Stig Dagerman

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Stig Dagerman

Stig Dagerman (Clvkarleby, Svezia, 5 ottobre 1923 – Enebyberg, Svezia, 5 novembre 1954) è stato un giornalista, scrittore e anarchico svedese. Talentuoso e sensibile, è ancora oggi una figura mitica della letteratura svedese, considerato uno sorta di Kafka o Camus svedese. Morì suicida a soli 31 anni.

Biografia

Stig Dagerman [1] nasce ad clvkarleby, un paese ubicato nella contea di Uppsala, il 5 ottobre 1923. Abbandonato dalla madre poco dopo la nascita [2], il piccolo Stig viene ospitato ed educato dai nonni paterni nella loro fattoria. Il padre infatti, appartenente alla classe operaia, non poteva occuparsi del figlio a causa degli impegni di lavoro (minatore, impiegato in un'azienda telefonica ecc.) che lo costringevano lontano da casa.

Stig Dagerman vive comunque un'infanzia serena, si trova infatti perfettamente a suo agio con i nonni e l'ambiente contadino è per lui molto stimolante. All'età di undici anni si ricongiunge anche con la figura paterna, un uomo vicino agli ambienti anarchici e anarco-sindacalisti, grazie al quale entra in contatto a soli tredici anni con l'anarchismo e l'anarco-sindacalismo. Divenuto un giovane militante della 'Unione Sindacale Giovanile (Syndikalistiska Ungdomsförbundet), viene assunto prima come redattore del giornale Storm (La tempesta) ed in seguito di Arbetaren (L'operaio), organo del gruppo anarco-sindacalista Sveriges Arbetares Centralorganisation (SAC), per il quale pubblica articoli ed editoriali a sfondo politico e di cronaca. Le redazioni dei giornali sono per Dagerman luoghi assai stimolanti in cui intrattenere rapporti con altri giornalisti, scrittori ed intellettuali svedesi; gradualmente comincia a pubblicare anche poesie e racconti, dando immediatamente prova del suo immenso talento.

Stig Dagerman e Anita Björk

L'uccisione del nonno nel 1940 da parte di uno squilibrato e la successiva morte della nonna colpita da una emorragia cerebrale, portano Stig Dagerman ad uno stato depressivo tale da indurlo al primo di una serie di tentati suicidi. Tempo dopo, ripresosi temporaneamente dalla depressione, si trasferisce definitivamente dal padre, a Stoccolma, che era stato assunto dal Comune della capitale svedese.

Nel 1943 sposa la coetanea Annemarie Götze, esule anarchica tedesca e figlia di volontari che avevano partecipato alla rivoluzione spagnola del 1936-39. Influenzato dai novellisti statunitensi degli anni '20, nel 1945 pubblica il suo primo romanzo, Ormen (Il serpente), avente per soggetto l'ansia e il timore esistente nel periodo post-bellico. Dagerman viene immediatamente riconosciuto dalla critica come scrittore talentuoso e dall'originale soluzione stilistica. Per questo decide ben presto di dimettersi dall'incarico di redattore di Arbetare e dedicare tutto il suo tempo alla scrittura non giornalistica, motivo per cui nel 1946 vede la luce De dömdas ö (L'isola dei condannati), uno dei suoi lavori più complessi e originali. In quello stesso anno, come corrispondente del Expressen, intraprende un viaggio nella Germania distrutta dalla guerra: un reportage nella miseria e umiliazione vissuta dal popolo tedesco che sarà pubblicato l'anno seguente nel volume Tysk höst (Autunno tedesco).

Nel 1947 compare ed è messa in scena al Dramaten la sua prima pièce teatrale, Den Dödsdömde (Il condannato a morte), mentre raggiungono la pubblicazione anche la raccolta di racconti Nattens Lekar (I giochi della notte). Nel 1948 pubblica Bränt barn (Bambino bruciato), il suo romanzo più dolorosamente autobiografico, in cui confessa tutta la propria disperata inadeguatezza al vivere. L'anno seguente viene pubblicato Bröllopsbesvär (Preoccupazioni matrimoniali), una burla popolare satirica, alla quale fa seguito la rottura del matrimonio con Annemarie Götze e l'inizio di una nuova unione con l'attrice Anita Björk.

A partire dal 1949 Dagerman attraversa una profonda crisi esistenziale che lo portano al continuo rifiuto delle proposte di lavoro da parte dell'editore e ad una lunga depressione terminata con il suicidio, il 5 novembre 1954.

Analisi dell'opera e del pensiero di Dagerman

Nelle sue opere Dagerman affronta le proprie principali preoccupazioni universali come la moralità e la coscienza, la sessualità, la filosofia sociale, l'amore, la compassione e la giustizia. Sempre dalla parte degli offesi e umiliati, i suoi scritti sondano la dolorosa realtà esistenziale, sviscerando emozioni come la paura, il senso di colpa e la solitudine. Tuttavia, spesso questi temi così gravosi sono da lui affrontati con un certo senso dell'umorismo, conferendo loro una dimensione satirica o burlesca.

Gli anni '80 hanno visto una riscoperta delle opere di Dagerman: molti artisti, sia in Svezia che all'estero, hanno messo in musica alcuni suoi testi. [3] Molti dei suoi romanzi e racconti sono stati portati al cinema. Il lavoro di Dagerman è stato tradotto in diverse lingue (compreso l'italiano), divenendo fonte di ispirazione per lettori, scrittori, musicisti e registi provenienti dalla Svezia ed altri paesi.

Quantunque la sua attività sia stata prevalentemente culturale, Dagerman è sempre stato un anarchico cosciente, il cui pensiero è stato ben delineato nel suo articolo Io e l'anarchismo [4], in cui delinea il ruolo dello scrittore anarchico come colui che assolve «il modesto ruolo del lombrico nell'humus culturale che, senza di lui, resterebbe sterile a causa dell'aridità delle convenzioni.». Dagerman ritiene che non sia affatto vero che «che l'autoritarismo e il centralismo siano innati nell'uomo» e definisce la democrazia come «una varietà completamente nuova di inumanità che non sfigura affatto confrontata ai regimi autocratici delle epoche precedenti». Critica inoltre l'idea anti-anarchica secondo cui l'anarchismo debba essere annoverato di volta in volta tra le utopie, le idee violente o quelle semplicemente romantiche, evidenziando al contrario come l'anarchia «accoppiata a una teoria economica (il sindacalismo) è sfociata in Catalogna durante la guerra civile, in un sistema di produzione perfettamente funzionante, basato sull'eguaglianza economica e non sul livellamento mentale, sulla cooperazione pratica senza violenza ideologica e sulla coordinazione razionale senza eliminazione della libertà individuale: concetti contraddittori che sfortunatamente sembrano essere sempre più diffusi sotto forma di sintesi.»

A partire dal 1996, e in sua memoria, la Società Stig Dagerman assegna annualmente un premio all'autore la cui opera è riconosciuta come estremamente importante nella promozione della libertà di parola e della comprensione interculturale. Il premio [5] è ispirato alla poesia di Dagerman En dag om Aret (Solo una volta all'anno) [6] che racconta la visione di pace del poeta per l'umanità, immaginando che per almeno un giorno all'anno, il mondo sia libero dalla violenza e dalla coercizione.

Note

  1. Il suo vero nome è in realtà Stig Jansson, solo in seguito si ribattezzerà Dagerman
  2. I suoi genitori non erano sposati e Stig rivederà la madre a vent'anni
  3. L'uomo che ama, testo di Dagerman messo in musica dal gruppo italiano dei Ludd.
  4. Testo apparso nel 1946 nel numero 2 della rivista 40-tal (Gli Anni 1940).
  5. Alcuni degli autori che sono stati premiati sono John Hron, Yasar Kemal, Ahmad Shamlou, Elise Johansson, Elfriede Jelinek, Göran Palm, Sigrid Kahle, J.M.G. Le Clézio ed Eduardo Galeano.
  6. Solo una volta all'anno
    Perché non far credere
    una sola volta all'anno
    che la Morte sia annegata
    nel profondo mare blu
    che la vita di nessuno
    sia minacciata dalla paura,
    che nessuno spari
    al suo prossimo per denaro.
    Tempeste e inondazioni hanno preso una vacanza,
    e stanno riposando
    in qualche hotel di lusso.
    I carnefici sbadigliano
    ed aspettano l'ispirazione,
    i rubinetti del gas sono sigillati.
    Nessuno lancia bombe
    in luoghi affollati,
    nessun automobilista ubriaco
    si schianta contro un muro.
    Ovviamente non è così,
    non fare quell'espressione!
    Fingere è sognare, dopo tutto.

Bibliografia in italiano

Opere di Dagerman

  • L'isola dei condannati (1946, De dömdas ö, trad. it. a cura di Vanda Monaco Westerstahl), Napoli: Guida, 1985.
  • Autunno tedesco (1947, Tysk höst, tr. it. Massimo Ciaravolo, a cura di Fulvio Ferrari), Torino: Il quadrante, 1987, poi Milano: Lindau, 2007 (con il saggio di Fulvio Ferrari, L'arte di arrivare troppo tardi il più in fretta possibile).
  • I giochi della notte (1947, Nattens lekar, trad. it. Carmen Giorgetti Cima, introduzione di Andrea Gibellini), Milano: Iperborea, 1996.
  • Bambino bruciato (1948, Bränt barn, trad. it. Gino Tozzetti, introduzione di Goffredo Fofi), Milano: Iperborea, 1994.
  • Il nostro bisogno di consolazione (1952, Vårt behov av tröst, trad. it. e introduzione di Fulvio Ferrari), Milano: Iperborea, 1991.
  • Il viaggiatore (1948-55, Dikter, noveller, prosafragment, trad. it. Gino Tozzetti, introduzione di Goffredo Fofi), Milano: Iperborea, 1991.
  • I vagoni rossi, a cura di Marco Alessandrini, Pistoia: Via del vento, 2011.

Opere su Dagerman

  • Piero Buscioni, Stig Dagerman, in "il Fuoco", Firenze, Polistampa, giugno-agosto 2004.

Voci correlate

Collegamenti esterni