Eco-Femminismo

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Donne del movimento Chipko (India) in difesa del bosco

L'Eco-femminismo nasce negli anni '60, negli Stati Uniti, come giustapposizione degli obiettivi di due movimenti: quello di liberazione della donna e quello ecologista.

Donne e natura

Il corpo femminile è stato spessissimo associato alla terra in quanto anch'esso "produttore" di vita, per questo restava generalmente legato alla nutrizione, alla crescita dei figli, alla coltivazione dell'orto, alla preparazioni di abiti e cibo. Con l'andare del tempo, quando gli uomini iniziarono ad allevare gli animali per ricavarne cibo, e con l'emergere della figura del contadino-padrone, l'associazione donna/terra assunse un valore ancora più denso di significato: l'uomo diventò proprietario della terra, capo-famiglia e "proprietario" della donna (patriarcato). Non è un caso che la stessa parola mather (madre) abbia la stessa radice etimologica di matter (materia), ossia entrambe sarebbero "da utilizzare".

Successivamente la Riforma calvinista e la Rivoluzione scientifica rappresentarono la natura come un'entità che raccoglieva in sé depravazione, malvagità e bruttura, eliminando invece il concetto sacrale della natura che si aveva nel periodo medievale. Il mondo fisico diviene dominio del demonio e le donne rappresentavano il suo tramite privilegiato (non a caso sempre con tratti animaleschi e in boschi o luoghi naturali). Le donne, che conoscevano i poteri delle erbe e che quindi intrattenevano uno stretto legame con la natura, furono additate come streghe.

A partire dal 1700 però le divinità abbandonarono la sfera naturale, la natura viene descritta senza anima né vita permettendo che venisse facilmente "espropriata" dall'uomo per incrementare il proprio benessere e il proprio potere. L'applicazione della tecnologia alla scienza andò di pari passo con il colonialismo e lo sfruttamento gerarchico, sviluppando anche un'illimitata fiducia nei mezzi e nei progressi tecnologici che avrebbero risolto ogni problema materiale.

Un contributo importante su questo argomento viene da Vandana Shiva, fisico ed economista, direttrice del Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali di Dehra Dun in India): «L'immagine di una terra come madre che nutre rappresentava un vincolo culturale troppo forte per il suo sfruttamento, una terra vuota, invece, senza persone, di nessuno, ha permesso agli europei di descrivere le loro invasioni come scoperte, la pirateria e il furto come commercio, lo sterminio e lo schiavismo come missioni di civilizzazione».

La visione meccanicista legittimava (e legittima) la manipolazione della natura: la Rivoluzione Verde degli anni Settanta non è stato che un ulteriore fallimentare tentativo di imporre schemi elaborati dall'uomo ai cicli naturali, sostituendo la legge dello scambio di materia ed energia basata sulla fertilità del terreno, flussi lineari generati da input artificiali. Ma fuori dai processi ecologici le tecnologie distruggono le basi della produttività.

L'Eco femminismo

Lo scopo di questo pensiero è quello di proporre una connessione tra l'oppressione delle donne e quella della natura nella società occidentale basata sulla logica del dominio e dello sfruttamento. Attualmente esistono varie correnti di filosofia eco-femminista, alcune di taglio essenzialista e altre più costruttive. Per tanto essendo abbastanza difficile sintetizzare questo pensiero sarebbe più correto parlare di ecofemminismi piuttosto che di ecofemminismo.

L'ecofemminismo nasce come contestazione a quello che il movimento femminista definisce «appropriazione maschilista dell'agricoltura e della riproduzione» (il maschio decide della fertilità della terra e della fecondazione della donna), considerato come uno sviluppo consequenziale del patriarcato occidentale. Secondo i prinicipi originari dell'ecofemminismo, questa doppia appropriazione si è tradotto in due effetti principali: lo sfruttamento della terra e la mercificazione della sessualità femminile [1].

Per ostacolare la perpetua degenerazione dello sviluppo occidentale di marca patriarcale, capitalista e scientifico, alcune pensatrici propongono uno sviluppo sostenibile dell'ambiente e il ritorno ad una cultura in antitesi al patriarcato. Fautrice di questo "ritorno" ai tempi che furono è stata in particolare l'archeologa Marija Gimbutas, che attraverso le sue ricerche ha riportato alla luce l'esistenza di una società pacifica ed egualitaria, che Riane Eisler chiamò società gilaniche, che per molti millenni caratterizzò l'organizzazione sociale della Vecchia Europa. In contrasto con l'idea secondo cui l'appropriazione della terra e la discriminazione delle donne siano andate di pari passo, la Gimbutas delinea i contorni di una società che ruotava intorno al culto della Dea Madre, considerata l'incarnazione della fertilità e della rigenerazione della vita.

Tendenze dell'anarco-femminismo

Schematizzando, si possono individuare due correnti:

  • L'ecofemminismo culturale, incentrato nelle differenze biologiche tra uomini e donne, stabilendo un vincolo idealista tra la donna e la natura, dovuto alla possibilità di entrambi di poter procreare.
  • L'ecofemminismo sociale, che relaziona l'oppressione subita dalle donne con il deterioramento ambientale, sostenendo che i valori patriarcali sono i produttori di entrambi i problemi. Come soluzione difendono le rivendicazioni dei valori considerati femminili. Questa corrente dell'ecofemminismo sociale ha esercitato la sua influenza anche su alcuni partiti verdi.

Elementi principali dell'ecofemminismo

  • L'ecofemminismo evidenzia che nell'ordine simbolico patriarcale esistono connessioni importanti tra il dominio, lo sfruttamento delle donne e dell'ambiente, quantunque questa relazione venga interpretata in maniera distinta. Le donne essendo sfruttate, come la natura, devono porsi in testa ai movimenti d'emancipazione per porre fine all'idea stesso del dominio.
  • Il modello ecologico e l'etica ad esso associata permettono un'interpretazione critica dell'avvento della scienza moderna che ha trasformato la terra da organismo a meccanismo, identificando donne e natura come forme inferiori di vita rispetto alla cultura, simbolicamente associata all'uomo.
  • Sulla base della dicotomia maschio\femmina l'Ecofemminismo costruisce i capi d'accusa rivolti alla cultura dominante: l'essere androcentrica, basata cioè su esperienze maschili e su metafore tradizionalmente ad esse associate; l'essere dualista, prevalentemente nella separazione fra esseri detentori di diritti ed esseri privi di diritti; l'essere gerarchica, sia intra che infra specifica; l'essere atomista: non tener conto delle relazioni quanto piuttosto di enti isolati; l'essere astratta, ignorando i bisogni e i sentimenti particolari in favore di un universale decontestualizzato.

Esperienze ecofemministe

La partecipazione femminile alle lotte a carattere sociale ed ecologico è stata frequente e particolarmente efficace.

A Greenham Common, nel 1981, le femministe furono in prima fila nella protesta non-violenta contro la base militare inglese in cui si stavano per ospitare armi nucleari; il movimento Chipko nel nord dell'India, che all'inizio degli anni settanta si oppose mediante resistenza non violenta allo sfruttamento commerciale dei boschi dell'Himalaya, fu essenzialmente un movimento femminista; la Campagna Laxmi Mukti, sempre in India, fu promossa da donne che si proponevano di conseguire l'accesso alla proprietà della terra e la promozione di un sistema di produzione agricola ecologica in opposizione al modello prettamente agro-industriale.

In sostanza, l'ecofemminismo propone che il movimento femminista e il movimento ecologista mantengano obiettivi comuni (l'eguaglianza dei diritti, abolizione della gerarchia ecc.) e debbano lavorare congiuntamente nella costruzione di alternative teoriche e pratiche, come si è già detto precedentemente.

Note

  1. Questa constatazione si basa però su presupposti erronei Gli studi di Marija Gimbutas e Riane Eisler dimostrano che in un tempo relativamente recente, sino a 4-5000 anni fa, uomini e donne vivevano egualitariamente, anche nelle comunità agricole del neolitico. Per approfondimenti si consiglia la lettura di vari articoli: società gilaniche, patriarcato e Stato

Voci correlate

Collegamenti esterni

Signs Out of Time, documentario sottotitolato su Marija Gimbutas, le società gilaniche e i Kurgan: I parte, II parte, III parte, IV parte; V parte ; VI parte , VII parte