Kibbutz

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Il kibbutz (dall'ebraico קִבּוּץ, al plurale קִבּוּצִים, kibboutzim, «assemblea» o «insieme») è una comunità o villaggio collettivista agricolo sviluppato dal sionismo israeliano (specialmente dagli esponenti di sinistra) sotto l'influenza del socialismo libertario. Il primo kibbutz, Degania Alef, fu fondato fondato nel 1909.

Le persone aderenti ai kibbutz sono passate da 179 nel 1914 a 2624 nel 1927 e a 22.932 nel 1941. Alla fine del 1989 diventarono ben 124.900, ripartiti in 270 kibbutz.

Organizzazione

Un kibbutz è una forma di comunità, generalmente agricola ma anche industriale, nelle quali la proprietà della terra e delle case era comune (al contrario del moshav - il villaggio cooperativo israeliano - in cui i soci conservano la proprietà dei singoli appezzamenti, ma gestiscono in comune gli acquisti e le vendite), così come era comune anche l'educazione dei bambini, i quali dormivano nelle proprie case in gruppi di sei e crescevano insieme come fratelli e sorelle, accuditi da bambinaie e pedagoghi. I kibbutz possono essere considerati come delle sorte di villaggi o piccoli paesi, con grandi aree comuni molto ben attrezzate (una grande sala per le riunioni e per vivere insieme i pasti, scuole ecc.) che si svilupparono nelle vicinanze delle coltivazioni o delle principali attività svolte. Inizialmente non c'erano strutture elette, il potere quindi totalmente nell'assemblea nell'assemblea. Il singolo individuo nemmeno si doveva preoccupare di problemi economici, di pagamenti o tasse, era infatti la segreteria ad essere responsabile di tutto ciò che concerneva i conti della comunità. Originariamente il kibbutz era poverissimo e la vita molto austera, ma i problemi venivano affrontati sempre comunemente.

Attualmente i kibbutz stanno "ammorbidendo" la loro linea intransigentemente anticapitalistica (un tempo all'interno del villaggio non circolava nemmeno il denaro) e si stanno aprendo al libero mercato, al profitto e alla proprietà. Per esempio, nel 2007, Degania Alef ha annunciato l'inizio della privatizzazione: invece di lavori assegnati e salario uguale fissati dall'assemblea, la riorganizzazione permetterà alle persone di cercare il proprio lavoro, guadagnare il proprio salario ed avere le proprie case. Inoltre, nel tempo, sono comparse le prime strutture di potere, anche se spesso questo era per lo più formale che sostanziale, e si sono diffusi i kibbutz prettamente religiosi (i primi erano invece laici).

Con la nascita dello stato d'Israele nel 1948, molti kibbutz sono stati utilizzati come elemento di colonizzazione dei territori occupati: es. in un solo giorno, nell'ottobre 1946, ne furono fondati ben undici nel deserto del Negev con l'obiettivo di assicurare la presenza ebraica i quelle zone.

Federazione

Ciascun kibbutz si autogestisce, ha dunque l'autonomia propria di una municipalità. Beneficia anche dell'autonomia economica propria di un'impresa operante nel libero mercato. I kibboutzim si raggruppano in federazioni:

  • per difendere i loro interessi davanti alle istituzioni dello Stato;
  • per mettere in opera servizi a beneficio di tutti (sostegno giuridico e finanziario).

Questi raggruppamenti sono fatti su base ideologica, esistono infatti federazioni prossime al partito laburista israeliano, al Mapam (estrema sinistra israeliana), agli ultraortodossi e ai religiosi più moderati.

Elementi anarchici dei kibbutz

Comunemente il kibbutz è stato ritenuto come un fenomeno legato al marxismo, ma in realtà la connessione con quest'ideologia si riduce all'assenza di proprietà privata. I principi fondamentali della vita del kibbutz sono l'autogestione, le libere assemblee, l'autonomia e il federalismo; ovvero gli stessi principi che sono anche alla base dell'anarchismo. Il conosciuto anarchico Aharon Shidlovsky è stato uno dei fondatori del kibbutz Kinneret Kvutzat, inoltre quasi tutti i primi kibbutz furono notevolmente influenzati dalle idee anarchiche e socialiste libertarie importate dai primi immigrati ebrei che giunsero in Palestina.

«Da quando è stato concepito [...] il kibbutz è sempre stata una libera società che ogni membro può lasciare – come molti hanno fatto e fanno – se non condivide le sue decisioni. Nella realtà della vita kibbutziana, è prevalso il principio anarchico della libera volontà degli individui [...] Naturalmente i kibbutz hanno regole e ci si aspetta che i membri vi si attengano. Non vi è cioè “anarchia” intesa come totale assenza di norme [recte anomia – N.d.T.]. Ma la corretta definizione anarchica dell'anarchia non è quella di una società senza norme e regole, ma di una società basata sull'accettazione volontaria delle decisioni e dei regolamenti sociali da parte di ogni individuo. Consenso senza coercizione e sanzioni istituzionalizzate. Ciò è esattamente quanto avviene nella vita del kibbutz.» (Giora Manor, membro del kibbutz Mishmar Ha-Emek e critico teatrale).

Come riportato nei capitoli precedenti, i kibbutz moderni si sono un pò discostati dalle forme originarie concepite dai loro antenati, però ancora oggi in alcuni permangono stabilmente visibili tracce di quei principi.

Bibliografia

  • L. Cremonesi, Le origini del sionismo e la nascita del kibbutz (1881-1920), Giuntina, Firenze 1985.
  • D. Meghnagi, Il kibbutz. Aspetti sociopsicologici, Barulli, Roma 1974.
  • A. Barulli, Kibbutz: i Sabra del Kibbuz, Barulli, Roma 1975.

Voci correlate

Collegamenti esterni