Società

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Alla società umana viene imposta un'organizzazione gerarchica funzionale agli interessi del capitalismo.

Il termine società (dal latino societas, derivante dal sostantivo socius cioè «compagno, amico, alleato») indica un concetto polisemico che designa un particolare raggruppamento di individui che si realizza sia tra gli animali umani (società umana) che tra gli animali non umani (società animali). In entrambi i casi, la relazione stabilita tra individui supera il meccanismo di trasmissione genetica e implica un certo grado di comunicazione e cooperazione, che ad un livello superiore può qualificarsi come cultura. [1]

Società è, dunque, un qualsiasi raggruppamento di organismi (animali umani e animali non umani) che tendono a sviluppare interazioni sociali per un tempo prolungato. Questi individui stabiliscono un certo grado di mutua dipendenza e reciprocità, caratterizzandosi così rispetto ad altri raggruppamenti, con i quali stabiliscono comunque rapporti sociali seppur di minore intensità.

Coloro che costituiscono la società si rapportano sulla base di norme comportamentali che, nel caso degli animali non umani, si ritengono siano istintive, mentre negli umani sono considerate prevalentemente acquisite mediante l'insegnamento (cultura).

Anche se spesso usati in maniera intercambiabile, cultura e società sono concetti ben distinti: la società si riferisce ad un gruppo di persone, mentre la cultura si riferisce a tutta la produzione e le attività create di generazione in generazione nel corso della storia, comprese le lingue, le credenze religiose, l'arte, la scienza ecc. La diversità culturale tra le diverse società del mondo è dovuta alla differenziazione culturale che l'umanità ha vissuto nel corso della storia principalmente causa di fattori territoriali, vale a dire l'isolamento e l'interazione tra le diverse società.

Una società non è tale se non ha ordine e struttura, ciò vuol dire che è necessario stabilire regole di convivenza affinché essa si mantenga stabile. Per questo ogni società stabilisce delle sanzioni per coloro che non rispettano le regole datesi. Le sanzioni possono essere diffuse o organizzate (leggi). Le prime sono caratteristiche delle società acefale (libertarie): qualunque membro della società può applicarle dal momento che non è necessaria nessuna autorità per imporle. Le seconde sono invece definite esclusivamente da un'autorità o capo e pertanto sono caratteristiche delle società gerarchiche.

La questione sta quindi nel distinguere le società gerarchiche, in cui le regole (leggi) vengono imposte dall'alto, da quelle in cui le regole sono condivise dai membri del raggruppamento. La stragrande maggioranza delle società umane attuali sono organizzate mediante il primo modello, ovvero attraverso l'edificazione dello Stato, che con il governo (la testa dello Stato) e le sue leggi mantiene l'ordine funzionale agli interessi delle élites al potere.

Contrariamente a quel che si pensa, lo Stato è un'invenzione relativamente recente. Sino al IV millennio a.C. la società umana era prevalentemente organizzata in senso libertario, ovvero senza alcuna gerarchia o autorità formale che imponesse il proprio dominio. Si trattava delle cosiddette società gilaniche, ovvero società egualitarie fondate sul culto della Dea madre, in cui non vi era alcun alcun dominio di classe, sesso e razza.

Queste società furono soppiantate dalle violente invasioni nomadi-pastorali dei Kurgan, che imposero il proprio modello gerarchico, che portò alla concentrazione del potere in poche mani, base fondamentale della costruzione di una nuova e nefasta struttura sociale che di lì in poi prevalse: lo Stato.

Società senza Stato

Exquisite-kfind.png Vedi Mapuche e Società di cacciatori-raccoglitori.
Manifestazione mapuche in difesa dei prigionieri politici.

« L'anarchia, è l'ordine senza il potere. »

~ Proudhon

L'antropologo libertario Pierre Clastres ha raccontato in diversi saggi l'organizzazione sociale di alcune civiltà non statali, come per esempio quelle dell'America precolombiana, che non diedero vita ad organizzazioni verticistiche simili ai moderni Stati. Egli, quindi, non presta attenzione agli Inca, Atzechi e Maya, le cui strutture erano simili a quelle delle nazioni occidentali che poi li distrussero, ma a quelle «società senza stato» prive di potere coercitivo, come i Tupinambà, i Guayak e i Guaranì.

In questi gruppi umani sostanzialmente nessuno comandava semplicemente perché tutti si sarebbero rifiutati di obbedire. Esistevano dei leader, che «avrebbero avuto, sì, un "potere", ma una sorta di "potere buono", qualcosa di simile a quella che gli anarchici chiamano, in contrapposizione all'autorità (termine carico di connotazioni negative), "autorevolezza"». [2]

L'antropologo francese scrisse sulle civiltà ormai non più esistenti, tuttavia, ci sono ancora oggi società che sono organizzate orizzontalmente, senza cioè aver dato origine allo Stato o ad una gerarchia assimilabile. Si tratta, per esempio, dei Pigmei, un un popolo di cacciatori-raccoglitori diffuso in gran parte dell'Africa equatoriale. Tra i vari gruppi pigmeni esiste una sorta di capo-villaggio, ma non si tratta di una figura autoritaria, bensì di una persona che si è distinta nel corso della sua vita per la sua saggezza. Si tratta cioè di una persona autorevole, che cioè gode di stima presso tutti gli abitanti del villaggio, ma senza che questo gli conceda l'autorità di dare ordini. I conflitti sociali vengono risolti da una pubblica assemblea, che si propone l'obiettivo di riconciliare le parti tenendo conto che torto e ragione, generalmente, non stanno solo da una parte.

Il messaggio di Clastres è chiaro: i valori occidentali sono applicabili solo ed esclusivamente alle società occidentali, ma questo modello organizzativo non portò al caos o alla disorganizzazione confusionaria, bensì allo sviluppo di un'economia in grado, addirittura, di soddisfare il doppio dei bisogni delle proprie popolazioni.

Il progetto di Öcalan

Il prigioniero curdo Abdullah Öcalan ha sviluppato, partendo da alcune letture di Murray Bookchin, un progetto non statale di comunità autonome confederate (confederalismo democratico) fortemente critico dello Stato-Nazione, visto come la negazione del diritto dei popoli alla loro autodeterminazione. Il confederalismo democratico sarebbe quindi «la base per lo stabilimento di una democrazia di base, senza necessità di cercare nuove frontiere politiche». Nella sua pubblicazione Confederalismo Democratico [3], Öcalan presenta così questa forma di organizzazione sociale: «Il confederalismo democratico è aperto a tutti i gruppi e fazioni politiche. Esso è flessibile, multi-culturale, anti-monopolistico ed orientato verso il consenso. L'ecologia e il femminismo sono pilastri centrali. Nell'ambito di questo tipo di auto-amministrazione, un'economia alternativa diventa una necessità, aumentare le risorse della società, piuttosto che sfruttarle e così si fa giustizia rispetto alle molteplici esigenze della società».

Note

Bibliografia

  • Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, 1884
  • Pierre Clastres, Anarchia selvaggia. Le società senza stato, senza fede, senza legge, senza re, Elèuthera, 2013