Individuo
I problemi dell'individuo umano nei suoi rapporti con gli altri e con la società nel suo complesso sono al centro delle dottrine morali e delle teorie politiche. In particolare il tema dei rapporti fra individuo e società è stato affrontato da punti di vista assai vari, movendo dai due estremi dell'individualismo anarchico, dove l'Individuo si realizza e si salva opponendosi alla società, e dal collettivismo, dove l'individuo acquista pienezza solo come cellula dell'organismo sociale.
Riflessioni sul termine
La democrazia moderna tende a porsi, anche sul piano della riflessione teorica, come una sorta di mediazione fra puro individualismo e puro collettivismo, configurandosi come quell'ordine sociale nel quale il complesso dei vincoli e delle obbligazioni è visto in funzione della massima esplicazione dell'umanità e della creatività di ciascuno... [?]
Lo spiritualismo classico distingueva l'individuo dalla persona insistendo sul carattere esteriore, biologico e materiale del primo, in opposizione al carattere interiore, morale e spirituale della seconda.
Nell'uso corrente della psicologia la nozione di personalità implica l'esistenza di una transizione continua dall'individuo alla persona morale. La persona morale è radicata sul complesso della personalità e la dignità universale di questa (dovuta, secondo Kant, alla presenza della ragione) è solo il coronamento dello sviluppo dell'Individuo. Conserva tuttavia il suo valore l'imperativo kantiano di considerare l'umanità dell'uomo in sè stesso e negli altri come un fine mai un mezzo.
La dignità dell'uomo si fonda non solo sulla ragione, di cui Kant è portatore, ma su tutte quelle componenti che fanno della nozione di individuo umano concreto la nozione più ricca fra quante siano concepibili, e cioè sull'Individualità fisica, sull'affettività, sulla capacità di percepire il dolore ecc. Finisce allora la persona spirituale per confondersi con l'individuo.
Nell'accezione moderna e anarco-individualista del termine, la società è composta dunque da individui, diversi per pensieri, istinti e sentimenti; le scienze che studiano il comportamento di masse di individui, come la sociologia e l'economia, sono solo delle statistiche fatte a livelli matematici, dunque non adatte a studiare il comportamento delle persone, ma solo a garantire grossolanamente una serie di numeri che si influenzano a vicenda su come una data situazione è stata in passato, e sarà affrontata in futuro, sempre da quest'ente astratto che sia moltitudine indistinta.
La scienza della psicologia poi, che dovrebbe studiare la psiche del singolo, in realtà non segue un'analisi attenta caso per caso, ma tende al raggruppamento in una serie di psico-tipi con cui etichettare i soggetti di studio. Il "caso" di Gaetano Bresci diviene così emblema dello stereotipo di «terrorista illuminato», animato da ideali scompostamente liberali, che vedeva nella figura del re l'incarnazione di tutti i suoi mali; ignorando invece l'animo con il quale quel giovane agì abbattendo un simbolo, cercando di risollevare gli animi della fantomatica "massa". Generalizzando ci si allontana dunque dall'essenza che distingue principalmente gli individui: l'essere individui stessi; unici nella propria umanità e inconoscibili nell'intimo umano.
Sovranità dell'individuo
La Sovranità dell'individuo è un concetto che esprime la libertà di pensare, agire e di esprimersi di ciascun individuo. Per gli anarco-individualisti l'individuo è il cardine intorno a cui deve ruotare la società. Fu proprio l'anarchico Josiah Warren a coniare il concetto di «sovranità dell'individuo», poi rilanciato da John Stuart Mill.
- «La costituzione di una società, o qualsiasi altra combinazione artificiale, è il primo, il più grande, e l'errore più evitabile mai commesso dai legislatori e dai riformisti. Tutte queste combinazioni richiedono la riduzione della sovranità naturale dell'individuo sulla sua persona, il suo tempo, la sua proprietà e le sue responsabilità, a favore del governo derivato da questa combinazione. Ciò ha tendenza ad abbattere l'individuo, a ridurlo ad una semplice parte di una macchina; coinvolgendo gli altri nella responsabilità di quest'atti, ed essendo coinvolto nelle responsabilità per gli atti e le sensazioni dei suoi soci; vive ed agisce, senza controllo proprio sui suoi affari, senza certezza quanto ai risultati delle sue azioni, e quasi senza cervello, che non osa utilizzare per proprio conto; e non realizza quindi mai i grandi oggetti per i quali la società è dal suo consenso formata» (Manifesto di Josiah Warren).