Olimpiade Popolare (Barcellona, 1936)

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Manifesto dell'Olimpiade Popolare di Barcellona 1936. A sottolineare il carattere antirazzista della manifestazione erano stati raffigurati tre atleti distinti per il colore della pelle

Le Olimpiadi Popolari (in catalano: Olimpíada Popular; in spagnolo: Olimpiada Popular), programmate dal nuovo governo del Fronte Popolare dal 19 al 26 luglio 1936 a Barcellona, furono predisposte in contrapposizione ai Giochi Olimpici di Berlino (-16 agosto) 1936) organizzati dalla Germania nazista. Conosciuti anche come "giochi antifascisti", non furono mai disputati a causa della sollevazione militare franchista, iniziata il 17 luglio, che diede avvio alla guerra civile spagnola.

Contesto storico

Nel 1928 le città di Barcellona, Berlino e Istanbul si candidarono al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per ospitare le Olimpiadi del 1936. Il CIO si riunì in Spagna nel maggio 1931, poco dopo l'avvento nel paese della Seconda Repubblica, per decretare ufficialmente in quale città si sarebbero tenuti i Giochi. Il barone Pierre de Coubertin e tutto il CIO erano assai spaventati dai repubblicani spagnoli e forse anche per questo la scelta ricadde su Berlino. All'epoca la Germania era ancora una repubblica democratica anche se nel parlamento tedesco già i nazisti facevano sentire la loro voce.

Hitler con accanto Mussolini. Il dittatore tedesco utilizzò le Olimpiadi ufficiali di Berlino del 1936 in chiave fortemente propagandistica

Tuttavia, subito dopo la nomina di Hitler a cancelliere nel gennaio 1933, nonostante il regime nazista avesse provveduto immediatamente a revocare i titoli sportivi dei non-ariani («Lo sport tedesco è fatto per gli ariani (...) la direzione della gioventù tedesca appartiene interamente agli ariani e non agli ebrei.» [1]), il CIO non provvedete a revocare la decisione presa, avvallando di fatto l'uso dello sport in chiave propagandistica da parte del regime di Hitler. Nel frattempo anche la Coppa del mondo di calcio del 1934 si sarebbe svolta nell'Italia fascista...

In tutto il mondo si levarono proteste contro i Giochi Olimpici berlinesi: più di 500.000 persone firmarono una petizione anti-nazista [2] ed in tutto il pianeta si registrarono proteste e manifestazioni. La Francia fu uno dei paesi in cui la contestazione assunse i toni più vivaci; la nuova Fédération sportive et gymnique du travail (FGST) lanciò lo slogan «Non un soldo, non un uomo per le Olimpiadi a Berlino!», con il quale esplicitò la sua contrarietà alle Olimpiadi naziste. Il quotidiano Le Sport ouvrier il 9 ottobre 1935 scrisse:

«La legge olimpica è violata ogni giorno, alcuna garanzia di libertà è data agli atleti ebrei e cattolici. In queste condizioni, nostro dovere, così come tutti gli uomini d'onore, è quello di denunciare con forza le pratiche hitleriane e di chiedere il trasferimento dei Giochi in un altro paese.»

Dopo la giornata del 6 febbraio 1934 a Parigi - giorno in cui si tenne una manifestazione antiparlamentare organizzata da un gruppo di estrema destra che scatenò la repressione poliziesca (15 morti) - la strategia dei Fronti popolari fu adottata in Francia e altrove. Diretto da Léo Lagrange, che sarà Sottosegretario dello Sport nel governo guidato da Léon Blum, la FGST dialogò con Generalitat della Catalogna, mentre ad Anversa, Praga ed altre città tentarono, ma senza successo, di organizzare Giochi alternativi. Nel 1935, Tel Aviv organizzò i primi giochi olimpici ebrei.

La decisione del Fronte Popolare spagnolo

Léo Lagrange (1900-1940), socialista e sottosegretario francese allo Sport, partecipò all'organizzazione delle Olimpiadi antifasciste. Il 9 luglio però tutta la sinistra parlamentare francese tradì i propri principi antifascisti avallando la partecipazione della Francia alle "Olimpiadi naziste"

La decisione di tenere a Barcellona le Olimpiadi Popolari fu presa dal Fronte Popolare immediatamente dopo la sua vittoria alle elezioni del 18 febbraio 1936. La Spagna infatti, in cui era fortissima anche l'influenza esercitata dagli anarchici della CNT (e non solo), un sindacato anarchico che contava conta quasi un milione e mezzo di iscritti ed aveva proprio a Barcellona la sua roccaforte, sarà l'unico paese (insieme all'URSS) a non inviare nessun atleta ai Giochi ufficiali di Berlino.

In ragione delle pressioni della Fédération ouvrière suisse de gymnastique et du sport, il governo svizzero (sede del CIO) rifiutò di votare una sovvenzione alla delegazione di atleti che dovevavano partire per Berlino, prima di ritrattare la propria posizione. Trecento atleti svizzeri si recarono a Barcellona, mentre alcuni addirittura si arruolarono nelle fila della Colonna Durruti. Nei Paesi Bassi si costituì il gruppo antifascista De Olympiade Onder Dictatuur (DOOD, « l'Olimpiade sotto la dittatura ») con l'intento di organizzare un boicottaggio dei Giochi di Berlino; in Belgio i parlamentari ed il governo subirono forti tensioni e pressioni sulla partecipazione ai Giochi Olimpici nazisti; in Francia, dove le leghe fasciste ed il barone de Coubertin si erano schierati in favore dei giochi di Berlino, il Partito comunista, Léo Lagrange e André Malraux appoggiarono ufficialmente le Olimpiadi popolari.

All'inizio di maggio, la Generalitat catalana fissò il programma dell'Olimpiada Popular ed il Comitato Organizzatore di Barcellona, del quale facevano parte operai e sindacalisti, inviò nel giugno seguente gli inviti formali ai partecipanti. Il Comité Español para la Defensa del Espíritu Olímpico (Comitato Spagnolo per la Difesa dello Spirito Olimpico) così descrisse l'obiettivo che si prefiggevano le Olimpiadi Popolari:

«La più grande delle aspirazioni che ci muove in questa lotta è quella di difendere il significato originale delle Olimpiadi: la stretta unione e la fratellanza di tutti i popoli e razze in una competizione sportiva. Noi, appassionati di sport, e prescindendo da ogni ideologia politica o sociale, ci siamo riuniti per difendere questo spirito, vero sentiero delle Olimpiadi, che vedremo violarsi se questa XI Olimpiade si celebra nell'antro dell'ingiustizia e del sopruso.»

Lo stesso PCE dichiarò ufficialmente che intendevano contrapporre le Olimpiadi Popolari a quelle ufficiali, in antitesi al nazismo e al razzismo. I giornali spagnoli annunciarono enfaticamente:

«Dimostreremo al Mondo intero che oggi il vero spirito olimpico non sta a Berlino, ma qui». [3]

La cerimonia di apertura, dalla quale erano state bandite le bandiere nazionali, era stata prevista per il 19 luglio 1936. Seimila atleti provenienti da 22 diversi paesi si iscrissero ai Giochi. Le più grandi delegazioni erano quelle degli Stati Uniti, Paesi Bassi, Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Norvegia, Svezia e Algeria, mentre la squadra tedesca ed italiana era formata da esuli politici. La maggior parte degli atleti erano membri di club sportivi e/o associazioni di partiti di sinistra, alcuni appartenevano ai comitati pubblici e Olimpici.

Fu deciso che le competizioni si sarebbero disputate nelle strutture costruite per l'Esposizione Internazionale del 1929 e nello Stadio di Montjuïc - l'attuale Stadio Olimpico Lluis Companys. [4]

Gli atleti di fronte alla sollevazione militare franchista

Tesserino sportivo di Eduardo Vivancos, atleta ed anarchico spagnolo.
Clara Thalmann-Ensner, nuotatrice svizzera, anarchica e miliziana della Colonna Durruti

Dal 14 luglio gli atleti francesi iniziarono il viaggio verso Barcellona; ad ogni stazione scoppiavano manifestazioni spontanee che iniziavano e terminavano col canto dell'Internazionale. Gli ultimi atleti, che per lo più non parlavano spagnolo o catalano, giunsero nella città catalana il mattino del 18 luglio. Nella notte tra il 18 e 19 luglio, in risposta alla notizia della sollevazione militare guidata da Francisco Franco, si registrarono a Barcellona le prime scaramucce. Molti atleti furono tra i primi a scendere in piazza e a manifestare contro il golpe franchista. Alcuni di loro rimasero feriti o morirono nei primissimi scontri. Il militante del POUM Wilebaldo Solano così racconta la partecipazione delgi atleti agli scontri rivoluzionari:

«Ricordo benissimo gli uomini dell'Olimpiade si unirono subito a noi. Furono i primi stranieri a farlo: la fondazione delle Brigate internazionali avvenne solo in seguito, circa tre mesi dopo. Scherzando, li prendevamo spesso in giro per l'incredibile casualità del loro provvidenziale intervento. Li soprannominammo i turisti rivoluzionari» [3]

Dopo tre aspri giorni di combattimenti, gli insorti rivoluzionari sconfissero le fazioni dell'esercito schieratesi con Franco. Tornata momentaneamente la calma, il 23 luglio Jaume Miravitlles, Segretario del Comitato Esecutivo del popolare Olimpiade di Barcellona, annunciò l'annullamento dei giochi. Il giorno dopo le prime colonne di miliziani partirono in direzione del fronte di Aragona.

Gli ebrei della società sportiva Hapoel di Tel Aviv aderirono massicciamente alla milizia repubblicana. Gli atleti italiani invece si unirono in gran parte con gli anarchici, formando un battaglione guidato da Nicola Menna. Emmanuel Mincq, calciatore polacco-ebreo di Anversa, scelse di aderire al Battaglione Thälmann e divenne uno dei leader della brigata Dombrosky. Rimase in Spagna fino al 1939, quando sarà internato in diversi campi di concentramento francesi (Argeles Le Vernet, Gurs). Altri, tra cui gli svizzeri Clara e Pavel Thalmann, si arruolarono come miliziani nella Colonna Durruti. Altri ancora entrarono nelle colonne del POUM e della CNT (colonna Ortiz).

Il tradimento delle democrazie occidentali

A questo punto il capo del governo francese Blum impose alla propria delegazione il ritorno in patria, mettendo loro a disposizione due navi appositamente noleggiate con destinazione Marsiglia ma chiedendo anche il pagamento di un obolo di 150 franchi ad ognuno. Molti atleti tuttavia decisero di restare in Spagna:

«Siamo venuti a sfidare il fascismo su un palco e ci hanno dato l'opportunità di combattere pure.» [5]

Il governo francese fu meno lungimirante dei suoi atleti e decise di intraprendere una politica del non-intervento rispetto alla guerra civile spagnola, chiudendo le frontiere e impedendo a Lluís Companys (presidente della Generalitat catalana) di partecipare ad una manifestazione in favore del Fronte popolare che si sarebbe dovuta tenere in Francia. Il 9 luglio il parlamento francese votò un ordine del giorno sulla partecipazione degli atleti francesi alle Olimpiadi organizzate da Hitler, ma nonostante gli infiammati discorsi contro il fascismo, e nonostante il fronte popolare francese potesse contare su una buona maggioranza (316 deputati su 618), al momento del voto la sinistra clamorosamente si astiene (tranne Pierre Mendès France) permettendo alla destra, che vota compattamente a favore, di vincere.

Nel frattempo che le cosiddette "democrazie" occidentali annunciavano la propria neutralità rispetto conflitto spagnolo, Hitler e Mussolini inviarono in Spagna carri armati e militari destinati ad affiancare i nazionalisti spagnoli.

Nell'agosto del 1936 gli atleti francesi sfilarono ufficialmente nella parata inaugurale dei giochi olimpici di Berlino organizzati dai nazisti. Di tutte le nazioni che avevano annunciato il boicottaggio delle olimpiadi ufficiali, solo la Spagna, che peraltro era pienamente invischiata nella guerra civile, e l'Unione Sovietica mantennero la promessa di boicottare le Olimpiadi ufficiali, tutti gli altri paesi (compresi gli USA) inviarono la propria delegazione che sfilarono senza alcun imbarazzo davanti alle autorità naziste.

Note

  1. Il caso boxer Erich Seelig fu l'esempio più famoso; l'associazione di pugilato tedesca lo espulse nell'aprile del 1933. Riprese, più tardi, la sua carriera di pugile negli Stati Uniti.
  2. Wally Rossel, 1936. Les Olympiades Populaires, Le Monde Libertaire.
  3. 3,0 3,1 L'utopia delle Olimpiadi Popolari
  4. Stadio olimpico Lluís Companys
  5. La tenue des Olympiades et le pronunciamento militaire

Voci correlate

Collegamenti esterni