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«'''''Pagine Libertarie'''''» è stata una «'''''rivista quindicinale di critica e di coltura'''''» pubblicata a Milano dal [[16 giugno]] [[1921]] al [[15 febbraio]] [[1923]].
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== Storia <ref>[[Leonardo Bettini]], [https://bettini.ficedl.info/article425.html Bibliografia dell'anarchismo]</ref>==
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Cessate le pubblicazioni di «[[Nichilismo (rivista)|Nichilismo]]», in seguito a sopravvenuti dissensi fra compilatori e collaboratori, relativamente al contenuto ed alla linea programmatica del periodico, lo stesso gruppo redattore dava vita alla rivista [[Pagine Libertarie]]. «Col cambiamento di titolo si legge nell'articolo di presentazione non annunciamo alcun nuovo programma. I compilatori di "Pagine Libertarie" sono ancora quelli di ''[[Nichilismo (rivista)|Nichilismo]]'' ed ognuno sa quali siano i loro convincimenti. Essi non sono attaccati al dogma teorico. Considerano l'anarchismo come una filosofia di vita e considerano gli anarchici come degli uomini reali che vivono nella vita d'ogni giorno e perciò composti di bene e di male come tutti gli altri uomini». <ref>Da "Nichilismo" a "Pagine Libertarie", a. I, n. 1, del 16 giu. 1921).</ref>
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In realtà, l'impostazione teorica dei due periodici fu sostanzialmente diversa, in conseguenza del progressivo allontanamento del direttore [[Carlo Molaschi]] dall'originaria posizione individualista (giudicata ora "a-rivoluzionaria"), fino all'accettazione del Programma dell'[[UAI|U.A.I.]], di cui sostiene ora la linea politica. Sollecitato da più parti a chiarire la propria posizione («... gli amici insistono, vogliono l'atto di fede, vogliono sapere il perché e il come... » ), [[Carlo Molaschi|Molaschi]] diede infine ragione del suo mutamento d'indirizzo, pubblicando una sorta di memoriale, nel quale tracciava la storia della propria evoluzione interiore e forniva inoltre i motivi che l'avevano indotto ad abbandonare le teorie individualistiche: «Cominciò il mio distacco dagli altri pochi individualisti anarchici che fino allora m'erano stati compagni di fede e di battaglia. II dissidio era nato e s'approfondiva sempre più. Essi rimanevano inerti sulla teoria, io volevo procedere oltre, verso la realtà. Cominciavo a domandarmi se non fosse meglio spogliarsi dell'assoluto, della fredda negazione per frammischiarsi alle masse e tentare l'opera di educazione necessaria per preparare un mondo nuovo. La distruzione pura e semplice era un buon argomento filosofico, ma di fronte alla realtà della vita si frantumava come '’era frantumato il superuomo». <ref>Cfr. ''Dal Superuomo all'Umanità'', a. II, n. 1 (15 genn. 1922), pp. 19-23. Per le idee espresse da ''Pagine Libertarie'', è invece sufficiente: C. Molaschi, ''La "nostra tesi"'', a. I, n. 9 (25 nov. 1921), p. 173 sq.</ref>
In realtà, l'impostazione teorica dei due periodici fu sostanzialmente diversa, in conseguenza del progressivo allontanamento del direttore [[Carlo Molaschi]] dall'originaria posizione individualista (giudicata ora "a-rivoluzionaria"), fino all'accettazione del Programma dell'[[UAI|U.A.I.]], di cui sostiene ora la linea politica. Sollecitato da più parti a chiarire la propria posizione («... gli amici insistono, vogliono l'atto di fede, vogliono sapere il perché e il come... » ), [[Carlo Molaschi|Molaschi]] diede infine ragione del suo mutamento d'indirizzo, pubblicando una sorta di memoriale, nel quale tracciava la storia della propria evoluzione interiore e forniva inoltre i motivi che l'avevano indotto ad abbandonare le teorie individualistiche:
:«Cominciò il mio distacco dagli altri pochi [[individualisti anarchici]] che fino allora m'erano stati compagni di fede e di battaglia. II dissidio era nato e s'approfondiva sempre più. Essi rimanevano inerti sulla teoria, io volevo procedere oltre, verso la realtà. Cominciavo a domandarmi se non fosse meglio spogliarsi dell'assoluto, della fredda negazione per frammischiarsi alle masse e tentare l'opera di educazione necessaria per preparare un mondo nuovo. La distruzione pura e semplice era un buon argomento filosofico, ma di fronte alla realtà della vita si frantumava come era frantumato il superuomo». <ref>Cfr. ''Dal Superuomo all'Umanità'', a. II, n. 1 (15 gennaio 1922), pp. 19-23. Per le idee espresse da ''Pagine Libertarie'', è invece sufficiente: [[Carlo Molaschi]], ''La "nostra tesi"'', a. I, n. 9 (25 nov. 1921), p. 173 e seguenti.</ref>


Fra i collaboratori della rivista sono, in particolare, da ricordare: [[Luigi Fabbri]]: ''L'assurda pretesa comunista'', a. I, n. 11 (25 dic. 1921); ''Il movimento d'idee in Italia nel 1920'', a. II, n. 4 e 5 (18 mar. e 8 apr. 1922); ''Anarchismo o Statalismo?'', a. II, n. 7 (30 mag. 1922); ''Malinconie retrospettive'', a. III, n. 2 (15 febb. 1923); [[Camillo Berneri]] (che nel corso degli ultimi n. curò anche una rubrica di ''Consulenza bibliografica''): ''Il ritorno alla natura'', a. I, n. 3 (20 lug. 1921); ''Il più tipico paradosso di G. G. Rousseau'', a. I, n. 4 e 5; ''Una catena: l'abitudine'', a. I, n. 9 (15 nov. 1921); ''Risposta a Mario Mariani'', a. II, n. 5 (8 apr. 1922); ''Victor Hugo'', a. II, n. 6 (1 mag. 1922); ''L'inconsistenza dell'immoralismo'', a. II, n. 7 (30 mag. 1922); ''La crisi della Scuola Moderna'' e ''II mio zibaldone'', a. III, n. 2 (15 febb. 1923). Contributi diversi inviarono, inoltre, [[Gigi Damiani]] ("Simplicio"); [[Ottorino Manni]]; [[Renzo Novatore]] ed altri. Di [[Carlo Molaschi]] è ancora da ricordare: ''Attentati ed attentatori'', dal 5 ag. 1921 (a. I, n. 4) al 5 febb. 1922 (a. II, n. 2), in cui è tracciata la storia del terrorismo anarchico fino al caso [[Gaetano Bresci|Bresci]]. In ''Appendice'', dal 5 ag. 1921 (a. I, n. 4) all'8 apr. 1922 (a. II, n. 5), compare: [[Élisée Reclus|E. Reclus]], ''L'evoluzione, la rivoluzione e l'Ideale anarchico''.
Fra i collaboratori della rivista sono, in particolare, da ricordare: [[Luigi Fabbri]] <ref>''L'assurda pretesa comunista'', a. I, n. 11 (25 dicembre 1921); ''Il movimento d'idee in Italia nel 1920'', a. II, n. 4 e 5 (18 marzo e 8 aprile 1922); ''Anarchismo o Statalismo?'', a. II, n. 7 (30 maggio 1922); ''Malinconie retrospettive'', a. III, n. 2 (15 febbraio 1923).</ref> e [[Camillo Berneri]] (che nel corso degli ultimi numeri curò anche una rubrica di ''Consulenza bibliografica''). <ref>''Il ritorno alla natura'', a. I, n. 3 (20 luglio 1921); ''Il più tipico paradosso di G. G. Rousseau'', a. I, n. 4 e 5; ''Una catena: l'abitudine'', a. I, n. 9 (15 novembre 1921); ''Risposta a Mario Mariani'', a. II, n. 5 (8 aprile 1922); ''Victor Hugo'', a. II, n. 6 (1 maggio 1922); ''L'inconsistenza dell'immoralismo'', a. II, n. 7 (30 maggio 1922); ''La crisi della Scuola Moderna'' e ''II mio zibaldone'', a. III, n. 2 (15 febbraio 1923).</ref> Contributi diversi inviarono, inoltre, [[Gigi Damiani]] («Simplicio»), [[Ottorino Manni]], [[Renzo Novatore]] ed altri. Di [[Carlo Molaschi]] è ancora da ricordare: ''Attentati ed attentatori'' <ref>Dal 5 agosto 1921 (a. I, n. 4) al 5 febbraio 1922 (a. II, n. 2).</ref>, in cui è tracciata la storia della [[propaganda col fatto]] fino al caso [[Gaetano Bresci|Bresci]]. In ''Appendice'' <ref>Dal 5 agosto 1921 (a. I, n. 4) all'8 aprile 1922 (a. II, n. 5).</ref> compare ''L'evoluzione, la rivoluzione e l'Ideale anarchico'' di [[Élisée Reclus]].


La rivista cessò le pubblicazioni il [[15 febbraio]] [[1923]] (a. III, n. 2). Come è spiegato nell'allegato manifestino ''Agli amici, agli abbonati, ai lettori'', quest'ultimo fascicolo per "un colpo di testa della reazione", venne incriminato per l'editoriale ''Piaudite Cives'' e sequestrato in tipografia e potè essere distribuito solo tre mesi più tardi, una volta caduti i capi d'imputazione. Obiettive difficoltà finanziarie e politiche, causa la recrudescenza del sistema repressivo fascista avrebbero infine impedito il proseguimento delle pubblicazioni.
La rivista cessò le pubblicazioni il [[15 febbraio]] [[1923]] (a. III, n. 2). Come è spiegato nell'allegato manifestino ''Agli amici, agli abbonati, ai lettori'', quest'ultimo fascicolo, «per un colpo di testa della reazione», venne incriminato per l'editoriale ''Piaudite Cives'' e sequestrato in tipografia e potè essere distribuito solo tre mesi più tardi, una volta caduti i capi d'imputazione. Obiettive difficoltà - finanziarie e politiche, causa la recrudescenza del sistema repressivo [[fascista]] - avrebbero infine impedito il proseguimento delle pubblicazioni.


== Note ==
== Note ==
<references/>
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== Voci correlate ==
*[[Carlo Molaschi]]
*[[Nichilismo (rivista)|Nichilismo]]
*[[Stampa anarchica]]
*[[Storia del movimento libertario in Italia]]


== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.bibliotecaginobianco.it/?e=flip&id=45&t=elenco-flipping-Pagine+libertarie Tutti i numeri di «Pagine Libertarie» sfogliabili online]
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/?e=flip&id=45&t=elenco-flipping-Pagine+libertarie Tutti i numeri di ''Pagine Libertarie'' sfogliabili online]


[[Categoria:Stampa anarchica]]
[[Categoria:Stampa anarchica]]
[[Categoria:Anarchismo in Italia]]
[[Categoria:Anarchismo in Italia]]

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Copertina dell'ultimo numero di Pagine Libertarie.

Pagine Libertarie è stata una «rivista quindicinale di critica e di coltura» pubblicata a Milano dal 16 giugno 1921 al 15 febbraio 1923.

Storia [1]

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Nichilismo (rivista).

Cessate le pubblicazioni di Nichilismo, in seguito a sopravvenuti dissensi fra compilatori e collaboratori, relativamente al contenuto ed alla linea programmatica del periodico, lo stesso gruppo redattore dava vita alla rivista Pagine Libertarie:

«Col cambiamento di titolo - si legge nell'articolo di presentazione - non annunciamo alcun nuovo programma. I compilatori di Pagine Libertarie sono ancora quelli di Nichilismo ed ognuno sa quali siano i loro convincimenti. Essi non sono attaccati al dogma teorico. Considerano l'anarchismo come una filosofia di vita e considerano gli anarchici come degli uomini reali che vivono nella vita d'ogni giorno e perciò composti di bene e di male come tutti gli altri uomini». [2]

In realtà, l'impostazione teorica dei due periodici fu sostanzialmente diversa, in conseguenza del progressivo allontanamento del direttore Carlo Molaschi dall'originaria posizione individualista (giudicata ora "a-rivoluzionaria"), fino all'accettazione del Programma dell'U.A.I., di cui sostiene ora la linea politica. Sollecitato da più parti a chiarire la propria posizione («... gli amici insistono, vogliono l'atto di fede, vogliono sapere il perché e il come... » ), Molaschi diede infine ragione del suo mutamento d'indirizzo, pubblicando una sorta di memoriale, nel quale tracciava la storia della propria evoluzione interiore e forniva inoltre i motivi che l'avevano indotto ad abbandonare le teorie individualistiche:

«Cominciò il mio distacco dagli altri pochi individualisti anarchici che fino allora m'erano stati compagni di fede e di battaglia. II dissidio era nato e s'approfondiva sempre più. Essi rimanevano inerti sulla teoria, io volevo procedere oltre, verso la realtà. Cominciavo a domandarmi se non fosse meglio spogliarsi dell'assoluto, della fredda negazione per frammischiarsi alle masse e tentare l'opera di educazione necessaria per preparare un mondo nuovo. La distruzione pura e semplice era un buon argomento filosofico, ma di fronte alla realtà della vita si frantumava come era frantumato il superuomo». [3]

Fra i collaboratori della rivista sono, in particolare, da ricordare: Luigi Fabbri [4] e Camillo Berneri (che nel corso degli ultimi numeri curò anche una rubrica di Consulenza bibliografica). [5] Contributi diversi inviarono, inoltre, Gigi Damiani («Simplicio»), Ottorino Manni, Renzo Novatore ed altri. Di Carlo Molaschi è ancora da ricordare: Attentati ed attentatori [6], in cui è tracciata la storia della propaganda col fatto fino al caso Bresci. In Appendice [7] compare L'evoluzione, la rivoluzione e l'Ideale anarchico di Élisée Reclus.

La rivista cessò le pubblicazioni il 15 febbraio 1923 (a. III, n. 2). Come è spiegato nell'allegato manifestino Agli amici, agli abbonati, ai lettori, quest'ultimo fascicolo, «per un colpo di testa della reazione», venne incriminato per l'editoriale Piaudite Cives e sequestrato in tipografia e potè essere distribuito solo tre mesi più tardi, una volta caduti i capi d'imputazione. Obiettive difficoltà - finanziarie e politiche, causa la recrudescenza del sistema repressivo fascista - avrebbero infine impedito il proseguimento delle pubblicazioni.

Note

  1. Fonte principale: Leonardo Bettini, Bibliografia dell'anarchismo
  2. Da "Nichilismo" a "Pagine Libertarie", a. I, n. 1, del 16 giu. 1921.
  3. Cfr. Dal Superuomo all'Umanità, a. II, n. 1 (15 gennaio 1922), pp. 19-23. Per le idee espresse da Pagine Libertarie, è invece sufficiente: Carlo Molaschi, La "nostra tesi", a. I, n. 9 (25 nov. 1921), p. 173 e seguenti.
  4. L'assurda pretesa comunista, a. I, n. 11 (25 dicembre 1921); Il movimento d'idee in Italia nel 1920, a. II, n. 4 e 5 (18 marzo e 8 aprile 1922); Anarchismo o Statalismo?, a. II, n. 7 (30 maggio 1922); Malinconie retrospettive, a. III, n. 2 (15 febbraio 1923).
  5. Il ritorno alla natura, a. I, n. 3 (20 luglio 1921); Il più tipico paradosso di G. G. Rousseau, a. I, n. 4 e 5; Una catena: l'abitudine, a. I, n. 9 (15 novembre 1921); Risposta a Mario Mariani, a. II, n. 5 (8 aprile 1922); Victor Hugo, a. II, n. 6 (1 maggio 1922); L'inconsistenza dell'immoralismo, a. II, n. 7 (30 maggio 1922); La crisi della Scuola Moderna e II mio zibaldone, a. III, n. 2 (15 febbraio 1923).
  6. Dal 5 agosto 1921 (a. I, n. 4) al 5 febbraio 1922 (a. II, n. 2).
  7. Dal 5 agosto 1921 (a. I, n. 4) all'8 aprile 1922 (a. II, n. 5).

Voci correlate

Collegamenti esterni