Max Sartin

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Raffaele Schiavina

Max Sartin, pseudonimo di Raffaele Schiavina (Ferrara, 8 aprile 1894 – Salt Lake City, USA, 23 novembre 1987), anarchico individualista italiano emigrato negli USA, è stato dal 1928 al 1971 il direttore de «L'Adunata dei Refrattari», periodico in lingua italiana stampato a New York.

Biografia

Prima fase: emigrazione e adesione all'anarchismo

Raffaele Schiavina nasce a San Carlo (Ferrara) l'8 aprile 1894 presso una povera famiglia di contadini. Nel 1912 emigra negli USA, a Brockton (Massachusetts), e nel 1914 aderisce al pensiero libertario grazie soprattutto alla lettura di Kropotkin [1]. Abbonatosi a «Cronaca sovversiva», giornale anarchico in lingua italiana, partecipa a svariati comizi anarchici e conosce Luigi Galleani, direttore della stessa rivista. Nell'aprile del 1916 accetta l'incarico di divenire amministratore del giornale, per cui scrive anche alcuni articoli firmati con vari pseudonimi. Arrestato assieme a Luigi Galleani e condannato ad un anno di carcere per essersi rifiutato di partire per il fronte, è espulso verso l'Italia il 9 luglio 1919.

Il rientro in Italia

La propaganda anarchica («Cronaca sovversiva») e l'antifascismo

A Napoli è subito indagato dalle autorità militari per diserzione e incarcerato a Sant'Elmo, dove è trattenuto sino all'amnistia del 2 settembre, data in cui è incorporato nel regio esercito. Il 12 tutti gli uomini della sua classe vengono congedati e Schiavina può finalmente incontrarsi con i genitori che non vedeva da 6 anni. All'inizio del 1920 riprende il suo ruolo di redattore della nuova edizione italiana di «Cronaca sovversiva», che con il titolo A stormo è spedita anche negli USA a 4000 persone. Il cambio del titolo per l'edizione da "esportazione" si rivela necessario perché negli USA la testata intitolata «Cronaca sovversiva» era stata proibita.

Dopo 20 numeri, nell'ottobre 1920, «Cronaca sovversiva» deve cessare le pubblicazioni, per via della denuncia di Luigi Galleani accusato di aver pubblicato alcuni articoli a carattere antimilitarista. Nell'agosto del 1921 Raffaele Schiavina è accusato pretestuosamente ed infondatamente dai fascisti di essere un leader degli Arditi del Popolo. Dopo 15 mesi di carcere preventivo viene infatti rilasciato. [2]

  • Nota a margine

Nonostante Schiavina abbia pubblicamente smentito di essere stato militante degli Arditi del Popolo, non impedisce affatto di pensare che egli, durante il periodo torinese, sia stato implicato in azioni dirette antifasciste. Ciò è deducibile dalla testimonianza diretta di Francesco Leone [3], comunista, partigiano ed uno fra i capi degli Arditi del Popolo del vercellese: «... Vedi, c'era un gruppo di anarchici. Qui c'era stato Luigi Galleani, che era stato in America e per un certo periodo poi era stato anche qui. Anzi, io credo che questo gruppo di anarchici si chiamasse il gruppo Galleani. E questo gruppo era composto da elementi molto decisi, molto decisi. Ricordo, per esempio, dopo quella lotta lì con i fascisti, io son sempre uscito tutte le sere, nonostante che ci fossero sempre scontri, una volta mi hanno anche sparato da un viale: a pochi metri di distanza non m'hanno preso. Ebbene, questi anarchici, a mia insaputa, dopo questo atto, si distribuivano la notte nei giardini proprio a mia difesa, senza che io neanche lo sapessi... » (da Intervista a Francesco Leone) [4]. Considerando che in quel periodo Galleani e Schiavina agivano in perfetta simbiosi, non è impossibile pensare che in quel gruppo di anarchici militasse anche il futuro direttore de «L'Adunata dei Refrattari».

Fuga dall'Italia e esilio in Francia

L'ottenuta libertà gli consente un regolare ma momentaneo espatrio in Francia, dove vi giunge con il compagno Giuseppe Mioli. Stabilitosi a Parigi, fonda un giornale anarchico ben conosciuto fra i "fuoriusciti" antifascisti, «Il Monito» (Parigi, 1925-1928), collabora anche alla pubblicazione de «La Difesa di Sacco e Vanzetti» (Parigi, 1923) e fonda nel maggio 1923 il "Comitato in favore delle vittime politiche", in cui si ritrovano molti fuoriusciti italiani (es. Virgilio Gozzoli). A Marsiglia, insieme soprattutto a Paolo Schicchi, partecipa all'editazione del numero unico in lingua inglese California newspaper Man!, firmandosi con lo pseudonimo di Melchior Seele. Pubblica inoltre un articolo per il giornale di Virgilia D'Andrea [5], "Veglia", firmato con il proprio nome e cognome. (Curiosità non da poco poiché era solito usare svariati pseudonimi: Cesare, Nando, Michetta, Calibano, usato una volta sola nel «Monito» di Parigi, Max Sartin, Labor, Manhattanite, Bob, Juan Taro, X. Y., R.S., M.Secc. Nel lungo periodo in cui dirigerà L'Adunata dei Refrattari, lo stesso Schiavina dichiarerà di aver pubblicato sempre articoli non firmati, in quanto espressione dell'intera testata) [6].

La permanenza a Parigi, dove peraltro aveva raggiunto una certa stabilità economica, durerà fino alla promulgazione da parte delle autorità francesi nel giugno 1926 di un decreto di espulsione, che lo convincerà ad entrare clandestinamente negli USA, dove peraltro si stabilirà sino alla morte.

Nuovamente negli USA: L'adunata dei Refrattari

Nonstante la clandestinità, dirige dal maggio 1928 al 1972 «L'Adunata dei Refrattari» (prima della direzione è un semplice collaboratore), storica rivista anarchica statunitense in lingua italiana stampata a New York, che sotto la sua direzione si struttura immediatamente in modo tale da permettere e favorire lo sviluppo di dibattiti interni al movimento anarchico e internazionalista, avvalendosi di prestigiosi collaboratori italiani (Camillo Berneri, Virgilia D'Andrea, Armando Borghi ecc.), europei e dell'America del sud. Raffaele Schiavina negli USA ha stretti rapporti con l'anarchico Michele Schirru, che orbitava intorno al gruppo del giornale, ed è certo che quando questi si trasferisce in Italia con l'intenzione di uccidere Mussolini i due sono in strettissimo contatto. Schiavina e Fiorina Rossi, sua compagna di vita e di lotta, si presero cura anche di Clément Duval, anarchico illegalista francese fuggito dai lavori forzati cui era stato condannato e rifuggiatosi negli USA.

Oltre ai suoi articoli pubblicati su «L'Adunata» e altri giornali, firmati sotto diversi pseudonimi, è l'autore della brochure Berneri in Spagna. Durante la sua lunghissima militanza, durata praticamente sino alla sua morte (Salt Lake City, USA, 23 novembre 1987), è stato sempre attivo propagandista del pensiero anarchico, raccogliendo e archiviando moltissimo materiale su ogni singolo e piccolo militante anarchico di cui sia venuto a conoscenza, perché ognuno «meritava di essere conosciuto anche da quelli che sono venuti e che verranno dopo di noi» [7].

L'archivio di Max Sartin

I suoi importanti archivi sul movimento anarchico internazionale sono stati depositati alla "Boston Public Library", dove si trovano anche quelli di Aldino Felicani su Sacco e Vanzetti. In Italia, l'"Archivio Pinelli" ha avuto come lascito da Max Sartin centinaia di rari documenti e foto riguardanti il movimento anarchico italo-americano ed il periodo del fascismo, per la maggior parte opera del "fuoriuscitismo" anarchico ed antifascista che aveva riparato a Parigi.

«Fanno parte integrante del fondo anche documenti prodotti dai GIA, dalla redazione di "Volontà ", dal gruppo editoriale "L'Antistato", scritti di Raffaele Schiavina, lettere di Luigi Fabbri a Gigi Damiani e di Sébastien Faure ad Armando Borghi e Gianni Landi: tutto materiale raccolto e conservato da Turroni e, in tal modo, sottratto a probabile dispersione.» [8]

Note

Bibliografia

  • Max Sartin, Mistificazioni e chimere del riformismo, 1947
  • Max Sartin, Il sistema rappresentativo e l'ideale anarchico, 1945
  • Max Sartin, La guerra che viene, 1939, con introduzione uno scritto di Luigi Galleani
  • Max Sartin, Berneri in Spagna, 1938, Paul Avrich Collection. Inoltre edizioni RL, Iglesias, Cagliari. Riprodotto dall'edizione della biblioteca de L'Adunata dei Refrattari. New York. 1938, introduzione e breve bibliografia di Gianni Carrozza
  • Raffaele Schiavina, Sacco e Vanzetti: cause e fini di un delitto di Stato, edito a cura del Comitato anarchico pro vittime politiche d'Italia, 1927
  • Max Sartin, Pio Turroni, Osvaldo Maraviglia Papers

Voci correlate

Collegamenti esterni