Insurrezione rivoluzionaria di Bologna (1874)

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Errico Malatesta fu tra i protagonisti dell'insurrezione

L'insurrezione di Bologna è stata una storica tappa dell'anarchismo insurrezionalista italiano. Fu il primo tentativo (il secondo fu quello operato dalla Banda del Matese) di un certo rilievo per far scoccare la scintilla rivoluzionaria che poi si sarebbe dovuta estendere nel resto d'Italia.

Contesto storico

I congressi delle sezioni italiane dell'AIL, realizzatisi Bologna nel Marzo del 1872 e a Rimini nel Maggio successivo, sancirono il predominio dell'anarchismo rispetto al marxismo, quantomeno nella penisola italiana. A questi avvenimenti va aggiunto il fallimento della Prima Internazionale, in cui si consacrò la fuoriuscita degli anarchici, che spinse molti militanti libertari ad abbracciare con maggior convinzione le idee bakuniane.

Il tentativo insurrezionale di Bologna non fu altro che la logica conseguenza del clima prerivoluzionario che si andava costituendo in alcune regioni italiane ed in linea con quanto dichiarato da Cafiero e Malatesta al congresso dell'Internazionale antiautoritaria di Berna del 1876:

«La Federazione Italiana crede che il fatto insurrezionale, destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse possa penetrare nei più profondi strati sociali...».

I fatti

Nel 1874 gli anarchici romagnoli, misero a punto un piano che gli avrebbe dovuto far “conquistare” la città di Bologna, nella speranza di estendere poi la rivolta a tutta l'Italia centrale.

Il piano prevedeva la presenza di circa mille rivoluzionari, tra cui Errico Malatesta, Carlo Cafiero, Andrea Costa e Napoleone Papini, inizialmente divisi in diversi gruppi provenienti da Imola, San Giovanni Persiceto e Bologna. Le colonne si sarebbero dovute ricongiungere nei pressi dei prati di Caprara, prima di penetrare unitariamente a Bologna dove li avrebbe attesi Michail Bakunin. In città avrebbero dovuto occupare il palazzo comunale, assaltare l'arsenale militare e liberare tutti i prigionieri politici. Ma le cose non andarono secondo i piani ...

Il 5 agosto Andrea Costa fu immediatamente fermato e arrestato. Il giorno seguente circa duecento rivoluzionari, anziché i mille previsti (stesso “equivoco” si ripeterà tre anni dopo alla Banda del Matese), partendo da Imola si diressero verso Bologna, abbattendo la linea telegrafica, rompendo i binari e fermando i treni. Il piano non andò a buon fine perché la Prefettura, essendo stata messa al corrente dei preparativi da alcuni delatori, intervenne in forze e bloccò sul nascere l'iniziativa degli anarchici. Molti di questi si dispersero e altri furono arrestati, tra cui Malatesta, Napoleone Papini, Francesco Natta e Carlo Cafiero. Bakunin, giunto a Bologna per prender parte all'insurrezione, fuggì a Lugano travestito da prete. Il giorno dopo la fallita insurrezione, veniva pubblicato, in tutta Italia, il manifesto del Comitato italiano per la Rivoluzione sociale (CIRS), che invitava tutti ad insorgere.

L'impresa mancata, l'arresto e la successiva liberazione degli insorti, avvenuta nel 1876, non di certo intimorì gli anarchici, che anzi videro in molti casi incrementata la fama e il prestigio.

Secondo l'anarchico svizzero James Guillaume la moglie di Cafiero, Olimpia Kutusov, sarebbe stata incaricata di trasportare della dinamite da utilizzare durante l'insurrezione, che però non fu mai utilizzata in quanto s'era bagnata ed era stata quindi gettata in fondo al Reno. L'opinione di Guillaume è stata però respinta dallo storico anarchico Pier Carlo Masini, che ritiene che la russa non abbia affatto partecipato a quei moti).

Bibliografia

  • Nazario Galassi, Vita di Andrea Costa, Milano, Feltrinelli, 1989, pp. 133-138
  • Su, compagni, in fitta schiera. Il socialismo in Emilia-Romagna dal 1864 al 1915, a cura di Luigi Arbizzani, Pietro Bonfiglioli, Renzo Renzi, Bologna, Cappelli, 1966, p. 64 sgg.

Voci correlate