile, eletto dai miliziani, che potevano contare anche su un certo numero di aggregati ex ufficiali dell'esercito, esperti di artiglieria e nell'uso degli esplosivi.

La "Durruti" si distinse dalle altre colonne in quanto in essa spiccava la figura di Buenaventura Durruti, il quale esercitava sostanzialmente una funzione di comando grazie allo straordinario carisma esercitato sugli altri miliziani. Riguardo al problema della disciplina, Durruti si adoperò affinché i miliziani sviluppassero piena consapevolezza dell'importantissimo compito da loro esercitato sia nell'ambito della lotta al franchismo che in quello dell'instaurazione del comunismo libertario:

«Avere disciplina per me non significa nient'altro che badare alla propria responsabilità ed a quella degli altri. Sono contro ogni disciplina da caserma; conduce soltanto alla brutalizzazione, all'odio, a funzionari privi di coscienza. Ma tanto meno voglio qui parlare di una libertà malintesa, come la pretendono i vigliacchi, per rendersi facile la vita. Nella nostra organizzazione, la CNT, prevale una retta comprensione della disciplina; e ad essa dobbiamo il fatto che gli anarchici rispettano le decisioni dei compagni ai quali hanno conferito la propria fiducia. In tempo di guerra occorre obbedire ai delegati eletti, altrimenti qualsiasi operazione è condannata al fallimento. Se gli uomini non sono d'accordo con loro, nelle riunioni devono deporre i propri rappresentanti a sostituirli.» [4]

Il decreto di militarizzazione (28, 30 settembre, 4 ottobre) voluto dal governo catalano (in cui vi erano alcuni ministri anarchici!) delle milizie, subito dopo lo scioglimento del Comitato Centrale delle Milizie Antifasciste di Catalogna (CCMA), fu di fatto accettato, volente o nolente, dalla CNT, trasformando la Colonna Durruti nella 26a Divisione dell'esercito popolare.

Antifranchsimo e rivoluzione sociale

Durante la rivoluzione la "Durruti" cercò di liberare dai fascisti di Franco la città di Saragozza, collegamento fra la Catalogna e i Paesi Baschi e zona altamente industrializzata con, all'epoca, fabbriche di armi pesanti. Inoltre il fatto che la capitale dell'Aragona [come si vede nella carta Saragozza si trova al di là della linea antifascista] fosse caduta in mano ai fascisti significava per la CNT, per la rivoluzione e per l'esito della guerra un colpo tremendo. Saragozza era stata il punto di forza dell'anarchia: già la rivolta del 1933 aveva dimostrato quale potenziale si nascondesse in quella città.

Le colonne si diressero verso l'Aragona alla riconquista di Saragozza e Huesca [5]. Fra gli italiani presenti è da ricordare Agostino Sette, militante nella Durruti e primo caduto italiano nella lotta ai fascisti di Franco.

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La Durruti fu un esemplificazione dei metodi di combattimento adoperati dalle colonne anarchiche e/o della CNT: di città in città e di villaggio in villaggio la colonna si ingrossò grazie a nuovi reclutamenti fatti soprattutto tra i contadini e gli operai, arrivando così ad un numero di miliziani forse superiore a 5000, anche se le stime precise del numero dei miliziani delle colonne anarchiche fu sempre difficilmente determinabile.

Vittoria dopo vittoria nei paesi attraversati dalla Colonna Durruti, i miliziani compresero che non bisognava soltanto sconfiggere i franchisti ma anche porre le basi per la rivoluzione sociale, per questo invitarono i contadini ad impossessarsi delle terre e a ridistribuirle egualitariamente. Da parte loro i contadini fornirono appoggio di sussistenza e logistico ai combattenti della colonna [6]. Non di rado i miliziani della "Durruti" dovettero convincere i contadini a non unirsi a loro ma a restare nelle loro terre per mettere in atto la collettivizzazione agricola. La Durruti quindi agì non solo militarmente ma anche politicamente e socialmente, contrariamente agli stalinisti che invece ostacolarono questi progetti, ritenendo che si dovesse pensare esclusivamente alla lotta militare.

«La mia gente ha tutto ciò di cui ha bisogno, e quando viene il momento è meravigliosa. Con ciò non voglio dire che la milizia si sia trasformata in una pura macchina da guerra. No. Sanno perfettamente perché e per che cosa combattono. Si sentono rivoluzionari. Ciò che li induce alla lotta non sono vuote parole né leggi che promettano questo o quello. Per loro si tratta della conquista del paese, delle fabbriche, dei mezzi di trasporto, del pane e di una nuova cultura. Sanno che il loro futuro dipende dalla nostra vittoria. Noi facciamo la guerra e, nello stesso tempo, facciamo la rivoluzione. Questo è ciò che, secondo la mia opinione, le circostanze esigono da noi. Le norme rivoluzionarie, che riguardano tutto il popolo, non vengono adottate soltanto nelle retrovie, per Barcellona, valgono anche in primissima linea. In ogni villaggio che conquistiamo viene rivoluzionata, immediatamente, la vita quotidiana.» (Buenaventura Durruti [7])

Il problema più rilevante fu la mancanza di armi, nonostante gli operai di Barcellona si fossero dati da fare per produrre con metodi artigianali munizioni ed armamenti. Si sopperiva a tale carenza, almeno in parte, con l'uso dell'esplosivo largamente impiegato dai minatori, soprattutto nelle Asturie [8]. Non a caso dopo La Retirada le autorità francesi, consce che molti militanti antifascisti rifugiatisi in Francia erano addestrati all'utilizzo di esplosivi, provvidero a rinchiuderli in campi di massima sicurezza.

Durante l'autunno del 1936 fu chiesto a Buenaventura Durruti di spostarsi dal fronte di Aragona per andare a combattere a Madrid, dove i franchisti con l'appoggio dell'aviazione tedesca e italiana avevano sferrato un massiccio attacco per prendere la città. Nel contempo si passò alla militarizzazione delle Colonne, in senso centralizzato, con disciplina militare ordinaria. Tale processo di "normalizzazione" portò allo smembramento di una di quelle più note, la Colonna Italiana, in cui combatteva Carlo Rosselli. Per quanto Buenaventura Durruti e le truppe videro con ostilità la militarizzazione della Colonna, alla fine essa divenne la 26° Divisione del nuovo esercito repubblicano. Circa 15 giorni dopo Durruti morì a causa di una ferita alla schiena prodotta da una scheggia durante la difesa di Madrid. Seguendo i suoi dettami, dopo la sua morte la Colonna né si scompaginò né ridusse la portata del suo intervento politico-militare. A guerra oramai persa, nella drammatica Retirada del 1939, la Durruti fu l'ultima formazione antifascista che abbandonò la Catalogna, proteggendo così la fuga verso la Francia dei miliziani e dei civili antifascisti.

Militanti della Durruti

Per quanto riguarda i militanti della Colonna Durruti, va ricordata una figura femminile di gran carisma come Simone Weil. La breve esperienza della Weil nella guerra di Spagna, che abbandonerà dopo un banale incidente (mise un piede in una pentola d'acqua bollente), nasce dalla sua vicinanza alle idee anarchiche, soprattutto per la considerazione che l'anarchia ha della libertà individuale, quasi del tutto estranea al marxismo. Diviene pertanto comprensibile la scelta della Weil di arruolarsi nella Colonna Durruti. Altre donne si arruolarono nella Colonna, molte delle quali furono addette all'infermeria e/o alla mensa, come Augusta Marx, Georgette Kokoczinski e Madeleine Gierth [9].

Molti intelllettuali combatterono nella "Durruti, uno dei più celebri Carl Einstein [10], storico dell'arte e scrittore tedesco.

Nella Colonna Durruti, ricordiamo, combatterono gli italiani Antoine Gimenez [11] ed Agostino Sette, che sarà il primo caduto (31 luglio 1936) di nazionalità italiana nella guerra di Spagna. (Altre fonti danno come primo caduto Enrico Dal Bo, un antifascista veneto, arrivato a Melilla da poche settimane, dopo essere stato membro della sezione barcellonese della Lega italiana dei diritti dell'uomo, insieme a Bruno Sereni, Anteo Luzzatto, Giovanni Fassina, i fratelli Ornella, Lorenzo Musso e Umberto Calligaris [12], facente parte delle Brigate Internazionali).

Note

  1. Articolo in parte estratto da: Colonna Buenaventura Durruti
  2. Vicenda di Fanelli
  3. Il testo della lettera
  4. Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia, Feltrinelli, pag. 235
  5. Vi sono numerose prove fotografiche che ritraggono la Colonna Durruti durante le soste e poi in marcia verso Saragozza, durante la quale si divise in due formazioni: la prima si diresse a Pina, l'altra a Gelsa. Ve ne sono anche che immortalano i miliziani anarchici che scavano le trincee e poi anche quelle in cui combattono con sigaretta o pipa fra i denti
  6. Tale tematica è ben illustrata nel film Terrà e Libertà di Ken Loach
  7. Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia, Feltrinelli, pag. 234
  8. George Orwell, miliziano di una Colonna del POUM sul fronte aragonese descrisse con cruda realtà il problema della cronica mancanza di approvvigionamento di armi, mentre Ken Loach, nel suo film, ascrive questa mancanza di materiale bellico al contrasto fra formazioni libertarie e comuniste non filomoscovite con quelle staliniste all'interno del fronte antifascista.
  9. Kokoczinski e Marx morirono durante la battaglia di Perdiguera (Saragozza) iniziata il 16-17 ottobre 1936
  10. Carl Einstein (1885-1940)
  11. Antoine Gimenez & Les Giménologues, Les Fils de la nuit. Souvenirs de la guerre d'Espagne, Editions Les Giménologues et L'Insomniaque, Marseille-Montreuil, 2006
  12. Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola

Bibliografia

  • Hans Enzensberger, Breve estate dell'anarchia vita e morte di Buenaventura Durruti Feltrinelli
  • Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola / Il rivoluzionario (19 luglio-20 novembre 1936) BFS, curato da: L. Di Lembo Traduttore: A. Chersi
  • Di Colonel Durruti, Ammazza il bastardo, tradotto da A. Bresolin, Spartaco, 2007
  • Abel Paz, Buenaventura Durruti: cronaca della vita, Salamandra, 1980
  • Gaston Leval, FrancoStalin: le collettività anarchiche spagnole nella lotta contro Franco e la reazione staliniana, Istituto editoriale italiano, 1952
  • Anonimo, Durruti 1896-1936, Milano, Zero In Condotta, 1996.
  • Anonimo, La cuoca di Durruti, Milano, Deriveapprodi, 2002.
  • Max Aub, Barcellona brucia, Roma, Editori Riuniti, 1996.
  • Hans Kaminski, Quelli di Barcellona, Milano, Mondadori, 1984.
  • George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Milano, Mondadori, 1982.
  • Abel Paz, Spagna 1936 un anarchico nella rivoluzione, Lacaita, Manduria, 1998.
  • Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola, Pisa, Ragusa, Milano, Biblioteca F. Serantini, La Fiaccola, Zero In Condotta, 2 voll., 1999 e 2000.
  • Abel Paz, Le 30 ore di Barcellona, Carrara, Tipolito, 2002.
  • Josè Peirats, La CNT nella rivoluzione spagnola, Milano, Antistato, 1977 e 1978.
  • Carlos Semprun Maura, Libertad! Rivoluzione e controrivoluzione in Catalogna, Milano, Elèuthera, 1996.
  • Umberto Tommasini, L'anarchico triestino, Milano, Antistato, 1984.
  • M. Amoros, La revolución traicionada - La verdadera historia de Balius y Los Amigos de Durruti, Bilbao 2003.
  • Camillo Berneri, Guerra di classe in Spagna, Pistoia 1971.
  • G. Fontenis, El mensaje revolucionario de los Amigos de Durruti
  • J. Gomez Casa, Historia de la FAI, Madrid 2002.
  • F. Mintz - M. Pecina, Los Amigos de Durruti, los trosquistas y los sucesos de mayo, Madrid, 1978
  • Pier Francesco Zarcone, Comunisti anarchici e Amigos de Durruti nella rivoluzione spagnola, Pescara, 2005
  • José Peirats, La CNT nella rivoluzione spagnola, 4 voll., Milano, Antistato, 1977
  • Carlos Semprun Maura, Libertat! Rivoluzione e controrivoluzione in Catalogna, Milano, Elèuthera, 1996
  • Mario Signorino, Il massacro di Barcellona, Milano, Fabbri, 1973
  • Buenaventura Duruti i njegovi prijatelji. S.l.: Torpedo, 1996.
  • Durruti, sa vie, sa mort / Bureau d'information et de presse. Paris: Ed. du bureau d'information et de presse, 1938.
  • The lifestyle of Buenaventura Durruti. London: Kate Sharpley Library, 1994.

Rapporti colonne anarchiche-poumisti e colonne anarchiche-comunisti filomoscoviti

  • The Spanish civil war. The view from the left, numero monografico della rivista «Revolutionary History», n. 4, 1991;
  • Frank Mintz, Miguel Pecina, Los amigos de Durruti, los trotsquistas y los sucesos de mayo, Madrid, Campo Abierto, 1978;
  • Pelai Pagès, Le mouvement trotskyst pendant la guerre civile d'Espagne, in «Cahiers Léon Trotsky», 1982, n. 10, pp.47-65;
  • Jean Cavignac, Les trotskystes espagnols dans la tourmente, in «Cahiers Léon Trotsky», 1982, n. 10, pp. 67-74;
  • Durgan Andy, Les trotskystes espagnols et la fondation du POUM, in «Cahiers Léon Trotsky», 1993, n. 50, pp.15-5;
  • Agustin Guillamon Iborra, G.Munis, un révolutionnaire méconnu, in «Cahiers Léon Trotsky», 1993, n. 50, pp. 85-98;
  • Virginia Gervasini, Gli insegnamenti della sconfitta della rivoluzione spagnola (1937-1939), Foligno, Centro Studi Pietro Tresso, 1993;
  • Agustin Guillamon Iborra, I bordighisti nella guerra civile spagnola, Foligno, Centro Studi Pietro Tresso, 1993.
  • 1931-1937 Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna, Milano, Ed. Falce Martello, 1995
  • Jean Barrot, Bilan [1], La contre-revolution en Espagne, Ed. UGE.
  • C.C.I., La sinistra comunista italiana (1927-1952) Cap.5-6, Ed. CCI, Napoli 1984.
  • C.C.I., Rivista Internazionale n.1 - Articoli di Bilan sulla Spagna, Ed. CCI, Napoli 1976.
  • Chazé, Chroniques de la revolution espagnole, Ed. Spartacus.
  • Jahan, La guerre d'Espagne - in Invariance[2] n.8, 1969.
  • Felix Morrow, L'opposizione di sinistra in Spagna, Roma, Ed.Samonà e Savelli, 1970.
  • Andrés_Nin, Guerra e Rivoluzione in Spagna 1931/37, Milano, Ed. Feltrinelli, 1974.
  • Lev Trotskij, Scritti 1936-39 "Parte seconda: la rivoluzione spagnola", Torino, Ed. Einaudi, 1962.
  • Bruno Sereni, Ricordi della guerra; raccolta di appunti sulla guerra civile di Spagna; con riferimento specifico alla Colonna Lenin affiliata al POUM da Istituto: ISTITUTO CAMPANO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA VERA LOMBARDI Fondo: Fienga Bernardino [3]
Note
  1. Giornale bordighista
  2. Giornale bordighista
  3. Insmli

Comunisti filomoscoviti e frontisti

  • Cattel David, I comunisti e la guerra civile spagnola Milano, Ed. Feltrinelli, 1962.
  • Palmiro Togliatti, Particolarità della rivoluzione spagnola - in «Stato Operaio» dell'ottobre 1936, Parigi 1936.
  • Vittorio Vidali, La caduta della repubblica Milano, Ed. Vangelista, 1979.
  • Cattel David, La diplomazia sovietica e la guerra civile spagnolaMilano, Ed. Feltrinelli, 1963.

Filmografia

36cine capitol.jpg
  • Durruti 1896-1996, Corcuera Javier, 1996, Spagna, 12'
  • Durruti, Biographie einer Legende, Enzensberger HM, 1971, Germania, 50'
  • Durruti en la revolución española, los Rios Paco de, 1998, Spagna, 55'
  • El Frente, Cazaux Raymond, 1977, Francia, 35'
  • Buenaventura Durruti, anarquista, Comolli Jean-Louis, 2000, Spagna-Francia
  • Cartas desde Huesca,Artero Antonio, 1993, Spagna, 89'
  • El Año de las luces, Trueba Fernando, 1986, Spagna, 105'
  • La Collera del viento (Trinita voit rouge), Camus Mario, 1971, Italia, 90'
  • El Hermano pequeño, Urbizu Enrique, 1999, Spagna

Voci correlate

Collegamenti esterni

Collegamenti esterni su filmografia