Il Martello (New York): differenze tra le versioni

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''Il Martello'' nacque quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel [[1918]], quando la fine della guerra offrì la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal [[1918]] al [[1932]] fu infatti quello nel quale ''Il Martello'' fu più vivo, più inserito nelle problematiche che si presentavano all'interno del movimento operaio internazionale: dall'esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal [[capitalismo]] sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui disponeva in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.
''Il Martello'' nacque quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel [[1918]], quando la fine della guerra offrì la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal [[1918]] al [[1932]] fu infatti quello nel quale ''Il Martello'' fu più vivo, più inserito nelle problematiche che si presentavano all'interno del movimento operaio internazionale: dall'esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal [[capitalismo]] sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui disponeva in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.


Ma la situazione interna degli [[Stati Uniti]] nel dopoguerra era per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo XX vide gli [[anarchici]] e gli [[anarco-sindacalisti]] aderenti al sindacato rivoluzionario, l'[[Industrial Workers of the World]], impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un [[capitalismo]] imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondavano lo sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario venne messo sulla difensiva. <ref>Cfr. ''Il fallito sciopero dei minatori dell'acciaio'', IV, 14, 9 luglio 1919, pp. 13-14.</ref>
Ma la situazione interna degli [[Stati Uniti]] nel dopoguerra era per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo XX vide gli [[anarchici]] e gli [[anarco-sindacalisti]] aderenti al [[sindacato rivoluzionario]], l'[[Industrial Workers of the World]], impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un [[capitalismo]] imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondavano lo sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario venne messo sulla difensiva. <ref>Cfr. ''Il fallito sciopero dei minatori dell'acciaio'', IV, 14, 9 luglio 1919, pp. 13-14.</ref>


II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti alla American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia « spontanea » allo sciopero, l’accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromette ed emargina ancor più i sindacati rivoluzionari e fa sì che questi ultimi rimangano le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e gli I.W.W. conducono market alle ultime retate di Chicago, VIII, 19 (3 giu. 1922), p. 1).
II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti all'American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia «spontanea» allo sciopero, l'accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromise ed emarginò ancor più i [[sindacati rivoluzionari]] e fece sì che questi ultimi rimanessero le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e i membri dell'[[IWW]] conducssero <ref>''Market alle ultime retate di Chicago'', VIII, 19, 3 giugno 1922, p. 1.</ref> una dura opposizione alla guerra, il che permise al [[capitalismo]] americano di mettere in atto una feroce repressione in nome degli interessi della nazione e di isolare queste organizzazioni dalla classe.
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una dura opposizione alla guerra, il che permette al capitalismo americano di mettere in atto una feroce repressione in nome degli interessi della nazione e di isolare queste organizzazioni dalla classe.


Il rapporto di forza determinatosi alla fine della guerra dà la possibilità alle forze governative e padronali di completare l’opera eliminando « fisicamente » e « militarmente » le forze rivoluzionarie del movimento operaio e rendere così più tranquillo il fronte del movimento. È così che negli anni ’19-’20, il periodo definito della « National Histeria » (cfr. R. K. Murray, Red Scare: A Study in National Histeria, 1919-20 — Minneapolis, University of Minnesota Press, 1955), centinaia di militanti dell’I.W.W. e delle altre organizzazioni di sinistra sono processati, talvolta uccisi; migliaia di immigrati vengono rispediti alla loro nazione d’origine, perché considerati « sovversivi ». In questo clima si inserisce anche la montatura poliziesca contro Sacco e Vanzetti, che porterà i due anarchici alla sedia elettrica, vicenda questa che Il Martello segue con estrema attenzione e impegno fin dall’inizio (cfr. Un’altra possibile congiura: proletari all’erta!, VI, 11 (15 giu. 1920), p. 3).
Il rapporto di forza determinatosi alla fine della guerra dà la possibilità alle forze governative e padronali di completare l’opera eliminando « fisicamente » e « militarmente » le forze rivoluzionarie del movimento operaio e rendere così più tranquillo il fronte del movimento. È così che negli anni ’19-’20, il periodo definito della « National Histeria » (cfr. R. K. Murray, Red Scare: A Study in National Histeria, 1919-20 — Minneapolis, University of Minnesota Press, 1955), centinaia di militanti dell’I.W.W. e delle altre organizzazioni di sinistra sono processati, talvolta uccisi; migliaia di immigrati vengono rispediti alla loro nazione d’origine, perché considerati « sovversivi ». In questo clima si inserisce anche la montatura poliziesca contro Sacco e Vanzetti, che porterà i due anarchici alla sedia elettrica, vicenda questa che Il Martello segue con estrema attenzione e impegno fin dall’inizio (cfr. Un’altra possibile congiura: proletari all’erta!, VI, 11 (15 giu. 1920), p. 3).
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