Vittorio Pini

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Vittorio Pini

Vittorio Pini (Reggio Emilia, 20 agosto 1859 – Cayenne, Guyana francese, 8 giugno 1903) è stato un anarchico espropriatore italiano.

Biografia

Figlio di un volontario garibaldino, Vittorio Pini patisce un'infanzia molto difficile e miserabile - molti suoi fratelli moriranno a causa della indigenza - e per questo inizia a lavorare in una tipografia all'età di 12 anni, prima di essere assunto nella stamperia di un giornale repubblicano, dove comincerà ad interessarsi di politica.

Prime lotte sociali

Successivamente alla vittoria della sinistra alle elezioni del 1876, aderisce all'Internazionale dei Lavoratori dopo aver assistito ad una conferenza di Giuseppe Barbani. In seguito si trasferisce a Milano, dove partecipa allo sciopero dei tipografi, che si concluderà con un fallimento dopo sei mesi di dura lotta. La sconfitta sul piano sociale, lo convincerà dell'inutilità di questo genere di lotte, spingendolo ad assumere toni più radicali e illegalisti.

All'epoca Pini trova lavoro come pompiere, mestiere che lo porterà anche a compiere atti eroici come la salvezza di una famiglia intrappolata nella propria casa andata in fiamme. Nel 1886 emigra prima in Svizzera e poi in Francia, dove trova lavoro come cameriere, ambulante e calzolaio.

L'anarchismo individualista e illegalista

Avvicinatosi alla corrente individualista, fonda a Parigi il gruppo Gli Intransigenti di Londra e Parigi (chiamato anche I ribelli di Saint Denis, il gruppo degli Introvabili, Gli straccioni di Parigi),insieme tra gli altri a Luigi Parmeggiani, Caio Zavoli e Alessandro Marroco.

Secondo Jean Grave il gruppo sarebbe gravitato intorno alle attività della stamperia de La Révolte prima e de Il Pugnale poi (Parigi, 2 numeri di aprile e il 14 agosto 1889), di cui assume la carica di direttore insieme a Parmeggiani. Partigiano dell'individualismo, Pini teorizza l'esproprio come mezzo rivoluzionario per abolire la proprietà privata e giungere così al comunismo anarchico. A lui vengono attribuiti un gran numero furti e rapine allo scopo di finanziare varie attività propagandistiche, tra cui l'apertura di una stamperia in via Bellefond e la nascita del giornale Il Ciclone (Parigi, n° 1, 4 settembre 1887).

Nell'autunno del 1888 pubblica numerosi manifesti, tra cui Manifesto degli anarchici in lingua italiana al popolo d'Italia, che chiama il popolo italiano ad insorgere, criticando apertamente Amilcare Cipriani con l'accusa di aver tradito gli ideali della rivoluzione sociale. Due deputati socialisti - Celso Ceretti e Camillo Prampolini - dopo aver preso le difese di Cipriani ed aver accusato gli autori del Manifesto di essere al soldo della polizia, Pini e Parmeggiani si recano in Italia per vendicare quello che secondo loro era una grave diffamazione. Il 13 febbraio 1889 pugnalano Ceretti a Mirandola e vengono intercettati dopo 3 giorni dalla polizia mentre si dirigevano verso Reggio Emilia in cerca di Prampolini. Entrambi riescono a fuggire e raggiungere le loro destinazioni, Pini in Francia e Parmeggiani a Londra.

L'arresto e la deportazione in Guyana

Il 18 giugno 1889, in seguito ad una soffiata, una perquisizione della polizia nell'abitazione di Pini permette di recuperare molta refurtiva e attrezzature varie. Pini viene arrestato insieme a Placide Schouppe e Maria Soenen. Portato il 4 e 5 novembre 1889 davanti alla Corte d'assise con i suoi compagni, viene condannato a 20 anni di lavori forzati, salutati al grido di «Viva l'anarchia, abbasso i ladri.». P. Schouppe subisce invece una condanna a 10 anni di lavori forzati, Maria Soenen a 5. La sua difesa intitolata Morte ai ladri sarà in seguito pubblicato sotto forma di manifesto, accompagnato da un Manifesto del gruppo parigino di propaganda anarchica che rianimerà nel movimento un intenso dibattito sulla legittimità del furto.

«Noi, anarchici è con l'intera coscienza di compiere un dovere che attacchiamo la proprietà, da un doppio punto di vista: il primo per affermare a noi stessi il diritto naturale all'esistenza; il secondo per fornirci i mezzi propri per distruggere le vostre proprietà e, se il caso, voi con loro» (dichiarazione processuale di V. Pini).

Giunto al bagno penale della Guyane il 15 agosto 1890, tenta senza successo di evadere. Nel luglio 1891, insieme a Placide Schouppe, fugge risalendo l'estuario di Maroni in piroga. Intorno ad agosto, sempre con Schouppe, si dirige a piedi verso il Venezuela, ma deve rinunciare a causa del gonfiore dei suoi piedi. Verso il 19 agosto, sorpreso dalla polizia olandese, tenta di fuggire ma viene ferito alle gambe da uno sparo. Dopo 2 mesi all'ospedale del Suriname, viene ricondotto a Cayenne e nuovamente condannato a due anni di detenzione all'Isola della salute.

Vittorio Pini, matricola 24216, che aveva nel 1902 beneficiato di un'amnistia di 3 anni, muore di malattia l'8 giugno 1903 al bagno della Cayenne.

Voci correlate

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