Pierre Martin: differenze tra le versioni

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== Attivismo ==
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Arrestato il [[14 ottobre]] [[1882]], viene coinvolto nel cosiddetto "Procecco dei sessantasei" a Lione, dove è condannato, il [[19 gennaio]] [[1883]], a quattro anni di carcere, 500 franchi di multa, dieci anni di sorveglianza e cinque anni privazione dei diritti civili.
Arrestato il [[14 ottobre]] [[1882]], viene coinvolto nel cosiddetto "Procecco dei sessantasei" a Lione, dove è condannato, il [[19 gennaio]] [[1883]], a quattro anni di carcere, 500 franchi di multa, dieci anni di sorveglianza e cinque anni privazione dei diritti civili.

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Pierre Martin detto Le Bossu, Il Gobbo (Vienna, Isère 16 agosto 1856 - Parigi il 6 agosto 1916), è stato un tessitore, fotografo itinerante, anarchico militante, antimilitarista, pacifista, animatore de «Le Libertaire» e della Fédération révolutionnaire communiste (Federazione rivoluzionaria comunista) negli anni '10 del '900.

Dalle origini del movimento libertario, alla resistenza, alla guerra del 1914-1918, Pierre Martin fu attivo per più di 45 anni, ma il suo ruolo nell'anarchismo francese è stato spesso sottovalutato. Innanzitutto, fu uno dei leader del "partito anarchico" nell'Isère, e svolse, negli anni '10 del '900, un ruolo importante nel giornale «Le Libertaire». "Anziano" dell'anarchismo, come un Jean Grave, un Émile Pouget o un Sébastien Faure, godeva di un'autorità morale rispettata all'unanimità da varie tendenze libertarie. Fu coinvolto nel processo noto come «Processo dei sessantasei», nel 1883, a Lione.

Biografia

I primi anni

Figlio di un agricoltore, Pierre Martin lavora nell'industria tessile sin dall'età di 6 anni. A 14 anni partecipa al suo primo sciopero, poi nel 1879 ad un lungo sciopero di 5 mesi. Da quel momento in poi diventa un importante militante del movimento libertario. Oratore di talento, intelligente e generoso, suscita l'entusiasmo dei lavoratori.

Attivismo

Il 12 settembre 1880 partecipa all'incontro di Vevey, che precede il congresso della Fédération jurassienne a La Chaux-de-Fonds (9 e 10 ottobre 1880), cui partecipano Kropotkin ed Élisée Reclus. Insieme a Louise Michel ed Émile Pouget, partecipa ai congressi dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori a Londra (14 luglio 1881), una delle cui risoluzioni raccomanda la propaganda dal fatto.

Arrestato il 14 ottobre 1882, viene coinvolto nel cosiddetto "Procecco dei sessantasei" a Lione, dove è condannato, il 19 gennaio 1883, a quattro anni di carcere, 500 franchi di multa, dieci anni di sorveglianza e cinque anni privazione dei diritti civili.

Internato nella prigione centrale di Clairvaux, diventa molto vicino a Kropotkin, che è detenuto in una cella vicina. Il suo soggiorno a Clairvaux è molto doloroso a causa della sua fragile salute e, vittima di polmonite, viene ripetutamente ricoverato in ospedale. In un rapporto confidenziale del 6 agosto 1885, il direttore della prigione osserva: «Molto intelligente. Di un'istruzione di gran lunga superiore a quella solitamente posseduta dai lavoratori nelle grandi città. Natura molto sensibile e generosa; dotato di grande energia morale; sembra profondamente convinto delle sue idee».

Rilasciato nel gennaio 1886, a seguito di un'amnistia, torna immediatamente a Vienna e riprende le sue attività, sostenendo e raccogliendo aiuti per gli scioperanti di Decazeville.

Arrestato di nuovo con altri 17 attivisti (uomini e donne) dopo le rivolte del 1° maggio 1890 a Vienna, va a processo l'8 agosto 1890 a Grenoble e viene condannato a 5 anni di prigione, che gli verranno ridotti in appello 3 anni, ma che incidono gravemente sulla sua salute. Dalla prigione di Gap, scrive più volte a Jean Grave e questa corrispondenza è stata in parte conservata.

Rilasciato nell'agosto 1893, si stabilisce in Romani, dove milita in gruppi nella Drôme. Il 18 febbraio 1894, viene nuovamente arrestato con dieci compagni e accusato di "partecipazione a un'associazione criminale". Durante l'interrogatorio del 20 febbraio 1894, dichiara: «Sono un anarchico teorico, ma non sono uno di quelli che lanciano bombe». Al suo compagno scrive: «Siamo arrestati solo perché siamo noti per essere anarchici e perché abbiamo l'audace colpevole di non rinunciare alle nostre convinzioni oneste e sincere».

Pierre Martin non approva l'illegalismo, pur ritenendolo legittimo, perché ritiene che non costituisca "un fattore di liberazione sociale". È radicalmente contrario all'anarchismo individualista.